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Musica

Recensione: Prophets of Rage - Prophets of Rage

Nonni ex-sovversivi agitano il pugno ma non sanno bene contro cosa.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Ehi, siamo tutti d'accordo. L'ironia ha rotto il cazzo. Fare un ghignetto da stronzo e due battutine sull'atmosfera da Festa dell'Unità 1996 che questo album, questa copertina e i personaggi coinvolti nel progetto creano sarebbe molto facile e anche molto VICE, nel senso dello stereotipo più diffuso tra chi non legge davvero quello che scriviamo. Quindi la sfida è prendere l'album di debutto dei Prophets of Rage, ovverosia chitarra, basso e batteria dei Rage Against the Machine accompagnati da Chuck D dei Public Enemy e B-Real dei Cypress Hill alla voce, e parlarne come se fosse un prodotto culturale rilevante.

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Quindi partiamo subito col dire che i membri dei RATM sono rimasti considerevolmente in forma; molte delle strumentali di questo disco sembrano letteralmente campionate da The Battle of Los Angeles e dimostrano che la band aspettava da tempo un'opportunità per tornare a calcare i palchi, probabilmente frustrata per la reticenza di Zack De La Rocha, anche lui tra l'altro riemerso nell'era di Trump con la partecipazione al disco dei Run The Jewels.

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Quando la band non riprende alla lettera il suono hard rock per cui tutti la conosciamo, si avventura in territori funky con massiccio utilizzo di effettistica digitalona (talk box, guitar synth) dipingendo immediatamente il ritratto di una band di riccardoni dopolavoristi che vogliono rifare i Funkadelic. In "Legalize Me" fa la sua comparsa anche un vocoder a distorcere la voce di B-Real in maniera piuttosto irritante. Naturalmente le voci e il flow dei due rapper rimangono in grado di far esaltare chiunque abbia un orecchio per l'hip hop old school. Ma c'è un problema piuttosto grosso.

Il problema è che, chiusi nella bolla della sinistra "radicale" che loro stessi hanno aiutato a costruire, i Prophets of Rage si sono persi circa vent'anni di evoluzione, tanto del capitalismo quanto del pensiero politico di chi si pone in opposizione al capitalismo. Il risultato sono undici testi che si potrebbero riassumere con "Old Man Yells at Cloud". "Unfuck the World", uno dei singoli, riesce a contenere un verso che recita soltanto "Fuck Racists". "Legalize Me", come potete capire dal titolo, sembra scritta dal vostro compagno di classe bianco con i rasta. "Take Me Higher", giuro, ti mette in guardia contro i droni che "Loro" usano per controllarti. Voglio dire, sui concetti possiamo anche essere tutti d'accordo, ma un po' di consapevolezza della realtà e qualche sforzo in più per scrivere testi che non siano solo slogan vecchi di decenni potrebbe giovare.

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Vorrei dirvi che se sentite la mancanza dei RATM e dei Public Enemy e dei Cypress Hill e di quella roba lì qua troverete un buon surrogato; ma, checché cerchino di farci credere i Prophets of Rage, siamo nel 2017 e abbiamo accesso illimitato a tutta la musica bellissima che loro hanno creato quando erano ancora persone vere che vivevano nel mondo, quindi perché dovremmo ascoltare questa pallida riproduzione, messa in piedi solo per approfittare egoisticamente del clima di tensione politica attuale? Ogni giorno, attorno a questi vecchi tromboni, veri artisti stanno mandando messaggi veramente sovversivi e illuminanti. Fanculo i profeti, fanculo i padri, i nonni e i pionieri; largo alla rivoluzione.

Prophets of Rage è uscito venerdì 15 settembre per Concord Music.

Ascolta Prophets of Rage:

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