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Sei cose da guardare su Netflix quando fumi erba

Una lista di serie tv e film usciti su Netflix​ non per forza belli ma che diventano ipnotici quando si fuma.

Ho iniziato a fumare erba circa un anno fa. La mia iniziazione è coincisa con la prima edizione de Il collegio, un reality della Rai in cui un gruppo di ragazzini deve cercare, vivendo all’interno di un collegio degli anni Sessanta, di superare l’esame di terza media. Il collegio andava in onda il lunedì sera, che io passavo a fumare mentre sullo schermo si dipanavano le avventure di quel gruppo di studenti, sentendomi meschinamente felice per le loro lacune scolastiche.

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Il lunedì dell’ultima puntata mi sono resa conto di aver esaurito l’erba. Non so neanche che parole usare per descrivere la delusione di quel giorno, per cui lo dico senza fronzoli: senza erba Il collegio era brutto. Provando a guardare altro mi sono resa conto che il mio entusiasmo per la televisione degli ultimi mesi era il mero prodotto degli effetti del THC. Erano pochi i programmi che ancora mi attraevano, e per un attimo mi sono sentita in trappola: per apprezzare contenuti audiovisivi dovevo per forza essere fatta?

Dopo mesi di sperimentazione ho capito che non è esattamente così: l’erba mi permette di apprezzare prodotti che normalmente le mie sovrastrutture personali non mi consentirebbero di amare. Le cose che già aderiscono alla mia estetica sono godibili a prescindere, ma ora c’è anche un mondo punteggiato di serie e film di cui normalmente non riuscirei a godere. Alla luce di questo preambolo, ecco una lista di cose uscite su Netflix non per forza belle ma che diventano ipnotiche quando si fuma.

Still dalla serie tv.

LA MANTE

Non so se avete notato, ma da un po’ di tempo Netflix è pieno di roba francese. La Mante, ossia la mantide, è tremendo già dal titolo. Anche senza conoscere la trama, la probabilità che si tratti di una serie su una donna serial killer è altissima, e infatti è proprio così. Perché come la vuoi chiamare una donna che uccide? Credo fossero indecisi anche con la vedova nera, ma alla fine hanno optato per la scelta meno rischiosa.

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La mantide si è divertita a uccidere degli stupratori, e ora sconta la sua pena in una villa rinascimentale appena fuori Parigi (giuro). Ma attenzione, perché ha anche un figlio in polizia che si trova costretto a usarla come informatrice quando un copycat decide di emularla. Il cast è francamente tremendo, e in ogni puntata gli sceneggiatori cercano di farci credere che il copycat sia x o y, cosa che viene a noia dopo il primissimo bluff.

Eppure, sia io che Stephen intravediamo qualcosa oltre la sceneggiatura scritta da un manipolo di viverridi. E chi più di lui conosce il potere che le sostanze possiedono per emanciparci dal nostro snobismo?

DESIGNATED SURVIVOR

Questo è un capolavoro della contemporaneità, perché è il concept stesso a essere il nucleo artistico più ardito di tutto il prodotto. Kiefer Sutherland, o almeno quel che è rimasto di lui dopo essere stato rapito da un chirurgo estetico sadico, interpreta l’unico parlamentare superstite di un attacco terroristico che ha coinvolto TUTTI. Non esiste più il parlamento, i palazzi del potere sono divelti e lui, Kiefer, diventa presidente degli Stati Uniti.

Ora, per farvi capire il livello di meraviglia racconto questo piccolo aneddoto. Una delle attrici è Mariana Klaveno che interpreta una spia bona. A un certo punto nel telefilm mostrano la foto di questa spia bona. Vedo questa foto avvolta da una nuvola di THC e c’è qualcosa che non mi torna. Eseguo una breve ricerca su Google e trovo la stessa identica foto di Mariana Klaveno in posa sul red carpet di qualche gala.

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Quindi gli sceneggiatori, invece di fare una nuova foto, di chiederne una a Mariana, una qualunque, hanno deciso di andare su Google, prenderne una a caso e inserirla con nonchalance nel telefilm. Ho riso tantissimo, ma ci sono tanti elementi come questo, invisibili a una prima occhiata lucida, che impreziosiscono questa gemma televisiva.

ZOOTROPOLIS

Questo è un film che ho visto su un aereo della compagnia saudita dopo uno scalo innaturalmente lungo a Gedda. Era l’unico non censurato: “La vuoi una ----?”, chiedeva Robert Redford offrendo una bevanda misteriosa e pixelata al suo amico. “Aspetta che devo lavare le ----”, diceva Julia Roberts tenendo in mano un mucchio di pixel che immagino fossero un paio di mutande.

Quindi, come dicevo, ripiego su Zootropolis e mi diverto tantissimo. L’ho rivisto ultimamente su Netflix e devo dire che mi piace sia in modalità sobria che stonata. La scena del bradipo alla motorizzazione mi commuove, perché penso a Itala, la segretaria della didattica studenti alla Sapienza.

SHE'S GOTTA HAVE IT

Questa serie è brutta e superflua sia da lucida che da fatta. Però c’è un terzo elemento magico che la può rendere molto interessante. In pratica quando ho iniziato a vederla subito dopo aver fumato ho sbagliato, e senza accorgermene invece ho cliccato della voce “sottotitoli” quella della “descrizione audio”. Quindi ho visto la prima puntata con questa voce maliziosa che mi spiegava esattamente cosa stesse succedendo scena per scena.

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Inizialmente ho inveito contro Spike Lee, contro il cinema pop e pretenzioso e le voci didascaliche fuori campo che fanno giovane. Dopo una ventina di minuti il mio cervello si è assopito e sono entrata nel ritmo di spiegazione aggressiva e violenta—avevo la sensazione che qualcuno mi avesse preso la testa tra le mani e la stesse scuotendo fortissimo mentre urlava—a cui mi ero inavvertitamente condannata. Verso la fine del primo episodio ho iniziato a pormi delle domande e sono andata a controllare. Provando grave vergogna, ho proseguito la visione senza le minuziose didascalie e ho capito che era meglio con. Quindi ricordatevi: con le canne e con la descrizione audio.

GLACÉ

Ecco un’altra francesata crime ambientata sui pirenei. Questa serie è molto più curata di La Mante, e il cast è ottimo. L’ispettrice Irène è bella e mi piace osservare sognante la sua faccia.

Perché guardarla con le canne? Perché è impossibile capire cosa stia succedendo e da lucidi potrebbe venire a noia l’intero prodotto. Con le canne invece ci si può armare di un piccolo blocco e cercare di calarsi nel ruolo di detective. Infatti credo che questa serie sia una sfida, un gioco di ruolo. Chi è Fanny? Che rapporto c’era con Alice? Chi è Garaudy?

Metto subito le anime in pace, non lo sapremo mai a prescindere dalle sostanze. Ma come dicevo, ora ho un piccolo blocco su cui ho annotato i miei dubbi e qualche volta torno a leggerli chiedendomi come dipanare la matassa.

HOLY HELL

Questo è un documentario incredibile a prescindere dallo stato psicofisico di chi lo guarda, ma fumando è meglio.

In pratica un tizio ha fatto parte di questa setta capitanata dall’uomo più gay del mondo che costringeva i suoi adepti a mettere su un corpo di ballo, spaccarsi di danza, costruire teatri e provare il botox prima di lui per capire come gli sarebbe stato. Ora, il tizio che faceva parte della setta era anche un videomaker, uno che girava sempre con la telecamera e riprendeva tutto. Quando ci ricapita di vedere delle testimonianze video di vent’anni di setta capitanata da un emulo di Roberto Bolle in acido?