Primitive Music di Machweo è un'improvvisazione irripetibile

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Musica

Primitive Music di Machweo è un'improvvisazione irripetibile

Ascolta in anteprima il nuovo album di Machweo, un'opera spirituale elettronico/organica completamente improvvisata.

Machweo non si è mai ripetuto, di album in album. Nel 2013, quando fece uscire il suo esordio Leaving Home, sembrava in fotta con i ritmini clicchettanti e gli strati di suono luminosi mezzi ambient. Poi scrisse un pezzo tutto pulsante e umido col basso suonato dal vivo, "Tramonto", che sembrava portarlo verso una concezione organica della materia elettronica. E invece all'inizio del 2016, in Musica da festa, prese la grande dance italiana degli anni Novanta e la sottopose a un processo di de-zarrificazione, distillandola in tracce adatte idealmente sia per smuovere un dancefloor che per riempire l'aria di una sera troppo silenziosa.

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Il Machweo di Primitive Music, il suo nuovo album, è ancora una volta qualcosa di diverso. Gli chiedo se la sua iscrizione al conservatorio di Bologna è da considerarsi il principale motivo di questo suo nuovo corso organico, spirituale e basato su pratiche radicali; lui mi racconta che lo è solo in parte. Quello che ci siamo detti lo potete leggere qua sotto, dopo lo streaming esclusivo dell'album, che uscirà per l'etichetta americana Lefse.

Primitive Music è un'opera viscerale e pulsante, pensata come singola composizione e suddivisa poi in tracce per il consiglio di un grande dell'elettronica internazionale che, il caso ha voluto, Machweo ha conosciuto grazie a uno scambio su Messenger. È stata scritta con una partitura intuitiva, cioè uno spartito non convenzionale il cui autore può creare simboli dai nuovi significati da far leggere ai musicisti che lo eseguiranno. È bello ascoltare l'album sapendo di questa sua forma primordiale, e immaginare come le dita e le menti dei ragazzi che lo hanno suonato (in una sola, irripetibile performance che è diventata l'album stesso) hanno reagito alle istruzioni di Machweo.

Noisey: Ripercorriamo il percorso musicale che ti ha portato a Primitive Music? Può essere utile anche a chi non ha mai sentito niente di tuo per farsi un'idea di quello che sei stato e sei.
Machweo: Ho cominciato ad ascoltare musica in modo consapevole alle medie legandomi al punk. Poi rimasi folgorato al liceo per il grunge e lo shoegaze, colpa di In Utero dei Nirvana e di Loveless dei My Bloody Valentine. Essendo del '92 quindi ho visto internet nascere e prendere la sua forma da consumer, e come è cambiata la fruizione musicale in tutto questo. Ho iniziato a mettere dischi a 17 anni al Mattatoio di Carpi, il locale che mi ha formato umanamente e musicalmente. Ero molto legato all'ambiente musicale che ci gravitava attorno. Era il grande mare dell'indie rock… uno dei miei dischi preferiti di sempre è Is This It degli Strokes, per dirti. Ero tanto legato alle chitarre.

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E l'elettronica?
Quella da club mi accompagnava dai ricordi di ragazzino, quando si facevano le feste. Mi piaceva molto per la fisicità e la melodia. Roba tipo Gigi D'Agostino. Vengo dalla provincia del sud Italia ed è difficile trovare altro! Poi Musica da festa è stato influenzato da quella roba, me la porto come parte formante della vita. E poi ci fu un live al Mattatoio, organizzato al ragazzo che faceva i festival Ctrl + C e Node a Modena, di Shlohmo, Soosh e Salva. Quella data mi ha cambiato la vita, musicalmente parlando. Ho scoperto che c'era qualcosa che volevo fare ed era quello. Aveva nevicato un botto, l'Emilia-Romagna era bloccata e quindi non c'era nessuno. Eravamo in dieci a vedere 'sto live incredibile. Poi da lì è nato il viaggio che mi ha portato a Primitive Music.

