La leggenda di Josh Homme e dei Queens of the Stone Age

FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

La leggenda di Josh Homme e dei Queens of the Stone Age

Abbiamo ripercorso la strada che ha portato il geniale chitarrista californiano dalle feste col generatore nel deserto ai palchi più importanti del mondo.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Con questo fatto dell'I-Days Festival sono andato un po’ in crisi. Come molti miei colleghi, la mia passione per la musica si sviluppa su un piano cartesiano in cui X e Y rappresentano tempo e novità. La mia cosa preferita è trovare un demo di qualche band di adolescenti su Bandcamp e riconoscerne le influenze, gli obiettivi, ma anche l’incoscienza, la sfrontatezza, l’urgenza e la freschezza. Insomma, mi piace ascoltare musica nuova, sconosciuta, che mi faccia entrare in un tunnel di ricerca e curiosità.

Pubblicità

Questo fa sì che spesso finisca per dare per scontato il valore dei musicisti professionisti e con esperienza, perdendomi concerti della madonna o dischi validissimi solo perché penso “bah, questa persona ha già detto tutto trent’anni fa”. E, come al solito, faccio la figura dello scemo. Così, quando, grazie all’I-Days, sono finito a riascoltare mostri sacri come Pearl Jam, Placebo e Queens of the Stone Age, mi sono immediatamente ricordato perché loro sono mostri sacri e io sono Giacomo Stefanini da San Benedetto Po (MN), il cui massimo traguardo raggiunto è stato prestare la propria pelle a VICE per un documentario su uno dei padri del tatuaggio in Italia.

In particolare, quella di Josh Homme, fondatore e unico membro originale dell’attuale formazione dei Queens of the Stone Age, a tutti gli effetti inventore dello stoner rock come lo conosciamo, collaboratore di Iggy Pop, Dave Grohl, Mark Lanegan e John Paul Jones, è una storia che mi ha sempre affascinato moltissimo.

Tanto per cominciare Josh Homme è nato nel deserto, a Joshua Tree, California. Già questa è una delle cose più suggestive che ti possano capitare. La comunità è piccola e isolata, e crescere lì negli anni Ottanta voleva dire sviluppare una certa creatività per intrattenersi da soli. Parlando della scena del Palm Desert in cui si è formato come musicista, Homme parlava di una comunità di teppistelli che stimolavano la creatività attraverso il bullismo: “Dovevamo suonare roba diversa dagli altri, altrimenti ci avrebbero preso tutti in giro come copioni”.

Pubblicità

Così attorno ai 14 anni fondò quelli che sarebbero diventati i leggendari Kyuss, che, per non rischiare accuse di derivativismo, accordavano le chitarre tre o quattro semitoni sotto, le attaccavano a giganteschi ampli da basso, e ci suonavano riff blues rock sporcati di metal con un’attitudine completamente nuova, quella lenta, rilassata e polverosa tipica del deserto.

Avanti veloce: Josh ha 23 anni e ha già pubblicato tre album su major e sciolto la sua prima band, non prima di aver suonato nel programma italiano Segnali di Fumo su Videomusic. Dopo i Kyuss, Homme entra brevemente nella formazione live degli Screaming Trees, cementando l’amicizia con Mark Lanegan, che poco dopo si rifiuterà di entrare nei nascenti Queens of the Stone Age, costringendo il nostro rosso del deserto a cantare per la prima volta.

Il primo album dei QOTSA è l’omonimo, uscito nel 1998, subito dopo il primo volume del progetto di culto Desert Sessions, sempre capitanato da Homme, in cui radunava chiunque ne avesse voglia nel suo ranch in mezzo al nulla per una settimana di bagordi e registrazioni, che poi venivano pubblicate in EP che, messi insieme i vari volumi, saranno fondamentali per definire il sound “desert rock”.

Ma torniamo ai Queens of the Stone Age: la formazione del primo album è quasi solista, con Alfredo Hernández alla batteria e Homme a tutto il resto, e si sente. Il disco è 100 percento Homme, con un riffaggio indebitato tanto con l’hard rock anni Settanta quanto con la psichedelia ipnotica del krautrock. Ma la vera differenza che lascerà a bocca aperta i fan dei Kyuss è la voce: John Garcia dei Kyuss aveva l’ululato di Chris Cornell mescolato alla ruvidezza di James Hetfield, era un capellone macho da furgoncino pick up con il fucile sotto il sedile. Josh, al contrario, versa sui riff una melassa melodica completa di falsetto e morbidi coretti dall’aria assonnata.

