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Abbiamo parlato con Majorino della marcia per i migranti di Milano

Oggi a Milano si svolge la marcia a sostegno dei migranti e contro il razzismo. Abbiamo cercato di capire meglio da dove nasce.
Foto di Stefano Santangelo.

Generalmente, in Italia, quando si sente parlare di immigrazione non lo si fa in contesti piacevoli, né con toni pacati. Per citare gli ultimi episodi, il tema ha raggiunto picchi di attenzione per la polemica sulle ONG accusate di avere legami con il traffico dei migranti, e per l'ormai noto blitz anti-immigrati in Stazione Centrale. Al di là di questi eventi, di solito se ne parla in associazione con le parole "degrado", "crimine", "invasione" e simili.

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In questo contesto, la manifestazione Insieme Senza Muri rappresenta sicuramente un elemento di novità. Insieme Senza Muri, infatti, è la marcia nata sull'esempio di quanto avvenuto a febbraio a Barcellona, e che oggi vedrà le persone sfilare per le strade di Milano in favore dell'accoglienza ai migranti e contro il razzismo. Più nello specifico, come si legge nell'appello ufficiale, si presenta come una manifestazione "festosa e popolare" carica della speranza "di chi ritiene che la società plurale sia un'occasione di crescita per tutti e che la logica dei muri ch fomentano la paura debba essere sconfitta."

All'origine di questa iniziativa, che ha incontrato la resistenza di una parte della politica e scatenato diverse polemiche, ci sono Pierfrancesco Majorino, assessore milanese alle politiche sociali, e il comune di Milano. Per avvicinarci all'evento, ho parlato con Francesco Majorino di come sia nata l'idea della marcia, del blitz in Stazione Centrale e del rapporto tra sicurezza e sinistra.

VICE: Perché è importante questa marcia e perché avete scelto di farla proprio ora?
Pierfrancesco Majorino: Questa marcia è importante perché lancia un messaggio molto forte e molto chiaro: l'accoglienza non è un favore e una società multietnica rappresenta una grande opportunità. Sulla paura, deve vincere la speranza di costruire tutti insieme un'azione positiva, fondata sulla società plurale.

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Credo che con quest'evento non facciamo altro che dare visibilità a una domanda di cittadinanza, in un tempo in cui molti scommettono sul rancore. E lo facciamo in modo forte e corale: sarà al contempo una festa e una marcia molto determinata.

Eppure in questo momento temi quali pluralità e accoglienza non sono molto popolari. Crede che a livello politico sia possibile usarli per combattere il populismo?
Sinceramente a livello elettorale non sto a fare molti calcoli in questo senso, che possa funzionare o meno mi interessa relativamente. Intanto però faccio presente che proprio portando avanti questi temi e con tutto quello che abbiamo fatto a livelli di accoglienza, campo in cui Milano rappresenta sicuramente un modello, le elezioni le abbiamo vinte in un memento in cui la sinistra le perdeva. Evidentemente siamo di fronte a uno scenario in cui bisogna insistere con orgoglio su questi terreni.

Per il resto, so che è un tema molto impopolare quello dell'accoglienza, ma ci siamo stufati di sentir parlare solo chi sulla pelle dei migranti e di chi accoglie manda avanti unicamente i propri interessi, distorcendo spesso la realtà. C'è un messaggio di speranza in questa marcia, ed è da incoraggiare.

Non tutta la sinistra sembra pensarla così. Il decreto Minniti, la legge sulla legittima difesa, la dichiarazione di Debora Serracchiani: la sensazione è che la sinistra stia rincorrendo sempre più palesemente la destra, su alcuni temi.
Personalmente credo che a volte ci sia un eccesso di subalternità, ma questa è una mia opinione che non ha nulla a che vedere con la marcia. Credo che questi temi non possano essere guardati tutti insieme ma vadano analizzati singolramente.

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Il decreto Minniti, per esempio, contiene un errore per come tratta i gradi di giudizi per i richiedenti asilo, e questo sicuramente va cambiato. Ma allargando la questione penso prima di tutto che ci sia da cancellare la Bossi-Fini, e da quella far partire una ridiscussione complessiva delle politiche sull'immigrazione.

Il Decreto Minniti però è stato scritto dal Partito Democratico.
Sì, e infatti dico che mi piacerebbe che il governo aprisse un tavolo di discussione con chi si occupa di sociale. Che non ci chiamasse solo quando ci sono da risolvere i problemi, ma anche quando c'è da immaginare delle politiche, perché magari qualcosa di intelligente potremmo formularlo anche noi. Mi riferisco soprattutto a tutta una parte enormemente carente e mancante riguardo le politiche di integrazione, che sono una condizione essenziale per la coesione sociale.

Tornando alla marcia, perché proprio Milano?
Milano rappresenta sia la città che fa i conti in modo più potente con i processi di globalizzazione, economica e non solo, sia la città che ha messo in campo soluzioni molto effettive per l'accoglienza.

Milano è anche la città del blitz anti-immigrati a Stazione Centrale. Queste due idee di città possono convivere?
Come ho già detto, il blitz non mi ha colpito positivamente. In questi giorni credo si sia chiarito che non dovrà essere una pratica a cui abituarsi, sono convinto del fatto che più che interventi di questo genere servano azioni selettive. Mi piace pensare che Milano sia una città efficace nelle azioni di controllo del territorio, ma anche una città aperta all'accoglienza e al pluralismo culturale.

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Ovviamente non credo che possiamo pensare di cavarcela con la retorica del "modello Milano". Ci sono ferite aperte, ma c'è un rapporto straordinario tra noi e il terzo settore, che formano un fronte comune.

Eppure, il "modello Milano" non vive un bel momento, e spesso c'è la sensazione che l'accoglienza sia lasciata in mano ai volontari.
Il terzo settore è essenziale come partner nell'organizzazione dell'azione dell'accoglienza. Non solo, i risultati che abbiamo ottenuto li abbiamo ottenuti grazie al rapporto con il terzo settore. Dopodiché, è chiaro che servono delle scelte a livello nazionale ed europeo diverse da quelle che abbiamo visto in questi anni.

La marcia ha registrato moltissime adesioni, che vanno da Jo Squillo a Carlo Petrini a Cecilia Strada. Come risponderete a chi etichetterà la marcia come un'iniziativa buonista e radical chic e si vanterà di stare dall'altra parte, con i cittadini?
Saranno presenti gruppi e comitati dei quartieri della città. Il resto sono enormi schiocchezze, giochini a cui non ho alcuna voglia di partecipare.

Per concludere: cosa si spera di ottenere con questa marcia e come convincerebbe un giovane a partecipare?
Al di là delle persone che partecipano, mi piacerebbe che questa marcia spingesse chi non c'è a farsi qualche domanda. Saremo tanti in piazza, e spero che chi non parteciperà, per scelta o per altri motivi, possa riflettere sul perché siamo così tanti e sui temi che la marcia porta avanti.

Per il resto, sono sicuro che i govani saranno moltissimi, e a chi è indeciso direi di partecipare perché il futuro è questo, non è quello della chiusura dei muri. Non vedo altre alternative.

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