Siamo andati a vedere i quadri di Alessandra Mussolini

Foto di Niccolò Berretta.

Un fantasma si aggira per i vernissage di Roma. Alessandra Mussolini, attrice, cantante, modella, europarlamentare, da ieri è ufficialmente anche una pittrice. “Mai preso un pennello in mano,” confessa: “A scuola, a educazione artistica, non ero brava, non sono un’appassionata d’arte e l’idea della tela bianca da riempire mi ha sempre turbato.” Un giorno però in compagnia del figlio Romano compra spatole e acrilici e “fa una ventina di quadri,” i suoi “Graffi.”

E così nei prossimi manuali di Storia dell’Arte studieremo anche “il percorso della Mussolini attraverso l’uso dell’acrilico veloce e diretto” e “i suoi quadri che rappresentano segreti da custodire e tener nascosti con i colori che raccontano passione, attaccamento e determinazione.”

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Dalle foto in anteprima che giravano sui giornali non era molto chiaro il tema dei quadri. Le descrizioni dell’artista erano ermetiche: “I palazzi che dipingo raccontano una solitudine, perché sono vuoti, senza un’anima. È la vita: poca realtà su un mare di astrattismo.”

Così sono andato in una galleria romana a vedere da vicino queste “periferie dell’animo umano”, gli ecomostri d’acrilico, l’abusivismo esistenziale, e più che in un “mare di astrattismo” mi sono ritrovato in uno show di Art Brut.

Alle sei e mezzo la situazione è ancora pedestre: l’artista emozionata sorride e si presta alle prime foto con i fan. I complimenti sono dei più sinceri: “Ti dico la verità, non me l’aspettavo per niente,” ma Alessandra non se la prende: “Guarda neanch’io.”

Iniziano ad arrivare i conoscenti e come una bambina il giorno della recita indica loro tutte le sue opere, anche quelle che non diresti mai : “Pure quei quadri sono miei.” Gli amici stretti le rivolgono sempre la stessa domanda: “Alessandra ma perché?”; e lei come folgorata dallo spirito di Pollock risponde: “Tutto è cominciato all’improvviso.”

La Gallerista mi spiega cosa le è piaciuto di più dell’opera di Mussolini: “La sua Arte è dinamica, esplosiva, mi è piaciuto subito il colore, è bello forte: spero continui a dipingere ancora; è un piacere che fa a lei, ma soprattutto a noi. A noi noi?

A vederli da vicino questi ecomostri colpiscono soprattutto per la loro tridimensionalità: striscioline di bronzo si scollano via allo strusciare dei piumini degli ospiti. Arte viva.

Nessuno in sala perde tempo con le tele, tutti preferiscono dar loro il culo. Qualcuno si appoggia. In fondo ‘sti cazzi.

“Aò ma l’hai fatti te?” strilla qualcuno in sala. È Gasparri. Si dirige ad abbracciare la sua amica. Ha fatto giusto una scappata, è carico di lavoro. Si scusa in continuazione ma deve rispondere al telefono: “Pronto sono Gasparri, chi è?” Prima di andarsene, un piacere che fa a lei, ma soprattutto a noi .

Incantevole è l’omaggio a Yves Klein di Marisa Laurito. In sala la curva geriatrica non si tiene più, si accenna un trenino per chiedere alla show girl napoletana una foto. I complimenti a Marisa, per qualsiasi cosa, sarebbero troppo futuristi, così nessuno le dice niente.

Una signora erudita, parlando con le amiche, azzarda un suggestivo parallelismo tra i Graffi di Alessandra e l’orinatoio di Duchamp: “un’opera memorabile,” dice, “che mi fece vedere mio figlio su uno di quei VSH [ sic] qualche tempo fa.”

L’unica davvero interessata alle opere è una ragazza, un po’ fosca, che chiede all’artista di stare in posa davanti al suo quadro preferito. È una “critica d’arte antica” mi spiega, ha un blog e mi lascia il suo bigliettino da visita. S’interessa anche al mercato contemporaneo, così le chiedo se secondo lei qualcuno si comprerebbe mai queste tele, e lei non ci pensa due volte: “Sì, certo. Di là ho sentito due signori discutere di quanto starebbe bene uno di questi quadri sul loro caminetto.”