Che cosa avevi in testa mentre registravi il tuo primo album, Leaving Home?
Shlohmo, Baths, Groundislava, quella gente lì. C'era 'sta famosa scena di beatmaker di Los Angeles… cazzata mediatica allucinante, perché poi ognuno ha preso le sue strade. Ma era quello che ascoltavo, nonostante fosse una definizione data a casissimo. Riconosco che quell'album era una serie di piccole cover di altri, ma penso sia normale.

Poi in Musica da festa hai integrato nel tuo discorso la dance anni Novanta. C'è stato un punto esatto in cui l'hai rivalutata?
È che ti dicono che quella roba lì fa cagare. Ma poi ti rendi conto che in realtà non te ne frega un cazzo di quello che pensano le persone. Io non è che rivaluto culturalmente Gigi e il mondo che lo circonda. Vai a vedere chi frequenta quel tipo di serate al Sud e chi le frequentava in quegli anni: sono persone con cui non ho niente da spartire, culturalmente. Ma sticazzi, è una roba che mi piaceva, che tuttora ascolto e mi diverte ascoltare. Non vedevo un motivo vero per cui vergognarmene, anzi ero estremamente affascinato dai DJ set che vedevo su YouTube di quella gente lì. Con molta onestà intellettuale, mi sarei divertito tantissimo a ballare la roba di Franchino e Ricky Le Roy. Non ho mai capito perché esistano culture di Serie A e culture di Serie B. Ho letto pareri a riguardo, su come [la dance anni Novanta] appartenga a una sfera politicamente schierata in quanto musica da maschio alfa, ma non vedo questo nesso in maniera così netta. Era un periodo in cui ascoltavo un sacco di quei DJ set e mi sono fatto un trip pensando che sarebbe potuto essere bello farne parte. Anche se Musica da Festa non c'entra un cazzo: prendevo quelle atmosfere e le rendevo un pochino più rarefatte, sollevate e affini al resto della musica che mi piace.

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Fotografia di Nicola Galli.

Il grosso cambiamento, a livello sonoro e di influenze, è avvenuto quando ti sei iscritto al conservatorio?
Io faccio musica elettronica, che sarebbe meno fuorviante chiamare musica elettroacustica. Il conservatorio è un ambiente in cui ho capito che non sei proprio un freak se ascolti altro e se hai le orecchie pronte a sentire e suonare robe a cui prima non sognavi neanche di approcciarti. È stato più un mezzo grazie al quale ho capito che si può essere radicali, ed è una scelta politica e personale esserlo. Prima avevo più paura di sembrare un radical chic del cazzo perché ascoltavo quello che in quel momento della mia vita mi stava piacendo ascoltare.

Per "radicale" cosa intendi, esattamente?
Per esempio alle forme di jazz radicale, che sono bellissime ma difficili da ascoltare perché fatte di dissonanze, pezzi astruttrati. O alle forme di improvvisazione alla Terry Riley, nate come forma di rottura con l'Occidente. Entrambe scelte politiche.

Erano forme musicali a cui ti eri interessato anche prima di studiarle?
È stata una coincidenza. Erano cose che mi erano sovvenute in quei periodi, poi ho scoperto che in conservatorio le affrontavi in modo critico, e questo mi ha portato a stargli addosso, approfondirla sempre di più. Poi ho capito che cose come il free jazz o Terry Riley sono tra le meno radicali che puoi ascoltare. Faccio fatica ad ascoltarne alcune, soprattutto se si parla di elettroacustica. Un esempio potrebbe essere De Natura Sonorum di Parmegiani, che indaga la natura dei suoni. È un bell'esempio di musica elettroacustica, un ascolto difficile ma per me bellissimo.

