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La scomparsa e l'omicidio di una 20enne che hanno spezzato l'Islanda

Il caso della 20enne Birna Brjánsdóttir ha lasciato un profondo segno nella vita in Islanda.

La sera di venerdì 13 gennaio, la 20enne islandese Birna Brjánsdóttir l'aveva passata con un'amica all'Hùrra, un locale nel centro di Reykjavik. La sera prima, verso mezzanotte, si era lamentata su Facebook: "mancano due minuti al giorno peggiore dell'anno," aveva scritto, perché il "Kiss a Ginger Day"—una giornata internazionale di festa per le persone coi capelli rossi—era quasi finito e il bacio non c'era stato.

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Verso le 5 del mattino, Birna aveva lasciato il locale. Alle 5.25 una telecamera di sorveglianza la inquadra mentre procede un po' barcollante lungo Laugavegur, la via principale di Reykjavik, e si ferma a prendere un kebab prima di scomparire dall'inquadratura. Sono le ultime immagini in cui la si vede viva: non la si vede nelle immagini delle altre telecamere lungo la strada. Poche ore dopo, la mattina del 14 gennaio, la madre ha telefonato alla polizia per denunciare la sua scomparsa, perché Birna non è mai rientrata a casa.

Birna Brjánsdóttir viveva con i genitori a Breidholt, un quartiere popolare alla periferia est di Reykjavik costruito dall'architetto italiano Aldo Rossi, e lavorava come commessa in un negozio all'interno di un centro commerciale. Fin da subito i suoi familiari e amici la descrivono come molto attaccata al padre, con cui si teneva sempre in contatto, e dicono che sparire così non è da lei.

La polizia islandese dà al caso la priorità assoluta. L'ultimo segnale inviato dal cellulare di Birna è stato rilevato alle 5.50 in corrispondenza della cella di Hafnafjordur, un porto a sud di Reykjavik. Poco dopo il cellulare è stato spento. È lì che si concentrano le ricerche di quella che fin da subito diventa una delle più grandi operazioni di ricerca della storia recente dell'Islanda, con il coinvolgimento di quasi 800 volontari. E il 16 gennaio, proprio a Hafnafjordur vengono ritrovate le scarpe della ragazza.

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Intanto, analizzando i filmati delle telecamere di sorveglianza, la polizia nota un'auto che compare nella stessa via poco dopo che Birna esce dall'inquadratura. Si tratta di una Kia Rio rossa, che si comincia a cercare sperando che il guidatore abbia informazioni utili sul caso. Dopo aver individuato e rintracciato 126 auto che corrispondono a quella che compare nel filmato, la polizia trova quella giusta. È una macchina a noleggio, che viene ritrovata parcheggiata a Kópavogur, una cittadina a sud di Reykjavik.

Dai dati del noleggio la polizia riesce a risalire a due marinai in servizio su un peschereccio groenlandese, il Polar Nanoq, arrivato in Islanda pochi giorni prima e ormeggiato proprio a Hafnafjordur. Dalle telecamere di sorveglianza nella zona del porto si vede una Kia rossa che la mattina del 14 gennaio passa e ripassa più volte nella zona dov'era ormeggiata la nave e diverse persone che ci salgono o scendono. Dalle telecamere di un golf club lì vicino, invece, si vede l'auto che si ferma nel parcheggio e riparte subito dopo, come se il guidatore si fosse accorto delle telecamere. Dentro l'auto, la polizia trova tracce di sangue. A quel punto l'ipotesi di omicidio sembra imporsi sulle altre.

La sera del 14 gennaio, meno di 24 ore dopo la scomparsa di Birna, il Polar Nanoq ha levato l'ancora ed è ripartito per la Groenlandia. La capitaneria di porto si mette in contatto con il capitano della nave, che informato della situazione inverte immediatamente la rotta. Intanto, nonostante il brutto tempo e le "onde alte otto metri" un commando delle forze speciali della polizia islandese raggiunge la nave in elicottero per interrogare l'equipaggio.

