Una donna di Shanghai ha trasformato la sua terrazza in una lezione per la Cina

Questo articolo fa parte di “Step Into Your Comfort Zone“, una collaborazione tra VICE e Ariston. Insieme ad Ariston, che ha fatto del portare il comfort a tutti—anche dove è più difficile trovarlo—una vera e propria sfida, abbiamo esplorato il concetto di comfort in tre oasi urbane in giro per il mondo. Siamo andati alla scoperta di contesti in cui singoli abitanti si sono alleati per creare un ambiente piacevole e salutare all’interno di una realtà urbana spesso frettolosa e poco attenta ai ritmi dell’individuo e dell’ambiente.

Terza e ultima tappa la Cina, dove Ariston si impegna in prima linea nella sostenibilità con tecnologie sempre più efficienti per il riscaldamento di acqua e ambienti.

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In soli 22 metri quadrati, sulla terrazza di un palazzo della periferia di Shanghai, c’è una piccola enciclopedia di sostenibilità. Dal 2013, quando tutto è iniziato, la terrazza della signora Ni Huan è stata visitata da circa 7000 persone, compresi alcuni ufficiali del governo locale e nazionale. Tutti vanno a imparare da lei, perché si fa presto a dire vivi sostenibile, ma lei lo ha tradotto in pratica, nella quotidianità, senza investimenti grandiosi o sforzi che non siano alla portata di tutti.

In Cina la sostenibilità ambientale occupa uno dei punti principali dell’agenda politica, ma la situazione resta critica. Si tratta del primo paese al mondo per emissioni di gas serra, il che lo rende osservato speciale e ago della bilancia negli accordi internazionali sul clima. Inoltre, benché migliorata rispetto a qualche anno fa, la qualità dell’aria di alcune città registra ancora livelli preoccupanti, che hanno spinto il governo a intraprendere un deciso, benché complicato, piano di transizione dall’industria del carbone verso energie a più basso impatto come il gas e le rinnovabili.

Modificare l’approvvigionamento energetico e le coscienze ambientali di un paese con più di un miliardo di abitanti non è qualcosa che si fa dall’oggi al domani, e anzi la proporzione dell’impresa è così epocale che le singole persone finiscono per sentirsi ininfluenti al cambiamento. È qui che quello che ha fatto Ni Huan diventa importante.

L’esterno del palazzo in cui abita Ni Huan in un sabato mattina di aprile 2018.

È l’estate del 2013 e a Shanghai fa particolarmente caldo. Ni Huan si è appena ritrasferita in Cina dall’Inghilterra, dove si è formata e ha lavorato nel campo della green economy, e per difendersi da quelle temperature decide di coprire la sua terrazza con una tettoia. Inoltre, visto che sono previsti degli incentivi statali, ci installa sopra dei pannelli fotovoltaici.

“Allora,” mi racconta Ni Huan ricordando il 2013, “non pensavo che sarebbe stato l’inizio di un progetto a lungo termine. Non avevo idea che la mia scelta potesse avere un impatto più generale.”

Poi però gli amici e i vicini si interessano ai pannelli, chiedono di che si tratta e lei spiega—il modulo fotovoltaico CIGS di Ni Huan è infatti il primo installato un’abitazione privata di tutta la Cina continentale. L’interesse per il suo terrazzo si allarga dal palazzo al quartiere, alla città, alla stampa. Le persone vogliono avere consigli su come replicare lo stesso sistema a casa propria e le scuole chiedono di portare gli studenti a visitare la casa di Ni Huan, per imparare da lei come ridurre il proprio impatto ambientale.

Alcuni studenti visitano la terrazza-giardino di Ni Huan.

Ni Huan è preparata a rispondere alle loro domande perché, dopo gli studi a Cambridge, diventa consulente in sostenibilità e finanza green per aziende e organizzazioni internazionali, lavoro che la porta a contatto con gli ambienti dove si decidono le politiche energetiche. E sa che per la Cina è un momento cruciale: “Ci sono grandi investimenti per rimpiazzare il carbon fossile. Anche il gas naturale ha un ruolo, perché riduce moltissimo il livello di particolato (pm10 e pm2.5) nell’aria delle città.”

Decide così di prendere sul serio il suo nuovo ruolo da divulgatrice, e oltre ai pannelli fotovoltaici, apporta nuove modifiche alla terrazza. Installa un impianto acquaponico, dove l’acqua circola senza disperdersi tra le vasche con i pesci e i vasi delle piante: i resti organici dei pesci nutrono le piante, che a loro volta filtrano l’acqua per i pesci. Inserisce cinque compostiere, che trasformano lo scarto organico domestico in fertilizzante e introduce nuove piante—o meglio, un vero e proprio orto in vaso, con lattuga, spinaci, pomodori, ravanelli, porri e qualche fiore. Infine, a pochi metri dalla terrazza c’è la stazione per ricaricare l’auto elettrica. Ovviamente Ni Huan ha un’auto elettrica.

