O tutto o niente, la storia di Roccia Music

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Musica

O tutto o niente, la storia di Roccia Music

Dal giorno in cui Marracash e Shablo hanno fondato Roccia Music sono cambiate molte cose e tra arrivi, partenze, problemi e successi, qui raccontiamo la storia di un'etichetta discografica che non è esattamente un'etichetta discografica.
Mattia Costioli
Milan, IT

"In Italia lo street rap non funziona", mi ha detto una volta Marracash durante un'intervista. Mi sembra un modo davvero antipatico per iniziare a raccontare questa storia, ma allo stesso tempo quella frase mi è rimasta impressa, insieme alla sensazione che se in un'altra vita dovessi rinascere con il sogno di diventare un rapper mi servirebbe una dose di fiducia in me stesso molto superiore a quella disponibile per questo giro. Era il marzo del 2015 e il boss di Roccia Music mi spiegava che "per quanto sia paradossale, in Italia si è perso quel senso di appartenenza che era tipico dei tamarri, quel sentimento che ti fa dire noi siamo di periferia, siamo diversi". Nel giro di un anno e mezzo la situazione dell'hip-hop italiano risulta profondamente diversa e Roccia Music ha avuto un ruolo fondamentale nello sparigliare le carte in tavola. Chi è dotato di una memoria così eccezionale da essere in grado di porre gli avvenimenti in ordine cronologico (anche se si sono verificati più di una settimana prima) sarà sicuramente in grado di ricordarsi che in quel periodo uno dei vertici della quotidiana diatriba attorno al rap italiano era Mecna colpevole di usare troppo autotune e, di conseguenza, quanto la frase di Marracash fosse effettivamente una sintesi della realtà. Se si è in grado di uno sforzo mnemonico ancora più impressionante si potrà ricordare anche il 2013 e l'uscita di Genesi, il primo album corale che funzionò come lettera di presentazione e dichiarazione d'intenti. Dimostrava come Roccia Music non fosse esattamente una label, né una crew, un management o un collettivo, ma un po' tutte queste cose messe assieme. "L'idea che avevamo in mente era riuscire a costruire qualcosa che si sviluppasse a partire da un discorso legato alla periferia e alla musica fatta in modo autonomo e da persone di strada", spiega Shablo mentre sfogliamo un'intensa intervista che è stata scritta ormai tre anni fa. Quando dice persone di strada, Shablo si riferisce a un gruppo di esseri umani interessati alla musica ma senza agganci istituzionali che, sotto lo stesso stendardo, potessero arrivare a costruire qualcosa di artisticamente unico e rilevante. In quell'ultimo trimestre del 2013 il lancio di Roccia Music fu accompagnato dall'uscita di Genesi e, fin dal primo momento, l'identità della Roccia, del brand, è stata molto più forte di quella aziendale. Forse è stato un bene o forse è stato un male, ma tutta la storia di questa label (chiamiamola così da ora in avanti, ma solo per comodità) si basa su un presupposto creativo che anticipa la sua fondazione di quasi dieci anni e, paradossalmente, non si può capire (dio mi perdoni per le prossime tre parola) la mission aziendale di Roccia Music senza prima capire Roccia Music Volume 1.

