Sono nato all’inizio dei Novanta, veleggio verso i terrificanti trent’anni e sto vivendo una fase molto delicata e ambigua della vita: quella in cui ad ogni “ma dai che sei ancora giovane” corrisponde il riaffiorare di un ricordo ormai lontano che mi fa sentire vecchio. Siamo membri onorari della generazione Y, i media ci chiamano millennials (che non sono quelli nati dopo il 2000), ma la mia definizione preferita è “generazione MTV”.
Se penso alla mia adolescenza, infatti, i video musicali che passavano in televisione sono una costante. Erano lì appena tornato da scuola, erano lì in sottofondo mentre sbagliavo gli esercizi di matematica, erano lì quando ci trovavamo a casa di amici a cazzeggiare. Noi eravamo fan del rap, ma spesso dovevamo farci andare bene quello che passava il convento. Ai tempi il genere non godeva del successo odierno ed era difficile scegliere gli ascolti come si fa oggi. Spotify non esisteva e le connessioni a internet erano lente, costose e intasavano la linea telefonica. Come detto, passava poco hip hop dai tubi catodici (figurarsi quello nostrano), ma quello che riusciva a superare questa soglia di popolarità lo faceva grazie a dei video talmente iconici da essere diventati parte integrante della cultura di massa.
Videos by VICE
Sembra preistoria, ma stiamo parlando solo di quindici anni fa. Adesso è tutto cambiato: la fruizione della musica è velocissima, il ventaglio di scelta è inversamente proporzionale alla soglia di attenzione del pubblico, MTV come l’abbiamo conosciuta è morta e il rap è la musica più ascoltata in Italia. Nonostante questa accelerazione generazionale, il videoclip rimane tutt’oggi uno strumento importantissimo nelle mani degli artisti, un’arma per riuscire a emergere in questo oceano di voci e immagini, di singoli usa e getta. I budget sono lievitati, i mezzi per le riprese sono ipertecnologici, ma la filosofia di base è rimasta intatta.
In definitiva, quella manciata di minuti impressi sullo schermo sono sempre stati un fattore determinante per il successo di una canzone e lo sono ancora, soprattutto per il rap, e chissà se lo saranno anche in futuro. Scegliere 30 video era impossibile e per questo si è provato a racchiudere diverse sfaccettature della questione, dai pezzi di cuore ai pezzi di storia, da momenti divertenti a messaggi impegnati sino alle estetiche più ricercate. Buona visione.
Isola Posse All Stars – “Stop Al Panico!” (1991)
L’età delle posse in una Bologna giovane, viva e attiva. Il video di “Stop al Panico!” è la pura rappresentazione realista di un’epoca che è stata, e che va ricordata in quanto storia.
Neffa – “Aspettando Il Sole” (1996)
Il video in sé non ha nulla di speciale, ma “Aspettando il Sole” si merita un posto in questa classifica per due ragioni ben precise. Innanzitutto per l’ heavy rotation dei suoi passaggi in tv e poi, soprattutto, per il merito di aver aperto uno spiraglio al rap verso un pubblico più trasversale.
Frankie Hi-NRG MC – “Quelli Che Benpensano” (1997)
Direttamente dal 1997, una delle tracce simbolo del rap italiano, accompagnata da un video altrettanto importante. Frankie guida un taxi per le strade di Roma mentre sui sedili posteriori si avvicendano tutti quelli che apparentemente benpensano, ma che hanno l’armadio pieno di scheletri (tra le comparse: Ice One, Franco Califano e Marco Giallini).
Colle Der Fomento – “Il Cielo Su Roma” (1999)
Da un pezzo che si intitola “Il Cielo Su Roma” sarebbe lecito aspettarsi riprese del Colosseo, dei Fori, della Fontana di Trevi. I Colle Der Fomento, invece, riprendono in bianco e nero la loro Roma, quella dei palazzoni e delle minoranze etniche, quella “nella testa”.
Piotta – Supercafone (1999)
Una rappresentazione parodistica del cafone di fine Novanta in tutta la sua divertente genuinità, il tutto corredato da frasi e momenti ormai parte integrante della cultura popolare: “Ah oggi a chiameno a febbre der sabato sera… ai tempi nostri se chiamava voja de scopà!” (Angelo Bernabucci), “I capisaldi: la femmina, il danaro… e la mortazza” (Valerio Mastandrea). Piotta, vent’anni dopo è giusto dirtelo: non t’abbiamo visto, t’abbiamo vissuto.
