libro cucinare stanca Giunti
Foto di Archivio Giunti/ Ilaria Muri per gentile concessione di Giunti Editore
Cibo

Questo è il solo libro di cucina che consiglierei a chi non sa cucinare

Sofia Fabiani, meglio nota come Cucinare Stanca su Instagram, ha scritto un manuale di cucina che è utile anche a chi non sa nemmeno pesare la farina.
Giorgia Cannarella
Bologna, IT

Cucinare fa schifo se non ti va di farlo, se non ti va non succede niente alla tua femminilità, se ha ancora senso utilizzare questo termine.

Io non leggo libri di cucina. Forse fatta eccezione per quelli che parlano di storia.

Mi rendo conto sia un’affermazione un po’ forte, e facilmente tacciabile di snobismo, ma il punto è che davvero non li leggo. Tutte le ricette che provo a casa provengono “dall’Internet” — da Munchies, da blog affidabili, da abbonamenti che sottoscrivo randomicamente tipo quello al NYT Cooking — o sono un patrimonio familiare acquisito e ben padroneggiato ormai da anni, che se voglio in qualche modo modificare necessitano solo di una chiamata a mia madre, per sapere se succede qualcosa se alla farina integrale sostituisco quella di grano saraceno (spoiler: quasi sicuramente sì).

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Per questo quando mi sono trovata davanti a un manuale di cucina che già alla prima pagina dice “è un libro su come si leggono i libri” ho capito che potevo avere trovato la soluzione alla mia allergia ai ricettari. Non farò finta di avere scovato il libro Cucinare Stanca in maniera serendipica, sullo scaffale di una piccola libreria indipendente. Cucinare Stanca la seguo ormai da mesi su Instagram ed è probabilmente uno — anzi, non prendiamoci in giro, il — profilo di cucina più divertente che potete seguire.

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Sofia Fabiani. Foto di Roberta Krasnig per gentile concessione di Giunti Editore

È l’omonimo libro (Giunti Editore, 224 pagine) non è da meno. Sofia Fabiani combina un indiscusso talento per la scrittura a un caustico e irresistibile senso dell’ironia che mi troverei ad ammirare se in realtà non ne fossi terribilmente invidiosa perché vorrei averli io. Ah, e poi sa cucinare. Nei suoi post e nelle sue Stories ha creato una community di incapacy, come li definisce lei, che adorano farsi maltrattare da lei inviandole foto di ricette mal riuscite o domandandole improbabili consigli di cucina.

Un incapacy in cucina è principalmente un incapacy a vivere, non sa fare niente ma è convinto di sì, è quella persona che trova tutte le preparazioni o facilissime o impossibili.

Il manuale scritto da Fabiani è diviso in tre livelli — per capire a quale appartenete c’è un test iniziale — perché parte dall’assunto che in cucina non si debbano mai fare passi più lunghi della gamba né improvvisazioni (la vera specialità di Fabiani è la pasticceria e si deve). Come ad esempio quello che ho fatto io l’altro giorno decidendo di sfornare scones alle mele, di cui ho arbitrariamente sostituito metà degli ingredienti, trovandomi con delle focaccine dall’aria triste e una superficie farinosa anche dopo la cottura in forno (non ho ancora capito perché).

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Il test nel libro per capire se sei davvero un Incapacy. Illustrazione di Marta Puro per gentile concessione di Giunti Editore

Mi piacerebbe dirvi che mi sono già messa all’opera partendo dalla prima ricetta in assoluto, la Pasta burro e Parmigiano, ma la realtà è che mi sono limitata a leggerlo, sognando il giorno in cui cucinerò con costanza e attenzione e sarò in grado di sfornare dei Cornetti belli come i suoi, servire agli ospiti i Maltagliati ceci e guanciale o semplicemente non perdere la pazienza già nel pesare precisamente tutti gli ingredienti — la mia asticella è molto bassa. Ogni ricetta è intervallata da capitoletti dedicati ad alcuni argomenti base della cucina casalinga, dalla frittura alla scelta degli strumenti, dal brodo alla frolla, che sono forse la cosa più utile di tutto un libro dove di cose utili se ne trovano a frotte in ogni pagina.