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La copertina del primo mixtape. La verità è che Roccia Music Volume 1, uscito nel 2005, è semplicemente il mixtape perfetto, se circoscriviamo la validità di questa affermazione all'insieme dell'hip-hop italiano. All'interno c'erano dei pezzi che nel tempo sono diventati semplicemente dei classici e, nel suo insieme, riusciva a trasmettere un'idea a volte un po' vaga, ma sempre comprensibile. Capire tutti i pezzi di quel mixtape sarebbe persino sufficiente a comprendere in generale il modo in cui (si suppone) che funzioni il linguaggio del rap. Una canzone come "Le voglio piene" è un esempio efficace di storytelling, ma allo stesso tempo nemmeno il più scemo degli ascoltatori potrebbe pensare che si tratti di qualcosa da prendere sul serio, in cui sul serio significa interpretare il testo come l'esatta cronistoria di eventi realmente accaduti alla persona che li sta raccontando. Al di là dei giudizi di merito su cui, per motivi più che altro generazionali, potrei sperticarmi e parlare di tutto e il contrario di tutto per sette settimane, Roccia Music Volume 1 rappresenta l'esordio e, in senso lato, il primo successo di Marracash. Non che io abbia ricordi del 2005 che non siano strettamente legati alle prime esplorazioni della sfera affettiva e sessuale, ma era un periodo in cui l'onda lunga dei Sangue Misto si stava ormai frangendo e quelli che erano i grossi nomi della scena sul finire degli anni Novanta avevano ormai ceduto il posto ai nuovi corsi, da Milano a Roma, dalla Dogo Gang al Truceklan. È una sintesi piuttosto sbrigativa per chiunque fosse realmente interessato alla questione, ma è giusto per far capire meglio quale sia l'orizzonte culturale in cui avviene il primo incontro tra Marracash e Shablo, con il secondo che dal 1999 (e a vent'anni ancora da compiere), si inserisce prepotentemente nel panorama rap italiano aggiudicandosi la produzione di 5° Dan di Inoki. "Guè mi disse 'C'è questo rapper amico mio che spacca, si chiama Marracash', ai tempi i Dogo se lo portavano in tour per fare le prime date", ricorda Shablo, che ha fatto parte del gruppo di produttori dietro Roccia Music Vol. 1. "La genesi di Roccia Music è sicuramente avvenuta con quel mixtape, che ha raccolto una fetta enorme della scena rap italiana di quel periodo". L'idea Roccia Music a uno stadio germinale è sempre esistita e fin da quel primo mixtape Marracash ha subito voluto giocare a un livello più alto e, forse involontariamente, ma l'idea di coordinare altre persone faceva già parte del suo modo di essere, spiega: "In quell'occasione ho provato a vestire i panni del direttore artistico, in un certo senso. Mi mettevo lì e decidevo quale rapper accoppiare a quale produttore". Questo non significa che Marra nel 2005 avesse in mente di fondare un'etichetta discografica indipendente, ma che lo spirito imprenditoriale con cui si è posto nei confronti del rap italiano era già presente, figlio del momento non esattamente esaltante che ha originato buona parte dei rapper che oggi si possono considerare affermati. Negli anni Marra (spalleggiato dal suo DJ Tayone) ha riproposto il tentativo in più occasioni e varie forme, ma non è mai andato in porto tanto concretamente quanto sperato. Marracash e Shablo fanno parte di una generazione che ha ottenuto un successo tardivo, arrivato dopo molta gavetta e tentativi andati a vuoto, sia perché l'attenzione del pubblico era rivolta ad altri artisti ed altri generi, sia perché i meccanismi dell'industria discografica erano profondamente diversi, in particolare quelli riguardanti il rap.  "La visione Roccia Music è legata allo street rap, a uno stile, a qualcosa che abbiamo visto per primi, che forse ho visto per primo", dice Marra prima di specificare che, in ogni caso, fino a che non ha visto in Shablo un socio, oltre che un produttore, la visione non si è concretizzata. "Il primo mixtape era fortemente connotato verso un certo tipo di suono e di tematiche e, per quanto ci fosse un'estetica diversa ai tempi, l'immaginario street e oscuro era già presente. Era sicuramente un modo di vedere l'hip-hop che corrispondeva pienamente a ciò che mi piace di questa musica e che nel tempo ho portato avanti". Al progetto di Marracash si è unita la professionalità di Shablo e Roccia Music è stata concepita, per usare una metafora, in un secondo incontro che avviene al termine di una trasferta durata diversi anni in quel di Amsterdam, dove il produttore argentino aveva spostato la sua residenza. La situazione al suo rientro in Italia è quasi surreale e, nonostante le collaborazioni con le scena rap non si fossero mai del tutto interrotte, la situazione è profondamente diversa: "Tutti i miei amici ora facevano le star, in un certo senso ed è stata una naturale conseguenza che, da quel rientro in Italia, scaturisse il progetto Thori & Rocce".

