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cannabis terapeutica

Il governo non ha affatto depenalizzato la coltivazione della cannabis

Malgrado i titoli di giornale e i dibattiti politici, il decreto appena approvato depenalizza la coltivazione a scopo terapeutico soltanto per le aziende autorizzate.
Foto di Anthony Tuccitto/VICE News

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Questa mattina il Consiglio dei Ministri ha approvato due decreti legislativi del 'pacchetto' depenalizzazioni, coi quali vengono depenalizzati alcuni reati lievi, finora puniti solo con una multa o un'ammenda.

Si parla adesso di 'illeciti amministrativi' per reati come la guida senza patente e gli atti osceni, punibili attraverso una sanzione pecunaria immediatamente eseguibile.

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Ad aumentare il volume del rumore che i media hanno creato attorno a questi decreti, però, è stata la depenalizzazione della coltivazione autorizzata di cannabis terapeutica, erroneamente definita in questi giorni come "depenalizzazione della cannabis," scatenando l'inevitabile dibattito politico e dichiarazioni come quelle del senatore di Forza Italia Gasparri, che ha parlato addirittura di "festival del permissivismo."

L'imprecisa definizione degli ultimi giorni ha quindi lasciato immaginare che per l'Italia fosse arrivato il momento in cui la coltivazione della canapa, per chiunque, fosse stata finalmente legalizzata.

Si tratta invece, come ha precisato questa mattina il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, di una sorta di 'sanatoria': "Non c'è nessuna depenalizzazione della cannabis, abbiamo già autorizzato la produzione a uso terapeutico".

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Il decreto, infatti, coinvolge solo le aziende che coltivano cannabis per scopi terapeutici in caso "non ottemperino alle regole a cui l'autorizzazione è subordinata."

D'altro canto, è stato lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando a specificare che "non si tratta di depenalizzare il reato per chi coltiva erba in terrazzo, ma di rendere reato amministrativo quello che oggi è reato penale, e che riguarda solo chi, avendo ottenuto l'autorizzazione alla coltivazione a scopo terapeutico, viola quella prescrizione."

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In sostanza, la coltivazione per uso personale effettuata dagli stessi consumatori "non c'entra niente", ha spiegato il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova su Radio Radicale.

"In questo Consiglio dei Ministri - ha precisato - si sono soltanto depenalizzate alcune prescrizioni: si tratta solo di interventi procedurali in impianti autorizzati per legge," e che coinvolgono quindi soltanto i due soggetti ai quali la coltivazione è permessa: il Consiglio della Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura di Rovigo (CRA - CIN), e l'Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Al di fuori di questi due soggetti, quindi, la coltivazione resta comunque reato.

Da qui a parlare di depenalizzazione "penso ci sia un doppio salto mortale con avvitamento," aveva spiegato il ministro Lorenzin, ribadendo la sua contrarietà di principio sul tema della penalizzazione delle droghe.

L'influenza del decreto sulla vita quotidiana degli italiani - consumatori o meno - sarà pressoché nullo: stando a quanto pubblicato su Facebook dall'Associazione Antigone, il provvedimento "non avrà quindi alcun impatto sulla condizione delle carceri né, tantomeno, su quella delle tante persone che si curano già oggi con la cannabis terapeutica."

"Un impatto forte lo avrebbe invece un provvedimento di depenalizzazione della coltivazione per uso personale. Ed è su questa strada che si deve procedere."

In questo senso, continua l'esame della proposta di legge dell'Intergruppo Cannabis Legale per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati.

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"Stiamo lavorando perché alla legalizzazione della cannabis e al diritto di coltivarla per uso personale si arrivi dalla porta principale, cioè attraverso una proposta di legge approvata dalle Camere," ha spiegato Della Vedova.

Tuttavia, secondo quanto riportato da Repubblica questa settimana, il presidente del Consiglio Matteo Renzi sarebbe però sostanzialmente contrario a una vera e propria depenalizzazione della coltivazione della cannabis, a causa di come questa verrebbe recepita da parte dell'opinione pubblica.

"Se fosse portata a termine così su due piedi", spiega il quotidiano romano, citando fonti di governo, "rischierebbe di ingenerare il dubbio che si stia cedendo nella lotta agli stupefacenti."

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