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Dietro gli assalti a Tor Sapienza non ci sono solo i cittadini indignati

E la "Marcia delle periferie sul Campidoglio" di questo sabato, sponsorizzata come apartitica nonostante la presenza di molti esponenti del neofascismo romano, l'ha confermato.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Foto di ​Niccolò Berretta.

Sospinta dai gravi  ​fatti di Tor Sapienza e dalla relativa esposizione mediatica, la "Marcia delle periferie sul Campidoglio" tenutasi questo sabato doveva essere la grande giornata in cui migliaia e migliaia di romani indignati (la questura ne aspettava tra 10 e 30mila) avrebbero portato nel centro storico la protesta contro le condizioni di vita nei loro quartieri.

Prima della manifestazione, gli organizzatori (ossia il Caop, l'associazione di residenti di Ponte di Nona guidata da Franco Pirina) avevano dato ampie rassicurazioni sulla natura dell'evento, dicendo che "braccia tese e saluti romani non sono ben accetti" e che "non vogliamo essere considerati né di destra né di sinistra, né altro: ciascuno vota come vuole, insieme siamo cittadini, esasperati dal degrado di Roma."

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Appena arrivo in piazza dell'Esquilino, dove è previsto il concentramento iniziale, i dubbi che nessuno aveva sull'orientamento politico dell'iniziativa vengono spazzati via dal tripudio di ​fasciofont che riempe i cartelloni.

Mentre fervono gli ultimi preparativi, i tricolori vengono srotolati e le casse del furgoncino in testa al corteo sparano a ripetizione l'inno d'Italia, alcuni manifestanti—che complessivamente non sono più di un migliaio, nonostante l'adesione di ben 62 comitati di quartiere—si lamentano davanti alle telecamere. "Siamo stanchi," "basta" e "non ne possiamo più" sono le frasi più ricorrenti, a cui si aggiunge "non ne possiamo più degli immigrati."

La piazza, a confermare la natura apartitica della marcia, è piena di militanti di CasaPound (presenti, ovviamente, "a titolo personale"), ​Forza Italia e Fratelli d'Italia.

Poco prima della partenza del corteo e con un perfetto tempismo, Gianni Alemanno arriva circondato da guardie del corpo e addetti stampa. I fotografi e telecamere si avventano su di lui, e parte persino qualche timido applauso. Dietro di me, invece, alcuni manifestanti lo accolgono con una selva di insulti, tra cui "a' ripulito", "a' giudeo" e "vattene affanculo."

Sempre a riprova dell'apoliticità del corteo, tra le fila di cittadini indignati si scorgono vecchie conoscenze del neofascismo romano. Tra le prime file c'è il fondatore del Fronte Nazionale Adriano Tilgher, un ex di Avanguardia Nazionale condannato nel 1976 per ricostituzione del partito fascista ("devo dire che è una condanna di cui sono orgoglioso," ha dichiarato qualche anno fa).

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Tilgher è il secondo da destra.

A reggere striscioni (alcuni sono persino riciclati da quelli di FdI) c'è pure Andrea Insabato, un militante neofascista di lungo corso noto per aver messo una bomba alla sede del Manifesto nel 2000.

Insabato è il primo a destra.

Ad animare il corteo dal furgoncino c'è Danilo Cipressi: fondatore del movimento Fronte Romano Riscatto Popolare nonché autore del libro A Roma se la tirano pure le quaglie, Cipressi ha un canale YouTube in cui sembra un Matteo Montesi di estrema destra che si scaglia contro il degrado delle periferie romane, le "ragazze belghe e fiche di legno di Roma" e gli "uomini tappetino da mi piace su fb."

Nel 2013 Cipressi è stato candidato con CasaPound nel XIII Municipio e ha parlato in piazza del Popolo durante la fallita marcia su Roma dei Forconi.

Cipressi in piazza del Popolo, 18 dicembre 2013. Foto di ​Federico Tribbioli.

Ad ogni modo, il corteo comincia a muoversi verso le undici passate. La maggior parte degli slogan è rivolta contro il sindaco Marino, ma vanno forte anche i cori contro centri d'accoglienza, immigrati e zingari.

Le rivendicazioni sono piuttosto varie: c'è chi chiede che l'alcol sia vietato dopo le 22, chi vuole più autobus e chi vorrebbe eliminare le "botticelle" romane, le carrozze trainate dai cavalli che si possono vedere in centro, notoriamente un grave problema che affligge le periferie della Capitale.

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Dal palco mobile, intanto, Cipressi invita i manifestanti ad applaudire gli abitanti di Tor Sapienza (che in piazza, in realtà, sono pochissimi) perché "hanno difeso il loro quartiere," per poi dire che "con il razzismo non c'entriamo nulla, ma vogliamo essere padroni a casa nostra."

La testa del corteo dall'alto. 

Per provare in maniera inoppugnabile che si tratta di un evento antirazzista, verso la fine di via Cavour viene fatto salire sul camioncino un ragazzo di colore che, piuttosto inspiegabilmente, era in mezzo al corteo.

Cipressi chiede retoricamente al ragazzo—che non sembra capire un granché delle parole del suo interlocutore—se sia a favore dell'illegalità che gli immigrati porterebbero nelle nostre città. "Sì," risponde. "Ma come sì?," si sorprende Cipressi mentre intorno ridono tutti. Il ragazzo poi scuote la testa, dice "no" e aggiunge che lui le tasse le paga.

Dopo questo grottesco scambio di battute, il ragazzo viene fatto scendere dal camioncino e torna tra i manifestanti.