Articolo 31 – “Domani Smetto” (2002)
Abbiamo cantato tutti davanti allo specchio del bagno, impossibile negarlo; al bando tutte le costrizioni sociali, in quel momento siamo da soli con noi stessi, liberi di sfogarci. Allo stesso modo gli Articolo 31 se ne fregano di tutto ed entrano in quel terreno ibrido tra rap, rock e pop che varrà loro la consacrazione definitiva, mentre Ax scratcha sulla testa di Jad.
Gemelli DiVersi – Mary (2003)
La storia di Mary, dalla violenza domestica alla fuga sino alla rinascita, ha accompagnato la mia generazione. Il video, che segue la narrazione del pezzo, è una sorta di sceneggiato drammatico tanto in voga ai tempi: stucchevole se visto ora, ma che in un modo o nell’altro riusciva a tenerci incollati alla tv.
Flaminio Maphia – “Che Idea” (2005)
Un video stracolmo di parodie di altri clip simbolo della televisione musicale italiana (alcuni contenuti anche in questa lista). Geniale e divertente, ma non ci si poteva aspettare altro da una canzone che omaggia il mitico Pino d’Angiò e che dice “Ho un tatuaggio con la scritta / Richard Gere me fai ‘na pippa”.
Metal Carter – “Pagliaccio Di Ghiaccio” (2005)
È un video che vomita sopra ai canoni standard di bellezza, ed è proprio per questo che è diventato un culto. Metal Carter attorniato da pagliacci assatanati, la Panda, il bosco e la nonna, tutto in infima e trucissima definizione. Il Blair Witch Project del rap italiano.
Club Dogo – “Puro Bogotà” (2007)
Vincenzo da Via Anfossi su un carro armato, vestiti brutti quanto le scenografie, comparse totalmente fuori sincro con il playback, un incipit memorabile e un finale storico, proprio come questo video: “‘Crushcotto’, per forza la gente ride”, “Del resto dice proprio ‘crushcotto’”. Dogo attitude alla massima potenza.
Fabri Fibra – “Bugiardo” (2007)
Nicola Savino, ospite in tv da Daria Bignardi, lo definisce la peggiore canzone mai lanciata in radio. Fibra, per tutta risposta, esce dalle fogne vestito da cane, rappa con dietro dei lanciafiamme, con una calza in testa, in laboratorio, mentre sta per annegare. Nel 2007 era all’apice della popolarità e sembrava impossibile liberarsi di lui.
Marracash – “Badabum Cha Cha” (2008)
“Il principe di Barona e non di Bel-Air / In sella ad un elefante come a Bombay” dice Marra in “Badabum Cha Cha”, la hit che lo ha lanciato nel mainstream nel 2008. E poi lo ha fatto nel video, ha seriamente cavalcato un elefante a Barona (con il cameo di J-Ax nei panni del domatore).
Nesli – “La Fine” (2009)
Una telecamera fissa sul volto di Nesli che continua a correre verso di noi, immerso nella neve o nella città, mentre rappa uno dei flussi di coscienza più toccanti e onesti che siano mai stati trasmessi in tv. Una narrazione minimale di debolezze e paure, agli antipodi dell’immaginario del genere.
Crookers – “Festa Festa (feat. Fabri Fibra, Dargen D’Amico)” (2010)
Un’accozzaglia di immagini, situazioni e personaggi senza senso che vanno a comporre un trip allucinato. La festa è partita, la testa pure.
Dargen D’Amico – “Nostalgia Istantanea” (2012)
Diciotto minuti e mezzo, Dargen che macina chilometri su una cyclette immobile mentre il sole tramonta in campagna, un ritratto al silicone di Lucio Dalla realizzato dall’artista Alberto Giacomuzzi: “e il collegamento tra Dalla e la Nostalgia è istantaneo”.
Salmo – “Space Invaders (feat. Nitro)” (2013)
In fatto di video sia Salmo che Nitro sanno il fatto loro, e insieme non potevano che spaccare. Citazioni cinematografiche da film sul soprannaturale, sketch godibili e atmosfera sottesa da B-Movie d’autore.
Maruego – “Cioccolata (feat. Caneda)” (2014)
Praticamente Breaking Bad, ma con la cioccolata al posto della crystal meth e Mina in sottofondo nei titoli di coda. Non penso di dover aggiungere altro.