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Marracash durante la festa di lancio di Roccia Music, a Palazzo Visconti
Il disco, oltre alla collaborazione tra due dei produttori più rilevanti di quel decennio breve, aggiunge un altro mattoncino all'edificio che costituisce l'identità di Roccia Music, che nei due anni successivi comincia a prendere vita anche a livello istituzionale. In Olanda Shablo mette in piedi una società di edizioni, un management e inizia a piantare i primi semi che porteranno al collettivo di produttori che oggi risponde al nome di Avantguardia e, genericamente, impara ad affrontare la musica, così come il mondo dell'hip-hop, da un punto di vista più imprenditoriale e con meccanismi nuovi, almeno relativamente al mercato italiano. È esattamente l'unione tra la visione di cui sopra e questa professionalità a permettere, nel 2013, la fondazione della società. "Abbiamo una mentalità", sostiene Marracash: "che ci ha costretto a fare le cose a modo nostro. Dubito che un ragazzo che ha vent'anni oggi potrebbe riuscire a fare lo stesso e non perché è più stupido, ma perché l'ambiente che lo circonda è diverso. Un po' come succede in America, dove gente come Jay Z si è aperta la label mentre i ragazzi tendono a consumarsi nel giro di tre dischi, per poi eclissarsi. Quando ho iniziato a fare rap non c'era niente, non c'era un mercato per il rap italiano e questa musica non interessava a nessuno: abbiamo una base che siamo stati costretti a costruirci che ci permette di resistere a batoste e spallate". "Quando abbiamo dato vita a Roccia Music era il momento massimo del rap festaiolo, stupido o se vogliamo bimbominkia. Avevo un po' il rigetto per quella roba e la speranza era di riuscire a proporre un'alternativa a quel mood", conclude Marracash. Il primo singolo ad uscire ed essere registrato con il trademark Roccia Music è "GVNC", che farà anche parte di L2 di Luchè ed è una produzione di Pherro, beatmaker di Sassari e membro del collettivo sardo Best Purple che (dopo un mixtape fortunato) entra in contatto proprio con il rapper napoletano. È trap italiana prima che l'industria discografica il pubblico si accorga che esiste una generazione post-muretto, ma perfettamente in linea coi tempi rispetto a quello che succedeva in quel momento oltreoceano: "A un certo punto ci siamo accorti che gli standard del rap americano stavano a cinque metri dal suolo, con picchi di dieci, mentre la media italiana viaggiava a cinquanta centimetri. Noi abbiamo deciso che superare quella media non ci bastava più e abbiamo iniziato a confrontarci con quella più alta", rimarca Marracash con un po' di orgoglio e la consapevolezza che quando si va in guerra il soldato all'avanguardia è quello che torna a casa senza medaglie, ma con un bel vestito di mogano. "Quando abbiamo fatto 'GVNC' con Luchè, che è stato un po' il primo singolo di Roccia Music, abbiamo portato in Italia per la prima volta le sonorità che ora la nuova scuola ha accolto completamente e tutti hanno storto il naso. Non era scontato, a quei tempi, fare un pezzo di quel tipo e per noi fu un progetto enorme, con anche un video molto curato ad accompagnarlo", precisa Marra in relazione al video di "GNVC"━​in cui effettivamente ci sono alcuni giochi di luci e colori (il verde, il viola) che, nel giro di qualche anno, hanno fatto la fortuna di altre generazioni di videomaker.

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​Il video di "GNVC", con Luchè e Marracash​. "In questo momento il rap, senza scomodare il mainstream, è un po' cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato questo percorso: è più dark, più maturo in un certo senso". Un mese dopo l'uscita del primo singolo Roccia Music compila e regala in free download Genesi. Ci sono un logo (la cui realizzazione viene affidata a Corrado Grilli, in arte Mecna), una copertina (realizzata invece da Giorgio Di Salvo) e una visione artistica allo stesso tempo dark e barocca, in ogni caso rivolta ad un pubblico adulto e cool nel senso più maturo possibile del termine. Il cast iniziale che compone Roccia Music è composto dai suoi fondatori (ovviamente), Achille Lauro, Luchè, Corrado, Deleterio, Tayone, Attila, Fred De Palma, Geeno, Marz e Pherro e viene presentato in pompa magna con una festa gigantesca a Palazzo Visconti, dietro piazza San Babila, a Milano. L'estetica della label è chiarissima, ma per i più lenti di comprendonio Luchè la spiega nel ritornello di "Infame", prodotta da D-Ross e presente anche in L2Ray-Ban neri, giacca di pelle nera, / Audi sportback nera / Il genio di Marianella, in cielo la luna è nera / Teniamoci per mano e recitiamo una preghiera (Amen). "Genesi l'abbiamo chiamato così perché è stato l'inizio di un nuovo percorso. Prima di quel disco non c'era una struttura dietro Roccia Music, anche se esisteva già un concetto. Se parliamo del passato di Roccia  c'è sicuramente una linea di fondo che è fatta di ricordi e pezzi che, nell'immaginario collettivo, potremmo definire storici, ma l'idea ufficiale di Roccia Music nasce con quella copertina", spiega Shablo, per poi dare un'occhiata alle foto del