Ho provato il metodo di Marie Kondo per riordinarmi la vita

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Se dovessi descrivere Facciamo ordine con Marie Kondo, opterei per “una specie di SOS Tata in cui i bambini ingestibili sono sostituiti (o accompagnati) da cassetti che non si chiudono e cucine ai limiti dell’accumulo compulsivo, in cui i protagonisti cercano di comprendere il magico potere del riordino a forza di abbracciare mutande lise e accogliere Marie alla porta.”

La serie, che è ora in onda su Netflix, prende le mosse dal metodo KonMari, ideato dalla Giapponese Marie Kondo e diventato un trend e un best-seller. ll metodo unisce elementi dello zen giapponese e una versione soft dell’animismo, e prevede il mettersi in relazione con i propri oggetti in modo emotivo, prendersene cura per farsi aiutare da loro e soprattutto conservare solo ciò che fa stare bene, che fa scoccare quella “scintilla di felicità.”

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Secondo l’autrice, non riuscire a tenere casa in ordine è un meccanismo di difesa utile a distogliere l’attenzione dall’essenza dei propri problemi psicologici. Riordinando i propri oggetti, si mette in ordine il passato e si prende coscienza di ciò che conta davvero. Quindi, prima si riesce a riordinare, prima si può spostare l’attenzione sulle cose veramente importanti e cambiare stile di vita.

Il mio primo contatto col metodo KonMari risale a qualche mese fa, dopo essermi reso conto di aver accumulato troppi oggetti ripetendomi per anni cose come: “sarò l’antenato preferito dei miei pronipoti, potranno rivendere tutta questa roba a un museo e diventare ricchissimi. In fondo ora i musei sono pieni di roba buttata via tipo cocci di vasi degli antichi romani. Solo io sono così furbo da conservare persino la paccottiglia più inutile in attesa che si trasformi in pezzi unici. Devo solo tenere duro abbastanza a lungo.”

Questa posizione, oltre a tradire una ignoranza profonda riguardo i musei archeologici, è ciò che mi ha convinto a provare ad applicare il metodo di Marie Kondo. Qui di seguito trovate i punti più illuminanti della mia esperienza, basata sulla lettura a più riprese de Il magico potere del riordino.

“Non riordinare stanza per stanza, ma categoria per categoria”

Il riordino si può dividere in due fasi: 1) valuta se buttare un oggetto, 2) decidi la sua collocazione. Il semplice fatto di avere un ordine in cui mettere a posto mi ha aiutato a non farmi prendere dal panico. La mancanza di metodo può fare apparire l’operazione come un’impresa impraticabile. Peccato però che il consiglio successivo di non modificare il metodo per adattarlo alla propria personalità sia stato ignorato bellamente dal mio cervello, e da qui probabilmente sono iniziati i miei guai.

Se hai problemi con la famiglia, forse il disordine c’entra qualcosa

Il libro contiene diversi riferimenti alla famiglia, cose come ”Non fate vedere alla vostra famiglia quello che avete eliminato”—nel mio caso non c’è problema perché si trova al sicuro a distanza di decine di chilometri. Oppure, “Se siete arrabbiati con la vostra famiglia, il disordine può esserne la causa.” Questo mi ha fatto pensare che, forse, in effetti sono arrabbiato con i miei pronipoti immaginari che non sono ancora diventati ricchissimi portando tutti i miei futuri pezzi unici nei musei archeologici del futuro.

Il consiglio che mi ha fatto maggiormente riflettere però è “Non rifilate agli altri membri della famiglia le cose di cui non avete bisogno!”, che ci porta direttamente al prossimo punto.

Come fare quando non riesci a buttare certi oggetti

Per la Kondo, selezioniamo gli oggetti seguendo l’istinto e la razionalità. Non sempre le due cose vanno d’accordo. Se un oggetto non ti fa più battere il cuore, ma il cervello lo contraddice facendo pensare che un giorno potrebbe servire, devi rivalutare il vero ruolo di questi oggetti nella tua vita.

Ad esempio, se non indossi mai un vestito perché hai capito che non ti sta bene, il suo ruolo può essere proprio quello di insegnarti che cosa non ti sta bene. Visto che ha svolto comunque il suo dovere, puoi ringraziarlo per averti insegnato qualcosa, e salutarlo.

Come riordinare i vestiti

Per prima cosa, devi scaricare sul pavimento tutti i tuoi abiti per sceglierli. Continuare a piegarsi a terra per raccoglierli può essere fastidioso in assenza di un fisico atletico, ma è senz’altro la parte più spettacolare di tutto il processo. Non cercare di salvare vestiti che non ti piacciono come abbigliamento da casa. È un peccato trascorrere il tempo indossando cose che in realtà non ti piacciono, anche se è tempo passato in casa e nessuno ti vede.

I collant non vanno assolutamente annodati e i calzini non vanno rivoltati e appallottolati

Questo è il consiglio più straziante di tutti. Le calze lavorano tutto il giorno per aiutarci e proteggerci i piedi. Quando le riponiamo nel cassetto dovrebbero godersi il loro meritato riposo. Se le annodi e le rivolti si sformano, vengono sottoposte a una tensione costante. Se finiscono sul fondo dei cassetti rischi di scordarti che esistono, così il loro elastico si allenta e la loro prospettiva di vita si accorcia sensibilmente.

Quando ho letto questa storia dei calzini mi sono sentito una persona bruttissima. Il rovescio della medaglia è che ora ho paura di fare male ai calzini appena li tocco, quindi i miei cassetti sono pieni di calzini viziati e liberi di andare dove vogliono.

Come riordinare i libri e le carte

Anche i libri vanno raggruppati per capire cosa tenere e cosa buttare. Trovo molto radicale la posizione della Kondo sui libri che non leggeremo mai e che non abbiamo ancora letto: se non li hai ancora letti il loro ruolo era insegnarti che non c’era bisogno di leggerli. La stessa cosa vale per i libri mai finiti—il loro ruolo era solo di essere letti a metà. Non riuscendo a disfarmi dei libri, per senso di colpa ho finito tutti quelli che avevo lasciato in sospeso. Almeno a qualcosa è servito.

Quanto alle carte, la regola d’oro è buttare via tutto. Questo passaggio è stato facilissimo e anche liberatorio: mi sono quasi sentito stupido perché ho accettato l’idea che le carte potessero essere buttate senza problemi solo dopo averla letta su un libro.

Come organizzare i ricordi

L’ultima categoria riguarda gli oggetti che portano con sé dei ricordi. E devo nuovamente ammettere di avere ignorato bellamente il consiglio ”la casa dei vostri genitori non può diventare un rifugio dei ricordi.”

Ad oggi, credo di avere raggiunto il click solo per quanto riguarda i vestiti. Per il resto, continuo a conservare tutto. Come sostiene Marie Kondo, il processo di selezione degli oggetti da buttare può essere doloroso in quanto ti mette davanti alle tue paure. Nel mio caso, la paura che per avere un rapporto veramente sincero, quasi animista, con tutti gli oggetti che ho in casa, dovrei possederne davvero pochissimi—altrimenti non troverei il tempo di ringraziarne nessuno a fine giornata.

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