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L'ex agente CIA che rischia il carcere in Italia per il caso Abu Omar

VICE News ha incontrato Sabrina De Sousa, cui è stato confiscato il passaporto mentre cercava di lasciare il Portogallo. La donna si è sempre dichiarata innocente, ma rischia fino a 5 anni di carcere.
Foto di Claire Ward/VICE News

Questa è una storia che coinvolge tre paesi - Italia, Portogallo e Stati Uniti - e che vede al centro un'ex agente anti-terrorismo della CIA, Sabrina De Sousa.

La donna, 59 anni, è stata arrestata la settimana scorsa in Portogallo mentre cercava di lasciare il paese. Da quasi un decennio sta cercando di difendersi dall'accusa di aver partecipato al sequestro di Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003. Per la vicenda, nel 2009, De Sousa e altri 20 agenti CIA furono condannati in contumacia.

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Osama Mustafa Hassan Nasr, meglio noto come Abu Omar, è un predicatore estremista che - con i suoi infuocati discorsi anti-americani - aveva attirato l'attenzione della CIA nei mesi successivi agli attentati dell'11 settembre. Pochi giorni fa, la Cassazione italiana ha confermato la condanna a sei anni ad Abu Omar per terrorismo internazionale.

Lunedì scorso De Sousa era diretta in India per fare visita alla madre, quando è stata fermata dagli agenti di polizia all'aeroporto Portela di Lisbona con un mandato europeo di cattura emanato dall'Italia. Il marito di De Sousa ha dato notizia del suo arresto a VICE News, che ha verificato la notizia attraverso fonti diplomatiche e di polizia portoghesi, le quali hanno però rifiutato di commentare.

Alcuni giorni prima dell'arresto, VICE News ha incontrato la donna a Lisbona per filmare un documentario sulla vicenda del rapimento.

De Sousa ha raccontato a VICE News di essere stata trattenuta per tutta la notte nella sede centrale della polizia di Lisbona. Martedì si è tenuta un'udienza davanti al procuratore e al giudice della Corte d'Appello locale per decidere se tenerla in carcere: la donna è stata liberata, ma il giudice ha preso in custodia il suo passaporto portoghese in attesa di una decisione sulla sua estradizione in Italia. Gli avvocati di De Sousa le hanno consigliato di non rivelare i dettagli dell'udienza.

De Sousa è arrivata in Portogallo sette mesi fa passando per il Marocco, senza riscontrare alcun problema. L'ex agente CIA, che si è trasferita nel paese per continuare a combattere la sua battaglia, imputa alla CIA e all'Italia la responsabilità di quella che lei definisce "una deportazione illegale."

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Il primo ottobre, "un paio di giorni prima che provassi a partire per far visita a mia madre, è stato notificato [alle autorità portoghesi] che il mio passaporto americano, a cui era associato il mandato di arresto, era stato unificato al mio passaporto portoghese," ha spiegato De Sousa.

"Sapevo che avrei rischiato, ma allo stesso tempo volevo vivere [in Portogallo] da cittadina libera. Questa faccenda deve essere risolta," ha detto De Sousa riferendosi al caso Abu Omar. "Quando sono arrivata in Portogallo, il mio avvocato italiano ha incontrato un funzionario dell'ufficio del Presidente della Repubblica, quindi sanno che mi trovo qui. Si sono incontrati per parlare della concessione della grazia."

Guarda un'anteprima dell'intervista di VICE News con De Sousa (in inglese).

Dopo la sparizione di Abu Omar, un'indagine guidata dalla Procura di Milano scoprì che l'uomo era stato prelevato per strada, in pieno giorno, da agenti dell'intelligence italiana e americana, per poi essere trasferito in Egitto. Lì il predicatore ha raccontato di essere stato torturato brutalmente, mentre veniva interrogato sulla sua presunta intenzione di reclutare dei jihadisti per combattere gli americani.

Quella che ha coinvolto De Sousa è stata la prima condanna di agenti dell'intelligence americana appartenenti al controverso programma CIA di sequestri, detenzioni e interrogatori. De Sousa è stata condannata in contumacia a 5 anni di prigione. Da scontare, ovviamente, in Italia.

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Ma De Sousa, che al tempo del sequestro operava sotto copertura diplomatica presso il consolato americano di Milano (era ufficialmente registrata come dipendente del Dipartimento di Stato americano) proclama da anni la sua innocenza. Secondo quanto dichiarato dalla donna, il giorno in cui è avvenuto il sequestro stava sciando con il figlio. De Sousa ha ammesso di aver lavorato come traduttrice per il team della CIA e dei servizi italiani che ha programmato il rapimento, ma ha specificato di essere stata "tagliata fuori" prima che avvenisse il sequestro.

Il procuratore aggiungo Armando Spataro, che ha promosso l'azione penale contro De Sousa e gli altri agenti CIA, ha detto a VICE News il mese scorso che la donna ha solo un modo per "ripulire la sua reputazione: venire da noi e raccontarci tutto."

"Non voglio commentare le sue dichiarazioni," ha aggiunto Spataro. "Devo però sottolineare - non solo nel caso Abu Omar, ma in qualsiasi crimine - che non è colpevole solo chi commette l'atto, ma anche chi aiuta a pianificarlo."

In Portogallo, De Sousa ha trovato il sostegno di Ana Gomes, membro del Parlamento Europeo che ha già indagato sui voli-sequestro della CIA - diversi dei quali sono atterrati in territorio portoghese - e la complicità dello stato presieduto da Aníbal Cavaco Silva.

De Sousa spera ora che un procuratore tedesco rivisiti la sua condanna, In Italia già confermata in appello, insieme al sequestro "illegale" di Abu Omar. Il 28 luglio scorso, infatti, il Centro Europeo per i Diritti Umani e Costituzionali, dopo aver parlato con De Sousa, ha inviato un reclamo a un procuratore federale tedesco, chiedendo l'apertura di un'indagine sul rapimento di Omar e su un altro sequestro CIA. Abu Omar infatti, prima di essere trasferito in Egitto, aveva fatto tappa nella base americana di Ramstein, in Germania.

De Sousa è il secondo agente CIA a essere arrestato per il caso Abu Omar. Robert Seldon Lady, l'ex capo della CIA a Milano, venne arrestato nel 2013 mentre si trovava a Panama. Trattenuto brevemente, una volta rilasciato ha fatto ritorno negli Stati Uniti prima che l'Italia potesse inviare una richiesta di estradizione. Non è chiaro come si siano mossi gli Stati Uniti per riportarlo a casa. Nel 2013, Seldon Lady ha inviato una richiesta di grazia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (leggi il testo integrale).

Lo scorso giugno, la Corte Europea per i Diritti Umani ha tenuto un'udienza a Strasburgo, in Francia, sul mancato risarcimento ad Abu Omar per il rapimento e le presunte torture subite in Egitto, oltre ad altri capi d'accusa. La Corte dovrebbe emettere una decisione in merito il prossimo dicembre.

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