La mia ultima relazione, se così può definire, è finita molto male. Non siamo mai stati davvero insieme, e lui non è mai stato (e mai sarebbe potuto essere) il mio fidanzato. Ci siamo tirati le storie per un po’, fino a quando lui ha semplicemente smesso di rispondere ai miei messaggi. In quel momento ho realizzato che molto probabilmente aveva conservato le foto di nudo che gli avevo inviato.
Gli ho chiesto di cancellarle e l’ho bloccato su tutti i social, cosa che lui ha subito notato. Da quel momento ha iniziato a mandarmi lunghissimi messaggi pieni di odio, a chiamarmi zoccola e meschina perché non volevo che le mie foto finissero online. Ha continuato a tormentarmi via messaggio per mesi, tirando fuori le foto per obbligarmi a incontrarlo. A un certo punto ho bloccato del tutto il suo numero.
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Non mi pento di aver mandato quelle foto, ma mi pento di averle mandate a quella persona in particolare, che già mentre ci frequentavamo era molto più interessato alla vita online che alla realtà che lo circondava. Penso che stesse usando quelle foto come arma di ricatto: era arrabbiato con me e voleva farmi paura, anche se dubito che prima o poi le avrebbe rese davvero pubbliche.
Certo era che non potevo riprendermele—ma volevo che sapesse che se qualcuno doveva diffondere online le mie foto di nudo, quella persona volevo essere io, e mi sarei anche fatta pagare. Così ho aperto Instagram e ho postato un annuncio in cui proponevo le mie foto in vendita, con allegato il mio account PayPal. Volevo che sapesse che il fatto di avere delle foto di me nuda non gli conferiva alcun potere.
“Oggi la nostra vita è un mix continuo tra digitale e reale, e le nostre relazioni intime non sono da meno,” ha detto Lesley Carhart a VICE, esperta di cybersicurezza e specialista in Digital Forensics and Incident Response (DFIR). “Ogni relazione porta con sé il rischio di ricatto o imbarazzo pubblico, sia a livello digitale, che reale. Eppure nella storia della razza umana questo non ha mai scoraggiato nessuno, e nel frattempo le leggi sulla privacy sono cambiate radicalmente.”
Quasi tutti gli stati hanno delle leggi che criminalizzano la pornografia e la condivisione di immagini non consensuale, ma il revenge porn rimane un problema. Uno studio del 2016 pubblicato dal Data & Society Research Institute rileva che oltre 10 milioni di persone nei soli Stati Uniti sono state minacciate o sono state vittime di revenge porn. Questo fenomeno può avere conseguenze sociali, finanziarie ed emotive terribili e un grave impatto sulla salute mentale e sulla carriera delle vittime, anche se ci sono poche cose che le vittime e potenziali vittime possono fare per difendersi da questo tipo di molestie.
“C’è una linea sottile tra educare le ragazze (e ai ragazzi) ai problemi di sicurezza e privacy quando si tratta di sexting, e accusarli ingiustamente per aver semplicemente espresso la propria sessualità, cosa che vorrei assolutamente evitare,” spiega Carhart. Tuttavia, ci sono alcune cose che tutti dovrebbero sapere in merito all’invio di messaggi e fotografie su internet. “Qualsiasi cosa venga postata su internet è “per sempre,” spiega Carhart. “Qualsiasi immagine o messaggio creato con un dispositivo digitale può essere recuperato con i giusti strumenti. Per il suo funzionamento stesso, internet conserva sempre una copia dei dati in posti diversi, con altrettante copie di back-up.”
Anche le app con foto e video temporanei come Snapchat comportano gli stessi rischi. “Qualunque app o programma che prometta il 100 percento della privacy nell’invio di immagini o messaggi dal vostro telefono a quello di un’altra persona, quasi sicuramente vi sta ingannando. Migliorare la sicurezza della connessione è possibile, ed è possibile proteggere l’invio e la ricezione dei messaggi per scoraggiare l’intrusione di terzi, ma ricordate sempre che il destinatario del vostro messaggio potrebbe scattare una foto allo schermo del suo cellulare usando un altro dispositivo, per esempio.
Se sei consapevole dei rischi, li accetti e decidi di inviare comunque le immagini di nudo, “scatta le foto o i video personalmente,” spiega Elisa D’Amico, avvocato associato della K&L Gates e co-fondatrice del progetto Cyber Civil Rights Legal organizzato dall’azienda, che offre supporto legale gratuito alle vittime di abusi. “Se detieni i diritti d’autore sulle immagini hai maggiore controllo sulle condivisioni future, se ci dovessero essere,” ha detto D’Amico a VICE. L’avvocato suggerisce inoltre di mettere per iscritto qualsiasi conversazione con il partner che stabilisca le regole e i limiti accettati da entrambi quando si tratta di immagini, anche via email o messaggio andrà bene.
Anche se hai preso tutte le precauzioni possibili, “C’è sempre il rischio che alcune informazioni che dovevano rimanere private vengano condivise o raggiungano un pubblico più ampio rispetto a quello a cui erano destinate,” dice D’Amico. “Questo vale per immagini e video a sfondo sessuale, ma anche per qualsiasi altra email, messaggio di testo e informazioni private. Le persone devono essere consapevoli di quanto è semplice intercettare e diffondere i dati online e tenerlo sempre a mente.”
Se scopri o sospetti che immagini private che ti ritraggono siano state condivise senza il tuo consenso, o se credi di essere vittima di molestie sessuali di qualsiasi tipo, “trattieniti dal cancellare qualsiasi cosa,” suggerisce D’Amico. “Pensa invece a cosa puoi fare per preservare le prove, per documentare e sostenere la tua tesi sull’accaduto.”
Se pensi di conoscere il colpevole, “non cancellare nulla che riguardi quella persona,” spiega D’Amico. “Denuncia l’incidente alle autorità competenti, e chiedi di parlare con qualcuno che sia specializzato in cyber-criminalità e che abbia già trattato casi di pornografia non consensuale. Ovviamente, parlare con un avvocato è sicuramente un buona idea.”
Ma soprattutto, la cosa fondamentale da tenere a mente è che non è colpa tua. “Non credo che sia corretto dare la colpa a chi decide volontariamente di condividere le proprie immagini intime,” ha detto D’Amico. “Il colpevole è chi condivide immagini personali e pornografiche senza il consenso esplicito della persona ritratta nelle foto.”
Quanto al mio tentativo di riprendermi i diritti sulle mie foto di nudo, non è stato tutto questo successo. Ho venduto pochissime foto a un ragazzo che ho scoperto di aver frequentato al college.
Ma è servito a qualcosa. Dopo mesi di ansia continua, finalmente mi sentivo sollevata, sapevo che il mio molestatore non aveva più alcun potere su di me. Così come non ce l’avevano tutti quelli a cui, prima di lui, avevo mandato le foto del mio corpo. Alcuni mi mandavano ancora messaggi alle tre del mattino, anche se non ci parlavamo da mesi, solo perché riguardavano quelle foto.
Ho sbloccato il mio ex solo per mandargli il link al post di Instagram dove sponsorizzavo la vendita delle mie foto, e dopo quella volta non mi ha più scritto. Le mie foto non erano più nulla di speciale; erano le stesse che avevano visto anche tutti gli altri, e che io avevo fatto vedere loro, volontariamente.
Riconosco che la mia tecnica non è la migliore o la più adatta per tutti, quando si tratta di combattere il revenge porn, ma io volevo solo riprendere possesso delle immagini del mio corpo e avere il controllo totale. In questo modo, quelle foto non potevano più farmi del male, e lui non poteva più farmi del male.
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