Salute

Alcuni sintomi della depressione che i più sottovalutano

Anedonia, appetito, vuoti di memoria: abbiamo parlato con una esperta di quello che può succede al nostro corpo quando si è depressi.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
sintomi meno conosciuti della depressione
Credit: Getty Images.

Spesso si descrive in maniera sbrigativa il disturbo depressivo maggiore, chiamato comunemente depressione, come: mancanza di fiducia in se stessi, perdita di interesse per il mondo, profonda tristezza. Intendiamoci, si tratta di una lista di sintomi indubbiamente corretta, ma incompleta.

Se si prende in considerazione il modello biopsicosociale, infatti, la depressione è da considerarsi “il risultato dell’interazione di diversi fattori biologici, psicologici e sociali.” Per esempio, come dimostra uno studio dell’Università di Cambridge, il disturbo depressivo si manifesta in maniera diversa tra uomini e donne. “Nei primi si riscontrano più spesso sintomi esternalizzanti, come rabbia e irascibilità, ma anche più casi suicidari perché, nonostante il disturbo depressivo sia più comune tra le donne, a causa degli stereotipi di genere gli uomini tendono meno a chiedere aiuto.”

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A spiegarmi tutto questo è Sara Angelini, psicologa e psicoterapeuta con approccio comparato—un tipo di approccio che si basa sul tailoring, “sul cucire addosso al paziente l'intervento psicoterapeutico” in base alle sue esigenze. Con lei abbiamo cercato di ripercorrere i sintomi meno conosciuti della depressione, con la premessa che “non si manifestano solitamente tutti insieme in un singolo paziente,” alcuni sono dovuti al malfunzionamento del “sistema serotoninergico, che controlla l’impulsività, la sessualità, l’istinto,” e altri ancora al malfunzionamento del “sistema noradrenergico, che grazie ai neurotrasmettitori dei fattori sociali, ci permette di interagire col mondo esterno.”

VUOTI DI MEMORIA E ANEDONIA

Arrivati a questo punto è utile ribadire che la frase “sono depresso” non descrive automaticamente un disturbo depressivo. Per poterne parlare davvero, secondo il Manuale diagnostico-statistico (DSM-V), bisogna che almeno cinque dei sintomi ivi indicati descrivano lo stato in cui versa un individuo per un periodo minimo due settimane—ma che solitamente si protrae per molto più tempo.

Messo questo in conto, uno dei sintomi che spesso si sottovaluta nell'identificare un disturbo depressivo è la difficoltà a concentrarsi, quella che molti pazienti poco a poco descrivono come “mente annebbiata,” e che si manifesta con veri e propri vuoti di memoria.

Nella pratica, il soggetto depresso tende a dimenticare avvenimenti recenti, a scordarsi impegni e appuntamenti a cui avrebbe dovuto partecipare, a rimuovere discussioni in cui magari ha scaricato la sua rabbia su una persona cara che non c’entrava nulla.

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“Da un punto di vista biologico i problemi legati alla memoria hanno a che fare con le alterazioni neurocognitive e chimiche a livello del sistema noradrenergico,” chiarisce Angelini, e possono essere rilevati con test neuropsicologici standardizzati.

Quando la mente perde pezzi, poi, è in gioco anche una preponderante componente psicologica: “Il soggetto depresso entra spesso in anedonia, uno stato di appiattimento totale di interesse per le attività che prima gli piacevano e lo soddisfavano. Tende quindi anche a rimuovere il passato, non vivere il presente, non pensare al futuro,” continua Angelini. “E tutto questo incide ampiamente sulla sua concentrazione.”

CAMBIAMENTI NEL SONNO

È stato accertato che il cambiamento nel sonno, soprattutto nei suoi estremi, è uno dei sintomi che inficia maggiormente nella vita di chi soffre di disturbi dell’umore, quindi anche di disturbo depressivo. In sostanza, quando le funzioni che permettono l’alternanza sonno-veglia del sistema serotoninergico non lavorano a pieno regime, o si dorme troppo o troppo poco. “Nel primo caso il soggetto solitamente ha difficoltà ad alzarsi, di conseguenza passa diversi giorni a letto, è sempre stanco, salta i pasti, non cura la propria igiene personale—tutti elementi che, di conseguenza, a livello sociale non aiutano,” afferma Angelini.

