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Benvenuti nel museo dei cibi disgustosi

Un bel cibo disgustoso in esposizione nel museo dei cibi disgustosi.

Avete mai sognato di assaggiare il cervello di scimmia semifreddo reso celebre da Indiana Jones? Probabilmente no, anche perché nel mondo reale la scimmia vi sarebbe stata servita mentre era ancora intenta a dimenarsi. Pur ammettendo che il disgusto sia un sentimento di radice culturale, proprio ci è difficile superare alcuni limiti: vi sono occasioni in cui quasi tutti finiscono col concordare si sia superata la soglia della decenza, reagendo con disprezzo.

Proprio in onore agli storici espedienti gastronomici che hanno sfondato la barriera del raccapriccio, ha aperto a Malmö, in Svezia, il Disgusting Food Museum, una mostra che mette a disposizione del pubblico ben 80 pietanze accuratamente selezionate dal “disgustologo” californiano Samuel West, già responsabile del Museum of Failure.

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Foto: Anja Parte Telin

Sorpreso da quanto l’archivio di fallimenti sia riuscito a modificare i meccanismi di giudizio del pubblico, il curatore/psicologo West ha deciso di fronteggiare con fare giocoso e complice il codice comportamentale con cui ci approcciamo alle diete comuni, sperando di contro di riuscire a promuovere una visione maggiormente aperta ed ecosostenibile dell’industria alimentare.

Di fatto, il suo scopo si concretizza in un’esperienza sensoriale assolutamente inadatta agli stomaci deboli: le riproduzioni in resina si contano sulla dita di una mano, il resto è disgusto. Le pietanze sono perlopiù tremendamente odorose e le zone di assaggio sono distribuite per l’interezza dei 400mq del museo, i formaggi tanfano tanto da meritarsi una sezione appositamente pensata: L’Altare dei Formaggi Puzzolenti.

Gli organizzatori hanno volontariamente creato un tour de force: un’esperienza che, nonostante il contesto controllato, scardina i limiti dei visitatori per abbandonarli a forti reazioni fisiche. Non per nulla il biglietto di ingresso viene elegantemente stampato su un sacchetto che può essere usato per raccogliere il vomito.

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Foto: Anja Parte Telin

Da un lato si può trovare il frullato di rospo peruviano, dall’altra sono lasciate a marinare le putride aringhe svedesi, in un angolo si contorce il nostro casu frazigu, il celebre pecorino sardo infestato da larve di mosca. L’istinto provocatorio, smaccato e ironico di West si fonde qui con il suo retaggio accademico: sfrutta il desiderio di sfida dei più audaci gourmet — e forse anche un po’ le loro mal celate perversioni — per confrontarsi coi preconcetti alla base dell’educazione occidentale.

“Amiamo il cibo con cui siamo cresciuti,” dichiara il direttore della mostra temporanea, Andreas Ahrens. “Il pensiero di mangiare un ragno fa venire l’acquolina in bocca ad alcuni e ad altri genera conati di vomito. Il disgusto è anche contestuale. […] Ora che alcuni dei migliori chef del mondo stanno sperimentando menú a base di insetti, mangiare cimici potrebbe passare dall’essere un atto ributtante all’essere considerato alta cucina.”

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Foto: Anja Parte Telin

“Duecento anni fa le aragoste erano tanto indesiderabili da essere date in pasto esclusivamente ai prigionieri e agli schiavi, mentre oggi sono una portata di grande lusso,” rincara West.

L’audacia dell’impresa non si limita però al solo piano intellettuale: le esotiche portate messe a disposizione degli ospiti vengono sostituite ogni due giorni, i costi di gestione sono esorbitanti. “Non puoi lasciare dei testicoli di toro in giro per troppo tempo,” scherza il curatore, ma gran parte degli ostacoli sono dettati dalle norme sanitarie e dalla rarità dei pezzi che necessitano costante rifornimento. Non dev’essere semplice, per esempio, accedere alla carne di squalo fermentata islandese, prodotto deontologicamente dubbio, potenzialmente tossico e il cui sapore, tra le altre, viene descritto come “un misto di morte e ammoniaca.”

Se progettate di passare prossimamente da Malmö, sappiate che avete tempo fino al il 27 gennaio 2019 per sostenere questa folle idea. Vi sarà sufficiente direzionarvi verso lo Slagthuset, un mattatoio d’importanza storica e culturale di tutto riguardo che è stato recentemente ristrutturato per ospitare concerti e matrimoni. Lo staff fa sapere che anche i danesi saranno ben accolti.