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Il nuovo film su Marilyn Monroe è un disastro e ha un problema con l’aborto

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Il flash di una macchina fotografica scatta. Un faro si accende. Lo schermo viene invaso in slow-motion dalla figura sorridente di Marilyn Monroe fasciata dal suo iconico abito bianco.

È la scena di apertura dell’atteso film Netflix Blonde, con Ana de Armas—un film che ritrae la vita di Monroe come una quasi ininterrotta serie di disgrazie, tra cui svariate violenze sessuali, e, alquanto sorprendentemente, finisce per parlare tanto di aborto quanto dell’icona americana protagonista. Meno sorprendente è il fatto che il modo in cui il film parla di aborto sia quasi del tutto sbagliato.

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Già durante la prima settimana dall’uscita di Blonde non sono mancate le critiche riguardo al ritratto sensazionalistico e infantilizzante che offre di Monroe e dei suoi traumi, tra cui due scene romanzate di aborto.

Gli esperti suonano campanelli d’allarme: Planned Parenthood (ONG americana che si occupa di salute sessuale e riproduttiva) e un ricercatore dell’Università della California di San Francisco hanno dichiarato a VICE News che il film perpetua miti antiabortisti sull’operazione e sullo staff medico che la effettua—un comportamento preoccupante in un periodo in cui la Corte Suprema ha annullato la storica sentenza Roe v. Wade, lasciando di fatto a ogni stato la libertà di regolamentare l’aborto, con stati come Alabama e Texas che hanno reso la pratica medica illegale del tutto o quasi. Inoltre, il film contiene un feto parlante in CGI che non solo è fuorviante, ma sembra anche fatto su Windows 98.

“L’interruzione volontaria di gravidanza è una procedura sanitaria sicura ed essenziale; ma i fanatici antiabortisti hanno contribuito ad aumentare lo stigma per decenni tramite descrizioni esagerate ed errate dei feti e della gravidanza,” ha dichiarato in un comunicato Caren Spruch, direttrice nazionale del coinvolgimento delle arti e dello spettacolo per la Federazione americana di Planned Parenthood. “Blonde, il nuovo film di Andrew Dominik, rinforza il loro messaggio.”

Le scene dei due aborti sono chiaramente concepite per scioccare, come anche gran parte del resto del film.

La prima scena mostra una ansiosa Monroe sul sedile posteriore di un’auto mentre il suo autista la porta in clinica. “Ti prego, voglio tornare indietro,” implora Monroe. Lungo tutta la strada, continua a pregare l’autista di tornare indietro perché ha cambiato idea.

Monroe finisce comunque in un letto di ospedale, dove supplica il medico e il suo staff di lasciarla andare. Loro la ignorano.

In realtà, se una paziente revoca il proprio consenso all’interruzione di gravidanza, un operatore sanitario le darà ascolto, ha precisato Steph Herold, ricercatrice all’Università della California di San Francisco nel programma di Avanzamento di nuovi standard per la salute riproduttiva.

“Nessuno ti legherà al letto e ti costringerà ad abortire. Anzi, il consenso è fondamentale,” ha sottolineato Harold, aggiungendo che dando un’immagine negativa di chi si occupa di interruzione volontaria di gravidanza, Blonde “ha rafforzato questo orrendo luogo comune per cui gli operatori che lavorano in questo campo sono diversi dagli altri operatori sanitari, sono crudeli e non ascoltano le pazienti.”

C’è anche un punto allucinante in cui il pubblico vede i medici dalla prospettiva della cervice di Monroe; sbirciamo attraverso la sua vagina guardando l’uomo che sta per interrompere la sua gravidanza, poco prima che lei sprofondi in uno stato allucinatorio. Nel sogno, riesce a fuggire dal letto e corre per i corridoi dell’ospedale finendo nella sua casa d’infanzia, avvolta dalle fiamme, e trova un bambino che piange in un cassetto. Per tutta la scena appare sullo schermo il feto in CGI (che viene spesso rappresentato come un bambino completamente formato, anche se Monroe in gravidanza viene sempre mostrata con la pancia piatta o con un rigonfiamento appena visibile, il che significa che il feto non potrebbe mai essere stato così sviluppato al momento dell’aborto).

