Nota: se non sapete chi sono i juggalos, qua un interessante articolo di approfondimento su NPR. Comunque, sono i fan degli Insane Clown Posse, vanno in giro vestiti come loro—cioè da clown psicopatici—,sono orgogliosi di avere radici proletarie, sono principalmente maschi bianch, trovano punti di forza nelle loro imperfezioni e bevono Faygo, una bevanda gassata americana.
Quando ho cominciato a scrivere degli Insane Clown Posse e dei loro fan, quattro anni fa, non mi aspettavo che sarei finito a tenere un discorso alla Juggalo March a Washington DC. E invece eccomi qua, sul palco del Lincoln Memorial, dove Martin Luther King Jr. diede il suo famoso discorso che iniziava con “I Have a Dream”.
Nella fontana ho visto il riflesso del Washington Monument e dei juggalo con i loro cartelli “Juggalo Lives Matter” e “Gang Labels. How Do they Work? They Don’t”, un riferimento a “Miracles” degli ICP. Un genitore aveva messo un cartello con scritto “Faygo, Not War and Drugs” addosso al suo bambino, vestito con i colori della bandiera americana. L’intera area profumava di erba tagliata e Faygo gusto moon mist.
Avendo seguito i juggalo in giro per la nazione nel corso di quattro anni, dalla sede di Detroit della Psychopathic Records a un concorso di bellezza per Miss Juggalette fino a una comune di juggalo a Orlando chiamata Sausage Castle, sono stato testimone di quanto l’America fatichi a comprendere i fan più working-class degli Insane Clown Posse.
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Il grosso del problema è iniziato nel 2011, quando l’FBI ha pubblicato una lista di valutazione delle gang in cui ha incluso i juggalo, alla pari di Crips, Bloods e MS-13. Gli ICP inizialmente hanno preso la cosa sul ridere. “Non è stato un momento tipo 11 settembre”, ha detto Violent J in un’intervista rilasciata prima della marcia. L’etichetta di gang sembrava troppo assurda per essere vera. “Da qualche parte in America c’è uno stupratore seriale che ama i Bush, la band!”, ha fatto notare Violent J. Man mano che andavano avanti a incontrare fan nei backstage dei loro concerti, però, lui e Shaggy 2 Dope si sono resi conto che i juggalo avevano smesso di chiedergli autografi e cominciato a chiedergli aiuto. Molti fan hanno accusato la polizia di averli fermati soltanto perché avevano un adesivo del logo degli Insane Clown Posse sulla loro macchina. Molti genitori sostengono che i loro ex-coniugi avrebbero giocato la carta della gang per ottenere la custodia completa dei figli. Alcuni juggalo raccontano di essere stati respinti dall’esercito. L’America non vuole nemmeno che i juggalo muoiano per lei.
I juggalo mi raccontano storie come queste da anni, cosa che mi stupisce perché non ho visto più droghe e violenza al Gathering of the Juggalos di quante ne abbia viste quando David Guetta ha suonato all’Ultra di Miami a metà anni Zero. Ma è la prima volta che l’FBI etichetta una comunità di fan come gang solo perché ha gusti musicali poco condivisi. Non potevo che incazzarmi e unirmi alla Marcia.
“Persone come me—membri dei media, non-Juggalo—hanno preso in giro questa marcia!” ho gridato al microfono dagli scalini del Lincoln Memorial. “‘Dicono che siete solo dei clown! Che siete spazzatura redneck! Ma si sbagliano. La marcia dei Juggalo ha delle implicazioni per tutti. Tutti si meritano di poter cantare ciò che vogliono. Ora l’FBI ha preso di mira i juggalo, ma chiunque può essere il prossimo”.
Era da più di un anno che sapevo della marcia. La Psychopatic Records, l’etichetta e società indipendente degli Insane Clown Posse, l’aveva annunciata al Gathering of the Juggalos dell’anno scorso.