booklet che si poteva scaricare insieme all'album mentre Marracash ripensa a quanto sia stato difficile non mandare tutto a puttane nel giro di pochi mesi: "In questi tre anni abbiamo fatto tantissime cose e, al tempo stesso, imparato tantissime cose, occupandoci a trecentosessanta gradi degli artisti con cui stavamo lavorando, ma non è che le cose siano sempre andate a gonfie vele…". Il roster della label al principio era enorme e, nel giro di poco tempo, si è resa necessaria una scrematura inevitabile, sia per motivi di coerenza artistica che per un discorso economico. Allo stesso tempo a quella festa a Villa Visconti è seguito un tour enorme che prevedeva, per ogni data, il coinvolgimento di tutti gli artisti e che ad un certo punto, in occasione del concerto di Roma, è sfociato nel buco nell'acqua a Villa Ada, a cui è seguito un accanimento della stampa (sia di settore che generalista) che per poco non ha convinto Shablo e Marracash a ribaltare il tavolo e andare a casa. Sono tutte cose che avvengono in modo piuttosto naturale quando la tua prospettiva passa da mi piacerebbe a fondare un'etichetta discografica ho fondato un'etichetta discografica. Relazionarsi coi promoter, capire le esigenze di ogni artista e comprendere a fondo la burocrazia dietro ogni passo è qualcosa che non si può imparare, finché non ci si scontra: "Quando abbiamo iniziato con questa cosa guardavamo alle realtà americane che erano partite dal nulla e che si sono trasformate in imperi. Purtroppo o per fortuna abbiamo deciso di cominciare a lavorare nella discografia in uno dei momenti peggiori della storia e le batoste, in un certo senso, ci hanno fatto capire in che direzione andare e quale tipo di progetti discografici di artisti emergenti siano adatti alla realtà attuale". Con batoste Shablo si riferisce sia all'episodio di Villa Ada ("Un errore di organizzazione che dovevamo gestire meglio, dettato anche dall'inesperienza") che alla vastità del roster iniziale.

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La copertina di Genesi, realizzata da Giorgio Di Salvo. Il nome più affermato che costituiva quel roster iniziale (e che è ancora lì, saldo al suo posto, con due album micidiali in più nella discografia) era quello di Luchè. Il rapper napoletano è entrato in Roccia Music in modo naturale e con Marracash condivideva già un'amicizia, oltre che l'appartenenza alla stessa crew e un'indipendenza che gli garantiva una certa agilità a livello di gestione della sua carriera. Nel senso che Luchè al tempo viveva per la maggior parte del tempo a Londra, dove si occupava di imprese extra musicali e, in generale, dopo essere stato per anni la metà di uno dei gruppi più hardcore del rap italiano, un paio di cosine su come gira il mondo le aveva già imparate. Achille Lauro (su cui torneremo tra poco) costituiva la scommessa sullo street rap di una label street rap, Corrado portava in Italia sonorità à la OVO Sound che ancora non c'erano e Fred De Palma… stonava un po' con tutto il resto. Fred e Marracash si erano conosciuti durante MTV Spit e per lui si configurava un rapporto lavorativo di management puro, visto e considerato che musicalmente ed esteticamente i suoi riferimenti erano un po' lontani da quel look poison che ammantava la label. "Ad un certo punto è stato lui stesso a sentirsi fuori dagli schemi di Roccia Music e, a un anno dalla fondazione, ha preso una strada diversa. A volte ci capitava di ricevere la telefonata di Fedez che voleva fare un featuring con Fred… questo non significa che ciò che fa Fedez sia sbagliato, ma di sicuro è lontano dall'estetica che avevamo deciso di dare al progetto. Non so se si possa definirlo un errore, ma ora sappiamo meglio cosa fare davanti a nuovi artisti", ricorda Marracash, definendo l'esperimento come il miraggio di avere in mano qualcosa di economicamente rilevante per poter finanziare altri progetti legati a Roccia Music.  Achille Lauro è stato il primo artista su cui la label ha puntato senza avere un legame personale e su di lui è stato fatto un lavoro enorme, che ha coinvolto tantissime persone e che, a partire da "Benedetti stronzi", presente sullo stesso Genesi e poi su City of God, è costato un anno di vita e di lavoro a Night Skinny, che l'ha ricevuto in affido quando quasi non sapeva stare sul tempo correttamente. Ora le strade di Achille e di Roccia Music si sono separate, ma la storia è cominciata con una telefonata di Shablo, che lo invitava a raggiungere Marracash a Londra per fare due chiacchiere. Achille credeva fosse uno scherzo, come ci ha raccontato nella sua prima intervista, organizzata con il responsabile dell'ufficio stampa che si raccomandava di andarci piano perché non era abituato a rapportarsi con i media. Oggi Achille  è uno dei nomi più affermati della scena e nel corso di tre anni ha pubblicato due mixtape e un album, oltre ad aver costruito un personaggio unico e controverso. "Non ho problemi a dire che abbiamo fatto un ottimo lavoro, perché prima che arrivassimo aveva fatto solamente 'Motorini' e, per quanto fosse una hit street rap, rimane molto lontana dai numeri che riesce a macinare oggi".

