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Soprattutto considerato il fatto che per raggiungere McDonald's—se si passano i tornelli dell'esposizione dalla parte in cui praticamente lo fanno tutti i visitatori—devi percorrerti tutto il complesso, che è disseminato di chioschi e furgoncini street food che offrono cibo diverso praticamente agli stessi prezzi. Prezzi che fra l'altro McDonald's avrebbe aumentato per l'occasione.A quanto pare, però, per altri un senso ce l'ha: perché ogni giorno McDonald's serve 6000 pasti ad Expo. 6000.Negli ultimi giorni si è parlato parecchio del fast food di Expo, perché martedì il presidente di Slow Food, Carlin Petrini, ha dato vita ad un'accesa polemica riguardante la presenza della multinazionale all'interno dell'esposizione. "Quando Giuseppe Sala dice che a Expo c'è posto per tutti, che ospita Slow Food e McDonald's insieme, a me viene un'aritmia. Perché davanti a chi vende un panino con la carne a un euro e venti come si fa a spiegare il valore e i prezzi di chi alleva e produce secondo certi criteri?"La polemica era contenuta all'interno di un discorso più ampio sull'occasione mancata dell'esposizione, ma alla fine si è praticamente concentrata solo sulla rivalità fra l'associazione non profit e il franchising di fast food. Anche perché, come prevedibile, alla dichiarazione di Petrini è seguito un comunicato stampa in cui McDonald's ha rimpacchettato tutte le critiche e le ha rispedite indietro correlate da osservazioni sprezzanti sul progetto e il padiglione di Slow Food.
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E non lo sono semplicemente per il fatto che questi concetti erano fumosi e quasi assenti già partenza.La semplice constatazione che—dando per scontata la veridicità dei dati sbandierati da McDonald's—ogni giorno il loro piccolo ristorante smercia 6000 pasti nonostante la mole di offerta disponibile, è già di per sé il vuoto pneumatico attraverso cui la questione dell'opportunità che una multinazionale come McDonald's faccia parte di Expo diventa terminale.Segui Niccolò su Twitter: @NCarradori