Capisco che è lei la ragazza, ora o mai più. E il mio ultimo pensiero va al professore di Estetica all’Università che se non è ancora morto, di sicuro avrà avuto un incidente nel momento esatto in cui chiedo alla critica di “spiegarmi i quadri di Alessandra Mussolini”: “Fuori piove, entri e trovi il sole.” E attacca un’inquietante supercazzola: “I colori dell’arancione, dell’oro e delle foglie di bronzo sui quadri, da un passaggio naif fino a un punto più elevato, approcciando le tinte del viola [ cfr. Marisa Laurito] che sono molto complesse e alcune cose prospettiche realizzate in maniera eccellente à la Borromini.” Poi mi fa vedere in uno dei Graffi “la perfetta sezione aurea,” ma purtroppo la devo lasciare; è arrivato in galleria il critico Antonio Zequila.

I flash sono tutti per lui, impalla i quadri. Ma il suo momento di celebrità dura circa 100 secondi, dopodiché nessuno più se lo fila. Lo raggiungo per chiedergli le sue impressioni, ma non ha voglia di parlare: “Conoscevo Alessandra Mussolini come attrice, come politico e questa sera ho avuto anche il piacere di vederla come pittrice e devo ammettere che i suoi quadri sono abbastanza emozionanti.”

Gli chiedo perché non si vede più in giro: “In questo momento sono in attesa di un film… di una fiction molto importante e per scaramanzia preferirei non…” Neanche finisce la frase che attacca a parlarmi il suo amico, è una furia: “Anch’io come rappresentante dei club devo dire che sono rimasto fortemente sorpreso da questa sua capacità e poi sentendo i critici hanno dato delle giuste definizioni a questo miscuglio di colori e devo dire che io sono Giancarlo Frascarelli il coordinatore dei club di Forza Italia.”

Eccelso esecutore della respirazione continua, Frascarelli mi riempie di sue impressioni non particolarmente richieste: “Devo dire che sono rimasto sorpreso soprattutto dalle critiche molto importanti che ho sentito, per questo connubio di colori trallallala si nota molto il colore dorato, questi colori accessi che si vanno a confondere quasi nell’autunno. Mi unisco a quello che ha detto il mio amico Antonio Zequila, siamo venuti insieme, e credo che avere l’arte nobilita più che mai oggi anche la politica, eh?”

Sono devastato. Prima di lasciarlo andare gli chiedo se secondo lui nelle tele dell’artista Mussolini traspare anche la Mussolini politica, e lui restituisce, in un giovedì piovoso di febbraio, dignità al concetto di popolo: “Vedendo il suo carattere forte nel difendere in maniera ossessiva i problemi dei più poveri, della gente e i temi che sono i più sentiti dal popolo, e sono pochi i politici che toccano i temi della popolazione, spesso quando ci si chiude in una camera del parlamento ci si dimentica del popolo e da dove si viene, da dove nasciamo tutti, dal popolo, dalle candidature locali, ecco secondo me quello che io noto che in questo suo connubio di colori così frastagliato si vede la sua forza, la sua aggressività nell’intraprendere le iniziative a favore del popolo.

I politici che sono presenti sono prima di tutto amici, e pochissimi questa sera hanno voglia di parlare di lavoro. Ma dopo decine di calici di prosecco per deglutire grissini allappanti, qualcuno si lascia andare: “Io ho avuto tre modelli,” si scalda un signore accanto a me: “Benito Mussolini, Almirante, Berlusconi e stop!”

Qualcun altro apre una cartellina che nasconde volantini “Marò Liberi” da consegnare presumibilmente ad Alessandra per un autografo. E poi arriva il vero King delle feste romane, il Principe Giovannelli: “La conoscevo come personaggio simpatico, vivace, esplosivo,” mi dice, “e adesso vedo un’artista moderna tra le più lanciate, complimenti. È una donna intelligente, non per niente, buon sangue non mente!”

La festicciola volge al termine, qualche stronzo ha rubato l’ombrello a Zequila. Restano ormai soltanto i parenti di Alessandra: la zia, i nipoti, i figli, il marito.

E capisco che per Alessandra l’Arte è stata necessaria. L’ha aiutata in questi mesi difficili; i suoi “Graffi” l’hanno resa più forte e preparata al peggio: “Quando mi arrabbio succedono certe cose… così prendo il quadro, lo metto per terra e comincio a spatolare,” mi confessa: “Mi devono partire altri quadri, me li sento, manco arrivo a casa già vado a comprare altre tele!”

Alessandra da ieri è più serena, più tranquilla, perché spatola sul “fango del mondo”; e non importa se non ha la minima idea di cosa cazzo stia spatolando: “Una signora m’ha detto che da quel quadro giallo là esce un rosso che esplode e io manco l’avevo notato!”

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