Sul versante opposto, “le persone che dormono poco sono solitamente bombardate da pensieri negativi che si acuiscono di notte: preoccupazioni irrazionali, la credenza che non si abbia nessun valore, pensieri suicidiari.”

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In questo caso, la sintomatologia può manifestarsi in maniera diversa: oltre al non riuscire a prendere sonno, possono verificarsi ripetuti risvegli durante la notte, risvegli precoci alla mattina senza riuscire a riaddormentarsi o un po' tutto insieme. “Anche la mancanza di sonno, poi, nel rapporto con gli altri non aiuta: perché aumenta l’irritabilità, la stanchezza, la lentezza. Senza contare che non è raro che ci si possa attaccare al cibo.” E qui arriviamo proprio al sintomo successivo.

CAMBIAMENTI NELL’APPETITO E NEL PESO

Anche in questo caso esistono due estremi: l’eccessiva perdita di peso, o un considerevole aumento di peso. “Ma se quando si pensa a una persona depressa ci si immagina soprattutto una persona smunta e magrina, diversi studi dimostrano che è la seconda casistica a essere molto più diffusa,” spiega Angelini.

“Non è raro infatti che tra gli individui molto in sovrappeso si registrino alti livelli di depressione, perché solitamente il cibo viene considerato come una consolazione, un rifugio a cui aggrapparsi.” Ovviamente in questi casi non si andranno a ricercare alimenti sani, ma soprattutto ad alto tasso calorico e in grandi quantità per sperimentare dell’appagamento temporaneo. Lo stesso meccanismo avverrebbe anche con l’abuso di alcol e sostanze stupefacenti.

La diretta conseguenza di queste abitudini, poi, è una sempre più consapevole o meno mancanza di attenzione per il proprio aspetto, che aggraverebbe soltanto la propria condizione psicologica. “Per quanto il cibo e il resto siano dei palliativi per rifuggire la propria condizione, in realtà, sono il carburante di un circolo vizioso: il soggetto rigetterà la propria immagine allo specchio, si sentirà in colpa, inadeguato, ma rifarà tutto daccapo, in un gioco al ribasso.”

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DOLORI FISICI

Mente e corpo sono legati, e quando la prima non lavora bene il secondo ne risente. “Non solo quando si è depressi si può avere più sensibilità al dolore, ma si possono sperimentare anche dolori fisici generali o specifici: mal di schiena, emicrania, mal di pancia, reni doloranti, in generale anche dolori acuti e anche improvvisi,” afferma Angelini. “È stato dimostrato che il corpo somatizza il malessere psichico, e spesso non è così automatico capire che certi dolori derivino da tale connessione.”

Ma se da un lato il disturbo depressivo può manifestarsi con dolori psicosomatici, dall’altro può accadere che a causa dell'anedonia emotiva alcuni soggetti sperimentino l’autolesionismo. È una casistica meno diffusa, ma purtroppo altrettanto reale. “Per esempio, molti giovani che presentano dei sintomi depressivi mettono in atto dei comportamenti autolesionistici, come tagli e bruciature: rappresentano un modo per percepire qualcosa, una sensazione forte, uno stimolo.” E, a maggior ragione, bisogna in questi casi che si intervenga con una certa sensibilità (ne avevamo parlato qui, aggiungendo contatti utili).

ALCUNI CONSIGLI

“Quando si manifestano i sintomi di un disturbo depressivo è certamente utile suggerire un’alimentazione corretta, proporre dell’attività fisica, cercare di iniettare della propositività nell’individuo,” soprattutto se non si è specialisti e si vuole aiutare una persona cara. Ma Angelini specifica anche che “potrebbero essere tutti consigli che, se non suggeriti al momento giusto, la persona depressa potrebbe percepire come respingenti.”

“Per questo è fondamentale proporre innanzitutto una terapia con uno psichiatra, un psicologo, o con entrambi per intervenire, a seconda dei casi, a livello farmacologico e/o con tecniche cognitivo comportamentali quando occorre,” continua Angelini. "Ogni persona è unica, e ogni caso di depressione va trattato con le giuste cure."

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