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​​La prima posse track collettiva di Roccia Music. Quello che è davvero interessante, ascoltando la prima posse trap del collettivo, che porta lo stesso nome dell'album, è che quello quell'idea di Roccia Music è effettivamente stata sempre presente, sia nelle orecchie del pubblico che nel senso di appartenenza della crew. Nei 30 secondi di showcase finale del video che accompagna la traccia il ritornello recita è tornata Roccia Musi​​c, come se quell'idea fosse sempre stata lì, a partire dal 2005, e mai pienamente realizzata fino ad un certo punto. In questo senso se si pensa a quello che sta succedendo al rap italiano e alla generazione che oggi preme dal basso sui gusti del pubblico, ci si rende conto che non è sempre stato così e bisogna tornare per un attimo alla frase di apertura di questo racconto: "Lo street rap in Italia non funziona". Quando Marracash ha pronunciato questa frase era un periodo in cui io personalmente andavo fuori di testa per Achille Lauro, ma insieme a me non c'erano altri 999.999 click come quelli che si è portato a casa Ghali in poco più di ventiquattro ore qualche mese fa e in generale nessuno stava lì a sfogliare le margherite del tipo trappa, non trappa.  "Il talento di Roccia Music, o la sua fortuna, nel senso più ampio del termine, è quello di aver predetto alcuni gusti con un anticipo di quasi tre anni. Di conseguenza il potenziale si è sviluppato con un certo ritardo e un po' ti fa girare il cazzo perché non riesci a coglierne i frutti, dall'altra parte è bello sapere di non dover dire grazie a nessuno e di essere rimasti due passi avanti a tutti", mi dice Marracash, mentre provo a spiegargli i miei due centesimi di teoria su come tutti questi sforzi, per quanto possano averli mandati al manicomio, siano serviti a ridurre la forbice tra rap italiano e rap americano (quantomeno a livello di tendenze globali) che ora è al suo minimo storico. La verità è che, mentre Luchè rimaneva amareggiato per una carriera che (a suo parere) sarebbe dovuto essere un po' più in alto rispetto a dov'era, considerati gli sforzi profusi, il suo pubblico iniziava ad abituare le orecchie ad un suono nuovo, tempi più fantasiosi e un legame barra/beat sempre più evanescente. Questo non ha impedito alle varie "Vorrei ma non posto" o altri pezzi assimilabili a una corrente molto solare e adolescenziale (di cui fa parte anche Fred De Palma, peraltro) di continuare a occupare le radio di tutta Italia, ma ha quantomeno permesso di costruire un mercato alternativo e parallelo che, con l'accortezza di non mettersi a scavare troppo, si potrebbe definire underground.

