FYI.

This story is over 5 years old.

terrorismo

Cosa sappiamo finora sull'attentato di Dacca

Venti persone, tra cui nove italiani, hanno perso la vita nell'attentato terroristico che sabato scorso ha colpito un café di Dacca, capitale del Bangladesh.
Foto di Adnan Abidi/Reuters?

[Questo è un articolo in aggiornamento. Ricarica la pagina per seguire gli sviluppi.]

Venti civili, tra cui nove italiani, hanno perso la vita nell'attentato terroristico che sabato scorso ha colpito un café di Dacca, capitale del Bangladesh.

L'attacco è stato subito rivendicato dallo Stato Islamico (IS) attraverso l'agenzia di propaganda del gruppo Amaq. Tuttavia, a detta del ministro dell'Interno bengalese, gli autori farebbero parte di Jamaat-ul-Mujahidden, un'organizzazione terroristica locale messa fuori legge dal governo bengalese dopo una lunga serie di attentati sanguinosi.

Pubblicità

Due persone, compreso l'unico terrorista sopravvissuto al raid, sono state fermate e interrogate dalla polizia bengalese. Per loro l'accusa è di aver avuto un ruolo strategico o operativo nella strage.

Una cerimonia di commemorazione si è tenuta questa mattina nello stadio nazionale di Dacca. Presenti le autorità delle nazioni colpite e il premier bengalese Sheikh Hasina che hanno reso omaggio alle vittime.

Per i nove italiani deceduti è stato officiato in serata un rito con il nunzio apostolico. Tra la giornata di domani e mercoledì dovrebbe avvenire il rientro dei feretri in Italia, dove verranno sottoposti ad autopsia e consegnati alle famiglie.

La chiesa dello Spirito Santo, Dhaka. In memoria delle vittime italiane. Adesso. — Niccolò Zancan (@NiccoloZancan)4 luglio 2016

La ricostruzione dei fatti: alle 21.20 locali circa sette uomini armati con granate, AK-22 e - secondo alcuni testimoni - una spada hanno fatto irruzione nell'Holey Artisan Bakery, prendendo in ostaggio alcuni avventori. Frequentato perlopiù da occidentali, il locale si trova a Gulshan, quartiere benestante di Dacca.

Gli ostaggi sarebbero stati uccisi circa venti minuti dopo l'assalto, secondo quanto dichiarato questa mattina dall'ispettore generale della polizia locale, Shahidul Hacque.

Agenti dell'esercito e della polizia locale avrebbero poi circondato il locale iniziando una trattativa con gli attentatori per ottenere la liberazione degli ostaggi.

Pubblicità

Dopo nove ore di negoziati, le forze speciali hanno lanciato l'Operazione Fulmine con l'obiettivo di annientare il commando. Gli agenti hanno sfondato un muro del ristorante con un mezzo pesante e ucciso sei dei sette terroristi, portando in salvo 13 ostaggi. L'assalitore sopravvissuto è stato arrestato dalla polizia, insieme a un altro sospettato.

Le autorità bengalesi sono state criticate per il ritardo del blitz e il modo approssimativo in cui sarebbe stato condotto. Le accuse sono state però respinte questa mattina dall'ispettore generale della polizia locale, Shahidul Haque.

Tra i 20 civili che hanno perso la vita ci sono nove italiani, sette giapponesi, un indiano, uno statunitense e quattro cittadini del Bangladesh. Un decimo italiano, presente nel locale la sera dell'assalto, si è salvato per una fatalità: era uscito per una telefonata poco prima che il commando entrasse in azione.

Le vittime italiane lavoravano come imprenditori o rappresentanti nel tessile, settore che in Bangladesh rappresenta l'80 per cento delle esportazioni.

Esperti del settore suggeriscono che, all'indomani dell'attentato, l'industria possa subire un contraccolpo d'immagine e che diversi marchi internazionali potrebbero spostare le propria attività lontano dal Bangladesh.

Secondo i media locali, gli attentatori provenivano da famiglie benestanti e avevano studiato in scuole e università prestigiose del paese. I sette avevano fatto perdere le proprie tracce mesi fa ed erano già ricercati dalla polizia bengalese.


Segui VICE News Italia su Twitter, su Telegram e su Facebook

Segui Matteo Civillini su Twitter: @m_civillini

Foto di Adnan Abidi/Reuters