Sfera Ebbasta – “Ciny” (2015)
Bei carrelli, belle riprese aeree e bellissima color correction, ok, ma quanti di voi hanno fatto “la C con la mano” tra il 2015 e il 2016? Il gesto che ha segnato la nascita di una “Rockstar”, il video-con-i-droni-in-quartiere definitivo.
Ghali – “Wily Wily” (2016)
Ambientazioni desertiche mozzafiato richiamano le origini di Ghali, i cantati in arabo e le atmosfere stesse del pezzo, volto all’abbattimento di stereotipi razzisti. Ciliegina sulla torta è l’emblematica tuta Stone Island arancione, palese rimando all’outfit delle vittime dello Stato Islamico (“Tu pensi che l’Islam sia l’ISIS”). “Wily Wily” è l’esempio di come estetica e messaggio possano tranquillamente coesistere.
Emis Killa – “CULT” (2016)
I tempi di Keta Music sono lontani e Killa assalta le radio con un tormentone estivo. Il video, girato rigorosamente in piscina, è un memorabilia che fa incontrare, tra ironia e nostalgia, un’infinità di personaggi “Cult” della nostra generazione.
Tedua – “Buste Della Spesa” (2016)
I tetti di Genova, gli amici, i carruggi, gli ormai famosi balletti. I video di Tedua sono tutti molto cinematografici ma, tra loro, “Buste della spesa” svetta in quanto punto di partenza per una narrazione visiva che ormai è una sicurezza.
Achille Lauro – “Thoiry Remix (feat. Gemitaiz) (2018)
“15 novembre 2017, più di duemila persone radunate a Milano in piazza del Duomo senza sapere cosa stesse per succedere”. Uno street video incredibile e l’esplosione di Quentin40, ecco quello che è successo (con segnalazione per disordine pubblico da parte delle forze dell’ordine annessa).
Ketama126 – “Lucciole” (2018)
Sostanze di ogni tipo, ostriche, Roma sullo sfondo, sostanze di ogni tipo. Come annuncia il disclaimer, però, l’artista e il regista non intendono mitizzare l’uso di droghe, bensì fare della semplice cronaca, sconsigliando addirittura la visione. Un video tanto forte quanto veritiero.
Speranza – “Chiavt a Mammt” (2018)
Una sdraio lanciata in mare senza motivo (poi recuperata), maglie da calcio del Palermo e della Tunisia, Peroni da 66 e sigarette; il gesto con la mano. Zero budget e tanta epicità per il boom di Speranza.
Noyz Narcos – “Sinnò Me Moro” (2018)
Il tema della morte è da sempre presente nelle rime di Noyz, ma è nel video di “Sinnò me moro” (con il sample dell’immortale Gabriella Ferri) che questo immaginario raggiunge l’apice. Un funerale in bianco e nero, fuori dal tempo, in cui si mescolano tute Nike e abiti antichi, carrozze e Ferrari, presente e passato dell’artista. Il futuro ha un’unica certezza: memento mori.
500Tony – “Teste Matte (feat. Vacca & Jamil)” (2018)
In bilico tra il real e il lol, il primo rapper gypsy italiano ci porta a fare un giro nel suo “ghetto a 5 stelle”, tra collane d’oro e muri dipinti con il monogram di Louis Vuitton, guidando una Mustang decappottabile. Ah, sì: ha nove anni.
Massimo Pericolo – “Sabbie D’Oro” (2019)
Dopo aver bruciato la tessera elettorale in “7 Miliardi”, Massimo Pericolo ci svela il suo lato umano portandoci nei posti della sua adolescenza. Qui, al tramonto, lo spleen provinciale si mescola a citazioni di Gomorra, dando vita ad un intreccio indissolubile di rassegnazione e speranza.
Tauro Boys – “Ready For War (feat. KnowPMW)” (2019)
L’emo trap dei Tauri incontra il mondo del gaming e viene frullata con effetti speciali scadenti. A guarnire il tutto: una componente tamarra invidiabile e un braccio ingessato.
Gemitaiz & Madman – “Veleno 7” (2019)
Ghostbusters, Donnie Darko, Clerks, Il grande Lebowski, Mamma ho perso l’aereo e altri film iconici degli anni 90, ovviamente reinterpretati in chiave ironica da Gemitaiz e Madman. Un fresco e piacevole viaggio nel passato.
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