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Cibo

I bambini di strada cucinano il miglior cibo di Yangon

Un’iniziativa nella città birmana insegna ai bambini di strada e ai giovani marginalizzati come diventare dei cuochi provetti.

Myat Thu lavora in un bellissimo, seppur fatiscente, palazzo coloniale dalle pareti gialle e rosa nel centro di Yangon. Lo osservo mentre pulisce il tavolo di un turista europeo di mezz'età, al quale poi domanda se il cibo sia stato di suo gradimento. “Era delizioso,” ribatte l’europeo. E Myat Thu se ne torna sicuro di sé in cucina.

Myat Thu ha capito di doversene andare via di casa a 19 anni, dopo un litigio molto pesante con suo padre, un uomo violento. Purtroppo, però, non aveva esattamente idea di dove andare. La prima opzione che gli si era presentata davanti agli occhi era quella d’intraprendere una vita pericolosa per le strade della città, fino a quando non si è ricordato di un post su Facebook del Link Age Restaurant, un ristorante nato da un’iniziativa benefica che fornisce alloggio a dozzine di giovani birmani allo sbando, e che insegna loro a cucinare. Il Link Age Restaurant è ciò che Myat Thu chiama casa da ormai quattro mesi.

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Aperto da Khin Hnit Thi Oo nel marzo del 2011, dopo aver vinto una donazione di 15000 euro dal governo francese per il progetto, il Link Age Restaurant vanta ora un personale di 48 giovani ragazzi, Myat Thu incluso. Sebbene, a oggi, non siano disponibili statistiche ufficiali, il numero dei bambini che vive per le strade di Yangon è in costante aumento, soprattutto a causa delle migrazioni dalle zone rurali a quelle urbane, al boom delle nascite e alle conseguenze della crisi economica. Per le strade di Yangon è quindi facile imbattersi in bambini che chiedono l’elemosina o che si svendono per piccoli lavoretti, per non parlare di chi, invece, si dà al crimine. Le bambine e le giovani donne sono particolarmente vulnerabili in questo contesto, perché possono facilmente cadere fra le mani di chi gestisce il traffico d’esseri umani o della prostituzione (purtroppo tutta la fetta di popolazione povera della Birmania non è immune a simili pericoli).

Hnit Thi Oo.

Nonostante Hnit Thi Oo non si sia mai ritrovata a vivere per strada, la proprietaria del ristorante non può definirsi totalmente estranea alla povertà. Nata da una madre single, Hnit Thi Oo ha passato l’infanzia senza poter contare né su di una casa stabile, né sul sentirsi e benvenuta dagli zii e dalle zie da cui soggiornava.

Nel 1988, quando Hnit Thi Oo aveva solo nove anni, le scuole birmane hanno chiuso per un anno. Ritrovatasi senza niente da fare, Hnit Thi Oo si è messa quindi a imparare l’inglese. A 13 anni ha iniziato a lavorare come cameriera per poter proseguire gli studi, arrivando a iscriversi in università nel 1996. L’idillio universitario s’interrompe quando il governo birmano decide di chiudere le università per ben quattro anni, lasciando a Hnit Thi Oo il tempo di lavorare come guida turistica e d’imparare il francese.

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Gli sforzi e la resilienza della donna vengono ripagati nel 2002, quando vince una borsa di studio erogata dal governo francese per laurearsi in amministrazione aziendale a Parigi. Dopo la triennale nella capitale francese, Hnit Thi Oo passa gli anni della magistrale in Thailandia, specializzandosi in gestione dello sviluppo locale e approfondendo le tematiche legate alle migrazioni delle popolazioni rurali birmane dalle campagne alle città.

Durante tutti questi anni, però, la passione per il cibo e per la solidarietà non si sono mai assopite nel cuore della donna. E sebbene il Link Age Restaurant sia il frutto diretto del suo ingegno, Hnit Thi Oo continua a servire ai tavoli del ristorante assieme ai suoi ragazzi salvati dalla vita di strada. Inoltre, essendo il Link Age Restaurant un’organizzazione no-profit, Hnit Thi Oo deve continuare a lavorare come guida e traduttrice per riuscire a mantenersi.

Adolescenti al lavoro nel ristorante.

“Si può dire che il ristorante sia il palco migliore per mostrare tutte le mie abilità. Gestisco un locale e moltissimi dei giovani ragazzi che lavorano qui vengono dalle zone rurali di Yangon,” mi racconta la donna, con un sorriso stampato sul volto.

Le entrate percepite dal ristorante finiscono tutte nelle buste paga e nelle tasse scolastiche del personale e, ovviamente, coprono anche le spese di gestione del locale.

“I camerieri e gli chef sono una piccola parte del nostro progetto. Se i ragazzi che vengono qui hanno meno di 15 anni, non li facciamo lavorare. Li spediamo a scuola e piaghiamo per la loro istruzione. Cerchiamo modi diversi per supportarli,” continua l’imprenditrice.

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I bambini di strada sono degli esseri umani complessi, proprio come lo siamo io e te. Non tutti vogliono diventare cuochi e noi insegniamo questo mestiere solo a chi desidera e mostra interesse per diventarlo.”

Parte del progetto di Hnit Thi Oo consiste infatti in collaborazioni con capocuochi disposti a insegnare a chiunque sia interessato a destreggiarsi fra i meandri della cucina birmana. E tutto ciò che ne esce poi fuori, dall’insalata di melanzane grigliate alle minestre al limone, dai curry ai gamberetti ai dolci, rivela perfettamente quanto entusiasmo, talento e passione si celino dentro a questi bambini.

Hnit Thi Oo tiene inoltre a puntualizzare come ogni cuoco nuovo e formato che nascerà al ristorante, racchiuderà dentro di sé tutto il potenziale necessario a dar vita a un effetto farfalla su tutta la sua comunità. È molto fiera soprattutto di un suo ex studente, perché appena tornato dalla propria famiglia, nel problematico Stato Karen, si è subito attivato per lavorare come chef e istruire altri bambini. Con il suo salario è anche riuscito a pagare gli studi ai suoi fratelli.

Molti dei nostri apprendisti sostengono economicamente le proprie famiglie”. Quando poi si rendono conto di star creando qualcosa di bellissimo in cucina, che nutre le persone, sentono anche le loro identità cambiare, perché non si percepiscono più solamente come “dei bambini di strada.”

Torniamo a Myat Thu. Il giovane ragazzo mi racconta di quanto si senta appagato ogni volta un cliente esce dal ristorante soddisfatto, del suo amore per il cibo e di quanto si senta incentivato a continuare a lavorare per aiutare i fratelli, che vivono ancora con il padre. Sogna di essere assunto in una nave da crociera un giorno, e di sostenere così la propria famiglia. Hnit Thi Oo è certa Myat Thu ce la farà.

“Il mio piatto preferito è il pollo in salsa agrodolce,” conclude Myat Thu, con un sorriso timido sulle labbra. “Spero di riuscire a cucinarlo alle mie sorelle, prima o poi.”