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La sera del 18 gennaio il Polar Nanoq rientra in porto. L'intero equipaggio viene ascoltato dalla polizia, mentre due marinai groenlandesi di 25 e 30 anni vengono fermati e interrogati per tutta la notte. Durante la perquisizione, sulla nave vengono ritrovati tra i 20 e i 40 kg di hashish e un terzo membro dell'equipaggio viene arrestato. Un portavoce della polizia di Reykjavik dichiara in conferenza stampa che "è tutto connesso" suggerendo un possibile legame tra i due casi—legame che però sembra presto sfumare.

Nel frattempo le operazioni di ricerca continuano—anche se adesso è quasi sicuro che si sta cercando un cadavere. Intanto il caso domina giornali e telegiornali e attira l'attenzione di tutto il paese. La polizia invita alla calma e a non farsi prendere dal panico. La televisione nazionale postpone la messa in onda, programmata per quei giorni, della seconda stagione di The Missing, la cui prima puntata parla proprio del rapimento di una ragazzina.

Infine il 22 gennaio, otto giorni dopo la sua scomparsa, il corpo di Birna Brjánsdóttir viene ritrovato su una spiaggia della penisola di Reykjanes, a poca distanza dal porto di Hafnarfjordur. Dai risultati delle analisi del DNA sul sangue ritrovato nella Kia risulta che questo appartiene alla ragazza. I due marinai fermati sono arrestati con l'accusa di averla uccisa e di aver gettato il corpo in mare.

Secondo la ricostruzione della polizia, subito dopo essere scomparsa dalle telecamere lungo Laugavegur, Birna sarebbe salita a bordo dell'auto. Non è chiaro cosa sarebbe successo dopo. I danni alla carrozzeria della macchina sembrano suggerire che sia stata guidata su un terreno sterrato non adatto a un'utilitaria—compatibile con i campi di lava della penisola di Reykjanes, nella zona dov'è stato ritrovato il corpo.

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Anche l'ora del decesso rimane oscura: secondo la polizia, l'ipotesi più probabile è che Birna sia morta all'interno dell'auto. Nemmeno la causa della morte è chiara, perché non è stata ancora ritrovava l'arma del delitto. Così come non è stato ancora ritrovato il cellulare della ragazza.

Helgi Gunnlaugsson, professore di sociologia all'Università di Reykjavik, ha spiegato al New York Times che il caso ha sconvolto così tanto l'Islanda sia perché lì gli omicidi sono molto rari—il paese ha la terza percentuale di omicidi più bassa al mondo, dopo Liechtenstein e Singapore—sia perché il caso è stato circondato fin dall'inizio da un alone di mistero.

"La maggior parte degli omicidi in Islanda non sono misteri—le vittime e i loro assassini di solito si conoscono, e l'assassino cerca di rado di nascondere il crimine, e i casi vengono risolti in fretta," ha detto Gunnlaugsson. "E il fatto che siano coinvolti degli stranieri è una cosa che non è quasi mai successa prima. La reazione sarebbe stata diversa se i sospettati fossero stati due ragazzi islandesi."

Infatti, secondo una ragazza di Reykjavik intervistata nello stesso articolo, l'omicidio e l'attenzione mediatica avrebbero già cambiato qualcosa nell'attitudine alla sicurezza degli islandesi: "molte ragazze che conosco adesso per tornare a casa si fanno accompagnare da qualcuno o prendono un taxi, anche se devono fare solo poche centinaia di metri. Io stessa non riesco a smettere di pensare a tutte le volte che sono andata in giro da sola per Reykjavik, a volte ubriaca o ascoltando la musica, e a tutte le volte che mi sono fermata a parlare con degli sconosciuti o sono andata a bere con loro. Ora non lo rifarei."

Durante il fine settimana, circa 400 persone hanno organizzato una manifestazione in memoria di Birna a Nuuk, la capitale della Groenlandia. In un'intervista, il console islandese in Groenlandia Petur Asgeirsson ha spiegato che il caso ha dominato le cronache anche lì, sconvolgendo la popolazione proprio come successo in Islanda.

Con una popolazione di appena 58mila abitanti, la Groenlandia non ha carceri nel senso tradizionale del termine. I criminali non vengono detenuti ma avviati a percorsi di riabilitazione. I colpevoli di delitti particolarmente gravi o efferati vengono affidati al sistema carcerario della Danimarca.

Thumbnail via Twitter. Nelle gif: le ultime immagini di Birna Brjánsdóttir prima della sua scomparsa, pubblicate dalla polizia di Reykjavik, via.

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