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Il roster originale a Palazzo Visconti. "In Italia c'era e c'è ancora un gap a livello di strutture. Perché in Francia ci sono discografici ventenni che occupano posizioni di rilievo, mentre qui è impossibile? Ci mancano le figure professionali legate al mondo dell'hip-hop che, paradossalmente, è uno dei pochi mercati nella musica che al momento riesce a macinare risultati. Quando parli di rap in Italia parli sempre di quelle tre o quattro cose che hanno avuto successo, ma che sono molto lontane dai nostri riferimenti. Dopo aver sbattuto su questo muro per l'ennesima volta abbiamo deciso di occuparcene in prima persona, e non è stato facile, perché stare al telefono dieci ore per spiegare un contratto agli artisti o capire come recuperare i soldi di un diritto d'autore non sono esattamente attività assimilabili allo stare in studio a fare un beat o registrare una traccia, nemmeno sul piano economico." Fondamentalmente quando uno come Marracash decide di impelagarsi in un discorso del genere significa che deve cedere da qualche altra parte, perché nessun rapper è mai nato come imprenditore o come manager. "Il primo anno mi era partita la testa per questa cosa di Roccia Music e io avevo anche ritardato l'uscita di Status per starci dietro", mi racconta, insistendo su quanto sia logorante un'esperienza di questo tipo: "D'altra parte è talmente stimolante che le realtà a portare avanti un discorso del genere siano così poche, che nel tuo piccolo hai sempre la sensazione di scrivere la storia. Non solo nel discorso artistico che, con un po' di spocchia, mi sento di dire abbiamo già fatto, ma soprattutto nel contesto del music business italiano, che per quanto riguarda il rap era un territorio vergine e inesplorato". Se domani si diffondesse la voce che Roccia Music ha messo sotto contratto un nuovo artista il pubblico saprebbe cosa aspettarsi, perché nel corso del tempo la label è stata capace di creare un suono e un'identità musicalmente riconoscibile al di là di quel primo mixtape e, questo lavoro, ha aperto le porte a molti altri esperimenti, per lo più indipendenti. Al di là delle major a cui non interesse essere identificate per un suono o timbro tipico, anche se andiamo a guardare tra le etichette rap italiane c'è stato un momento in cui Tanta Roba aveva nel suo roster sia Salmo che Ensi e in generale nessuno si era mai sentito obbligato a rendersi riconoscibile. Così come per Universal o Sony che un giorno fanno uscire la Pausini e quello dopo Fabri Fibra, il fatturato ha la precedenza su qualsiasi discorso di tipo stilistico e non è un giudizio di merito, ma una semplice constatazione della struttura di professionisti che c'è dietro e degli obiettivi con cui lavorano. L'esperienza di Roccia Music si basa, secondo Marracash e Shablo, su un assunto diverso: "La differenza più grande tra una casa discografica e noi è che siamo degli artisti, non siamo dei discografici puri, non siamo dei manager. Siamo un produttore e un rapper e sicuramente diamo un'impronta artistica che ci corrisponde ad ogni lavoro che accettiamo o cerchiamo. Lavorare con noi vuol dire uno scambio continuo di idee e pareri, non si tratta solo di stabilire un budget e un business plan per promuovere il prodotto ottenuto. Questo non vuol dire che noi siamo i più bravi, ma solamente che questa cosa è la nostra passione e vogliamo fare i dischi insieme ai nostri artisti, non soltanto sponsorizzarli. L'idea di fondo è di costruire un immaginario insieme agli artisti, trovare i videomaker giusti, i producer giusti… È un dare e avere in tutti i sensi, anche in senso creativo". Forse è proprio questo che spinge una cinquantina di rapper a settimana a proporre i loro progetti attraverso la sezione contatti del sito della label, al di là di qualsiasi motivo di idolatria o stima, che tutto sia partito senza conoscere le regole del gioco e abbia attraversato tante fasi fatte di errori pagati sulla propria pelle: "Quello che cerca di fare Roccia Music è evitare che le persone si scottino in modi che noi abbiamo già sperimentato. Capire di contratti è complicato e nel mondo della musica è matematico che tu venga inculato, senza il giusto aiuto. Stare in Roccia Music va dalla pacca sulla spalle e 'Non ti preoccupare, l'ispirazione tornerà' a 'Guarda, le percentuali di questo contratto non vanno bene', e poi diciamo che di solito nelle altre realtà non c'è Marracash a dirti se il tuo disco spacca o no".

