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La quarta stagione di Bojack Horseman è una seduta dal tuo terapeuta

Ed è per questo che dovremmo tutti guardarla, non solo per farne screenshot da postare su Instagram.

Questo post parla della quarta stagione di BoJack Horseman. Se non l'avete ancora vista, occhio agli spoiler.

L'altro giorno sono andato a correre. Non lo facevo da anni, ma ho corso 12 chilometri. Quando sono tornato a casa sono svenuto e ho pensato a BoJack Horseman. Accasciato in terra a pensare a un cavallo, chi l'avrebbe mai detto?

Chi si ricorda il finale della seconda stagione sa che non sono del tutto svitato. La stagione, infatti, si chiude con BoJack che tenta di riprendere in mano la sua vita dopo un lungo periodo di depressione e abuso di alcol e farmaci. Sta correndo, arriva in cima a una salita e scontrandosi con l'inattività fisica si sdraia a terra affannato. Poi arriva una sorta di babbuino fricchettone e dice a BoJack che tutto può diventare un po' più facile. Bisogna solo farlo poco alla volta e tutti i giorni e che, quindi, ci vuole tempo.

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Nella quarta stagione di BoJack Horseman, il tempo ha un ruolo fondamentale. Ci sono salti temporali, relazioni vittime del tempo, e soprattutto il tempo d'assenza dalle scene di BoJack permette lo sviluppo dei personaggi comprimari. Mr. Peanutbutter è in corsa per la poltrona di Governatore della California, Principessa Carolyn, l'agente di BoJack, affronta una relazione con un topo e il desiderio di diventare madre e Diane, blogger prigioniera del clickbait, prosegue il suo matrimonio con Mr. Peanutbutter. Ah, poi c'è Todd, che sembra diventare protagonista della sua vita, fa i conti con la sua asessualità, sfila in passerella e vola su un trono-drone.

Basta scorrere sul feed di Facebook o Instagram per vedere come le scorse stagioni di BoJack Horseman siano state un tassello importante nel ribaltamento della concezione della depressione in un certo tipo di cultura pop. Per anni la depressione è stata utilizzata come un espediente per parlare di… (vedi tutti i film che tua zia ha in VHS accanto a Titanic o Harold e Maude). Negli ultimi anni, invece, la depressione è stata interiorizzata e non è più qualcosa di strano, traumatico e che va osservato da lontano.

È un bene o un male? Non lo so, sta di fatto che ora c'è. E credo che gli sceneggiatori dietro a BoJack Horseman se ne siano accorti. La depressione, l'incapacità di comunicare, la disattenzione per ogni raccomandazione esterna e l'insoddisfazione personale rimangono temi portanti ma non fondamentali. In contrasto con le scorse stagioni, per la prima volta sono il mondo e le persone intorno a BoJack a sgretolarsi, e non lui. Così, tutte le puntate lasciano spazio a un'altra serie di temi—primo fra tutti, quello della famiglia.

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È strano, lo so, ma si parla di traumi intergenerazionali, ricerche genealogiche e l'odio verso le persone che ami di più.

Le due puntate migliori, infatti, parlano di come dovremo fare i conti in eterno con l'incapacità di superare alcuni traumi familiari. Una racconta della futura nipote di Principessa Carolyn, mentre nell'altra si ricostruisce il passato di BoJack tramite i ricordi frammentati della madre malata di demenza: entrambe, dopo averle viste, mi hanno fatto venire voglia di prendere il telefono e chiamare persone che non sentivo da tempo. E poi c'è Hollyhock, una giovane donna che si unisce alla vita di BoJack. Lei cerca la verità sulla sua famiglia e diventa improvvisamente la cosa più importante che BoJack abbia mai avuto, spazzando via il suo cinismo con un ritrovato senso di responsabilità.

Sì, lo so, lo so: sembra tutto un gran casino, ma la verità è che tutta la serie lo è. Rispetto alla linearità delle stagioni passate, qui ci sono trame intrecciate in modo significativo. Sembra che nessuno dei protagonisti sappia realmente cosa succede nella vita dei loro amici: è servito un disastro naturale per farli riunire tutti in un episodio. E ancora una volta, l'episodio finisce con BoJack e Diane sbronzi su un divano con Diane che tenta di capire chi è veramente e a come non mandare a puttane il suo matrimonio.

Certo, non mancano i momenti d'ilarità, l'ironia nei confronti del mondo di Hollywood e la critica alla attuale situazione politica americana: in un'intervista a Indiewire, infatti, il creatore della serie Raphael Bob-Waskberg ha detto che, alla luce degli eventi politici, non sarebbe stato in grado di continuare a scrivere BoJack Horseman allo stesso modo. Invece delle "piccole ipocrisie da ricchi liberal," ha voluto concentrarsi su come il paese stava affrontando l'elezione di Donald Trump. Tutta la campagna elettorale di Mr. Peanutbutter, è infatti, un chiaro riferimento alla corsa presidenziale di Trump, al populismo, alle fake news, al fanatismo e, più in generale, alla follia. Quando Trump è stato effettivamente eletto gran parte della stagione era già stata scritta, ma Bob-Waskberg ha già detto che quest'aspetto verrà approfondito nella quinta stagione.

Nella quarta, intanto, la cosa più importante resta il tentativo disperato di tutti i protagonisti di salvare le proprie relazioni e affrontare i propri dilemmi familiari—d'altronde, non è proprio di questo che parli quando vai dalla terapista?

E anche se spesso ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a una minestra riscaldata, specie nei momenti tipo Adesso Bojack Horseman vi mette un po' di depressione come piace a voi, alla fine, dopo aver visto l'ultimo episodio della stagione, ho mandato una email a mio padre. Non ci parlo da un bel po'. Gli ho scritto "Ciao, come stai?" e ho chiuso il computer con un sorriso. Era un sorriso amaro, ma pur sempre un sorriso—esattamente come quelli che ti fa fare la quarta stagione di Bojack Horseman.

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