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Barbara d'Urso vuole farci diventare tutti quanti come Barbara d'Urso

È un momento meraviglioso per l'editoria italiana: a meno di due mesi da Il mio Papa è uscita una nuova rivista dedicata a una personalità che, al pari di Bergoglio, si può permettere di dare il cinque alto alle divinità.

Foto via.

È un momento meraviglioso per l'editoria italiana: a meno di due mesi dall'uscita de Il mio Papa, il primo magazine dedicato interamente al monarca assoluto di Città del Vaticano e alle sue smanie di conquista, ecco arrivare in edicola un nuovo prodotto cartaceo—cartaceo, sì; ci dispiace molto, alberi—tutto dedicato a una personalità che, al pari di Bergoglio, si può permettere di dare il cinque alto alle divinità, specie quelle oscure.

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B – il magazine di BARBARA d'URSO è un nuovo mensile edito da Panini Magazines che vuole essere la risposta italiana a O, il magazine ad personam di Oprah Winfrey, conduttrice-icona americana che negli ultimi anni ha creato un vero e proprio impero mediatico. Barbara deve davvero ammirare Oprah, tanto da farne un modello e vederla dappertutto—talvolta anche al posto di Michelle Obama.

Pur presentandosi come una rivista "di attualità, cultura, tendenza, look, bellezza," B, almeno nel suo primo numero, pare trattare perlopiù la figura di Barbara d'Urso, conduttrice Mediaset nota per le smorfie di dolore con cui accompagna le storie raccontate nella sua trasmissione Persone terribili alle prese con un destino cieco e divertente—o come cazzo si chiama.

Finalmente #B #Magazine @carmelitadurso Adesso posso andare a scuola ❤️ pic.twitter.com/jpX6x2MkO9

— Debbina (@dolcedebby10) May 30, 2014

Sin dallo strillo di copertina è evidente che il tema del numero (e della rivista) sia "Fate Come Me" (Me = Barbara d'Urso), frase a cui è dedicata un'intera sezione del magazine in cui Barbara insegna come mangiare "i cibi del sole," introduce i lettori al rivoluzionario concetto delle "unghie mosaico" e insegna persino "a scegliere frutta e verdura." La sua è una presenza asfissiante sin dalle prime pagine, un'ombra ballerina e sorridente che vi segue dal fruttivendolo e pure in bagno. E se, stremati, cercaste distrazione accendendo la televisione, rieccola lì a condurre la sua trasmissione Eventi orribili seguiti dal vivo—o come cazzo si chiama.

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La rivista è sua e ci fa quel che le pare. Troviamo Barbara nelle prime, elegiache pagine (la sezione si chiama "Autoritratto") intenta a descrivere i suoi nuovi sandali ("ciliegie stampate e grappoli d'uva…Pazzeschi!") o a spiegare il suo motto ("Tanto poi esce il sole"), una frase che diceva sempre sua madre e titolo di un libro "in cui ho deciso di raccontarmi a cuore aperto."

Barbara rispunta anche nella sobria rubrica della posta, presente in questo primo numero della rivista perché a lei arrivano lettere di default, a quanto pare. È in questa doppia pagina che il suo ego esplode generando una nana bianca di megalomania: c'è un titolo-calembour ("Se fossi al mio posto"), e c'è anche una varietà di cuori in bilico che implorano Carmelita di una risposta. Lei, premurosa come una madre, risponde: "Mia amata e apprensiva SIlvia," "Adorata Concetta," e "Iperbolica Laura."

IO: il primo lettore di B… being the best: BARBARA @carmelitadurso pic.twitter.com/D5YtS1UhlP

— vitomansueto (@27mansu) May 29, 2014

Da non perdere l'esclusiva intervista alla figlia di Claudio Villa, Manuela, e il racconto di Rossella, neo-mamma la cui figlia "non è nata in ospedale come previsto, ma sul divano di casa." A questo punto, giunti alla ventesima pagina, un lettore distratto potrebbe forse dimenticare di aver comprato il magazine di Barbara d'Urso. Barbara d'Urso lo sa, e odia quel lettore distratto. Vuole annichilirlo mostrandosi sorridente in tutte le pagine—negli angoli, nei boxini colorati, in un fotogramma dalla sua trasmissione Gente insostenibile per tempi avidi di negatività, o come cazzo si chiama.

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C'è poi un interessante approfondimento su "La seduzione del Male", che non è ciò che mi ha portato ad acquistare questa rivista ma il tipo di fascino che le donne provano per i criminali. "Hanno ucciso, violentato, torturato. Eppure ci sono donne che per i peggiori criminali provano sentimenti ben diversi dalla paura," avvisa l'articolo non firmato, che nota come questo tipo di attrazione "[appartenga] in genere a donne insicure, con un basso livello di autostima." Con una decisione editoriale sinceramente azzeccata, all'approfondimento denso di grassetti segue uno speciale sull'autodifesa accompagnato da un servizio fotografico dove un istruttore viene picchiato da… ovviamente, Barbara d'Urso.

Le sue lezioni d'autodifesa si trovano anche sull'apposito canale YouTube (che è molto vario) e sono degne di nota. Per esempio, qui la vediamo picchiare un tale con un libro.

Qui si difende da un'aggressione a mani nude.

E qui invece apprezza i carciofi.

A questo punto lo sfoglio del giornale è quasi concluso. Il lettore medio, stremato e confuso ma ancora in piedi, viene fatalmente trafitto dalla rubrica "Curiosando nel mio blog", una doppia pagina in cui Barbara d'Urso mostra ai suoi "amici" le diapositive di quelle vacanze che sono la sua vita.

Carmelita è ovunque, e dà lezioni di selfie con la naturalezza per gli obiettivi garantitale dalla conduzione di Esistenze non meritevoli—o come cazzo si chiama.

Ogni tanto la vedete con un fumetto che le fa dire "VI ASPETTO OGNI MESE IN EDICOLA!", un promemoria che suona come minaccia. O forse è una richiesta d'aiuto.

Forse il magazine non è solo un'operazione commerciale pensata per sfruttare la fama del volto televisivo. No, c'è qualcosa di più intenso: è lei che ha bisogno di noi; è lei che non ci vuole lasciare. Perché forse il pubblico potrebbe sopravvivere senza di lei. Ma Barbara no, non ce la farebbe.

Segui Pietro su Twitter: @pietrominto