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​Luchè e Marracash​. Con un canale YouTube che conta quasi centomila iscritti al momento Roccia Music sta vivendo il suo momento più fortunato, la cui massima espressione è il successo di Sfera Ebbasta, il cui disco è comunque arrivato a pochissima distanza da Malammore di Luchè. Il ragazzo che viene da Ciny rappresenta la punta di diamante del roster e, nei sedici chilometri di parole precedenti, era rimasto un po' il grande innominato. In un anno lui e Charlie Charles sono passati da fare una data al mese a duecento euro a firmare un contratto di distribuzione con Def Jam: "Sfera e Charlie hanno fatto un tour sould out e un strappato un contratto che fino ad ora, in Italia, aveva ottenuto solo Guè Pequeno. Hanno fatto dei featuring con una star internazionale come SCH e sono ovviamente maturati tantissimo", spiega con un po' di orgoglio Marra, per poi precisare che tutto questo percorso è stato possibile in prima battuta per il loro talento, supportato da un lavoro logistico gigantesco. "Che poi è proprio quello il lavoro di cui noi siamo fieri, perché Roccia Music non è in prima battuta etichetta… O almeno, XDVR è uscito per Roccia Music, ma appena si è presentata la possibilità di lavorare con Def Jam li abbiamo aiutati a mettere tutto nero su bianco. Anche se non abbiamo prodotto direttamente Sfera Ebbasta il nostro lavoro di curatela non cambia di una virgola". Per precisare ancora di più il valore di quel lavoro, al di là della naturale crescita di seguito, la prima release ufficiale di XDVR è stata un download gratuito e presentato su Noisey​. Non che io, mentre scrivo, ci tenga a togliere prestigio al noto portale musicale generalista per cui scrivo, ma tra la nostra homepage e Def Jam ci sono diversi gradi di separazione. Marracash aggiunge ci tiene ad ampliare lo scopo dell'etichetta e perché il non aver prodotto l'album omonimo di Sfera Ebbasta non sia da considerare un passo indietro o una sconfitta: "Nessuno produce: non produceva Tempi Duri ai tempi (duri, per l'appunto), perché di fatto produceva Universal, così come non produce Tanta Roba, che di nuovo rientro sotto Universal e non produce Machete perché di fatto è Sony. Noi cerchiamo di trovare i soldi per fare in modo che un'idea si sviluppi, il resto è tutto molto relativo". Quello che il pubblico e gli aspiranti rapper di domani faticano un po' a capire, dopo questi tre anni di esistenza della label, è che Shablo e Marracash non sono alla ricerca di nuovi artisti, così come non lo erano quando hanno preso Achille Lauro: "La scena italiana è relativamente piccola e se sei interessato non è difficile intercettare tutto quello che esce ogni settimana". Il senso di questa frase è che sì, potete continuare a mandare i vostri promo, ma probabilmente il processo di selezione è molto più verticale. Mentre spiega perché è rimasto affascinato da Sfera Ebbasta, Marracash si accorge che è quasi la stessa cosa capitata con Achille Lauro: "Quella volontà di essere narratore della periferia… Credo sia qualcosa che ci accomuna tutti e che in anni di lavoro martellante ha permesso di cambiare un po' l'orizzonte delle cose. Sfera è uno che a tredici anni girava in Barona perché voleva conoscermi, in lui ho trovato una cosa diversa dal rap tutto colorato che girava e siamo subito entrati in sintonia. Credo che in un certo senso ai miei tempi l'ascesa di Truceklan, Dogo Gang e Co'sang abbia avuto lo stesso ruolo che hanno oggi Sfera Ebbasta, Dark Polo Gang, Tedua, Ghali". In effetti iI meccanismo è più o meno lo stesso e, se si riascoltano GenesiL2Dadaismo di Deleterio o l'intera discografia di Achille Lauro ci si accorge che quelle sonorità e quell'estetica erano già presenti, anche se non avevano del tutto attecchito. Ciò che è stato attivato è l'interesse di una fetta del pubblico un po' più smaliziata e che, nel giro di un paio d'anni, è riuscita a influenzare altre persone. L'importanza della diffusione virale e capillare delle hit street rap è qualcosa che Roccia Music ha imparato e provato a fare prima di tutti gli altri e per quanto dal lato utente possa sembrare scontato, puntare forte sui servizi di streaming online da parte di un'etichetta, in Italia, è ancora visto come una specie di salto nel buio: "Anche lanciare Achille in un momento in cui non era assolutamente nessuno, promuovendolo forte tramite canali online e con quel tipo di estetica sono sicuro che abbia ispirato tutta una serie di rapper, come ad esempio la Dark Polo Gang, che a mio modo di vedere è figlia di quell'immaginario, di quel tipo di street rap. Su Sfera ora c'è un po' di hating, ma è innegabile che il loro modo di fare le cose sia stato in grado di attirare un interesse che in pochi erano stati in gradi di catalizzare, paradossalmente nemmeno la stessa Roccia Music ci era riuscita. Adesso invece la tendenza è quella e la maggior parte dei rapper prova a seguirla". Per quanto riguarda il discorso della diffusione della musica l'uomo dietro al progetto è Shablo, che è sempre contento di poter dire che Roccia Music ha portato un po' di freschezza nel music business italiano e che, anche da un punto di vista del discorso artistico è convinto che arrivi un momento in cui sia giusto passare il testimone: "Per me non è un problema che ora Charlie Charles è il produttore più importante sul mercato: ha vent'anni e spacca il culo, va bene così. Io ho fatto la mia roba e continuo un percorso che mi ha reso riconoscibile, ma so che ad un certo punto verrà il suo momento."