Se come me avete sempre procrastinato il momento in cui affrontare i vostri demoni interiori e mettervi a cucinare seriamente, padroneggiando le preparazioni base e imparando con calma e gradualità a spingervi su quelle più complesse, magari e dico magari pure a creare qualcosa di vostra spontanea iniziativa, questo è l’unico manuale di cucina che mi sentirei di consigliarvi. Se non siete ancora a quel livello — perché non cucinate proprio, perché già cucinate bene — vi assicuro che tutto ciò che scrive Fabiani è spassoso come poche altre letture. E se ancora quello che scrivo non vi ha convinto, le ho fatto qualche domanda.

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MUNCHIES: Quand'è che hai iniziato a cucinare e soprattutto da dove - da quale ricetta insomma - hai iniziato?

Sofia Fabiani: Onestamente non ricordo bene il momento esatto in cui ho iniziato a cucinare, ma mi ricordo un’ottima ricetta che ho preparato nel giardino di casa mia, a circa 6-7 anni.

Dosi per una persona:

  • 1 pacchetto di crackers dimenticato al sole nel mio rifugio in giardino
  • Due tre cucchiai di terra
  • Menta e prezzemolo del mio giardino
  • Acqua del tubo

Tritare finemente con le mani i crackers molli, mischiarli con due o tre belle cucchiaiate di terra, e idratare al 20%, insaporire tutto con menta e prezzemolo non lavati. Formare le polette, far essiccare al sole.

Mentre la mia prima ricetta commestibile mi è stata suggerita dal giornale gratuito della Conad, si chiamava ‘’Funghetti di uova’’, erano uova sode con una mezza calotta di pomodoro, svuotata e poggiata sopra, decorata con lo stuzzicadenti sporco di maionese, per fare i puntini.

Una delle frasi che ti hanno resa più famosa è incapacy e definisci il tuo libro un “manuale pratico per incapacy in cucina”. Ma chi sono i veri incapaci in cucina?

Un incapacy in cucina è principalmente un incapacy a vivere, non sa fare niente ma è convinto di sì, è quella persona che trova tutte le preparazioni o facilissime, perché non le sa fare e le fa a occhio e a sentimento quindi per forza sono facili, o impossibili, perché si da sempre obiettivi irrealizzabili, senza andare per gradi e spazientendosi subito, e ovviamente rompendo l’anima a me.

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​Tutte le foto di Archivio Giunti/ Ilaria Muri​ per gentile concessione di Giunti Editore


Quali sono le richieste che ti arrivano più spesso — i piatti, le tecniche, gli ingredienti su cui la gente ha più dubbi?

Le richieste che mi arrivano più spesso hanno un solo nome: ti prego Sofia facciamo il panettone? È un’ossessione comune, che soprattutto in questi mesi inizia a intasarmi i DM, subito dopo il panettone vogliono glassare una torta, o anche lo stesso panettone, come dico nel libro, senza aver mai preparato una mousse o un semifreddo in vita loro, senza avere neanche lo spazio in freezer per mettere la torta, perché pieno di surgelati de mamma, perché se no che me magno?

Qual è il comportamento in cucina che ti dà più fastidio? E con "comportamento" intendiamo qualsiasi cosa eh, dallo sbagliare la besciamella al seguire pedissequamente le tendenze di Instagram tipo le mousse avocado e cacao.

Io sono una persona molto suscettibile e mi da fastidio quasi tutto, non saprei da dove iniziare, posso fare una lista?

Persone che cuociono l’uovo della carbonara.

Persone che impastano con le unghie lunghe, non per sé stessi ma per gli altri.

Positività tossica che descrive la cucina come un luogo femminile, dei sogni e magico, in cui tutto è facile e veloce, creando indirettamente scompensi alla maggior parte delle persone che non riescono a identificarsi. Cucinare fa schifo se non ti va di farlo, se non ti va non succede niente alla tua femminilità, se ha ancora senso utilizzare questo termine. 

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L’eccessiva semplificazione delle ricette che nascono come ‘difficili’, rovinando storie e tradizioni.

Le mode dei cibi trash, tipo la torta fetta al latte fatta in casa. Lo fa così bene l’industria, non c’è sempre bisogno di demonizzarla, lavora quasi sempre meglio di voi e in ambienti più igienici, senza due metri di capelli sul tavolo di lavoro mentre cucinate e guardate intens* in camera.

Devo continuare? Sì, il lievito nella frolla.

E l’idealizzazione di sta nonna che secondo me non esiste per la maggior parte delle persone, che teneva casualmente un ricettario originale e perfetto trapassato tipo il libro degli incantesimi di Streghe, non siete né Prou né Piper.

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Copertina per gentile concessione di Giunti

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