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Musica

La Zumba può svoltarti la carriera

The Outline ha raccontato perché, per gli haitiani, la Zumba sia qualcosa di serio e non soltanto una scusa per far infilare i pantacollant a vostra madre.

Sono più o meno cinque anni che la parola "zumba" ha cominciato a comparire nel vocabolario comune italiano. Semplificando, è una sorta di ballo di gruppo-misto-fitness in cui varie tradizioni musicali dell'America Latina vengono frullate assieme e usate come base per far sudare—e, in teoria, divertire—i partecipanti alla lezione di turno. Ci sono la salsa, la bachata, il merengue, il reggaeton, la dancehall e così via. Zumba non è però né un concetto astratto né una pratica condivisa: è proprietà intellettuale della Zumba Fitness, LLC, una società a responsabilità limitata fondata dal colombiano Alberto Perez verso la fine degli anni Novanta. Perez si trovò qualche socio e cominciò prima a vendere videocassette tramite infomercial e poi a espandersi sul versante organizzativo. Zumba non fa pagare una licenza per l'uso del nome "zumba", ma richiede agli istruttori di seguire un corso di formazione. Riesce però a trarre un profitto dalla vendita di materiale brandizzato, DVD, corsi d'aggiornamento approfonditi, eventi e annesse sponsorizzazioni, convention e crociere tematiche. In un interessante articolo pubblicato da The Outline, disponibile anche sotto forma di podcast, il giornalista ed etnomusicologo americano Ian Coss ha viaggiato fino a Port-au-Prince, capitale di Haiti, per analizzare le ricadute economiche che la Zumba può avere sulla carriera degli artisti le cui canzoni vengono inserite nelle compilation ufficiali della compagnia. Se sapete bene l'inglese potete smettere di leggere anche subito e usare i link qua sopra; altrimenti, qua sotto trovate, un breve riassunto del reportage di Coss.

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Quello qua sopra è il video di "Bouje" di J. Perry—soggetto dell'articolo di Coss—assieme al cantante reggae francese Admiral T. Perry ha 28 anni ed è nato e cresciuto ad Haiti, uno dei paesi più poveri, corrotti e piagati da una forte disuguaglianza sociale dell'America Centrale. Fare musica in un luogo simile significa, da un lato, inserirsi in un flusso costante di stimoli e possibilità di essere ascoltati data la gestione anarchica del suono tra le strade delle città; dall'altro, dover accettare la mancanza della classica organizzazione discografica che vige in Occidente. Ad Haiti il concetto di royalties non esiste, radio e televisioni non sono tenute a ricompensare gli artisti per la musica che trasmettono e i CD vengono copiati e venduti a circa un dollaro l'uno per strada. L'unico modo per guadagnare qualcosa con la propria musica, in breve, è suonarla dal vivo o sfondare all'estero.

Conscio della sua condizione, Perry registrò il suo primo album interamente in inglese. Quando il disco era praticamente già stato mandato in stampa, però, si trovò a lavorare a un beat su cui si decise a cantare in lingua creola. Il risultato fu "Dekole", un tradizionale banger latino che diventò nel giro di poco una hit a livello nazionale. Perry venne contattato da un manager, Joe Mignon, che lo prese sotto la sua ala e lo presentò ai proprietari di Zumba.

Per dare materiale con cui lavorare ai propri istruttori, Zumba produce CD e DVD che vengono spediti regolarmente. Le playlist non vengono imposte: viene solo dato un pool di canzoni da cui attingere, per la maggior parte prodotte ad hoc dalla compagnia. Ma per il resto si tratta di canzoni di artisti che hanno stretto accordi commerciali con Zumba e hanno scelto di concedere i loro pezzi alla compagnia. La musica di Perry, seguendo quest'ultimo processo, ha cominciato quindi a finire nei timpani di centinaia di migliaia di persone in giro per il mondo. Dice Perry:

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"Quando ho cominciato a lavorare davvero con Zumba, tutti i miei amici mi prendevano in giro. Mi dicevano che ora facevo Zumba, e io, "No, non faccio Zumba; faccio musica per Zumba." Quando ad Haiti si sono resi conto quello che la Zumba stava facendo per me l'hanno fatta finita."

Il video di "Dekole" di J. Perry.

Carl-Frederick Behrmann, proprietario di Baoli Records, etichetta di Perry, lo definisce "un artista globale" e spiega a Coss come analizzando i suoi stream e le sue vendite ci si rende conto di quanto variegata sia la provenienza della sua audience—"dall'Australia all'Irlanda al Brasile", dice. Spiega inoltre che Zumba non dà solo visibilità a Perry ma ha stretto anche con lui accordi commerciali: la pubblicità della crociera ufficiale della compagnia usa infatti un suo pezzo come colonna sonora. E ancora:

"[Zumba] è un'organizzazione davvero potente. La gente tende a minimizzarla, pensa alla Zumba come a una semplice compagnia di fitness. Ma è molto di più; è un culto. Se vai su YouTube e scrivi "Dekole choreography" troverai letteralmente dieci, quindicimila coreografie diverse fatte e filmate da persone diverse. E tutte fanno views, e anche se sono solo un migliaio a video veniamo pagati da Zumba per quel migliaio. È un effetto a catena."

Perry sostiene che potrebbe continuare a fare musica per Zumba "a vita", ed essere totalmente a posto a livello economico. D'altro canto, sta collaborando con un'organizzazione che lavora con i nomi più grandi del mondo latino: Pitbull, Shakira, Daddy Yankee—che ha persino scritto scritto una canzone per la compagnia con annessa coreografia ufficiale. L'ecosistema del pop è ormai accogliente per chiunque faccia musica latina, come il successo internazionale di "Despacito" ha ormai ampiamente dimostrato, come se la famiglia Iglesias e il suddetto Daddy Yankee, per dirne solo un paio, non avessero già generato miliardi di views con i loro video. Ma la provenienza di chi fa musica ha ancora un peso sul potenziale del suo successo—è più facile accorgersi di una corrente musicale e riprodurla in una sua versione whitewashed piuttosto che andare a conoscerla e farsi accogliere in essa portandola a orecchie internazionali—e anche solo essere notati da un'etichetta tradizionale non implica alcuna garanzia di carriera a lungo termine. Zumba bypassa invece qualsiasi struttura discografia tradizionale e si qualifica come improbabile ottimo esempio di canale mediatico anti-establishment. Pensateci, la prossima volta che vedrete vostra madre mettersi in pantacollant per andare in palestra con le amiche. Segui Noisey su Twitter e Facebook.