Ho cominciato a prepararmi a protestare tre giorni prima della marcia. Ho incontrato gli Insane Clown Posse in un capannone di Brooklyn: Shaggy 2 Dope è entrato dalla porta truccato alla perfezione, e la prima cosa che ha gridato è stata “Portatemi quattro espressi!” Era la decima volta che ci incontravamo, ma è stata la prima in cui ho visto Shaggy e il suo compagno Violent J davvero esausti. “La Marcia dei Juggalo è la cosa più difficile che abbiamo mai fatto,” mi ha detto Shaggy. Quegli stessi giorni, Violent J ha dovuto togliersi i molari. “Sarebbe meglio dover avere a che fare con Tipper Gore!”, mi ha detto J ridendo.
Nel 2014, la Psychopatic Records ha fatto causa all’FBI con il supporto della sezione del Michigan dell’Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU). “I nostri fan sono criminali tanto quanto possono essere i tifosi della squadra di football di Washington”, mi spiega Michael J. Steinberg, l’avvocato delI’ACLU che ha curato il caso degli Insane Clown Posse. “I tifosi dei Redskins bevono, si dipingono il viso e hanno un simbolo molto più offensivo di quello dei Juggalo”. Il governo federale ha ottenuto per ben due volte la non validità della causa, che ora è in un limbo legale. L’ACLU e gli Insane Clown Posse riproveranno a portare il caso davanti a un giudice il prossimo 11 ottobre.
Ho contattato anche un portavoce dell’FBI per chiedere un’opinione: “La lista di valutazione delle gang del 2011 è stata compilata grazie a informazioni fornite dalle forze dell’ordine all’FBI e al Centro Nazionale di Intelligence per le Gang”, mi ha spiegato. “Stando a quella lista, i juggalo erano riconosciuti come gang solo in quattro stati. La missione dell’FBI è di proteggere il popolo americano e far valere la costituzione. Investighiamo su attività che potrebbero costituire un crimine federale o porre una minaccia alla sicurezza nazionale. L’FBI non può cominciare un’investigazione basandosi sull’esercizio individuale dei diritti contenuti nel primo emendamento [che tutela la libertà di espressione, ndt]”.
Per ora, marciare è l’unica cosa che i Juggalo possono fare. “Marciamo su Washington perché è l’unico modo che abbiamo per far valere le nostre opinioni con il popolo e con il governo”, mi ha detto Shaggy. Gli ICP hanno chiesto a diverse band di esibirsi per l’occasione, ma tutte si sono rifutate. “A nessuno frega un cazzo”, ha proseguito Shaggy. “Perché siamo noi. Siamo clown. Siamo degli scherzi, delle battute… siamo divertenti, ma quello che sta succedendo non è per un cazzo divertente.” Gli ICP volevano organizzare un concerto privato per concludere la marcia, ma ogni locale di Washington, grande o piccolo, ha rifiutato le loro richieste. Quindi, Shaggy e Violent J si sono accontentati di suonare direttamente al Lincoln Memorial.
I media hanno dedicato un’attenzione enorme alla marcia, il che ha portato altri gruppi ad unirsi alla causa. Una settimana prima della marcia, un collaboratore di Roger Stone—consigliere sporadico del presidente Trump—mi ha scritto chiedendomi di essere messo in contatto con gli ICP. Jacobin, un magazine socialista, ha supportato la protesta. Una marcia pro-Trump è stata organizzata in concomitanza a quella dei juggalo, e nei giorni prima della marcia la gente ha twittato frasi tipo, “Sogno un mondo in cui i juggalo e gli antifa spaventino così tanto i nazisti che non gli venga mai più voglia di farsi vedere in giro”. Lo scontro tra i juggalo e l’FBI ha reso quella dei juggalo una causa seria, nonostante loro non abbiano intenzione di diventare eroi dei diritti civili.
“Puntare lo sguardo verso i juggalo e non gli ICP è una super trovata pubblicitaria”, mi ha spiegato Shaggy. “Quello che vogliamo dire è che non siamo una gang, e fanculo”. Non c’è nessun altra richiesta.
