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Musica

Sono stata al concerto di Noel Gallagher con Frenetik & Orang3

Anche se poi i due romani sono finiti a fare serata a Macao.
Carlotta Sisti
Milan, IT
Frenetik&Orange nella cameretta di Noisey agli I-Days con l'autrice. Foto di Kevin Spicy.

In perfetto orario aperitivo, sono planati su Milano da Roma Frenetik & Orang3, ex Frank Sent Us e oggi duo con all’attivo collaborazioni da paura, da Gemitaiz a Coez, passando per Salmo, Clementino, Ensi, Achille Lauro e MadMan e in fase di lavorazione del loro primo album, che, provate a indovinare il perché, si intitolerà Zero Sei. Grazie a loro, che al mondo ci sanno stare eccome, la situazione birrette dalle parti dello stand di Noisey ha preso decisamente vitalità. La loro missione, infatti, era sì quella di recensire per noi lo show dei Noel Gallagher's High Flying Birds, ma anche di evitare di farlo senza almeno un paio di medie in corpo.

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Perché avete scelto Noel?
Orang3: Io in realtà volevo sentire i Placebo! No, scherzo, anche se mi piacciono pure loro. Però Noel, rigà, ha scritto delle canzoni incredibili, enormi. E siccome non siamo mai andati né a un suo concerto, né a uno degli Oasis, sta cosa di I-Days è caduta a fagiolo.

Siete fan della prima ora di Noel e degli Oasis?
Orang3: Io ho sempre riconosciuto la grandezza delle canzoni quando ero pischello, ma mi sono realmente appassionato a loro dopo che ho visto il documentario Oasis: Supersonic, che è mondiale. Da lì ho capito la portata, l’enormità della cosa fino in fondo, la favola di gente della periferia brutta di Manchester, sulla carta senza nessuna chance, che è riuscita a fare realmente la storia della musica.
Frenetik: Ecco, invece a me gli Oasis artisticamente mi hanno sempre gasato, li suonavo pure con la mia cover band da ragazzino al liceo, però non mi è mai piaciuta troppo la loro attitudine. Soprattutto di recente, e soprattutto Liam, mi è calato sul lato umano, un po’ troppo destroide, troppo da stadio. Diciamo che non apprezzo quel tipo di mentalità non troppo aperta, ecco. Riassumendo, l’atteggiamento umano dei Gallagher non mi piace quanto quello musicale, che ha fatto sì che scrivessero canzoni che rimarranno nella storia.

Ma quindi nella diatriba Liam o Noel, vi schierate per quest’ultimo?
Orang3: Ti possa dire una cosa? Io da ragazzetto, 13-14 anni, quando me li ascoltavo in cassettina, l’utilità di Noel proprio non la capivo. E poi stavo intrippato con il metal, quindi lo consideravo anche una pippa a suonare la chitarra. Poi ho capito, negli anni, la sua grandezza, perché è lui che ha scritto delle robe incredibili. Ma, a proposito di diatriba, loro sono proprio l’esempio di come l’ego possa mandare a puttane le cose.
Frenetik: L’ego tra fratelli, oltretutto.

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La faida famigliare, comunque, è uno dei motivi per cui uno va in fissa con i Gallagher
Frenetik: Beh, assolutamente, ed è molto inglese come cosa, puro gossip British. Hanno reso moderni Caino e Abele. Caino e Abele 2.0. E poi questa roba è al 100 percento vera, anzi, per le bestialità che si sono detti pare che quelli del loro entourage abbiano addirittura cercato di moderare, invece di marciarci su. Non è marketing, ne sono certo: è un litigio tra fratelli che si odiano.

In questi giorni siamo a un festival tutto internazionale, ma guardando, invece, alle cose di casa nostra, che momento è secondo voi per la musica italiana?
Orang3: Ammazza, noi siamo super positivi: è il nostro momento, finalmente si respira. Già, tanto per citare una cosa clamorosa, vedere un disco di Sfera con dentro Quavo è un faro che illumina il nostro Paese. Ma poi anche la nuova scuola di cantautori, da Calcutta a Carl e Franco, a Coez, a Gemitaiz, è fatta davvero di cose nuove e belle, con un suono nuovo e un’attenzione nuova.
Frenetik: Se guardiamo a certi anni di depressione assoluta, musicalmente parlando, questo è un momento stupendo dopo 15 anni di medioevo, in cui le major non sapevano nemmeno che cosa fosse un mp3 e noi musicisti non sapevamo più dove prendere i soldi per fare le nostre robe.

