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Musica

L'ultimo singolo dei Thegiornalisti è la nuova Questo piccolo grande amore

Con "Questa nostra stupida canzone d'amore" Tommaso Paradiso ha completato la sua metamorfosi in Claudio Baglioni.

Forse è stato sul palco di Sanremo che gli è venuta in mente, "Questa nostra stupida canzone d'amore". "Posso salutare Tommaso? Bentornato! Anzi, benvenuto. È la prima volta", gli aveva detto Claudio appena dopo che aveva finito di cantare con Gianni. "È un bel debutto, sto in mezzo a voi!", aveva risposto lui. E poi aveva fatto il tenerone:

"Mamma, sto in mezzo a Gianni Morandi, Michelle Hunziker e Claudio Baglioni. Grazie".

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È da tanto tempo che Tommaso Paradiso ha cominciato un processo di metamorfosi. Ai tempi di Completamente Sold Out scatenava, in egual misura, amore e odio. Poi è diventato un meme, così marcato nella comunicazione social e così onnipresente nella conversazione musicale italiana da diventare familiare, un riferimento condiviso su cui far due risate. E poi "Riccione", e il successo vero, e il singolo con Elisa, e Sanremo. E ora è effettivamente diventato così famoso da risultare—e lo dico in senso positivo—innocuo.

Così come il modo in cui comunica sé stesso, anche i testi di Tommaso sono leggibili secondo una poetica e un'estetica ben definite. Tendenzialmente canta d'amore e di cose universali, e anche quando sta male in realtà sta bene. "Paradiso è autosufficiente: la sua emotività gli basta per definirsi tramite la negazione", avevamo scritto. Ma il successo doveva fargli qualcosa: la tua vita cambia, i tuoi obiettivi cambiano, il tuo pubblico è molto più ampio e difficile da leggere. E quindi devi pensare a uno stratagemma per far impazzire tutti, sia quelli che ti seguono dall'inizio o per passione o per scherzo, sia quelli che ti hanno sentito su Radio 105 e ti hanno trovato con Shazam.

Non è difficile leggere le parole "Questa nostra stupida canzone d'amore" e far volare il pensiero al classicone, a quella che dai la sappiamo tutti, all'inno al bel canto melodioso e strappalacrime: "Questo piccolo grande amore" di Claudio Baglioni. E non è un salto poi così assurdo da immaginare, quello tra Claudio e Tommaso. La paura e la voglia di essere nudi, un bacio a labbra salate, il fuoco, quattro risate… la classica situazione che, crescendo, potrebbe portare a gambe abbronzate, tette sudate e mani sul culo, in fondo. E lunghe corse affannate incontro a stelle cadute… magari con un brivido nella schiena, tra la vita e la morte.

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Però quello di Baglioni era un amore finito. E dato che in questo momento della sua carriera Paradiso è felicemente accasato, la sua "Questo piccolo grande amore" 2.0 è venuta fuori con un messaggio diverso. Non più "Ah che bello era quell'amore e chissà come sarebbe potuta andare", ma "Ah che bello che è il nostro amore e non finirà mai". Non un'espressione che si rincagna nei ricordi e nelle insicurezze, ma la massima espressione della caciara amorosa da prima serata per le nuove generazioni.

Screenshot da RaiPlay.

"Questa nostra stupida canzone d'amore" è, appunto, stupida. E felice. E un po' nostalgica. Andiamo ad analizzarne il testo e a capire perché.

Se domani tu per caso sparissi
E io non sapessi più con chi parlare
Dopo tre gin, cosa dovrei fare?
Non mi va di ricominciare
Non mi va di sentirmi male Eccoci qua. Due parole e due note al pianoforte. Se tu sparissi, come farei? Non ci voglio neanche pensare. Perché tutto va a puttane, ma che problema c'è? Ci siamo noi. Ci sono i gin tonic. Ci siamo io e te. E ci sono i bei ricordi del passato, soprattutto. Sai che ho vinto il mondiale da quando ci sei
Sei la Nazionale
Del 2006
Ma dentro casa col vestito da sposa
Sei il finale migliore di tutti i film che possiamo guardare
Prima di andare a dormire E chissenefrega se quest'anno ai mondiali non ci andiamo. E vaffanculo alle nottate fuori, alla strada e alle stelle. Stiamo a casa a guardare un film. È il suono dell'accasamento pacifico, questo pezzo. Quello della quieta resa, del vediamo-un-po'-come-va. E chiudendo gli occhi immagino
Immagino Fiumicino
Tu che parti per un viaggio
Io che annaffio le piante
Aspettando il tuo ritorno
Con lo sguardo perso tra le nuvole
Ed il telefono che suona
Non rispondo, è ancora presto

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Il quadretto di idillio domestico continua: lei va a divertirsi, e lui non è geloso e non è in paranoia. Sta bene: ha il suo grembiule da giardino, le sue cesoie appena scartate e quei semi di tulipani che lei gli ha portato da Amsterdam da piantare. Neanche risponde al telefono, facendo bestemmiare gli altri due Thegiornalisti che lo stanno chiamando per andare a fare le prove, perché tanto sa che è ancora presto, e lei non è. Che cosa può andare storto?

La Corea del Nord
Non potrà fermare tutto questo

BAM. Non ve lo aspettavate, eh, bastardi? Credevate che sarebbe andato sempre tutto bene? Vi stavate già rompendo le palle di 'sta stucchevolezza da coppietta da pubblicità delle merendine che scalda le Treccine al forno e le addenta con molari perfetti? Col cazzo. Che c'è Kim Jong-Un pronto col pulsantone rosso a far scoppiare la merda. E voi dovete ricordarvelo, ma anche stare tranquilli. Che tanto non succederà. E avrete comunque l'uno l'altra. Certo, dovesse effettivamente partire il bombardamento nucleare l'idillio sarebbe, al contrario di quello che sostiene Tommaso, brutalmente fermato perché il suo corpo e la sua mente verrebbero polverizzati. Ma non c'è da aver paura, perché—come dicevamo—tanto non succederà.

E se per caso mi dovessi svegliare

Colpito da un proiettile al cuore

Inseguito da strane cose

Mi basterebbe abbracciarti

Sotto le coperte

O sul divano a toccarti la mano

E a sentirti il respiro

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Per ristare bene

Tornare a dormire

E ritornare a sognare

Dopo la tempesta, la quiete. L'incubo è finito, ora si può solo stare bene. E quindi possiamo fare quello che si fa quando si canta d'amore e si sta bene. Cioè far finire le parole e buttarla sul corale con un po' di vocali: UUH OOH! E poi un altro ritornello, un po' diverso. E poi, il bridge: è una canzone d'amore, questo ci vuole. Il ritornello, il bridge tutto quieto, e l'altro ritornello che pompa di più per finire. Ed è bello così, anche se poi ti fa piangere
Questa nostra stupida canzone d'amore
Ed è bello così, anche se poi ti fa ridere
Questa nostra stupida canzone d'amore All'improvviso, tutto si ferma. Si sente solo una chitarra elettrica, e un suo tellurico CHUG CHUG da far invidia ai Pantera. Ricorda quasi, per la potenza che esprime, l'armonico di chitarra elettrica di quella hit che fu "Sono già solo" dei Modà, quella volta che si immaginarono eredi momentanei dei Three Doors Down. E scatta il rock, scatta il metal, partono i fuochi d'artificio. È il gran finale. Canzone d'amore, canzone d'amore. Le parole perfette per finire una canzone d'amore.

Elia è su Instagram: @lvslei

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