Sono stato al concerto-conferenza di Povia a Roma
Foto di Melania Andronic.

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Musica

Sono stato al concerto-conferenza di Povia a Roma

Ho partecipato a un evento imperdibile con Povia e un avvocato per chiarirmi tanti dubbi e perplessità su economia, omofobia e vaccini.

Sono ormai mesi che cerco un buon pretesto per scrivere un articolo su Povia (di cui sono grande fan), ma finora la sua arte non è mai riuscita ad intersecare la mia romanità e così non se n'è fatto nulla per molto tempo.

Il momento propizio però è arrivato giovedì 25 maggio, in occasione di una conferenza (!) di Povia in compagnia del co-fondatore e segretario del Popolo della Famiglia, Gianfranco Amato. Sottotitolo della conferenza: "Invertiamo la rotta – Contro la dittatura del pensiero unico". Le premesse promettono bene, ma prima di addentrarci nel vivo della conferenza sarà bene fare un passo indietro e spiegare un po' le ragioni dietro a questa strana accoppiata. Per i pochi che non lo sapessero, da qualche anno a questa parte Povia è diventato un influencer di Facebook e, più precisamente, ha conquistato quella porzione di internet occupata da antivaccinisti, attivisti no-euro e nemici delle multinazionali e del complotto generico, dei quali è divenuto l'indiscusso corifeo. Il suo ultimo disco, programmaticamente intitolato Nuovo Contrordine Mondiale (che potete acquistare inviando una richiesta a giuseppepovia@vodafone.it), contiene canzoni dai titoli molto suggestivi: abbiamo "Chi comanda il mondo?", "Debito pubblico", "Siamo italiani" "Job act", "Io non sono democratico" e persino "Era meglio Berlusconi".

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Povia è anche un economista molto apprezzato e ha inaugurato il format della info-canzone con cui, tra le altre cose, vi spiega perché basterebbe tornare alla lira per far evaporare il debito pubblico. È anche un divulgatore scientifico piuttosto apprezzato dai suoi fan e ha spiegato che i vaccini fanno crepare i bambini. Povia ha anche spiegato che l'ideologia gender fa molto male ai bambini, proprio come i vaccini ed il nazismo. Di Gianfranco Amato basti dire che la Madonna gli è apparsa in una visione mistica, nominandolo generale dell'esercito di Cristo e chiedendogli di combattere il gender. Da quel momento gira l'Italia in lungo e in largo per spiegare anche altre cose.

Ma torniamo alla conferenza-concerto (si tratta di un format particolare, e come scoprirò presto il nome di Povia serve da specchietto per le allodole per la conferenza di Gianfranco Amato, che si prodiga un excursus storico-giuridico sulla famiglia da Aristotele in avanti, interrotto ogni tanto da barzellette e canzoni del nostro Povia). Io e Melania, la fotografa che ha scattato tutte le fotografie di questo articolo, arriviamo con molto anticipo, anche perché la conferenza viene posticipata di un'ora, e così abbiamo tempo per mangiarci un boccone in pizzeria. Siamo a Tor Sapienza, il locale è molto piccolo e la folla mormora: "Sta per arrivare Povia, quello che ha vinto un Oscar" dice qualcuno.

Sul palco c'è una moquette e ben presto capiamo perché: Povia sale sul palco scalzo e in jeans. Lo fa per mettersi a nudo con noi, i suoi fan (che sono in prima fila), e per questo viene ricompensato da un applauso fragoroso da parte dei suoi adorati adoranti. Si parte in medias res: la prima canzone che il nostro sfodera è la già nominata "Chi comanda il mondo?", capolavoro di una freschezza invidiabile a livello musicale e testuale, con wordplay degni di Slick Rick (vedi, creando nella massa una massa grassa di armi di divisione di massa.) Al mio fianco ci sono due ragazze di sedici anni che conoscono la canzone a memoria e la cantano dalla prima all'ultima parola.