Shablo alle prese con i contratti​ e le cessioni dei diritti. Grazie al lavoro di Roccia ci sono degli artisti che hanno avuto modo di fissare delle fondamenta nella loro carriera ed è una possibilità che vale molto. Shablo e Marra non hanno problemi a spiegare che, quando hanno iniziato a costruirsi una carriera, hanno commesso più di uno sbaglio e messo la loro firma su fogli su cui non avrebbero dovuto nemmeno poggiare le mani: "Non perché ci sia della cattiveria passiva nel mondo della musica, ma perché è così che va il mondo: se non sai come muoverti finisci a commettere degli errori". Ovviamente si tratta di un business stimolante e, anche se si rischia di finire in una parentesi di nerdismo, è un business in cui bisogna sempre inventarsene una nuova per poter competere. La grande soddisfazione di Shablo, che rispetto a Marracash è più presente per quanto riguarda la parte strettamente legata alla distribuzione, è di poter affermare che Roccia Music fa guadagnare dei soldi: "In un momento come questo non si tratta più nemmeno di vendere un CD, che la gente si compra giusto per fare la foto all'instore e che non verrà mai suonato da nessuna parte. È un lavoro molto più ampio e che è finalizzato a smuovere dei meccanismi complessi e, mentre fai la tua mossa, non sai mai se tra un anno sarà uguale e quando hai iniziato a pianificarla. Il mercato digitale fino a qualche anno, per essere generosi, era una realtà sconosciuta anche agli addetti ai lavori mentre oggi è la fetta più interessante del mercato oltre che, a mio parere, un'ottima opportunità. Questo non significa che il digitale sia necessariamente il futuro della musica, ma se ora c'è questo noi abbiamo il dovere di lavorare con questo, per il bene dei nostri artisti. Negli anni presi dall'entusiasmo abbiamo firmato tantissimi musicisti, ma ci siamo resi conto che non riuscivamo a gestire la carriera di così tante persone, dato che eravamo solo io e Marracash ad occuparci di tutto. A quel punto abbiamo iniziato a strutturarci, con collaboratori e assistenti, ma allo stesso tempo abbiamo deciso di eliminare un po' di artisti dal roster e forse per alcuni di loro era proprio ciò che serviva. Voglio dire, gli abbiamo dato una bella spinta all'inizio e poi sono andati per la loro strada".  Sono tutte cose da cui si impara, errori che li hanno fortificati personalmente e che hanno permesso alla label di costruirsi un'identità. Ci sono cose belle e cose brutte, ma alla fine bisogna tirare le somme. Nessuno di loro due sa dire quanto durerà quest'avventura o se, a un certo punto, gli sforzi profusi aumenteranno. Marracash ha ancora tanto da dire anche come artista, e Shablo cura così tanti progetti che si fa fatica a stargli dietro e, in generale, nessuno di loro due ha deciso di farsi da parte per puntare unicamente sull'etichetta, nonostante abbia iniziato a dare dei risultati, anche sotto il profilo economico: "In ogni caso, se dovessimo farlo solo per i soldi sarebbe molto più sensato investire in un altro business. Per stare dietro a un'etichetta ci vuole passione e amore per la musica, i soldi sono più che altro una speranza secondaria". Quindi ora lo street rap funziona?

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