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E come definiresti l'ambiente in cui ti sei trovato, a livello umano? Si percepiva una voglia di collaborare, tra voi studenti?
Sì, è una bella fucina. È un ambiente tanto conservatore, e anche le forme più progressiste della musica degli anni Settanta e Ottanta come il jazz e l'elettronica vengono conservate. La contaminazione non è vista particolarmente di buon occhio dai professori. Chi lavora in quell'ambiente è comunque un accademico. Alcuni studenti invece se ne fregano e apprezzano la collaborazione. Come tutti i musicisti hanno un grandissimo senso dell'ego, ma è ovvio che sia così. I ragazzi che suonano nel disco e suoneranno con me dal vivo, a parte il chitarrista che è un mio caro amico, li ho beccati lì e siamo diventati amici solo in seguito. E non hanno titubato un minuto a dire "Ok, facciamo 'sta roba", anche se era molto lontana da quello che ascoltavano.

È una forzatura dire che Primitive Music sia figlio della tua esperienza in conservatorio?
Un pochino sì. Lo spiritual jazz e le robe africane meno storicizzate in conservatorio non si studiano. Sun Ra non si studia, anzi! I nostri professori sono tutti allievi di Luciano Berio, in un modo o nell'altro, e quindi sono legati a un certo tipo di musica elettronica. Il minimalismo, dagli accademici, è visto come il pop della musica radicale, e i compositori come popstar. Philip Glass è l'esempio maggiore, ma anche Steve Reich. Quello che sta al confine, che ho studiato e abbiamo suonato, e non sarebbe d'accordo su come si studia la musica in conservatorio adesso, è John Cage. Lui si studia come si studia Stockhausen. Però non faremo mai un pezzo di Reich. Però si fa ogni tanto "In C" di Riley perché fa suonare assieme quelli che suonano elettronica con quelli che suonano strumenti.

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Cosa significa, per te, "primitivismo" in musica?
Per me la musica primitiva, da cui il nome dell'album, è legata a un concetto di fisicità e ritualità. È un disco molto istintivo, improvvisato, suonato di pancia e con una fortissima dose di ritualità. Questo è primitivismo in musica, per me. Come se uno disegnasse un quadro con fortissimi colori primari che rappresenta un concetto molto semplice ma è molto complesso dal punto di vista esecutivo. Anche la copertina, che ho disegnato io, rispecchiava l'idea di musica che avevo per il disco, per cercare di rafforzare quest'idea che sarà difficilissimo venga fuori. Perché dici che sarà difficile?
Ho amici che l'hanno ascoltato, e per loro è un disco post-rock. per me non c'è niente di male, ed è sempre colpa dell'autore se quello che volevi trasmettere con la musica non viene trasmesso. È una cosa che il conservatorio mi ha lasciato: se non capisci una cosa non sei coglione te.

A livello pratico, eri tu a dirigere il flusso sonoro?
Sì, in modo abbastanza dispotico! L'approccio era "Se volete suonare con me, è così". Come è giusto che accada ho accolto idee che sono poi diventate parte del disco. Ma il disco nella mia testa era quello, suonava in quel modo e avremmo suonato fino a farlo diventare proprio così. E poi era una partitura intuitiva, non c'erano note. L'unica cosa fissa era la durata, 45 minuti.

Puoi provare a spiegare a parole che cos'è una partitura intuitiva?
È un disegno che rappresenta l'andamento di un pezzo. Nel caso di Primitve Music, era una linea che rappresentava l'intensità corale e delle linee più fitte che rappresentavano la densità degli strumenti, la stratificazione. In una partitura intuitiva puoi fare quello che vuoi, ti inventi dei simboli e gli dai un significato. Siamo partiti dicendo "Ok, il pezzo suonerà in questa chiave, do diesis maggiore. Questo è l'andamento. Iniziamo, di pancia". A rischio di sembrare antipatico, mi è capitato di fermare le prime due o tre prove nonostante fosse un'improvvisazione perché avevo in testa in modo chiarissimo quello che volevo. La volta che abbiamo deciso di suonarlo tutto dall'inizio alla fine, alla seconda prova con i microfoni, ci è venuto così bene che è diventato il disco. L'abbiamo rir-egistrato mille volte, abbiamo passato un'estate d'inferno nel mio scantinato a Bologna, ma non ci è mai più venuto come quella volta. Abbiamo deciso, su consiglio di tantissime persone di cui mi fido, di dividere il pezzone da 45 minuti invece di tenerlo interno. Ma la divisione è stata fatta con fade in e fade out tra le parti, o distacchi diretti. Volevo parlarti della suddivisione del pezzo in tracce. L'impressione che mi ero fatto è che a te non sarebbe fregato niente di proporre un unico pezzo da 45 minuti, e quindi quando ho visto la divisione…
Per me è stata una sofferenza atroce!