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Il giorno della marcia, incontro dei miei amici juggalo in Maryland, nell’appartamento di un ragazzo che si fa chiamare Mankini. Se siete mai stati a un Gathering of the Juggalos dovreste averlo notato: è un uomo di colore molto grasso con dei piercing ai capezzoli che indossa solo bikini. Per l’occasione, se ne è preparato uno con stampata sopra la bandiera americana.
Il suo appartamento sa di juggalo: erba, sudore e bagnoschiuma allo zucchero filato. (“Siamo gente da fiera”, mi spiega una juggalette. “Ci piace lo zucchero filato!”) Nella sua quotidianità, Mankini è una persona piuttosto normale. I muri del suo salotto sono coperti da dipinti con le dita fatti dalla sua figliastra. L’unico segno del suo essere un juggalo è una bottiglia di Faygo in un cestino per la differenziata e una statuetta di Shaggy nascosta su una mensola. La ragazza di Mankini mi spiega che loro figlia ha paura dei clown. È preoccupata che il suo “ragazzo nero e grasso” possa finire in una rissa con dei nazisti, a causa del suo aspetto.
Tutti i juggalo nell’appartamento preparano cartelli e si dipingono il viso. Mi raccontano di come sono cresciuti senza un padre, paragonando la loro educazione a quella di Violent J. Nella sua autobiografia, “Behind the Paint”, Violent J racconta che il suo patrigno gli toccava il pene. Gli ICP hanno scritto canzoni in cui parlano di uccidere “hillibilly” pedofili.
I juggalo si scambiano anche racconti di guerra. Recentemente, Hot Topic ha smesso di vendere merchandising degli ICP. (L’ufficio stampa della Sycamore Partners, la società che possiede Hot Topic, non ha risposto alle mie chiamate o alle mie email in cui gli chiedevo un commento.) Quest’anno la Psychopatic Records ha provato a organizzare il Gathering of the Juggalos sulla costa ovest degli Stati Uniti e ha visto le sue richieste rifiutate da quasi tutte le sedi che avrebbero potuto ospitarlo. All’ultimo minuto, gli ICP hanno dovuto accontentarsi di un campeggio polveroso a Oklahoma City. Il festival ha rischiato di venire cancellato fino all’ultimo, dopo che diverse compagnie che affittano bagni chimici si sono rifiutate di fare affari con la Psychopatic a causa dell’etichetta da gang che gli era stata affibbiata. “Non puoi fare un festival senza bagni chimici”, mi spiega Shaggy. “Nessuno vuole affittare la propria roba a una gang”. Gli ICP hanno poi trovato dei bagni chimici, ma la prima sera un clown è stato arrestato e portato in manette via dal festival, attraverso un gruppo di juggalette che stavano sputando fuoco. Mike Busey, proprietario del Sausage Castle, mi descrive l’evento come “il Gathering dei Poliziotti in Borghese, altrochè”.
Heather, una juggalette che si fa chiamare Star Tits, racconta a Mankini di alcuni problemi che ha avuto recentemente con l’FBI. Stava uscendo da un negozio di alimentari nella piccola cittadina dell’Idaho in cui vive e, mentre spingeva il carrello verso la macchina, un poliziotto l’ha fermata. Le ha chiesto patente e libretto di poter perquisire la sua macchina. A quanto pare, la felpa rosa con il logo dell’Hatchet Man che indossava, un simbolo della ICP, contava come segno distintivo di una gang.
Per protestare contro l’FBI, Heather ha disegnato una maglietta bianca, rossa e blu con la scritta “FIRST AMENDMENT WARRIOR.” Suo figlio, che ha quattordici anni, è stato mandato a casa dal preside della sua scuola per aver indossato in classe dei vestiti con sopra l’hatchet man. Secondo lei, i concerti degli ICP sono molto più adatti a suo figlio che qualsiasi altro show: “Lì può sfogarsi, parlare con chiunque”, mi spiega. “Se vedi un juggalo a terra, lo prendi per mano e lo tiri su”.
