Tutti i modi per fare uso di cannabis senza fumarla

Da quando il 14 gennaio 2017 in Italia è entrata in vigore la legge 242 (quella che ha spalancato le porte alla cannabis light, per intenderci) l’attenzione pubblica si è concentrata soprattutto sull’uso ricreativo e sul principio psicoattivo (THC), mettendo in ombra, tra polemiche e confusione normativa, “tutto quello che c’è dietro alla canapa, che è più importante rispetto all’uso ludico, che di fatto distrae dal reale potenziale di questa pianta.” È il parere di Marco Russo, 30 anni, fondatore e responsabile di Sir Canapa, il primo Hemp Shop d’Italia.

Marco è un attivista fermamente convinto dell’importanza di sensibilizzare e promuovere i possibili usi di quella che, a tutti gli effetti, è una materia prima estremamente versatile. Ci siamo rivolti a lui per un punto su tutto ciò che si può fare con la pianta quando non si tratta di fumarla, dai benefici che può dare a sue potenzialità che meriterebbero di essere valorizzate maggiormente.

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Nota sulla questione cannabis/canapa: il termine canapa indica varianti della pianta di Cannabis con bassi livelli di THC. Ma la pianta, appunto, è sempre una sola.

USO ALIMENTARE (EDIBLE)

I prodotti alimentari sono tra i più conosciuti e amati. Molti sono a base di farina di semi di canapa, che viene utilizzata in prodotti da forno, sia dolci che salati. “La farina”, spiega Marco, “è utilizzata in una percentuale del 10-15 percento insieme ad altre farine, perché essendo senza glutine da sola fa fatica a legare. Di solito si combina ad altre farine senza glutine, perché possa essere consumata anche dai celiaci. È molto ricca di vitamine, omega 3 e omega 6.”

Tra i prodotti a base di farina di semi di canapa troviamo cookies, cantucci, crackers, molto apprezzati per il gusto e anche facili da digerire. Secondo Marco è particolarmente buona anche la pasta, che esiste in molte varietà.

Oltre che sotto forma di farina, i semi—che si possono utilizzare anche per arricchire insalate, yogurt, pasta fredda etc—sono venduti anche interi o nella variante decorticata (in pratica sgusciati). “Paradossalmente,” dice Marco, “il seme intero costa di meno, ma ha più proprietà.”

Anche l’olio di semi di canapa ha ottimi valori nutrizionali. Si ricava sempre dal seme intero, che viene spremuto a freddo ricavando un olio ricco di omega 3 e omega 6, con proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e antiemetiche. Sembra avere un effetto benefico anche per i problemi cutanei.

Nel caso della birra, invece, viene utilizzata direttamente l’infiorescenza, spiega Marco, “per dare quel sapore forte nocciolato tipico della canapa, che combinato con il luppolo sta particolarmente bene, perché appartengono alla stessa famiglia dei cannabinacei—infatti l’odore è simile.”

Oltre alle birre, artigianali e non, tra gli alcolici si trovano anche i vari liquori, la vodka alla canapa, addirittura l’assenzio. A cui poi vanno aggiunte le bevande non alcoliche, più o meno commerciali: tè, energy drink, bibite varie, addirittura il caffè, che esiste anche in cialde. Secondo Marco “non ha un gusto così diverso dal caffè normale, e gli appassionati di caffè apprezzano molto.”

Le combinazioni alimentari sono pressoché sterminate. Tramite l’olio, per dare un’idea, è stato prodotto addirittura il tofu di canapa.


A proposito di uso alimentare, su Munchies hanno preparato la panna cotta alla cannabis light (che non rientra tra gli esempi di questo articolo, ma che ha un ottimo aspetto):


USO TOPICO

Creme, pomate e unguenti i distinguono in due macro-categorie: i prodotti più di uso “cosmetico”, che utilizzano, tra le altre cose, le proprietà dell’olio di semi di canapa, e i prodotti ad azione più mirata, che impiegano direttamente i principi attivi della sostanza.

Nel primo caso si ha l’olio di canapa spremuto a freddo, integrato in vari prodotti cosmetici come crema per viso, creme per le mani, latte corpo, latte solare per i bambini, saponette artigianali ecc… Vengono in questo modo sfruttate le proprietà idratanti e lenitive dell’olio, particolarmente adatte anche per dermatiti, psoriasi e altri disturbi della pelle.

SALUTE E BENESSERE

I prodotti che contengono i principi attivi della canapa, invece, appartengono a un ambito più legato alla salute. Senza entrare nel campo molto più specifico della cannabis terapeutica, Marco precisa che nei prodotti di questo tipo venduti in Italia il THC “è presente in bassissime percentuali, quelle consentite dalle normative vigenti, è invece alta la concentrazione del famoso CBD (cannabidiolo), che ha proprietà bio-rilassanti, analgesiche, antinfiammatorie, antidepressive e anticonvulsive. In America si usa anche per bambini che hanno problemi di epilessia. Potrebbe essere utilizzato insieme al THC, ma si preferisce il solo CBD per la paura che il bambino non possa concepire l’effetto high, come succede anche con alcuni anziani. Diciamo che la vera cannabis terapeutica è quella che contiene tutto il fitocomplesso della pianta, 85-90 principi attivi, THC compreso. Ma anche il CBD da solo è efficace.”

