Foto di sangue e fede dai Riti Settennali di Guardia Sanframondi
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Foto di sangue e fede dai Riti Settennali di Guardia Sanframondi

Il fotografo Alessio Paduano ha seguito la storica processione di domenica scorsa, tra battenti, iPhone e schizzi di sangue.
Niccolò Carradori
Florence, IT

In un paese, l'Italia, in cui i riti religiosi di penitenza non mancano, i Riti Settennali di Guardia Sanframondi sono sicuramente tra i più noti. Ogni sette anni, in agosto, in questo piccolo comune in provincia di Benevento visitatori da ogni parte del mondo arrivano per assistere alla processione in onore della Madonna Assunta.

L'evento dura circa una settimana, ma è solo l'ultimo giorno che al corteo si uniscono i "battenti", penitenti che indossano vesti e cappucci bianchi e che si flagellano il petto con una piccola cimosa in cui sono stati inseriti 33 aghi, che rappresentano gli anni di Cristo ("la spugna"). I battenti continuano a grondare sangue immersi nella folla, e una volta arrivati alla fine del corteo si disperdono in solitudine.

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La pratica dell'autoflagellazione per onorare figure religiose è diffusa un po' ovunque fin dal Medioevo—propagata da alcuni ordini religiosi, nonostante l'avversione della Chiesa—ma nessuna manifestazione attira così tanti spettatori quanti la Guardia Sanframondi. Quest'anno il corteo è stato seguito da oltre 90.000 spettatori—30.000 in più rispetto al 2010—e il sindaco è stato costretto a vietare l'utilizzo degli smartphone per non sminuire la sacralità del rito. Inutilmente: migliaia di spettatori si sono fatti selfie con i battenti e hanno ripreso il corteo.

Il fotografo Alessio Paduano, che da anni si occupa delle tematiche legate ai riti religiosi nel sud Italia, è stato ai Riti Settennali di Guardia Sanframondi di quest'anno, conclusisi domenica scorsa con la processione dei "battenti a sangue". L'ho contattato per parlare del significato che ancora mantengono queste tradizioni, di cosa succede quando la liturgia si mescola con lo spettacolo, e delle reazioni del pubblico.

Attenzione: alcune delle foto che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità.

Alcuni attori amatoriali mettono silenziosamente in scena i Misteri durante la processione dei Riti Settennali di Guardia Sanframondi.

VICE: Come hai deciso di lavorare a questo progetto?
Alessio Paduano: Non avevo mai assistito a questi riti, ma ne avevo sentito parlare molto. Mi attiravano sia la ciclicità dell'evento, sia la sua riconoscibilità. Negli anni ho avuto modo di seguire altre processioni: mi interessano il legame che c'è fra l'aspetto privato e quello di massa della religione che si manifesta in questi riti, e il modo personale in cui ciascuno spettatore li vive. E poi c'è sempre la dicotomia fra spettacolo e rito sacro.

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Com'è strutturata la processione?
La processione dura un'intera settimana, a partire dal lunedì successivo a Ferragosto. I quattro rioni storici della città organizzano due processioni ciascuno—la prima è detta "della penitenza", e la seconda "della comunione"—e al corteo prendono parte anche i "disciplinanti". I disciplinanti indossano gli stessi abiti e cappucci bianchi dei battenti, ma a differenza di quest'ultimi si flagellano con la "disciplina", una frusta composta da piccole lamine di metallo, colpendosi le spalle. L'ultimo giorno dell'evento, invece, sono presenti anche i battenti.

Quali sono le differenze fra la processione di Guardia Sanframondi e gli altri riti di penitenza campani—penso ad esempio ai Vattienti di Nocera? Perché i Riti Settennali sono così emblematici e attirano così tanti partecipanti?
La differenza sta soprattutto nell'atmosfera. La processione dell'ultimo giorno di Guardia Sanframondi, con questa sfilata di battenti accolti dal silenzio di tutta la folla, è molto suggestiva. A Nocera l'atto di penitenza si svolge in modo diverso—i battenti si percuotono le gambe con la "spugna"—e non ho percepito la stessa attesa. La folla, che l'ultimo giorno della processione è veramente enorme, attende il momento con trepidazione.

Chi sono gli uomini e le donne che si sottopongono al rito della disciplina e della spugna? Chiunque può partecipare al rito, o esiste una tradizione di flagellanti e battenti?
Io credo che ci sia una sorta di tradizione che si perpetua di generazione in generazione. Infatti dietro ai battenti e ai flagellanti c'è sempre anche una breve coda di bambini che impugnano delle piccole discipline, e si percuotono leggermente le spalle. Fin da piccoli, insomma, gli viene tramandata questa tradizione.

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È difficile capire chi siano queste persone, e cosa le spinga a indossare la tonaca e flagellarsi. Sono molto chiusi e concentrati su quello che stanno facendo, e anche quando si allontanano dalla folla non si tolgono quasi mai il cappuccio bianco: ed è surreale vedere girare per le stradine queste figure inquietanti. Molto più che vederle in gruppo.

Come reagiscono gli spettatori all'aspetto macabro del rito?
L'entrata dei battenti è veramente surreale: la folla li accoglie in un silenzio tombale, non vola una mosca, e per tutto il tragitto si sente soltanto il suono dei tonfi sordi delle spugne contro la carne. Perché sono centinaia—è impressionante, e molto forte da vedere. Lungo il tragitto può capitare di ritrovarsi in strade strette e affollate, e di essere molto vicino ai battenti: e anche di ricevere qualche schizzo di sangue. Le reazioni degli spettatori sono varie: c'è chi si lascia trasportare dalla commozione, e chi è lì come semplice curioso, e rimane totalmente basito.

Nonostante un'ordinanza del sindaco lo vietasse, migliaia di presenti hanno ripreso le scene con gli smartphone e hanno tentato di farsi selfie con i flagellanti. Secondo te l'aspetto folklorico ha ormai vinto su quello religioso?
Io direi che oggi come oggi gli aspetti si equivalgono, ma l'aspetto religioso è destinato a perdersi con il tempo. C'erano persone che, dopo aver aspettato ore sotto al sole, si erano ritrovate col cellulare scarico, ed erano disperate: chiedevano ai vicini di passargli poi i filmati e le foto su WhatsApp.

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Ma un rito come questo resta sicuramente anche qualcosa che contraddistingue l'approccio religioso di una certa porzione del paese. L'importanza di raccontarlo, anche dal punto di vista fotografico, sta tutta nel documentare l'evolversi di riti e tradizioni nel tempo: la dicotomia fra ciò che è già cambiato e ciò che è destinato a cambiare nella cultura e nell'identità delle parti meno "cittadine" del sud.

Anche per il tuo prossimo progetto lavorerai su riti religiosi?
No. Da lungo tempo sto portando avanti un lavoro sulle rotte dei migranti, e se tutto va bene presto dovrei imbarcarmi con una ONG tedesca che si occupa del salvataggio dei migranti al largo della Libia.

Battenti percorrono le strade di Guardia Sanframondi durante l'ultimo giorno di processione.

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