Le chiedo perché secondo lei i juggalo sono così scioccanti per la gente se in realtà sono una comunità socievole. “Non è più così”, risponde lei, sbuffando. “Stiamo perdendo la nostra umanità, il nostro sentirci uniti”.
Heather ha scoperto gli ICP nei primi anni Novanta, quando si chiamavano ancora Inner City Posse. Stava uscendo dal liceo con sua figlia in braccio quando due ragazzi le passarono vicino in una macchina scassata dalle cui casse usciva il Dog Beats EP. “Erano presi bene, ridevano, si stavano divertendo”, ricorda Heather. Lei era in un momento piuttosto difficile: aveva sedici anni ed era una ragazza madre. Voglio anch’io sentirmi così, pensò. Quindi chiese ai ragazzi cosa stavano ascoltando. Loro le offrirono di farle una copia dell’EP, e il giorno seguente lei gli portò una cassetta. “E da lì ho cominciato”, dice Heather.
“Mia figlia è cresciuta nel suo seggiolino, in macchina, ascoltando i clown. L’ho portata a vederli durante l’American Psycho Tour. Un giorno abbiamo incontrato Violent J, e io gli ho detto che ero una ragazza madre.” Heather si mette a piangere e si asciuga le lacrime, preoccupata per lo stato delle sue sopracciglia finte. “Scusa, non riesco a non piangere. E mia figlia gli ha detto che era l’unico uomo che era mai stato una costante nella sua vita. Perché anche Violent J è una persona che è stata rovinata. La gente ci considera persone orribili, ma non lo siamo. È assurdo il modo in cui veniamo categorizzati, il fatto che qualcuno ci dica ciò che siamo. No, non siamo così. Non è quello che facciamo. Sentire la polizia darci una definizione è come ricevere un calcio nei denti. È dura. È come se qualcuno andasse dalla comunità gay e lesbica e cominciasse a definirli etero, fregandosene dei loro sentimenti, e loro fossero obbligati ad accettarlo. No, non funziona così. Non puoi dire alla gente come sentirsi”.
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Mentre mi reco alla marcia in un furgoncino guidato da un juggalo che si fa chiamare Cupcake, continuo a pensare alle parole di Heather. La musica degli ICP aiuta migliaia di persone, ma sta venendo criminalizzata. Il logo dell’Hatchet Man è stato degradato e reso un simbolo da gang. Sembra di essere in una commedia dell’assurdo di Pinter.
Arrivati a Washington, andiamo a fare un brunch assieme ad altri juggalo. Mankini ha organizzato tutto. Il ristorante ha preparato una torta con sopra scritto “Whoop whoop!” per accoglierci. Fuori dal locale, un clown mette su “Chop Chop Slide” degli ICP: quando arriva il punto in cui Violent J canta “Shoot that redneck!”, i juggalo alzano le mani al cielo come se fossero ragazzini che giocano a fare i cowboy. Gridano “BUST! BUST! BUST! BUST!” I juggalo non sono violenti: vogliono solo divertirsi, sentirsi liberi.
Al Lincoln Memorial, però, l’atmosfera è molto più seria e controllata. Sul palco ci sono due cartelli con la scritta “JUGGALO MARCH” e dalle casse escono le “Quattro Stagioni” di Vivaldi. Diversi volontari, riconoscibili per le magliette rosse che indossano, distribuiscono pizza gratuitamente. Diversi uomini truccati da clown tengono in mano striscioni con scritto “Faygo Not Fascism”. Un juggalo butta per terra una bottiglia di Faygo, e un altro la raccoglie e la butta in un cestino. Un juggalo si è addirittura portato a dietro un sacco della spazzatura tutto il giorno. Evitare di sporcare Washington era una priorità.