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Terminata la canzone siamo pronti ad interrogare il mondo che ci circonda affamati di Verità: sale sul palco Gianfranco Amato. Amato, riprendendo la domanda retorica del titolo della canzone che abbiamo ascoltato poc'anzi, ci invita a domandarci assieme a lui chi comandi il mondo. L'avvocato (sospeso dall'Ordine, errata corrige: l'avvocato ora non è più sospeso) inizia a proiettare alcune slide sulle famigerate LOBBY GAY, lobby che negli Stati Uniti fatturano MILIONI di dollari (mi chiedo: ma le due ragazzine affianco a me si aspettavano tutto questo? Sanno cos'è una lobby? Condividono quanto stanno ascoltando? Se fossi un giornalista minimamente dotato potrei domandarglielo), a cui fa seguito un video di Ferdinando Imposimato che parla del gruppo Bilderberg.

Poco più avanti, Povia chiede se tra il pubblico ci siano contestatori, e ho l'impressione che mi guardi, ma forse mi sbaglio (perché dopotutto non sto contestando proprio niente). Nessuno si getta volontariamente nelle fauci del leone, tantomeno io, che non ho proprio voglia di essere fatto a brandelli dagli ultras di Giuseppe, no grazie.

Amato continua a parlare e tira fuori, sulla scorta delle parole di Papa Francesco, la famigerata dittatura del pensiero unico, decidendo di rendere edotto il pubblico sui tre atteggiamenti che si possono tenere davanti ad una dittatura: complicità, connivenza o resistenza. Cogliendo la palla al balzo, Povia -che per tutta la serata lambirà il tema del vaccinismo, senza mai affrontarlo direttamente e limitandosi a qualche vago accenno, come quello che seguirà tra poco- non si lascia sfuggire l'occasione ed esclama: "speriamo che non inventino il vaccino per la resistenza". Se i partigiani fossero stati tutti come Povia, probabilmente non avremmo mai avuto occasione di festeggiare il 25 Aprile.

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Per due avversari del pensiero unico, c'è da dire che Povia ed Amato sembrano essersi abbeverati un po' troppo alla fonte del duo Fazio-Littizzetto, dal momento che per tutta la sera continueranno ad imitarne lo stile, con Povia nel ruolo della Littizzetto, la spalla comica che interrompe e alleggerisce gli interventi del lezioso Amato-Fazio, ad esempio continuando a far notare al pubblico quanto siano "tutti omofobi", lì sul palco. Ovviamente Povia queste cose le dice in modo ironico, con un accetto russo, uommoffobbbo, siammmo tutti uommmoffobbbi, per sottolineare come la vera caccia alle streghe non sia nei confronti degli omosessuali, bensì degli uommoffobbbi. Altre battute niente male di Povia: l'insinuazione che la conversione di Renzi da Papaboy a democratico sia da imputare al suo essersi innamorato della Clinton da giovane; l'aneddoto sul suo aver venduto il premio Mogol vinto nel 2009 per pagare la riparazione degli infissi (perché stupirsi? Mogol è quello del salame dai capelli verde rame, il paroliere più sopravvalutato della musica mondiale).

Del resto della serata non ricordo niente, tranne che ad un certo punto tutto il pubblico ha cantato che "era meglio Berlusconi". Durante la serata, mando un messaggio a Mattia Costioli e lo maledico per avermi mandato qui, perché si tratta senza dubbio della serata più brutta della mia vita.

Non ritengo sia il caso di dilungarmi ulteriormente sull'evento, anche perché dopo aver ascoltato "Luca era gay" io e Melania ce ne siamo tornati a casa, e ne approfitto per confessare due segreti torbidi che non posso più tenere solo per me. La verità è questa: primo, considero Povia in grado di creare linee melodiche notevoli e accattivanti (almeno quando s'impegna) e, da questo punto di vista, trovo questo pezzo quasi geniale nella sua semplicità pop, infatti lo canticchio da quando è uscito. Lo stesso vale per i suoi singoli (che conosciamo tutti e di cui quindi posso evitare di fare i nomi). La seconda cosa è che mi rispecchio al 100% nel testo di questa canzone. E adesso i brividi saaaaaalgooonoo… (anche in questo caso la linea melodica è davvero accattivante).

Ci vediamo presto, Giuseppe. Giuro che se ti limiti a scrivere soltanto canzoni d'amore vengo anche al prossimo concerto pure se ci infili un'altra conferenza.

Questo articolo riportava un'informazione incorretta, cioè che l'avvocato Amato fosse stato sospeso dall'Ordine. È in realtà stato riammesso. Ci scusiamo per l'imprecisione. Segui Matteo su Facebook.