Anche la commistione tra generi è un segnale nuovo
Frenetik: Sì, anche Generic Animal, che canta bene, ma si butta a mettere le chitarre anche nel pezzo di Ketama o collabora con Pretty, è una figata.
Orang3: Questo è il momento in cui sta infrangendo la distinzione, tipica degli addetti ai lavori, per cui quello che suona è figo e bravo, e il producer invece non sa fare un cazzo, perché la verità è che anche lui s’è fatto le sue sbatte, s’è fatto il culo in cameretta a fare le sue robe, e allora perché sminuire? Noi infatti siamo super aperti da questo punto di vista.

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E poi c’è un bel ritorno della gente ai concerti.
Frenetik: Da paura. E però parte del merito va, anni fa, alla musica elettronica, perché la ribellione giovanile è passata per la EDM e per lo scassarsi ai rave. Dopo anni di quello, alla gente è pure tornata voglia di sentire le chitarre, o quantomeno di sentire un melting pot che ha un pizzico di elettronica e un pizzico di altre sonorità più strumentali.
Orang3: E comunque, rigà, le canzoni sono tutto: una canzone che è bella adesso è bella pure tra 10 anni, ed è bella sempre. Non c’è moda che tenga. "Con te" di Ketama è un pezzo che potrebbe essere suonato chitarre e voce pure tra vent’anni.

E voi come ve lo acchittate il vostro live?
Orang3: Due postazioni, Daniele [Frenetik] si occupa della parte ritmica, e di mandare delle sequenze, mentre io faccio il lato più armonico con sintetizzatori e chitarra.
Frenetik: Beh, sì, ora stiamo soprattutto facendo un disco, Zero Sei, che è una fotografia artistica di Roma, con tutti quelli che stanno facendo qualcosa di musicale che ci piace nella nostra città, rimodellato secondo il nostro gusto di produzione. Sono usciti 3 singoli, finora, "Interrail" con Carlo e Franco, "Migliore di me" con Coez e "Lucertole", con Gemello. Dato che c’è un bel fermento a Roma da qualche annetto, abbiamo pensato fosse giusto fotografarlo e penso che prima del 2019 ce la faremo a farlo uscire!
Orang3: Tornando al live, ci piace che il nostro sia un progetto smart, con dentro tante cose, dai DJ set alla possibilità di aver anche 10 ospiti con noi sul palco, perché questa cosa ti dà più lunga vita. Vogliamo un live elastico.
Frenetik: Anzi, ci piacerebbe tornare a fare quello che facevamo con i Frank Sent Us, cioè portare dei virtual featuring, ovvero mega schermi che trasmettono le immagini di chi canta quella determinata strofa: una volta è Danno, una volta è Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, una volta Hulk Hogan…

Avvertite una minor divisione tra città? Quello che prima funzionava solo a Roma oggi funziona anche altrove?
Orang3: Sì, ammazza, ed è preziosa ‘sta cosa. Ci ragionavamo lo scorso anno al MI AMI con Adalberto, il sassofonista di Carlo e Franco e papà di Ketama, su quanto fosse incredibile che la gente a Milano, ma anche in Friuli, si cantasse sta canzoni in romanesco. Stessa cosa vale per Liberato, che s’è preso tutta l’Italia e oltre, cantando in napoletano.
Frenetik: Secondo me va molto meglio di prima, però a Roma in tanti fanno ancora fatica a uscire. Anche perché per esportare la tua musica, per forza di cose ti tocca passare da Milano e non tutti hanno la “forza” di farcela. Poi è chiaro che chi ce l’ha fatta prima potrebbe e dovrebbe aiutare chi arriva dopo, perché tutti i pionieri hanno la fortuna e la sfortuna di esserlo, è normale, come il fratello più grande che ti spiana la strada per uscire la sera, si prende i cazziatoni e tu…
Orang3: E tu, secondogenito, godi!

A questo punto tocca proprio al secondo dei fratelli Gallagher (che il primo, Paul, pare che oggi faccia il DJ e spesso in questa veste apra ai concerti del terzogenito Liam, giusto per spingere ancora un po’ sul tasto della faida famigliare) intrattenere i miei due ospiti romani e circa 42 mila persone, che dovranno aspettare solo sei pezzi per avere il primo degli Oasis ("Little By Little") e quasi altrettanti prima che proferisca parola. Una volta rotto il ghiaccio, però, Noel regala e a una certa risponde persino agli autori di un cartello che recita “Noel, make my mom pregnant”, con un “Yes, why not? But show me a picture first”. E persi nel pit, a cui né io né tantomeno Kevin Spicy avevamo accesso, Frenetik & Orang3, a fine concerto hanno smentito qualunque ipotesi di abbiocco, scrivendomi “Bella per Noel, che ha fatto anche parecchia roba degli Oasis, ma bella anche per Macao, che abbiamo finito la serata lì”.

Carlotta è su Instagram.

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