Mentre il balcone diventa un laboratorio di ecologia domestica, cresce la domanda per visitarlo, tanto che nel 2016 Ni Huan decide di aprire una ONG, la Green Light Year Environmental Service Center: “È stata una scelta quasi obbligata, perché non sarei riuscita a gestire tutto da sola. Mi ero resa conto che casa mia era diventata un luogo di interesse pubblico e avevo bisogno di una struttura di supporto per ricevere finanziamenti, organizzare il lavoro di accoglienza e divulgazione.”

Un giovane volontario guida una visita al terrazzo di Ni Huan.

Oggi chi visita la terrazza viene guidato da uno dei 20 volontari, tutti tra i nove e 14 anni. Non è un caso che questi “piccoli narratori” (come vengono definiti dall’associazione) siano così giovani: Ni Huan crede molto nella capacità dei più piccoli di trasformare le coscienze sui temi ambientali, laddove gli adulti hanno pensato per troppo tempo che l’argomento non fosse abbastanza importante o che loro non potessero farci niente.

Ni Huan è pragmatica: “Se una persona non è sensibile all’emergenza ambientale ci puoi fare poco. Il mio target invece sono tutte quelle persone che se ne interessano, solo che non sanno come tradurre l’interesse nella pratica quotidiana.” Non a caso nella terrazza di Ni Huan si viene a prendere consigli, chiarire dubbi. È un luogo di educazione, una piccola scuola di sostenibilità applicata.

In pochi anni la vita di Ni Huan è cambiata radicalmente, fino al premio come Eco Innovator ricevuto quest’anno al Global Green Economic Forum per il suo impegno nel promuovere la sostenibilità: ha avuto il coraggio di assecondare il cambiamento nel momento in cui ha capito che quello che succedeva nel suo spazio privato poteva avere un valore per la collettività.

Una vasca dell’impianto acquaponico.

Certo però, come tutti i cambiamenti, non è stato facile. “Intanto da una vita tranquilla di coppia io e mio marito ci siamo trovati a gestire gruppi di persone in casa, ogni weekend. Inoltre per dedicarmi alla ONG ho dovuto lasciare il mio vecchio lavoro—credimi, è stata una decisione complicata. E c’è anche l’aspetto economico: come consulente guadagnavo bene, non posso dire lo stesso adesso. Diciamo che quello che faccio è remunerativo su altri piani.”

“Il mio lavoro oggi,” spiega, “è diffondere consapevolezza e cambiamento: parlare con gli stakeholder, coinvolgere e ispirare le persone. Soprattutto la parte con le persone è molto stimolante perché mentre il livello delle policies evolve in modo più lento, con le persone il cambiamento lo vedi subito, è sorprendente: vengono a casa tua, vanno via e iniziano ad attivarsi anche a casa loro.”

“Per essere all’altezza del ruolo ho capito che non potrò mai smettere di studiare, di imparare, per tutta la vita. E che non posso fare tutto da sola: ho bisogno di costruire una rete di persone che diventino i futuri leader di questo processo,” continua. “Persone giovani, motivate. Donne soprattutto, perché le donne sono delle naturali produttrici di reti e più propense a impegnarsi nella comunità.”

Le chiedo quali sono i prossimi passi. “Nel breve periodo vogliamo creare altre terrazze come la mia, a Shanghai e in altre città, e insegnare ad altre famiglie come innescare il cambiamento nei loro quartieri. Intanto continueremo i progetti che abbiamo già attivi: collaboriamo con molte università e con architetti impegnati nell’edilizia low carbon come Bill Dunster. Mentre sul lungo termine vogliamo rafforzare l’aspetto della formazione e diventare un ISD [ institute for sustainable development], cioè un ente ufficiale incaricato di educare sugli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, a cominciare dagli obiettivi 11 e 12 [ ‘sustainable cities and communities’, ‘responsible consumption and production’].”

Ni Huan è molto lucida, ma penso anche a quanta ambizione ci voglia per pensare che tutto questo sia possibile a partire da una terrazza di 22 metri quadrati. “Insieme alla mia terrazza è cambiata anche la mia mentalità: pensa che prima di tutto ciò io non avevo mai parlato con i miei vicini di casa. E ora fanno parte del mio quotidiano, mi aiutano ad accogliere persone quando io e mio marito non ci siamo, rispettano il mio lavoro, sanno che è importante per costruire dei cittadini responsabili. Così ho capito la potenza di un insegnamento di Confucio: tutte le volte che puoi essere gentile, sii gentile. E che si può cambiare il mondo a cominciare da piccole cose facili e pratiche a cui fino a ieri non avevi nemmeno pensato.”

Guarda altre foto della terrazza di Ni Huan qui sotto:

Un giovane volontario mostra come viene utilizzato il compost.

Ariston vuole portare il comfort—inteso come perfetta temperatura degli ambienti e dell’acqua—ovunque e a tutti, secondo il bisogno personale e soggettivo di ognuno. Scopri tutte le storie su aristoncomfortchallenge.com.