Música

Mr. Marcaille è il violoncellista metal definitivo

Qualsiasi ragazzino cresciuto a pane e heavy metal ha cominciato a degnare di attenzione uno strumento come il violoncello forse solo dopo aver scoperto gli Apocalyptica, un gruppo finlandese in giro ormai da vent’anni. Il loro primo disco, un omaggio ai Metallica suonato dai quattro violoncellisti, ha di sicuro aperto qualche nuova prospettiva a chi snobbava gli strumenti classici preferendo riff distorti e doppio pedale.

Qualcuno di più sfortunato ha forse potuto scoprire il potenziale di questo strumento con i 2Cellos, duo della ex Jugoslavia (un musicista sloveno e uno croato) di altri due violoncellisti di formazione classica che riciclando le vecchie idee degli Apocalyptica si sono messi a reinterpretare brani rock e pop di Michael Jackson o degli AC/DC (originalissimi, non c’è che dire). Ovviamente il duo ha riscosso un enorme successo, acclamato anche in Italia come the next big thing proveniente dai Balcani (quando esistono band come i Repetitor, ad esempio).

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A riconciliarci finalmente con l’uso improprio del violoncello ci pensa oggi Mr. Marcaille. Scovato vagando per la Francia, mi si è palesato un genio indiscusso. Un birrometallaro d’altri tempi, capelli lunghi nonostante la calvizie ben più che incipiente, outfit che contempla solo mutande o shorts molto corti, una buona dose di sudore e catarro. La birra ovviamente è componente obbligatoria del set. Assieme al violoncello opportunamente distorto e stuprato durante il concerto, una batteria formata da due grancasse, ed ecco la one man band perfetta. Pezzoni come “Wall of death” o “Destroy” fanno il resto, giocando con gli stereotipi da metalheads e riproponendo in chiave sporca brutta e cattiva le schitarrate ispirate dal thrash metal dei gruppi della Bay Area. Il disco Kill! Kill! Kill!, registrato in presa diretta, riesce a rendere bene l’impatto potentissimo di Mr. Marcaille, e per fortuna non mancano nemmeno rutti e scatarrate a restituirci perfettamente l’atmosfera putrida di quella saletta.

Foto di BenPi.

Arnaud, questo il vero nome di Mr. Marcaille, è in realtà un musicista esperto, cresciuto con una formazione classica e poi deviato da Satana sulla via del rock’n’roll, un po’ come i nostri Nicola Manzan e Enrico Gabrielli. All’inizio di maggio suonerà a Lucca con i 100cellos, ensemble composto da cento violoncellisti da tutto il mondo, che si esibiscono sotto la guida dei compositori Giovanni Sollima e Enrico Melozzi. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio ci sarà anche qualche data in solo, qui trovate tutto il tour in continuo aggiornamento.

È attivo poi anche in altri progetti, molto diversi da quello principale. Assieme alla compagna Sophie, con cui da anni vive a Bruxelles (anche se Arnaud è francese, originario di Lille) ha fondato i Rraouhhh!, gruppo di elettronica old school in cui la coppia suona vecchi sintetizzatori e tastiere, di cui è stato pubblicato da pochissimo il secondo disco. La coppia ha poi ideato un progetto come Aerobiconoise, una performance di noise elettronico accompagnato da un’esibizione sportiva. Tra gli altri side-projects di Arnaud c’è Frites, un ensemble sperimentale, “un progetto un po’ più aperto, con alcuni ragazzi francesi della zona di Saint-Étienne che si dedicano al circuit bending, e quindi fabbricano e modificano gli strumenti, è un gruppo in cui facciamo soprattutto dell’improvvisazione”.

Già questo piccolo elenco basta a chiarire l’esperienza e la vena di follia che da sempre accompagnano il lavoro di Arnaud. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la storia di Mr. Marcaille.

