Un giorno a Riccione per il primo tatuaggio al mondo su protesi

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Un giorno a Riccione per il primo tatuaggio al mondo su protesi

Valentina Acciardi ha perso il braccio destro in un incidente. Da allora ha una protesi, e ora su quella protesi c'è un tatuaggio.

L'International Tattoo Show di Riccione è una convention che raduna più di 200 tatuatori, oltre a espositori e performer. Questo weekend siamo andati a farci un giro.

Quando arrivo al palazzo dei congressi di Riccione, dove si tiene l'International Tattoo Show, l'intero quartiere è pieno di macchine pimpate, biker, writer e ovviamente un sacco di gente tatuata dalla testa ai piedi. Le vetrate del palazzo riflettono il sole cocente e se non fosse per un bar adiacente che trasmette un pezzo dello Stato Sociale, l'aria che tira sembra quella di una festa sulla West Coast. Sono lì per incontrare la modella Valentina Acciardi, che di lì a poche ore si sottoporrà al primo tatuaggio dal vivo su una protesi estetica siliconica. Valentina infatti ha perso il braccio destro nel 2004, quando al ritorno da una serata in cui era stata scelta per rappresentare Playboy l'autista ha avuto un colpo di sonno. Durante l'impatto Valentina è stata sbalzata fuori dal finestrino, finendo in un burrone. Ha poi passato quattro giorni in coma e subìto una lunghissima operazione conclusasi con l'amputazione del braccio. Da quell'anno ha una protesi estetica, priva di funzionalità motorie, che le parte dalla clavicola. Successivamente ha partecipato alla tredicesima edizione del Grande Fratello, scritto un libro sull'incidente e portato avanti iniziative di beneficenza per sensibilizzare sull'invalidità. Lo stesso tatuaggio, mi spiega quando ci sediamo faccia a faccia, è parte di questa sua battaglia.

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"L'idea, in realtà, è venuta a un mio amico stilista che è a sua volta amico di Mario Leuci [il tatuatore]. Mi ha detto che stavano lavorando a questo progetto chiedendomi se fossi interessata," mi spiega. "Io l'ho trovato molto in linea con la mia visione sulla questione e ho accettato: per me è importante che le persone si sentano a proprio agio e un po' è anche compito di chi ha un handicap far sì che questo avvenga. Penso che il tatuaggio possa essere un ottimo modo per vivere questa tragedia in maniera normale e attuare un processo di 'normalizzazione'." Valentina ha scelto di tatuarsi un ritratto personale disegnato da Mario Leuci stesso, che da oltre trent'anni lavora nella kustom kulture italiana—avendo realizzato, scopro, anche la copertina di Domani Smetto degli Articolo 31.

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"Il lavoro che abbiamo proposto," mi dice Mario quando gli chiedo di spiegarmi cosa lo differenzi dai tatuaggi a cui siamo abituati e quali potrebbero essere le difficoltà, "è realizzato tramite una tecnica mista proprio perché la pelle siliconica che riveste la protesi è impermeabile e viene trattata, durante la sua realizzazione, con resine che non permettono la colorazione successiva."

Mentre parla, con un pennello ha già iniziato a disegnare il ritratto di Valentina. "In un primo passaggio ho levigato leggermente la parte cerata che riveste la protesi in modo da aprire i pori, poi ho iniziato a realizzare il disegno con il pennello che successivamente inserisco in modo definitivo, e manualmente, con un piccolo ago Cheyenne."

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La scelta del tatuaggio a mano, mi spiega, è prettamente tecnica. "Se utilizzassi la macchinetta tradizionale la pelle siliconica si lacererebbe istantaneamente. Sto seguendo un po' la tecnica puntinata giapponese, che consiste in un'infinità di piccole infusioni di colori manuali tramite un ago molto più piccolo."

Mi fermo per osservare Mario, che intinge la punta dell'ago nel colore e buca delicatamente la protesi, incidendola manualmente—è anche per questo che questo tipo di tatuaggio è estremamente impegnativo. Nella pelle vera infatti c'è un derma che, per una questione di proprietà, riceve il colore e lo fa espandere nei vari strati del tessuto epiteliale.

Nel caso della protesi, il colore si inserisce tra un livello e l'altro attraverso delle celle che, appunto, si riempiono con la brasatura—un po' come il principio della ditografia o della tecnica dell'acquaforte.

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In un secondo momento tutto il tatuaggio verrà rivestito dallo stesso materiale di cui è fatta la protesi, per far sì che l'escursione termica o il contatto con l'acqua non lo rovinino. Anche i colori, composti da Mario e combinati con colori vegetali da tatuaggio, sono stati selezionati per fare fronte a queste eventualità. "Sono colori che diluisco con una percentuale di lattice e una percentuale di elasticizzante che permette di evitare problemi." Il processo da seguire, aggiunge, è esattamente come quello dei nei sulle protesi. Nel frattempo sempre più persone si fermano intorno a loro per osservare. Qualcuno chiede informazioni e altri scattano delle foto, mentre Valentina scherza sul fatto che l'ago le faccia male.

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Come mi spiega Mario, per completare il tatuaggio saranno necessarie molte altre sedute, ma il primo passo è fatto, e da lì spera di sviluppare nuove tecniche di tatuaggio su protesi e un mix di tatuaggio e istallazione che potrebbero spianare la strada a questa nuova forma di body modification.

Per vedere altre foto, continua a scorrere.

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Per avere informazioni sull'International Tattoo Show di Riccione, vai sul sito.