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Mark Zuckerberg è passato dal Parlamento Europeo e non è successo assolutamente niente

Nella serata di ieri Mark Zuckeberg è stato ospite del Parlamento Europeo per un’audizione che ha visto la partecipazione del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e dei maggiori rappresentanti di coalizione.

L’incontro si proponeva di portare avanti il dibattito sul ruolo di Facebook e degli stati nazionali nella regolazione dei flussi dati provenienti dal social network e nella gestione delle informazioni sensibili degli utenti della piattaforma: le stesse informazioni che nel recente scandalo di Cambridge Analytica sono state fatte circolare in maniera eccessivamente libera e perfino utilizzate all’interno di processi di propaganda politica.

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Le intenzioni dell’udienza erano ottime, ma l’esecuzione è stata deludente — se non direttamente pessima. L’incontro si è svolto in poco più di un’ora (a differenza delle DIECI ORE del Congresso) e ha reso evidente un approccio decisamente più aggressivo da parte dei politici europei rispetto alle loro “controparti” americane, principalmente perché – a differenza degli Stati Uniti — la prossima entrata in vigore il 25 maggio della nuova normativa privacy europea (GDPR) che pone una solida base normativa a cui Facebook si dovrà allineare.

https://twitter.com/EP_President/status/996766251765682176

Dopo un discorso introduttivo in cui Zuckerberg ha ribadito per l’ennesima volta le sue scuse al mondo intero farcendole di intenzioni in salsa ampliamento personale per monitoraggio contenuti e dialogo con le nazioni per proteggere i processi democratici, è stato il momento delle domande da parte dei rappresentati parlamentari. È allora che si è dipinta una dinamica che, da perfetto ignorante di storia della geopolitica, definirei tipicamente europea.

I principali leader di coalizione si sono scagliati contro Zuckerberg inanellando una serie di domande e dichiarazioni estremamente puntuali e attuali — È stato Tajani stesso a definire, sin dall’inizio, il tono dell’intera udienza affermando che “I dati degli utenti sono diventati una risorsa di valore, e le persone sono disposte a pagare parecchio per ottenerli.”

La palla è poi passata a Manfred Weber, del Partito Popolare Europeo, che ha chiesto a Zuckerberg se Cambridge Analytica si trattasse “soltanto della punta dell’iceberg” e ha poi messo sul tavolo in termini chiarissimi il bisogno di “discutere la necessità di rendere pubblico e trasparente l’algoritmo del newsfeed di Facebook,” e ha concluso chiedendo al CEO “se crede che la sua azienda possa essere considerata un monopolio.”

È stato poi il turno di Syed Kamall, dei conservatori europei, che ha interpellato Zuckerberg circa faccende più tecniche come lo stato dei lavori sulla problematica del raccoglimento dei dati personali degli utenti che non sono iscritti a Facebook.

Si è poi aperto il sipario per Guy Verhofstadt che, in linea con il suo storico, ha dato il via a uno show piuttosto acceso e piacevolmente populista che aveva come superficie di fuoco più la figura di Mark Zuckerberg all’interno di Facebook che la piattaforma stessa: “Lei mi ricorda il protagonista di un libro, The Circle,” “Crede di essere in grado di sistemare la sua piattaforma?”, “Ho qui una petizione firmata da più di 1 milione di europei in cui vi si chiede di accettare delle regole.”

Sul finale si è praticamente aperto il circo, “Deve chiedersi come verrà ricordato: come un imprenditore al pari di Steve Jobs e Bill Gates, che è stato capace di arricchire il nostro mondo e la nostra società, o come un prodigio che ha creato un mostro digitale che sta distruggendo la nostra democrazia?”

Hanno seguito poi alcuni interventi degni di nota: Gabriele Zimmer, di Sinistra Unitaria Europea, ha interrogato Zuckerberg circa le attività di lobbying svolte da Facebook nei confronti dell’Unione Europea, evidenziando come “Negli ultimi anni ci sono stati vari rappresentati di Facebook qui nelle sedi dell’Unione Europea: 92 incontri dal 2014, milioni spesi per lavoro di lobbying proprio per spostare e modificare la GDPR. Continuerà così? Si continuerà a fare confusione tra mercato e società?”

È inoltre merito di Zimmer quello di aver messo sul tavolo un tema sociale estremamente urgente ma storicamente passato sotto il radar del dibattito pubblico sulla piattaforma, “Facebook è stato fondato come piattaforma hot or not per studenti, che cosa ha modificato Facebook nella sua filosofia per combattere sessismo e violenza contro le donne?” ha chiesto Zimmer facendo riferimento alle problematiche di stalking, cyberbullismo e account fake presenti sul social network.

Nigel Farage, dell’EFDD, ha discusso il tema delle fake news e sorprendentemente è stato l’unico a menzionare il rapporto tra crisi del giornalismo moderno e modifiche all’algoritmo del newsfeed di Facebook. I restanti interventi sono stati altrettanto puntuali e tecnici, e alla fine del round di domande si può dire con serenità che il Parlamento Europeo si era preparato per questa audizione.

Il problema è che Zuckerberg non ha risposto a nessuna di queste domande. O meglio, prima di tutto ha servito la solita poltiglia preparata che aveva già rifilato al Congresso il mese scorso, ma sopratutto non ha avuto il tempo pratico né per farlo né per essere messo sotto pressione dai parlamentari presenti.

Il format dell’audizione, infatti, aveva previsto di iniziare prima con il round di domande e di lasciare poi tempo alla fine a Zuckerberg per rispondere: peccato che conclusosi il round di domande i minuti da ordine del giorno rimasti per l’audizione si potevano contare sulle dita di due mani. Zuckerberg, durante il suo intervento di risposta, ha ricordato di “voler essere sensibile al tempo dedicato all’audizione”, di base ricordando ai presenti che tecnicamente la tortura avrebbe dovuto concludersi alle 19.20 di ieri sera (circa 15 minuti prima dell’istante in cui ha pronunciato queste parole).

https://www.youtube.com/watch?v=bL3QBNFqFR4&t=21s

Quando Tajani, a tempi già sforati, ha cercato di raccogliere l’ordine della sala per concludere l’audizione, sono stati i parlamentari stessi a insistere per continuare e a criticare il fatto che Zuckerberg non aveva mai davvero risposto ad alcuna delle domande che gli erano state poste — È stato infine chiesto a Tajani di raccogliere e consegnare le domande a Zuckerberg e pretendere delle risposte puntuali a stretto giro.

Non è chiaro chi abbia stabilito il format dell’audizione — benché si menzioni ad un certo punto durante l’audizione che sia stato Zuckerberg a richiederlo — il quale era chiaro a partire dai tempi programmati che non sarebbe stato adatto ad ospitare uno scambio del genere. Ho interpellato il Gabinetto del Presidente Tajani a riguardo e circa l’intenzione del Parlamento di sottoporre e richiedere risposte a delle domande importanti e che, sa da un lato rimarcano il ruolo dell’Unione Europea come fortunato faro nel dibattito globale sul rapporto tra Facebook e la propria utenza, dall’altra evidenziano in maniera lampante quanto, durante questa attesa audizione, non sia successo assolutamente nulla.

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