Noisey: Come ti è venuto in mente di partire con questo progetto?
Mr. Marcaille: In realtà tutto è nato dalla proposta che mi hanno fatto quando ho suonato ad un festival a Nancy, presso la Mjc Pichon, un centro di musica sperimentale. Era il 2008. L’organizzatore del festival mi conosceva già da un po’, avevamo collaborato quand’ero andato a suonare lì con qualcuno dei miei vecchi gruppi, dunque sapeva che suonavo il violoncello elettrico. Io poi avevo in mente da un po’ di tempo di fare un progetto tutto mio, mi prendeva bene l’idea di suonare da solista—così lui mi ha dato spazio. 

Ho preparato un set di soli tre pezzi, creando un filo conduttore tra i brani. Il concerto è piaciuto, quindi ho cominciato ad impostare un po’ meglio la cosa, a scrivere altri brani… Funziona, devo dire. Poi il vantaggio di essere da solo è che ho la libertà di partire e andare dove voglio a fare tutti i concerti che mi pare [quasi 400 date in tutta Europa, finora, solo come Mr. Marcaille, N.d.R.].

Qual è stato il tuo percorso musicale?
Ho cominciato a suonare il violoncello quand’ero ancora molto piccolo. In quegli stessi anni stavo scoprendo il rock degli AC/DC, poco dopo ho scoperto il punk di gruppi come i Sex Pistols. Diciamo che mi sono appassionato di violoncello e musica distorta parallelamente. Ho un diploma in violoncello, ma ho variato molto, passando dal conservatorio a una scuola di musica ad altre cose, non ho avuto una direzione del tutto precisa. Ho suonato anche in alcune orchestre giovanili ai tempi della scuola. Allo stesso tempo ho imparato a suonare la batteria, poi ho suonato per molto tempo il basso elettrico in un gruppo rock, ma non ne è rimasta traccia; era un periodo in cui era un po’ più complicato rispetto ad oggi fare dischi, al tempo abbiamo comunque fatto molti concerti. Ora ho 42 anni.

Ho suonato anche con un gruppo abbastanza conosciuto che si chiama Violon Profond, eravamo io con il violoncello e un cantante. L’idea era di riprendere classici dell’hard rock, li reinterpretavamo in francese, con un sound molto cattivo, il violoncello distorto come ora, suonato un po’ come se fosse una chitarra. Abbiamo fatto davvero molti concerti, da busker per strada, ma anche in rifugi di montagna, fino a grandi sale concerto a Montmartre. Niente pezzi della batteria in questo caso, era un progetto pensato per essere molto mobile, solo una voce e uno strumento. Ma a un certo punto mi è venuta voglia di uscire da quella situazione. Fare cover è divertente, ma in qualsiasi altro gruppo (anche quando suonavo batteria o basso) abbiamo sempre e solo fatto brani originali, e mi mancava quell’aspetto. Un gruppo come i Violon Profond era nato più che altro come presa in giro, e abbiamo avuto la possibilità di girare molto più del previsto. Sono partito un po’ da quelle idee ma per fare qualcosa di mio. Soprattutto, tenevo al fatto di suonare il violoncello in modo davvero personale, con uno stile che mi coinvolgesse, che esprimesse in modo molto chiaro chi sono io veramente.

Che tipo di strumentazione usi?
Uso una distorsione per chitarra, con un wah-wah che aggiungo ogni tanto, perché faccio anche degli assoli. In alcuni pezzi splitto i due suoni, pulito sull’ampli del basso e distorto sull’ampli da chitarra. Poi c’è la batteria con due grancasse, niente rullante, che avrebbe un suono un po’ troppo morbido, commerciale. Mi trovo molto meglio a lavorare con due grancasse, l’impatto è molto potente e vario, perché le due casse poi non hanno esattamente lo stesso suono, e anche la forza del kick cambia da piede destro a piede sinistro. Cerco di non fare ritmiche esattamente lineari, in alcuni brani lavoro più sulle basse, in altri mi concentro sulla cassa più acuta come fosse quasi un rullante. La batteria serve anche per darmi il ritmo, la suono come se fosse una marcia, una danza, segue in pratica i miei movimenti in modo naturale. Ho provato anche ad aggiungere altri strumenti, ma nel complesso forse non rende così bene.

