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Attualità

Andrea Alongi e altri video storici dai tribunali italiani

Se avete visto il video di Alongi e ne volete ancora, ecco una carrellata di altre scene celebri avvenute nei tribunali italiani.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Negli ultimi giorni le nostre timeline di Facebook—insieme a quelle di molti altri—sono state letteralmente invase, a intervalli più o meno regolari, dai video della deposizione di un testimone durante un processo. Il testimone si chiama Andrea Alongi, e gli spezzoni che lo vedono protagonista sono presi da una recente puntata di Un giorno in pretura ("Emmanuel Bonsu, uno studente troppo nero") dedicata a un caso di razzismo piuttosto grave.

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Nel tardo pomeriggio del 29 settembre 2008, a Parma, quattro vigili in borghese avevano arrestato in un parco lo studente di origini ghanesi Emmanuel Bonsu, che i poliziotti avevano scambiato per il "palo" di uno spacciatore. A quel punto—come accertato da foto, testimonianze e indagini della magistratura—era iniziata una lunga serie di violenze protrattesi fino al commissariato in via del Taglio. Bonsu era stato ripetutamente preso a calci e pugni e insultato con qualsiasi tipo di epiteto razzista. Un agente si era pure fatto fotografare—a mo' di trofeo—con Bonsu, tumefatto e insanguinato. Nei giorni successi al rilascio, inoltre, al ragazzo venne recapitata una busta con gli atti su cui c'era scritto "Emmanuel negro."

A processo erano poi finiti otto agenti della polizia municipale di Parma, con l'accusa di percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d'ufficio e anche sequestro di persona.

Detto ciò, Andrea Alongi entra in questa vicenda perché è una delle persone fermate nella "brillante" operazione antidroga della municipale di Parma—che alla fine aveva portato al rinvenimento di appena 19 grammi di fumo—e avendo assistito alla scena era stato poi sentito al processo.

Vedendo i video, non è difficile capire perché Alongi sia diventato una specie di caso di Internet a cui sono state già dedicate pagine, eventi e meme: il ragazzo per buona parte della deposizione è visibilmente scazzato, utilizza espressioni poco adatte a un tribunale, si infastidisce quando gli avvocati dei vigili contestano le sue affermazioni ("eh va, che do ball!"), e ridicolizza l'operato dei vigili ("quelli in borghese erano tutti straesaltati").

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Insomma, è lo scarto tra la solenne ritualità del processo penale e l'estrema spontaneità espressiva di Alongi a creare una situazione fondamentalmente comica—e questo nonostante il fatto che la testimonianza, fondamentale per arrivare alla verità, sia stata resa in un contesto piuttosto opprimente.

Ma più in generale, le aule di giustizia italiane—e la trasmissione Un giorno in pretura, ovviamente—hanno spesso regalato questi strani momenti di comicità involontaria, che hanno segnato l'immaginario collettivo e che sui social network acquistano una dimensione culturale. Di seguito, dunque, abbiamo ripercorso quelli che per noi sono stati i più significativi.

I COMPAGNI DI MERENDE

Il processo al "mostro di Firenze" è senz'ombra di dubbio il capostipite di questo genere di video, e la dichiarazione spontanea del "compagno" Mario Vanni la sua manifestazione più celebre.

"Posso parlà da 'i banco?," inizia l'uomo. "Come, io non ho diritto a parlare? Voglio la libertà per andare alla banca e alla posta." Poi, in un crescendo di rabbia scomposta, Vanni augura "un malaccio inguaribile" al pubblico ministero e suggella il climax gridando "Viva iddusce, il lavoro e la libertà. Risorgeremo prima o dopo!"

"IL CAZZO DI ADRIANO"

All'epoca dello scandalo Vallettopoli Corona era il titolare di un'agenzia fotografica specializzata in servizi di paparazzi, e il processo di cui vediamo il video qui sopra era teso a stabilire se, tentando di rivendere gli scatti a personaggi come i calciatori Gilardino, Coco e Adriano realizzati in situazioni che avrebbero potuto comprometterne l'immagine pubblica, Corona avesse compiuto un'estorsione.