Finita la pantomima del "Non sono razzista, ho anche un manifestante nero," il corteo attraversa i Fori Imperiali e arriva fino a piazza Venezia. Sotto il Vittoriano mi si avvicina un manifestante che regge in mano una bandiera italiana.

Comincia a inveire contro Stefano Cucchi, definendolo più volte "tossico" e "spacciatore," e cita le "informazioni" contenute nell' ​articolo di Carlo Giovanardi pubblicato suIl Foglio. Notando il mio fastidio, l'uomo si allontana aggiungendo che "una volta le vie si intitolavano agli eroi nazionali, non ai tossici."

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Replicato per l'ennesima volta l'inno italiano, i manifestanti entrano a piazza Santi Apostoli e qui prende la parola Franco Pirina. Secondo il presidente del Caop, la giornata è stata un trionfo, un'autentica "dimostrazione di forza." Non nascondendo l'emozione, Pirina dice che "noi rivogliamo la nostra città dove siamo nati e abbiamo i nostri ricordi d'infanzia. Ce la ricordiamo diversamente da quella che è oggi."

Il suo applauditissimo intervento si conclude con una tirata in perfetto stile  gentista: "La vera politica siamo noi, non sono più i politici! È la voce della gente, ognuno di voi è il vero politico!"

La marcia si conclude verso l'una, e a chiuderla sono gli interventi di altri presidenti di comitato. Tra questi parla Augusto Caratelli, presidente del Comitato Difesa Roma Caput Mundi, per il quale "oggi è iniziata la ribellione dei quartieri di Roma."

Mi sono segnato queste ultime parole perché pongono, secondo me, una domanda fondamentale che aleggia su tutte le proteste degli ultimi mesi: quanto è "spontanea" questa ribellione?

Se si deve giudicare dalla manifestazione di sabato, di spontaneo non c'è assolutamente nulla. Più che a una protesta contro il degrado, mi è sembrato di stare in mezzo a un raduno di nostalgici incazzati che, approfittando del recente clamore intorno alle periferie, hanno colto l'occasione per fare una scampagnata nel centro di Roma travestendosi da "cittadini indignati".

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Giunti a questo punto, però, bisogna interrogarsi seriamente su chi siano veramente questi "cittadini indignati," e soprattutto chi stia infiltrando o manovrando più o meno esplicitamente queste proteste.

A questo proposito, sul gruppo Facebook di Tor Sapienza c'è un ​post di un ragazzo del quartiere, in cui si parla di "scontri provocati e stimolati da associazioni di quartiere infiltrate da organizzazioni di estrema destra," e di partiti come la Lega Nord che "cavalcano l'onda della rabbia e il disagio e lo indirizzano verso i capri espiatori più fragili."

Che dietro a questo rivolta ci sia un certo grado di organizzazione lo si è capito piuttosto bene martedì scorso, quando il centro d'accoglienza è stato assaltato da un gruppo di persone a volto coperto, ben armato e capace di reggere il confronto di strada con la polizia (che ha avuto la peggio). Stando a quanto riporta Il Messaggero, gli investigatori ​stanno indagando sugli "ambienti degli ultrà e della destra più estrema."

In questi giorni è emerso come non ci sia il minimo collegamento tra i rifugiati del centro e gli episodi di microcriminalità che avrebbero fatto esplodere la la collera degli abitanti. La polizia, infatti, ritiene che "siano stati commessi da persone dell'Est, e non dagli stranieri assaliti." L'aver elevato il centro d'accoglienza a sfogatoio dell'esasperazione dei residenti, dunque, suggerisce non poco quali siano gli obiettivi politici della protesta.

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Il punto è che, nonostante le condanne quasi unanimi della violenza, la strategia dello " svuotamento forzoso" del centro finora ha funzionato, e costituisce un precedente grave che potrebbe essere replicato anche in altre zone di Roma (e non solo).

Il 13 novembre, infatti, i minori rifugiati nella struttura in via Giorgio Morandi sono stati trasferiti all'Infernetto (dove le condizioni non sono  migliori), mentre gli adulti sono rimasti nel centro. Il giorno dopo circa 14 minorenni hanno provato a rientrare a Tor Sapienza, dicendo che "questa è la nostra casa."

I ragazzi però sono stati costretti ad andarsene di nuovo, anche perché la situazione si era ulteriormente surriscaldata a causa della presenza dell'europarlamentare Mario Borghezio che ha fatto sapere di essere stato "conquistato" da Tor Sapienza e dalla "ribellione di persone che amano il proprio quartiere."

Lo stesso giorno, in serata, a Tor Sapienza è arrivato anche Ignazio Marino. Tra i fischi e le contestazioni dei cittadini, il sindaco di Roma ha dichiarato che "non chiuderemo il centro d'accoglienza ma cercheremo un compromesso tra quelle che sono le esigenze di tutti." I residenti, tuttavia, non si fermano qui e chiedono che oltre ai rifugiati vadano via anche rom, prostitute e romeni che "dormono in camere di fortuna affittate in nero."

Ieri, intanto, anche Matteo Renzi si è pronunciato sulla situazione delle periferie romane, annunciando dall'Australia che "nel 2015 presenteremo un progetto specifico con l'Anci sulle periferie, troppo spesso dimenticate."

E anche se i dettagli di questo piano sono ancora sconosciuti, qualcuno ha già le idee molto chiare su quale dovrebbe essere la soluzione ai problemi delle periferie.

10 100 1000 — Forza Nuova (@ForzaNuova)November 16, 2014

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