Gli altri tuoi gruppi sono abbastanza diversi da quello che proponi come Mr. Marcaille.
Sì, ma ho sempre fatto cose molto diverse tra loro. In passato ho suonato in un quartetto di musica contemporanea, ad esempio. Eravamo due violini, una viola e un violoncello. Una cosa distantissima dalle distorsioni che uso ora. Ma con le mie band sono passato dal garage a gruppi più ispirati all’hardcore. In progetti come i Rraouhhh! viene fuori tutto il mio amore per la vecchia musica techno, è una passione che spesso esploro anche facendo il DJ, mixo e metto dischi soprattutto di questo genere. Con Rraouhhh! è appena uscito il secondo album, siamo un po’ più attivi rispetto a Mr. Marcaille, con cui ho impiegato quattro o cinque anni per produrre il primo. È vero che ci ho messo un po’ anche per trovare il giusto metodo per registrare, sapendo di dover fare tutto live e in presa diretta, ovviamente; per me è impossibile registrare gli strumenti separatamente, anche per un discorso di ritmo, come puoi immaginare non potrei mai utilizzare un metronomo per suonare queste cose. I dischi sono usciti tutti con una co-produzione di diverse piccole label, come Tandoori (che è di Lille), Moncul etichetta della periferia parigina, La face cachée di Metz e La Chasse, l’etichetta che abbiamo fondato Sophie ed io e con cui ho pubblicato la prima stampa del mio disco. Lavoriamo su generi molto diversi tra loro, è vero, ma qualcuno diceva che ci sono solo la musica buona e quella cattiva. Forse è una definizione un po’ riduttiva ma penso che rispecchi bene il mio approccio.

Ti presenti in modo molto grezzo, e recuperi un po’ tutto l’immaginario metal, dagli Slayer agli Apocalytica, giocandoci. E poi suoni quasi nudo, è pura poesia anche per gli occhi.
Sì, ma è per una questione di comodità, quando suono ho sempre caldo, è solo questo. Queste sono cose che vengono così, non ho voluto creare un certo tipo di immagine. Anche non volendolo mi sarei comunque messo a suonare in mutande. Adesso cerco sempre di usare almeno degli shorts molto corti, non so quanto siano sexy per voi sinceramente. Quanto al mio approccio musicale, c’è sicuramente del metal ma c’è anche un aspetto molto punk. Una parte di quello che suono appartiene in spirito a questo genere musicale, che magari io non ascolto troppo, ma è presente. In fondo io non mi sento di fare parte in modo particolare a nessuna scena. Però alcune cose fanno parte della mia storia, ho ascoltato molto thrash metal per esempio, quindi è ovviamente qualcosa che ho dentro, e sicuramente non me ne dimentico. 

Ora il mio set è un po’ cambiato, ho cominciato a proporre dei pezzi più orientati al doom e allo sludge, basati di più su violoncello e voce e togliendo un po’ le due grancasse. Ho già iniziato a proporlo anche in live. Diciamo che da quel festival a Nancy tutto è iniziato in modo molto casuale, i primi pezzi erano buoni ma molto spontanei. Adesso sto progettando di fare un set che sia davvero studiato, con brani più lunghi, ispirati all’immaginario doom, più satanici, non vorrei dire delle messe nere ma quasi. Questo è un po’ la direzione che prenderà il nuovo materiale, che spero finisca presto in un disco.

Curiosi? Manca poco e il nostro infamous beer smelly raw one-man band sarà in Italia. Accorrete.

Marco è su Twitter: @marcodevidi.

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