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Incalzato dalle domande del pm Frank Di Maio circa l'interesse che potevano sucitare alcune immagini per una rivista di gossip, Corona si rivolge a uno degli assistenti del giudice dicendo: "Se mi passa la foto le faccio vedere la puttana che fotografa il cazzo di Adriano."

Il giudice tenta di redarguire Corona, invitandolo a utilizzare termini più consoni, ma subito dopo, impugnando le foto entusiasta, Corona esclama "ecco qua la puttana che fotografa il cazzo… che in questo caso è in tiro!"

LA SIGNORA CHE MANGIAVA I MICROFONI

Andata in onda nel dicembre del 2014, questa puntata di Un giorno in pretura si occupa dell'omicidio di Adele Mazza, una tossicodipendente di Teramo uccisa nel 2010. Le indagini, come si legge sul sito della trasmissione "si svolgono in un'umanità dolente e disperata che circonda il mondo della tossicodipendenza di provincia."

La signora protagonista del video qui sopra è Sofia Marini, ex convivente dell'imputato. Mentre il pm la interroga sulle finanze familiari, la donna fissa intensamente il microfono e all'improvviso lo mangia, disinteressandosi delle domande e tentando di sistemarlo quando viene accusata di averlo rotto.

PESSOTTO

Il video in questione risale al processo alla Juventus per abuso di farmaci e frode sportiva dovuta a utilizzo di sostanze dopanti, durante il quale il giudice aveva chiamato a testimoniare alcuni giocatori che all'epoca dei fatti militavano nella società torinese. C'è chi come Montero si blocca emotivamente e fa scena muta come se fosse interrogato in geografia e chi si pesta i piedi da solo come Vialli, ma la testimonianza più incisiva è quella di Gianluca Pessotto. Cercando di elencare tutte le sostanze che lo staff medico della Juventus forniva ai propri giocatori, dopo aver eliminato l'utilizzo di creatina, Pessotto dice "Abbiamo gli integratori…il Gatorade, l'R2….e l'acqua." Provocando lo scherno di tutta l'aula. È stato forse anche a causa di questo che la cassazione annullò l'assoluzione all'ex AD Giraudo e l'ex responsabile medico Agricola. Fortunatamente per la Juventus il procedimento era ormai finito in prescrizione.

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"MAI SENTITO COSA NOSTRA"

Dopo essere stato arrestato nel 1993, ponendo così termine a una lunga latitanza, Totò Riina viene ascoltato per la prima volta da giudici e procuratori antimafia. Per tre ore di fila, come riporta un vecchio articolo di Repubblica, il boss di Cosa Nostra si presenta come un "povero vecchio" e nega qualsiasi cosa—nega di essere "il boss dei boss," nega di essere mafioso, nega di essere il mandante di assassini e stragi.

A un certo punto, come si sente nel video qui sopra, uno dei pochi in cui lo si vede di persona, nega addirittura di conoscere l'esistenza di un'organizzazione chiamata Cosa Nostra.

YMCA IN CASSAZIONE

È il 1 agosto del 2013 e Silvio Berlusconi sta per perdere la sua "agibilità politica": la Cassazione, infatti, da lì a poco confermerà la condanna d'appello che l'ex presidente del Consiglio si è preso nel processo per i diritti Mediaset.

Il momento, quindi, è solenne—se non fosse per un piccolo episodio che cambia per sempre il significato della giornata. Poco prima che entrino i giudici, infatti, un carabiniere accenna quello che sembra essere un "balletto," ignaro di essere ripreso.

Probabilmente l'ha fatto solo per ingannare l'attesa; ci piace comunque pensare che l'abbia fatto apposta, per permettere ad altri montarci sopra YMCA.

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