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Quindi chi è che ti ha convinto?
Non so se metterlo nell'intervista, ma è stato James Holden a dirmelo.

E come hai conosciuto James Holden?
Ho sempre un po' di imbarazzo a parlarne perché ho paura che si prenda male! Penso sia la persona più gentile che ho conosciuto in tutta la mia esistenza. Stavo lavorando al disco e usavo il suo strumento MIDI, un Humanizer, una roba che fa suonare gli strumenti elettronici come se fossero suonati da persone vere. Avevo un problema con il suo plugin e non mi spiegavo perché non funzionasse con alcuni parametri. Non esiste un'assistenza della software house che lo produce se non Holden in persona, a cui ho scritto un pippone tecnico su Messenger. Lui mi ha risposto dopo due ore con una gentilezza incredibile con un altro pippone tecnico. E mi ha detto, "Se vuoi dammi la tua mail che ti mando il plugin che non ha ancora rilasciato." La persona più gentile della Terra cazzo! Parte la chiacchiera per email, e il giorno dopo annunciano un suo live in Salento dietro casa mia. Quante probabilità c'erano? Lì ho detto: "È uno dei miei artisti preferiti, ho una stima incredibile, mi piacerebbe conoscerlo, proviamoci. Gli ho chiesto se voleva fare un giro il giorno dopo il concerto restando in Italia, e così ci siamo conosciuti di persona. Da lì è nata una corrispondenza per email e ho tratto un sacco di cose da quello che mi ha detto. Mi fa che era molto difficile da fruire. Preferiva artisticamente la parte intera.

È molto bella come cosa, perché a livello di approccio sonoro si sente un filo rosso che collega l'ultimo Holden, quello di The Animal Spirits, con Primitive Music.
Tra l'altro il disco era finito prima di The Animal Spirits! Era pronto già nell'estate 2016.

Ti dà fastidio il fatto che il pezzo, nella forma in cui è stato registrato, sia praticamente irripetibile dal vivo?
Ho una paranoia enorme. Sono ossessionato dal live perché non riesco più a ritrovare l'energia che avevamo durante le registrazioni. È molto difficile portare quei suoni caoticissimi in un live professionale, perché comunque per fortuna i palchi che sembra potrò calcare mi permetteranno di farlo. Il mio interesse più grande, in questo momento, è riuscire a portare un live che sia degno.

Un paragone un po' scontato che inconsciamente mi è venuto è quello tra primitivismo e natura. Ma mi chiedo se sia una sorta di meccanismo mentale che ti porta ad associare queste sonorità alla purezza…
Io ho fatto scienze naturali per tre anni! A me piace l'idea che la musica sia legata a un'idea di natura, ma non a un'idea di natura ostentata. Non farei mai attivismo contro il surriscaldamento globale, roba alla "andiamo ad ammazzare quelli che fanno i balenieri". Ma quella componente esiste perché me la porto dentro. Sempre per il fatto, e questo termine ricorre spesso in quest'intervista, che fare musica è una scelta politica, etica, intellettuale.

Primitive Music esce venerdì 2 marzo per Lefse Records. _Elia è su Instagram: [@lvslei ](https://www.instagram.com/lvslei/)_Segui Noisey su Instagram e Facebook.