Con il riscaldamento globale aumenterà anche il numero di grandi incendi

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Con il riscaldamento globale aumenterà anche il numero di grandi incendi

Come se non bastasse.

Una ricerca pubblicata su Nature Ecology & Evolution ha utilizzato i dati satellitari per individuare i 500 incendi di maggiore portata degli ultimi anni. Secondo lo studio condotto da un team di scienziati dell'Università della Tasmania di Hobart, entro la la metà del secolo assisteremo a un aumento del 35% dei giorni con elevato pericolo di incendi in tutto il mondo a causa del riscaldamento globale. Alcune regioni come quella mediterranea — Italia inclusa— l'Africa meridionale, la zona occidentale degli Stati Uniti e il sud-est dell'Australia, vedranno un aumento particolarmente consistente.

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Lo studio è stato pubblicato in concomitanza con il cinquantesimo anniversario del disastro avvenuto il 7 febbraio 1967 a Hobart, in cui decine di incendi hanno devastato la capitale della Tasmania. Il bilancio era di 62 morti, 900 feriti e 1.400 case distrutte. I dati satellitari sono stati raccolti dagli strumenti di imaging di due satelliti della NASA, Terra e Aqua. La tecnica sfruttata prende il nome di Moderate Resolution Imaging Spectrometer ("MODIS.") Grazie ad essa, i ricercatori hanno identificato più di 23 milioni di incendi avvenuti tra il 2002 e il 2013.

Ma cos'è nello specifico un megaincendio? Da un paio d'anni, il termine "megafire" viene dalla stampa per identificare diversi tipi di disastri ma il National Interagency Fire Center ha decretato che indica gli incendi che hanno devastato 100.000 acri o di più. Anche il team di ricercatori ha cercato anche di lavorare sulla definizione. Escludendo dal loro studio, ad esempio, gli incendi causati da eruzioni vulcaniche o incidenti industriali. Al momento, infatti, non esiste un database globale che raccolga gli incendi che possono essere classificati come "disastri," per questo, il team ha indagato sulla rete in cerca degli incendi dichiarati emergenza nazionale, facendo riferimento anche al numero di morti e al loro impatto economico in termini di danni materiali.

Grazie ai dati, sono state prodotte due mappe. Nella prima sono rappresentati gli eventi occorsi dal 2002 al 2013. I 144 mega incendi classificabili "disastrosi" sono rappresentati come triangoli rossi, i punti blu, invece, sono i 338 incendi che non hanno causato danni. Il grigio indico le aree in cui è stato rilevato il maggior numero di incendi.

L'Antartide è l'unica regione esclusa. Le zone più interessate, al contrario, sono quelle  subtropicali e temperate. Le regioni aride, come il Nord Africa e il Medio Oriente, con poca vegetazione, tendono a non essere interessate dal fenomeno. In generale, le zone più a rischio sono quelle in cui gli esseri umani hanno costruito maggiormente in paesaggi ad alto rischio di infiammabilità, come l'Australia meridionale e il Nord America occidentale. Il dato fondamentale è che il 96% dei mega incendi si è verificato durante periodi insolitamente caldi o asciutti, ed è qui che entra in gioco il riscaldamento globale.

Secondo le previsioni effettuate dagli studiosi, assisteremo ad una profonda modifica del Fire Weather Index (FWI), l'indice che calcola il rischio di incendi in base alle condizioni atmosferiche e ai giorni di siccità. La seconda mappa mostra, infatti, le previsioni del rischio di incendi fino al 2070. Le regioni con il maggior incremento sono colorate in arancione e rosso, quelle che assisteranno a una diminuzione sono colorate in verde. Per chi avrà la fortuna di esserci, i mega incendi saranno l'ennesima conseguenza del riscaldamento globale con cui fare i conti.