Pubblicità

È soltanto l’inizio: nel 2000 arriva Rated R, che per la prima volta si avvicina a essere una vera hit. Tanto per cominciare esce su Interscope, e poi, anche grazie all’arrivo in formazione di un Nick Oliveri in stato di grazia e di Mark Lanegan come ospite alla voce, azzecca dei veri e propri singoli irresistibili. Parliamo di “The Lost Art of Keeping a Secret”, “Monsters in the Parasol” e la famosissima “Feel Good Hit of the Summer”, il cui testo non è altro che un elenco di droghe recitato tipo scioglilingua (“Nicotine Valium Vicodin Marijuana Ecstasy and Alcohol / C-c-c-c-c-cocaine”) e che, se non sbaglio, è ancora presente nella scaletta live della band e che se la fanno all’I-Days levatevi di torno perché probabilmente vi salto sulle spalle urlando come un quindicenne.

La storia dopo Rated R la conosciamo un po’ tutti: i QOTSA diventano uno dei gruppi rock più grossi in circolazione, approdando nel 2002 a un terzo disco di cui conoscono almeno tre canzoni anche i sassi: Songs For The Deaf, anche questo ricco di ospiti eccezionali come Dave Grohl alla batteria e il buon vecchio Mark Lanegan che presta l’ugola ad alcuni dei suoi momenti migliori (“Song For The Dead”, “Hanging Tree”, “God Is In The Radio”) e un paio di singoli che diventano quasi tormentoni (“No One Knows” e “Go With The Flow”), che se pensi che sono pezzi hard rock potentissimi e siamo solo due anni prima della conquista delle classifiche da parte del rap, è piuttosto impressionante.

Pubblicità

A quel punto Oliveri viene licenziato dalla band (i motivi sono molteplici: l’approccio al songwriting molto più hardcore e rumoroso, ma anche la sua propensione al casino tra droghe e alcol), mentre Homme porta avanti il progetto QOTSA con l’aiuto del compare Lanegan e la prima “nuova” formazione fissa con Joey Castillo alla batteria e Troy Van Leeuwen alla chitarra e ai synth. Me lo ricordo bene questo periodo. Io facevo parte della fazione di quelli che li accusavano di essersi venduti e di essere diventati un gruppo pop senza anima. Noi siamo stati i primi, e queste accuse sono state rivolte a Homme e compagni all’uscita di ogni album da Lullabies to Paralyze (2005) in poi.

Da quel punto in poi, Homme sembrava voler sperimentare sempre più con una forma canzone improntata al catchy, alla presa bene, allontanandosi dallo stereotipo che vuole un hard rocker sempre duro, incazzato e inaccessibile. Era Vulgaris scintillava di synth e falsetti che verrebbe quasi da chiamare disco ma, dopo quel progetto, è arrivata una lunga pausa nella discografia dei QOTSA dovuta a varie ragioni. Prima i lunghissimi tour, e poi un incidente in sala operatoria costringe Homme a letto per mesi nel 2010, periodo durante il quale sviluppa una grave depressione. Da lì esce il disco …Like Clockwork, concepito in modo tumultuoso (il batterista Joey Castillo lascerà la band a metà registrazioni, costringendo Dave Grohl a sostituirlo in corso d’opera), pieno di tristezza e canzoni che sembrano chiedersi in che direzione stanno andando.

Pubblicità

Ma la sua funzione l’assolve, quella di ridare la spinta a dei Queens of the Stone Age fermi da troppo tempo. È ancora un periodo lungo quello che intercorre prima di un nuovo album, quattro anni, ma nel 2017 esce Villains, che finalmente riprende le fila di quello che Homme stava facendo dieci anni prima con Era Vulgaris. Di Villains ho già parlato su questo sito, ma vale la pena dire che la produzione di Mark Ronson e un songwriting assolutamente libero, sincero, sfacciatamente pop e personale rendono questo album un vero ritorno col botto.

La verità, e l’ho capita solo di recente, è che Josh Homme è un artista completo e maturo, che ha attraversato ogni tipo di avventura nella sua carriera, dai concerti col generatore nel deserto ai grandi palchi internazionali alle lobby delle major label ai brutti periodi di fattanza durissima. Ha affrontato le critiche per le sue posizioni politiche (come co-fondatore degli Eagles of Death Metal e amico fraterno di Jesse Hughes, ha sostenuto le posizioni ultra-conservatrici di quest’ultimo dopo l’attacco terroristico di Parigi a novembre 2015) e quelle per le sue scelte artistiche sempre a testa alta, sicuro di essere una persona indipendente con un’opinione, un percorso e un obiettivo. Questo obiettivo è la Canzone Pop Perfetta, anzi, la Canzone di Josh Homme Perfetta, che non ha nulla da provare e dimostrare a nessuno. Speriamo che non lo raggiunga mai, così dovrà continuare a provarci.

I Queens of the Stone Age suoneranno al prossimo I-Days Festival, che si terrà tra giovedì 21 e domenica 24 giugno nell'area Expo di Rho, appena fuori Milano. Se poi ti stiamo molto simpatici, ci sarà anche la Cameretta di Noisey, uno stand tutto per noi.

Acquista i biglietti per il concerto e scopri il resto della line-up del festival.

Segui Noisey su Instagram e su Facebook.