Lo scorso sabato Boston si è schierata in modo plateale contro il suprematismo bianco quando un gruppo chiamato “alt-lite” – teoricamente separato dalla “alt-right” – ha organizzato in città una manifestazione in difesa della libertà di espressione al parco cittadino Boston Commons.
A solo una setttimana dalla manifestazione di Charlottesville, in Virginia, in cui i neonazisti si sono riversati per strada causando tre morti, Boston e la sua polizia temevano che l’evento attraesse di nuovo la folla suprematista. Ma la manifestazione è fallita poco dopo esser iniziata.
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Secondo le stime di VICE News si sono presentate solo una cinquantina di persone; alla contromanifestazione, invece, hanno partecipato circa 40,000 persone: attivisti del movimento Black Lives Matter, anti-fascisti e cittadini di Boston arrabbiati, solo per nominarne alcuni. Dall’altra parte della città, intanto, era partita anche un’altra manifestazione contro il suprematismo bianco diretta al Boston Commons.
All’inizio della scorsa settimana, il coordinatore nazionale del Ku Klux Klan aveva detto che i membri del gruppo del Massachusetts avrebbero partecipato alla manifestazione. Ma gli organizzatori dell’evento avevano detto di essere contro la supremazia. E alcuni degli speaker, tra cui persone conosciute per idee particolarmente radicali come Gavin McInnes e August Invictus, avevano cominicato a tirarsi indietro.
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Anche la polizia locale ha detto a VICE News di non sapere bene cosa aspettarsi alla vigilia della manifestazione.
La manfestazione è cominciata a mezzogiorno, quando circa 50 persone si sono radunate al Boston Common, il più antico parco della città. Ma poco dopo, per via di preoccupazioni in tema di sicurezza, la polizia ha creato delle barricate volte a isolare i partecipanti.
Sempre per ragioni di sicurezza, alla fine gli agenti hanno portato via i manifestanti con dei furgoncini causando degli scontri tra la polizia e i contro-manifestanti, che non capivano perché la polizia stesse difendendo quelli che loro chiamavono “suprematisti bianchi”. Almeno 27 persone sono state arrestate nel corso della giornata, ha dichiarato il commissario William Evans.
Precedentemente, durante la mattinata, i contro-manifestanti si erano radunati a Roxbury – un quartiere a maggioranza nera di Boston – e hanno marciato per circa tre chilometri in direzione del Boston Common. Trese Ainsworth, 76 anni, e sua figlia Lauren Ainsworth, 25 anni, che indossava un cappello rosa a forma di vagina, teneva un cartello con su scritto “La libertà di espressione non vuol dire libertà di fare discorsi d’odio.”
“Sono una madre bianca, e le pesone come me devono prendere posizione e dire ‘non va bene’,” ha detto Trese.
Chuck Lacey, un contadino di 61 anni, è arrivato con la su famiglia dal Vermont per manifestare. “Sono semplicemente incazzato,” ha detto.
“Sono voluto venire perché è arrivato il momento di prenderci le nostre responsibilità e reagire a quanto è successo lo scorso fine settimana,” ha detto Lacey. “Ho detto ai miei amici di colore di non venire. È la nostra responsibilità.”
Con il passare della mattinata, la folla di contro-manifestanti si è fatta sempre più vasta. C’era un van dal quale fuoriusciva “Give more Power to People,” dei Chi-Lites. C’erano moltissimi cartelli contro il suprematismo bianco, e gli attivisti di Black Lives Matter ravvivavano l’atmosfera intonando il coro “Hey, hey, oh, oh, white supremacy has got to go,” mentre una banda teneva il ritmo. Gli speaker, tra cui anche Roxbury Counilman Tito Jackson e Monica Cannon, un’attivista locale, hanno parlato alla folla dal van. Hanno parlato di problemi quali gentrificazione, scuola e disparità di salario.
Intanto, tra i contro-manifestanti che erano al Boston Common l’atmosfera si faceva più tesa.
Anche se la polizia locale aveva separato i partecipanti alla manifestazione in difesa della libertà d’espressione dagli altri, un sostenitore di Trump era riuscito a fuggire per essere schernito da contro manifestanti e media.
“Vedo un mare di ignoranza,” ha detto Darrel O’Connel, 57 anni, che lavora in una lavanderia a Rhode Island ed era là in difesa della libertà di espressione con il figlio Eamon O’Connel, un militare di 30 anni.
Darrel rifiuta il termine “suprematista bianco” o “neo-nazista”. “Non sono corretti e intimidiscono chiunque non sia daccordo con Black Lives Matter o con i comunisti,” dice. “Non sono un suprematista bianco. Sono americano.” Darrel crede che quanto successo lo scorso fine settimana a Charlottesville sia stato “organizzato” dalla polizia, ma non ha nessuna prova.
Nel frattempo, un gruppo di manifestanti – inclusa una giovane donna di colore che l’Huffington Post ha più tardi identificato in Imani, 19 anni, dal Connecticut – ha accompagnato un altro partecipante alla manifestazione dietro le barricate, mentre la folla lo fischiava. “Non voglio che la situazione diventi violenta,” ha detto uno dei manifestanti.
Alle 13:30 circa, mezz’ora prima di quanto in programma, la manifestazione per la “libertà d’espressione” si è sciolta, apparentemente perché alcuni degli organizzatori non si erano presentati. Le persone che avevano raggiunto il Boston Common hanno applaudito, scandendo cori e ballando.
“Oggi è chiaro che Boson è per la pace e per l’amore, non per l’odio e la chiusura,” ha detto più tardi in una conferenza il sindaco di Boston Marty Walsh.
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