Durante la sua seconda gravidanza sullo schermo—che finisce con un aborto spontaneo—il feto ritorna e, con voce di bambino, chiede: “Non mi farai del male questa volta, vero? Non farai quello che hai fatto l’altra volta?”

Monroe ha una conversazione intera con il feto. Sussurrando in modo quasi sexy, gli dice: “Non volevo.”

“Sì che volevi,” risponde il feto. “È stata una tua decisione.”

Secondo Herold, diverse parti del film “suonano come dialoghi copiati e incollati” da film esplicitamente antiabortisti.

“Mi sono detta: ‘Questa scena viene dritta da quei film antiabortisti kitsch e pieni di cliché che si vedono soltanto nella versione cristiana di Netflix,’” ha detto Harold. “Sono rimasta scioccata nel vedere una cosa del genere in un film che dovrebbe essere un’opera d’arte di un certo calibro.”

Dopo essere stata costretta ad abortire, Monroe è colpita da ripetuti attacchi di rimorso e vergogna. A un certo punto, mentre il pubblico salta in piedi in un’entusiastica standing ovation per Gli uomini preferiscono le bionde, uno dei suoi classici, Monroe sussurra tra sé e sé: “Per questo hai ucciso il tuo bambino.”

Il rimorso è un tema comune nel circuito antiabortista. Prima della revoca di Roe v. Wade dell’estate 2022, diversi stati USA richiedevano che venisse offerta una consulenza alle pazienti che enfatizzasse i potenziali sentimenti negativi che potrebbero emergere dopo un aborto. Ma lo studio Turnaway, il principale studio americano che ha tenuto traccia dell’esperienza delle donne con gravidanze indesiderate e interruzioni volontarie, ha rilevato che gran parte delle persone provano sollievo dopo aver abortito—e continuano a provarlo per almeno cinque anni dopo l’operazione. Anche se i sentimenti possono essere sfaccettati e complessi, i dati dello studio Turnaway hanno dimostrato che, cinque anni dopo, l’84 percento delle donne avevano emozioni in gran parte positive o nessuna emozione al riguardo. Soltanto il 6 percento aveva una prevalenza di sentimenti negativi.

Vale la pena notare che non esistono documenti che certifichino alcun aborto volontario da parte di Monroe: il film non è biografico, bensì è basato sul romanzo Blonde di Joyce Carol Oates, che è a sua volta liberamente ispirato alla vita di Monroe.

Questo è un problema, secondo Herold, in parte perché non è chiaro che il film sia in larga parte romanzato. Le persone che lo guardano possono pensare che le scene dell’aborto si basino su fatti realmente accaduti. Ciò potrebbe influenzare la loro comprensione dell’aborto e del ruolo del personale sanitario che lo assiste in generale.

Verso la fine del film, Monroe ha un altro aborto: in questo caso un gruppo di uomini, compresi un medico e un poliziotto, la fissano per tutto il tempo. Compare di nuovo l’inquadratura da dentro la vagina. Una musica tetra e inquietante fa da sottofondo alla scena dell’operazione.

Ma ci sono altre scene che hanno un tono decisamente antiabortista. Poco prima che Monroe interrompa la sua prima gravidanza, va a trovare sua madre, ricoverata in un istituto. Mentre le fa il bagno, Monroe guarda sua madre e le dice: “Hai fatto la cosa giusta. Hai partorito. Hai avuto me.”

Secondo Spruch, immagini false come questa “servono soltanto a corroborare la disinformazione e a perpetuare lo stigma sulla salute sessuale e riproduttiva.”

“Ogni risultato di una gravidanza—specialmente l’aborto—andrebbe ritratto dai media con la giusta sensibilità, in modo autentico e accurato,” ha detto Spruch. “Abbiamo ancora molto lavoro da fare per assicurarci che ogni persona che interrompe volontariamente una gravidanza possa rivedersi sullo schermo. È un peccato che invece gli autori di Blonde abbiano deciso di contribuire alla propaganda antiabortista e di stigmatizzare le decisioni mediche di molte persone.”