Tra le aree di studio del sociologo Robin Petering ci sono due comunità: i juggalo e i giovani senzatetto. Petering ha analizzato il modo in cui l’etichetta “gang” ha cambiato il gruppo: “Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento, i juggalo sono diventati super attenti al modo in cui vengono definiti e fanno tutto il possibile per proteggere la loro comunità”. A differenza delle vere gang di Los Angeles che Petering ha studiato, i juggalo non hanno una gerarchia o un’organizzazione definita. “Molti juggalo fanno ciò che possono per aiutare la loro comunità nel nome dell’inclusività. Le gang agiscono in maniera opposta. Sono estremamente esclusive”.
Essere in ritardo è una cosa molto juggalo, quindi i discorsi sono cominciati un po’ più tardi rispetto al previsto. Kevin Gill, il presentatore del concorso di bellezza annuale “Miss Juggalette”, ha dato il via all’evento. Le sue prime parole: “Nessuno ci ha capiti, ma non ce ne frega niente. A nessuno di noi frega un cazzo di quello che pensa la gente”.
Gill ha dato il benvenuto alla prima relatrice, Crystal Guerrero. Crystal è salita sul palco, si è tolta i dread color bordeaux dal viso e ha cominciato a parlare: “I miei figli sono stati portati via dai servizi sociali perché sono andata a un concerto”. I juggalo hanno dato la risposta standard che amano gridare in unisono al Gathering of the Juggalos: “Fuck that shit!” “Come posso fare ad avere la fedina penale pulita?”, ha chiesto la Guerrero. “Come posso mettere a sedere i miei figli e pregare con loro per ringraziare Dio per il cibo che abbiamo in tavola? Li vedo solo per sei ore.” I juggalo sono sbottati: “Fuck that shit! Fuck that shit!” La loro frase preferita era appena diventata un canto di protesta. “Preferiscono che sia qualcun altro a prendersi cura di loro… per la persona che sono.” La Guerrero ha cominciato a piangere. Kevin è tornato sul palco e l’ha aiutata a reggersi in piedi. “Perché sei andata a un concerto?”, le ha chiesto.
Lei ha risposto, tra le lacrime: “Credevo che questa fosse l’America!”
Guardandola, mi è venuto un nodo alla gola. Ho visto un sacco di stranezze, mentre preparavo i miei articoli sui juggalo—un uomo tirare fuori una bandiera americana dal buco del culo di una drag queen, una donna che si definiva “la seconda stripper più fuori di testa di Orlando”—ma vedere una donna raccontare di come ha perso i suoi figli per colpa della musica che ascolta è stato surreale e spaventoso.
Violent J e Shaggy erano scioccati tanto quanto me. Dal palco, hanno fatto una lista delle cose orribili che avevano visto, e hanno messo in chiaro che qua si trattava del benessere dei juggalo, non degli ICP. Hanno detto di essere stanchi del fatto che le autorità hanno scelto come bersaglio i loro fan. Solo qualche ora prima, Violent J mi aveva detto che aveva sentito le stesse storie un sacco di volte. “Amico, essere un juggalo mi ha salvato la vita”.
“Non ci importa niente del rispetto altrui, capisci?”, aveva aggiunto Shaggy. “Non ce ne frega un cazzo di quei figli di puttana che ci prendono per il culo, non ce ne frega niente. Vogliamo solo che ai juggalo non succeda niente di male”.
Sul palco, gli ICP hanno chiesto una protesta pacifica. Hanno ricordato ai juggalo che la loro è una battaglia importante le cui implicazioni toccano tutti gli americani. La gente ha chiesto limitazioni al primo emendamento dopo Charlottesville, ma i Juggalo sanno di poter finire nel mezzo di eventuali modifiche alla costituzione—e quindi di perdere il diritto di potersi esprimere liberamente.
Violent J ha ringraziato tutti quelli che si sono schierati assieme ai juggalo. “Time Magazine è con noi!”, ha gridato, quasi disorientato. “Privare un uomo della sua libertà di parola è come cucirgli il buco del culo!” Anche se sta conducendo una protesta, è sempre uno dei due Insane Clown Posse: non può non fare battute luride. Dopo una pausa, ha messo in chiaro le sue idee in tre parole: “Fanculo la discriminazione”.
