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Un senatore leghista ha detto che 'prima o poi' in Italia l'aborto scomparirà

In un'intervista rilasciata a La Stampa, Simone Pillon ha detto che "oggi non ci sono le condizioni per cambiare la 194, ma anche noi ci arriveremo, come è successo in Argentina."
Foto via Facebook.

Simone Pillon è un senatore leghista e uno dei membri fondatori del comitato Family Day, nonché "marito, padre, catechista, avvocato, già Presidente Forum Famiglie Umbria," secondo la sua bio su Twitter. Tra gli argomenti che gli stanno più a cuore ci sono la famiglia tradizionale, l'abolizione delle unioni civili, la lotta contro la pratica dei "bambini comprati online", la cancellazione delle "incrostazioni genderiste" lasciate dallo scorso governo, e in generale il manifestare assenso nei confronti del ministro della Famiglia Fontana con tweet e repost.

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Se il fatto che la Lega abbia inglobato istanze ultracattoliche al suo interno non è certo notizia recente, e d'altra parte Pillon dice di non ritrovarsi nella definizione di cattolicesimo integralista, non possono però che fare riflettere le sue dichiarazioni pubblicate ieri sul La Stampa. In relazione alla decisione del Senato argentino di non legalizzare l'aborto nel paese, il senatore col papillon ha sostenuto che, "Oggi non ci sono le condizioni per cambiare la 194, ma anche noi prima o poi ci arriveremo, come è successo in Argentina."

Inutile forse sottolineare le differenze tra i due paesi: in Argentina prima della proposta di legge approvata alla Camera ma respinta al Senato c'erano stati numerosi altri tentativi falliti per rendere più permissiva la legislazione sull'interruzione di gravidanza—che ad oggi resta possibile solo nei casi di stupro e pericolo per la vita della madre—interruzione di gravidanza che invece in Italia è legale nei termini regolamentati dalla legge 194 del 1978. Cioè è legale da 40 anni, nonostante le percentuali di medici obiettori e altre amenità ne inficino l'attuazione. Al di là di questo, Pillon sostiene che se è vero che mancano oggi i numeri in Parlamento per modificare sin da ora la legge, quello che è auspicabile da subito è l'applicazione della "prima parte della 194, puntando all'obiettivo 'aborti zero'."

La parte del testo di legge a cui Pillon si riferisce è quella secondo la quale "Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio," e di conseguenza, stante il diritto delle donne di avvalersi della possibilità di abortire, consultori e altri enti devono contribuire "a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza."

"Occorre aiutare le donne che vogliono abortire perché si trovano in difficoltà economiche e sociali," continua Pillon, decidendo di ignorare che non si possono decontestualizzare a piacimento dei punti di una legge. "Le politiche che il ministro Fontana intende fare, con importanti aiuti alle famiglie, vanno in questa direzione."

Vale sempre la pena sottolineare, anche se ormai dovrebbe essere chiarissimo a tutti, che le donne e le loro fantomatiche difficoltà con posizioni di questo tipo non c'entrano un bel niente. Non solo, ovviamente, l'opposizione alla legge 194 è un cavallo di battaglia del conservatorismo cattolico italiano e del "popolo della Famiglia" di cui Pillon è il capostipite. In questo momento storico di convergenza tra i valori della destra e i valori dell'ultracattolicesimo, il senatore leghista ha dichiarato che procreare è necessario perché "altrimenti nel 2050 ci estinguiamo come italiani," reiterando la bufala della "sostituzione etnica" che rappresenta una delle ossessioni principali di Salvini e dei suoi.

Buon lunedì a tutti.