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Musica

Recensione: Marnero - Quando vedrai le navi in fiamme sarà giunta l'ora

I veterani bolognesi del post-hardcore ci ricordano con il loro nuovo album che nell'Italia di oggi non prendere posizione significa perdere la guerra.
marnero quando vedrai le navi in fiamme sarà giunta l'ora cover artwork

Ero a un concerto con un amico l’altro giorno e avevo appena acquistato Quando Vedrai Le Navi In Fiamme Sarà Giunta L'Ora dal banchetto di Epidemic Records. L’amico in questione, in una delle tantissime conversazioni sul disagio che portiamo avanti fin dall’adolescenza, mi dice: “Sai, parlavo dei Marnero con Manzan [che di Quando Vedrai Le Navi In Fiamme… oltre a parlarne ha pure registrato violino e viola come ospite], su Facebook l’altro giorno mentre gli ordinavo il disco della Macabra Moka. Dicevamo che La Malora è un disco della madonna, che però cerca a tutti i costi di andare storto anche quando ci sono i momenti in cui un disco dovrebbe andare proprio dritto. E questo invece no, questo quando serve va proprio dritto e fa un male cane”.

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Dopo aver chiuso con La Malora la Trilogia Del Fallimento effettivamente i Marnero erano pronti per fare qualcosa di nuovo, e quel qualcosa di nuovo, si è scoperto, è stare peggio di prima. Quando Vedrai Le Navi… è un’ulteriore spinta verso il basso dal basso da cui i bolognesi partivano; una presa di consapevolezza e di colpevolezza, un’accettazione dello sconforto che anche il Vasco Brondi dei tempi in cui diceva le cose, francamente, pur con tutto il bene, può accompagnare solo. Eppure è anche un cambiamento di prospettiva, è una continuazione del processo di astrazione (o ampliamento, o entrambi) del sé: come spiegato tante volte dai Marnero stessi, Il Sopravvissuto era io, La Malora era noi, e Le Navi sono essi. Essi perché è tempo di lottare, questa volta, e di prendere consapevolezza di tutto quello che non siamo noi, perché siamo tutti sulla stessa barca e la barca sta affondando, perché le differenze sono sfumate e come chiarisce il “Prologo” subito prima dell’”Assedio” conclusivo (che già solo sulla giustapposizione delle canzoni uno potrebbe scrivere un saggio) questo è l’unico mondo possibile e in questo mondo dobbiamo vivere in un altro modo, insieme, io, noi, loro. E noi siamo loro. Magari è un caso che loro non sappiamo chi siano e, sempre più, noi non sappiamo chi siamo.

Tutto l’album si costruisce sull’attesa (“Le Navi Non Ardono Ancora”), gli archi di Nicola Manzan fanno da supporto alla febbrile inquietudine che precede qualcosa, in cui ci si perde pensando a cosa e dove tutte queste cose non sono che il tuo doppio (“A.C.H.A.B.”, All things you Can Hate Are la Balena), ed è a quel punto che arriva maligno il “Settimo Senso”, non quello dei Cavalieri D’Oro, ma quello di colpa. Inutile nasconderlo: non è stata la sfortuna. Non è stata la congiura. Non è stato il destino. Nemmeno gli alieni, l’ISIS, l’arbitro o quel burlone di Dio. Sono stato, sono stato io. A questo punto ti chiedi come reagire (“Il Dilemma Dei Due Guardiani”), perché a furia di aspettare finisce che nessuno fa niente e la libertà è un nome terribile scritto sul carro degli uragani. Ma se la cella fosse aperta e fossimo noi due i due guardiani? E tra guardiani e uragani capita che Egle Sommacal è ospite alla chitarra e non è che puoi non ricordarti di Emanuel Carnevali e della forza nelle sue parole.

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Parole, da sempre un elemento di grande distinzione nella proposta dei Marnero e da sempre un elemento di grande posizione nella proposta dei Marnero: giusto per non mandarle a dire questa volta si fanno forti del supporto di Wu Ming II a recitare i versi del prologo di cui sopra, perché “l’emergere delle nuove destre, non tanto nei partiti politici neoliberisti securitari, quanto nella mentalità della gente comune in strada, e la necessità di resistere al cerchio che si stringe intorno agli spazi occupati, sono sicuramente due buone ragioni per uscire di casa e provare a narrare, un po’ meno metaforicamente, il bisogno di resistere a questo assedio, malgrado tutto”. E chi meglio dei Wu Ming può prendere posizione spiegando, raccontando, smentendo e ricostruendo. John D. Raudo, cantante e chitarrista dei Marnero, lo sa bene, e sul blog di Epidemic Records non si ferma alle già nette parole di cui sopra, ma procede nella sua accusa: “L’apologia dogmatica della legalità da parte del Pd, ben prima che il gran Cancelliere Matteo II salisse al potere e ordinasse un 'sgomberate tutto', aveva anticipato i lavori: sgomberi violenti […], pugno di ferro contro gli ultimi, allontanamento attraverso il daspo urbano di senza fissa dimora, tornelli all’università e alla stazione per allontanare i poveri, gentrificazione pianificata”. Questa è Bologna, questa è l’Italia, questa è la nostra generazione di vitelloni, choosy, e figli di papà che sta trovando le sue voci, e la scena post- della penisola non è mai stata così viva e piena di cose da dire. Sarà l’unico grazie che dovremo rendere al Mare di Male. Bella, ciao.

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Quando vedrai le navi in fiamme sarà giunta l'ora è uscito il 28 settembre coprodotto da To Lose La Track, Epidemic, Sangue Dischi, Dischi Bervisti, Shove, Sonatine e Controcanti.

Scarica Quando vedrai le navi in fiamme sarà giunta l'ora gratis dal sito dei Marnero, acquistalo in CD o vinile o ascoltalo su Bandcamp (o Spotify):

TRACKLIST:
1. Le navi non ardono ancora
2. A.C.H.A.B.
3. Il settimo senso
4. Detriti
5. Il dilemma dei due guardiani
6. Sulla rupe
7. A Torinói Ló
8. Il gabbiere
9. Prologue
10. L'assedio di Malgrado

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