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Così i media di Al Qaeda valutano la possibile elezione di Donald Trump

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Ultimamente, tutti dicono la loro sulle elezioni presidenziali americane — inclusa Al Qaeda.

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Un giornale affiliato con il ramo di Al Qaeda nella penisola arabica, Al Masra, ha pubblicato nel numero uscito sabato scorso un approfondimento sulle elezioni, dedicando ampio spazio a Donald Trump.

La vittoria di Trump “comporterebbe un cambiamento drastico nelle politiche americane nei confronti dei musulmani,” si legge nella traduzione inglese dell’articolo, pubblicata lunedì dal SITE Intelligence Group.

“L’ostilità e l’islamofobia di Trump potrebbero avere un impatto fortissimo sui conflitti in Medio Oriente e nei paesi musulmani in generale,” continua l’autore, che si firma ‘Adil al-Ahmad’.

“La vittoria della Clinton,” aggiunge, “[porterebbe] a un’estensione delle politiche di Obama e dei democratici nella regione.”

Il pensiero di al-Ahmad sulle elezioni non si discosta poi tanto da quello di molti commentatori politici americani: secondo lui la sfida di novembre sarà tra Trump e Clinton, mentre Ted Cruz e Bernie Sanders, definito nell’articolo il “socialista democratico” del Vermont, non hanno possibilità di vincere le primarie.

“Sembra che Cruz non arriverà alla fine della sfida presidenziale, così come Sanders. Al contrario, è prevedibile che Trump e Clinton finiscano per scontrarsi alle elezioni finali,” scrive al-Ahmad.

Analogamente a quanto avviene sulla maggior parte dei giornali statunitensi, l’articolo di Al Masra non menziona nemmeno John Kasich. Il governatore dell’Ohio continua nella sua decisa, ma deludente, campagna per la candidatura repubblicana contro Cruz e Trump.

Fa meglio di lui Marco Rubio, che si era ritirato dalla corsa alcune settimane fa, guadagandosi quasi un intero paragrafo. L’autore mette in evidenza le critiche mosse da Rubio alla retorica razzista di Trump dell’ultimo dibattito del partito repubblicano a Miami.

L’immagine che accompagna l’articolo include le fotografie di tutti i 18 candidati. Il collage include anche le facce di Jim Gilmore e Lincoln Chafee, che la maggioranza degli americani faticava a riconoscere anche quando erano ancora in corsa.

L’articolo si apre con una lunga, e non del tutto accurata, spiegazione sul complicato processo democratico americano. Gli Stati Uniti sono attualmente nel bel mezzo delle loro 58esime elezioni presidenziali, spiega l’autore, perché il 22esimo emendamento della Costituzione impedisce al presidente Barack Obama di candidarsi per la terza volta.

“Tradizionalmente, la gara è tra i due più grandi partiti in America, i Repubblicani e i Democratici,” scrive al-Ahmad. Chiunque vincerà a novembre, aggiunge, sarà presidente dal 2017 al 2021.

Ma al-Ahmad fa anche qualche errore. Dice che Clinton avrebbe 300 delegati (in realtà, ne ha 1712) e godrebbe del supporto del presidente Barack Obama (che deve invece ancora esprimere il suo sostegno a favore di uno dei candidati).


Sebbene l’articolo non sia del tutto corretto, rimane il fatto che il risultato delle elezioni del 2016 è una questione che sta a cuore ai lettori di Al Masra. “Tra le tante aspettative di vittoria per la presidenza degli Stati Uniti,” scrive al-Ahmad, “sembra che il futuro della guerra sarà deciso dai risultati elettorali.”


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