L’assunzione di CBD può avvenire in tanti modi: tramite capsula, olio, chewing-gum, supposte, cristalli, creme, liquidi per sigaretta elettronica. L’effetto benefico può essere potenziato anche dall’assunzione di terpeni (biomolecole, come il limonene, che si trovano all’interno dei tricomi dei fiori di Cannabis, ai quali danno sapore e aroma), che combinati ai principi attivi creano una risposta più attiva sul nostro organismo: il cosiddetto effetto entourage.

TINTURE

Le tinture sono estratti liquidi di cannabis, combinati spesso con alcool, da assumere per via sublinguale. A differenza di oli ed edible, entrano in circolo con grande rapidità, anche per questo vengono molto utilizzati per fini terapeutici. I principi attivi vengono assorbiti molto in fretta perché, anziché depositarsi nel tratto gastrointestinale, entrano subito nel circolo sanguigno.

Oltre alle tinture di CBD, acquistabili legalmente anche in Italia, esistono anche le tinture di THC, più fruttate e molto apprezzate negli Stati Uniti.

Vaporizzatore. Foto di Jake Lewis.

VAPORIZZAZIONE

Nota: a meno di vivere in un luogo in cui la cannabis è legale a scopo ricreativo, fumarla, vaporizzarla o inalarla (escludendo lo scopo terapeutico, nei casi e luoghi in cui si applica) sono tutte attività che rientrano nel “NON LEGALE”.

È un metodo che sta avendo molto successo perché permette di eludere gli effetti collaterali della combustione, che invece ci becchiamo in pieno quando fumiamo. Si presta molto all’uso officinale, e in Italia può essere adoperato per vaporizzare la cannabis a fini terapeutici sotto prescrizione e monitoraggio medico. Utilizzare il vaporizzatore con l’erba legale, invece, sembra essere ancora illecito, perché coinciderebbe col fumarla, quindi con un presunto scopo ricreativo. “È un sistema più incisivo”, dice Marco, “perché permette di assimilare la cannabis senza passare per la combustione, che facendo raggiungere temperature oltre i mille gradi, non ti permette di assimilare totalmente i principi attivi ed è anche nociva, perché inali sostanze dannose come il monossido di carbonio.”

I vaporizzatori permettono di volta in volta di raggiungere la temperatura ideale per assimilare i principi attivi desiderati e ottenere quindi l’effetto voluto. Secondo Marco “è la terapia del futuro, perché, secondo studi recenti, permette un’assimilazione anche migliore di quella per via orale.”

DABBING

Per dabbing si intende il processo, molto diffuso negli Stati Uniti, che consiste nell’estrarre dei concentrati di cannabis (dabs) come il butane hash oil (BHO), riscaldarli su una superficie e inalarne i fumi. Tra i diversi tipi di BHO c’è lo shatter (molto limpido e trasparente), la cera (bianca e appiccicosa), la live resin (che a differenza dei normali BHO è ottenuta dai fiori freschi di cannabis), l’ice water hash o bubble hash (realizzato utilizzando acqua ghiacciata per l’estrazione) o il rosin (ottenuto comprimendo i fiori di cannabis tra due superfici calde). L’olio CO₂ si ottiene usando il biossido di carbonio come solvente, invece di butano o acqua. È un processo piuttosto complesso.

PRODOTTI TESSILI, EDILIZIA, OGGETTISTICA

Oltre al consumo vero e proprio, è importante ricordare che della canapa, un po’ come si dice per il maiale, non si butta via nulla e le diverse componenti della pianta sono usate con successo in campi come il tessile e l’edile.

“In Italia fino agli anni Quaranta era la fibra più utilizzata,” racconta Marco: “Eravamo i primi produttori al mondo a livello di qualità e secondi solo alla Russia in fatto di quantità. Producevamo e produciamo ancora una fibra di altissima qualità, perché la fibra di canapa, oltre a essere antibatterica, è ultra resistente”.

I prodotti tessili del suo Hemp Shop sono molto vari: dagli abiti (realizzati in canapa al 50 percento e per il restante 50 percento in cotone organico), scarpe, sandali, ciabatte, borse, calze, cuscini con all’interno pula di canapa e farro. La fibra è così resistente che veniva usata anche per bandiere, tute da lavoro, i cappotti impermeabili della Marina, o per il cordame nei porti navali. Addirittura per i rivestimenti delle strutture alari degli aeroplani. Tuttora il famoso “canape” (la corda del via del Palio di Siena) è sempre in canapa, come da tradizione.

La fibra di canapa, inoltre, assemblata con malta naturale, permette di creare complementi d’arredo e oggettistica varia. Non solo: è un ottimo materiale alternativo alla plastica per gli oggetti stampati in 3D (occhiali, anelli, ciotoline, portachiavi…), perché è biodegradabile e ultrareistente.

È infine abbastanza noto l’uso della canapa nella bio-edilizia. I mattoni sono ottenuti con il canapulo, il nucleo legnoso interno dello stelo, e sono molto leggeri ma super resistenti e permettono l’isolamento sia acustico che di calore. Infatti pannelli di canapa sono diffusi anche come materiale isolante.

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