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Tecnologia

Le mini-pale eoliche salentine che hanno fregato tutti

A quanto pare, la favola della start-up pugliese 'GpRenewable' è davvero solo una favola.

Nel 2014, Gianluigi Parrotto mette in piedi la GP Renewable da Casarano in provincia di Lecce, in Puglia. L'azienda realizza mini-turbine eoliche da installare sui tetti delle abitazioni per produrre energia elettrica a uso domestico, con la promessa di costi bassissimi e prestazioni miracolose.

L'azienda conclude i primi affari. Nel 2015, arriva il grande annuncio: un gruppo di investitori americani è intenzionato a immettere capitale nella creatura di Parrotto per oltre 5 milioni di euro. Inoltre, la produzione viene mantenuta in terra salentina. Parrotto diventa così il perfetto eroe del mondo delle startup italiane: viene ospitato in trasmissioni televisive, tiene talk in giro, viene coccolato come esempio positivo di giovane imprenditore che ha successo e crea pure occupazione in territori difficili come quelli del meridione — pur non essendo laureato.

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C'è solo un problema: le prestazioni promosse dai prodotti di Parrotto sfidano le leggi della fisica, ma pochissimi di quelli che hanno trattato la sua storia sono andati a verificarlo.

Parrotto ospite da Giancarlo Magalli parla di sé in terza persona.

Recentemente sulla Gazzetta del Mezzogiorno viene riportata la vicenda* di un cittadino di Ugento, in provincia di Lecce, che ha fatto installare sulla terrazza della sua abitazione un impianto mini-eolico prodotto da Parrotto. L'uomo ha ottenuto la risoluzione del contratto e la condanna della società alla restituzione della somma pagata per l'installazione dell'impianto dopo che il consulente tecnico del tribunale, avendo monitorato la miniturbina, ha accertato che non produceva energia elettrica.

Dopo questa notizia, Alessandro Palmisano ha effettuato un po' di fact checking sulla storia della GP Renewable riportandone i risultati sul suo blog, elencando anche tutte le varie occasioni in cui Parrotto ha ottenuto copertura mediatica. In breve, nel 2014, La Repubblica, così come StartupItalia nel 2015, hanno riportato che l'azienda di Casarano aveva registrato un volume d'affari di 700.000 euro. La notizia della exit da 5,5 milioni di euro, ovvero la vendita di quote della società a quattro investitori americani, è stata invece riportata dall'Huffington Post e dal Corriere, a febbraio 2015.

La nuova ragione sociale che ha inglobato la GP Renewable risponde al nome di Air Group SpA. Palmisano ha svolto un po' di ricerca: il dominio airgroupitaly.it è in vendita e la Air Group SpA non è presente sul registro delle imprese italiane, su cui è rintracciabile solo la Air Group Italy Srl. Nel 2015, il capitale sociale di quest'ultima società ammontava a 10.000 euro, di cui sono stati versati solo 2.500, e queste condizioni non consentirebbero l'ingresso di soci terzi. Ma sopratutto, a fine 2015, la società non contava alcun dipendente, avendo come amministratore unico Giulia Parrotto e titolare unico Gianluigi Parrotto, a cui sono intestate il 100% delle quote. Palmisano conclude, "Nessun secondo socio, nessun fondo, niente americani" e quindi niente milioni.

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"Io racconto sempre una cosa: quando Gianluigi Parrotto ha parlato con il vento, il vento gli ha risposto 'Gianluigi, la tecnologia odierna e la mia conformità non ti permettono di raggiungere quelle potenze nominali'."

Non bastasse questa abile modifica della realtà, come già accennato prima, i prodotti miracolosi della GP Renewable promettono prestazioni che sfidano le leggi della fisica. In rete era disponibile già da un po' di tempo un esame dei dettagli tecnici dei prodotti in questione, giungendo alla conclusione che un impianto fotovoltaico è molto più conveniente sia dal punto di vista della produzione energetica che dei costi. L'analisi è stata svolta sui dati tecnici del modello 'TWind5,' dato che sul sito della GP Renewable si trovano soltanto un video e una brochure pubblicitaria.

La produzione di energia elettrica da eolico dipende dalla presenza del vento, con valori minimi di qualche metro al secondo al di sotto dei quali non si riesce a produrre energia — la cosiddetta velocita' di cut-in — indipendentemente dal tipo di macchina utilizzata, in questo caso, una Savonius brevettata nel 1929, come ricordato in più di un'occasione da Parrotto.

Un problema tipico del minieolico è che i valori adatti alla produzione di energie non sono disponibili in città ma, in Italia, quasi soltanto sulle creste montane e su alcuni crinali collinari del Sud. Questo dato, unito alla mancanza di misure di vento preliminari all'installazione degli impianti, ha portato molte persone a credere alla promessa fatta da Parrotto di prodursi da casa un terzo dell'energia elettrica necessaria a una famiglia media, se si abita in città.

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*EDIT 3/5/2017: A seguito della pubblicazione dell'articolo abbiamo ricevuto una lettera da Gianluigi Parrotto in merito alla sentenza pronunciata dal Tribunale di Lecce che riportiamo interamente:

"Una delle mie società Italiane, con sentenza di primo grado dunque non passata in giudicato, è stata condannata a risarcire un utente di Ugento, perché si è occupata esclusivamente di offrire «fornitura di sostegno» per una turbina che non funzionerebbe e che, come si evince pure dall'etichetta, non è stata prodotta da me ma da una società con sede nel nord Italia (quindi del tutto estranea alla foto di copertina).

Trattasi, peraltro, di una turbina che è già fuori produzione da tre anni. In questo caso la mia società si è occupata solo di curare la parte commerciale e la vicenda nulla ha a che fare con le turbine da me brevettate. A conferma di ciò ci sono tutte le certificazioni relative, la targhetta affissa vicino la stessa turbina e la relazione del consulente tecnico d'ufficio nominato dal Tribunale.

La mia società quindi, in quell'impianto come anche in altri forniti tre anni fa, dunque prima della realizzazione del mio primo brevetto, ha curato solo l'aspetto commerciale, ha fatto da intermediaria fra la casa madre ed il cliente, lasciando addirittura a terzi ed esperti del settore l'installazione e il collaudo della turbina, come nel caso di Ugento. Eventuali responsabilità, anche nel caso della condanna di primo grado di qualche giorno fa, saranno valutate ulteriormente dalla magistratura.

Essendo per me prioritaria la soddisfazione del cliente e l'efficienza del prodotto, da anni il mio team ha ideato dei modelli più prestanti, ponendo maggior attenzione nella selezione della società installatrice e del luogo in cui viene installata la turbina: perché pur impiantando un mega impianto eolico, se non ci sarà vento l'energia non si potrà mai produrre. Ho fiducia nella magistratura e mi auguro che anche in questa circostanza, seppur per una vicenda che nulla ha a che fare con le mie turbine, possa fare maggiore chiarezza e che la stampa possa sempre approfondire le notizie prima di screditare l'immagine delle persone, specie oggi a cui il web non risparmia nulla."