A lato del palco c’era una ventina di ANTIFA con le braccia conserte e bandane a coprirgli i volti. Un juggalo gli aveva chiesto di andarsene, ma loro erano tornati. A un certo punto, la juggalette Rachel Paul gli si è avvicinata. Loro le hanno offerto un abbraccio di gruppo e hanno detto, a quanto ha riportato la Paul: “Siamo qua a fare la guardia, a proteggere i juggalo dalle violenze della polizia, solo per autodifesa e solo se dovesse essercene la necessità”. Paul gli ha assicurato che l’unico problema che c’era stato con la polizia di DC era il sequestro di un po’ di pacchi di piume di pollo che gli ICP volevano gettare in aria durante la loro esibizione. “Piume a parte”, ha spiegato la Paul, “la nostra è una protesta non-violenta. Pratichiamo la resistenza passiva, seguendo gli insegnamenti del Dr. King e di Gandhi”.
Gli ANTIFA le hanno dato la mano e hanno promesso di rispettare l’approccio dei juggalo. “Li ho considerati degli alleati”, mi ha scritto la Paul in un messaggio. Poi, però, Jack Posobiec—un sostenitore della teoria cospirazionista del Pizzagate—si è messo a trasmettere un live stream della protesta. Gli ANTIFA lo hanno circondato e hanno cominciato a dargli del nazista. Posobiec, che ha negato qualsiasi rapporto con l’alt-right, ha risposto con un sorriso. Il juggalo accanto a me ha alzato gli occhi al cielo: “È dell’alt-light!”
I juggalo hanno ignorato il caos momentaneo scatenato dagli ANTIFA e hanno cominciato a marciare. Lungo il tragitto, una donna si era messa a vendere magliette taroccate dedicate all’evento.
I juggalo in prima linea portavano uno striscione con scritto “SCRUBS”. Violent J aveva in braccio suo figlio. Shaggy e sua moglie, Renee, hanno marciato tenendosi per mano. Lei spingeva una carrozzina e loro figlio, lì dentro, ha dormito dall’inizio alla fine della marcia. I fotografi camminavano all’indietro davanti a loro come dei paparazzi, e si gettavano a terra per riuscire a fotografare gli ICP. Era una scena che DC non vedeva da quella volta che Anna Nicole Smith andò alla Corte Suprema.
Un passante piuttosto anziano mi ha fermato e mi ha chiesto cosa stava succedendo. Gliel’ho spiegato, e la sua risposta è stata: “L’FBI ha etichettato i clown… come una gang?”
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Verso il tramonto, i juggalo sono tornati al Lincoln Memorial. Un cartellone illuminato con il logo degli ICP era stato installato sopra il palco. Ho guardato il loro concerto dal backstage. “Staimo facendo la storia!”, ha gridato Violent J in mezzo a una troupe di clown che gli ballava attorno. Ho visto Shaggy versare del Faygo su un juggalo con il Washington Monument sullo sfondo. Invece di riflettere il monumento, l’enorme fontana del parco riproduceva l’immagine di juggalo che pogavano in mezzo a un fumo violaceo. Gli ICP hanno invitato chiunque volesse a salire sul palco per versare a terra bottiglie di Faygo.
Alla fine del concerto, gli alberi del Washington Mall erano pieni di luci da circo. Mi è venuto da sorridere. Il 2017 è stato un anno deprimente, e la marcia è stato il primo momento in cui ho sentito una certa speranza. Nonostante tutto si sia svolto in ritardo rispetto ai piani, i juggalo si sono organizzati, hanno stabilito degli obbiettivi chiari e delle modalità pacifiche per far sentire le loro richieste. Il loro messaggio è centrista e accessibile. Hanno illuminato Washington, hanno ricordato alla gente che cosa significa essere americani e come fare a combattere per far valere i propri diritti.