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La mia vita da sugar baby mi ha resa dipendente dal sesso

Al liceo non mi soddisfacevano i coetanei e sognavo di andare con uomini più maturi. Quando mi sono trasferita per fare l'università, mi sono iscritta a un sito per sugar baby. Ma non sono mai stati i soldi il motivo per cui lo facevo.
Foto via Flickr/jenmichaeljarre.

L'idea di conoscere gente online mi è sempre piaciuta. E a ragione: tutto quello che succede su internet può restare segreto. È attraverso questa intimità condivisa unicamente tra me, i miei interlocutori e il mio computer che ho iniziato a parlare con uomini più grandi di me. A livello sessuale ho sempre ritenuto più appetibili le persone con qualche anno in più, e dopo un po' mi sono accorta che non ero semplicemente alla ricerca di una relazione epistolare o spirituale. Volevo provare l'esperienza. Per farlo, il modo più semplice mi era parso quello di iscrivermi a siti per sugar daddy.

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Prima di allora avevo vissuto una vita normalissima, come ogni liceale che si rispetti. Studiavo, uscivo, bevevo, frequentavo persone. Avevo una vita sessuale piuttosto intensa, ma col senno di poi posso immaginare che fosse solo perché non trovavo niente che mi piacesse. I ragazzi che frequentavo non mi soddisfacevano, finiva tutto in fretta e alla fine c'era sempre quella stupida domanda: "Ti è piaciuto?"

Mentivo ogni volta.

Oggi provo un senso di imbarazzo misto a disagio nel ripensare a tutte le esperienze per cui sono passata prima di iniziare ad avere a che fare con uomini adulti. Devi essere molto paziente quando spieghi a un altro ragazzo alle prime armi come te che il clitoride non può essere penetrato, mentre lui ci prova ostinatamente. Ma è stato solo all'università, raggiunta la maggiore età, che ho deciso di mettere fine a quel capitolo.

Mi sono trasferita a Montpellier per frequentare la Paul Valéry. La "Paul Va" era considerata un'università per tipi particolari, tra coloro che studiavano materie umanistiche, e devo ammettere che tra i miei compagni di corso c'erano alcuni perfetti esponenti della categoria. Lì, in quell'ambiente più rilassato, ho iniziato a prendere davvero in considerazione la cosa. In quella città in cui non conoscevo nessuno avevo l'impressione di poter fare quello che mi andava, senza temere di essere scoperta. Non sapevo ancora quanto giusta fosse quell'impressione.

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Foto via Flickr.

Secondo la definizione più accreditata, uno sugar daddy è un uomo di una certa età che mantiene una donna (o talvolta un uomo) più giovane di lui in cambio di servizi a carattere sessuale. Può sembrare una definizione per certi versi simile a quella di prostituzione, ma la relazione che si stabilisce tra il suddetto uomo e la donna nei momenti in cui stanno insieme rientra più nei parametri di un rapporto di coppia tradizionale. Senza tutti gli inconvenienti delle coppie tradizionali, ovviamente.

Dopo essermi iscritta a sugardaters.fr, la prima piattaforma francese per sugar daddy e sugar baby, sono stata inondata di messaggi privati. Le foto del profilo degli uomini che mi avevano scritto mostravano tutte quarantenni (o, in qualche caso, cinquantenni) chiaramente eccitati. Qualcuno sarà sicuramente stato sposato: li immaginavo connettersi a notte fonda, mentre la moglie li aspettava a letto. Dopo un'attenta analisi dei candidati, ho scelto dapprima quelli disposti a pagarmi un weekend fuori, e poi l'uomo che mi sembrava più adatto.

ll sito era popolato da uomini di ogni tipo. Al gradino più basso c'erano quelli eccessivamente infoiati, che scrivevano cose come "le tue foto me lo fanno venire duro." I loro approcci erano i più disgustosi. Degli altri, la maggior parte cercava di procedere per gradi, lasciando intendere alla ragazza di turno di nutrire un certo interesse per la sua personalità. Ma va anche specificato che l'idea di un sugar daddy milionario, che è sempre in giro e possiede yacht e ville, è spesso solo un'idea—almeno, nella mia esperienza, io non ho conosciuto nessuno così. Solitamente sono uomini benestanti sulla quarantina, alcuni anche piuttosto ricchi, ma comunque "normali". Sono manager, ingegneri o medici, e sognano di staccare dalla routine matrimoniale senza dover necessariamente ricorrere al divorzio.

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Il primo uomo che ho conosciuto mi ha invitato ad andare ad Aix-en-Provence con lui. Mi ha detto che aveva una casa lì, e mi ha spiegato che ci passava spesso i fine settimana, per "rilassarsi". O più probabilmente per fare sesso con donne che non erano sua moglie, come lasciava presumere una fascia non abbronzata sull'anulare sinistro. Ammetto che non mi importava: era chiaro dalla nostra prima conversazione che non ero lì per giocare a scacchi. E nemmeno lui.

Dopo le presentazioni e 15 minuti circa di chiacchiere di cortesia, siamo andati a rinfrescarci in piscina. Non mi ero portata il costume. In effetti non è cambiato molto, dato che siamo passati in un baleno a fare quello per cui eravamo andati lì. Quella volta non ho dovuto fingere, non era affatto male. Ed era solo la prima volta. Abbiamo fatto sesso tutto il weekend. Ho avuto una borsa nuova a 300 euro. Poi me ne sono andata.

Anche se spesso si parla delle sugar baby come di prostitute, io non lo facevo per soldi—non che mi facessero schifo. Spesso chiedevo in cambio un profumo, una borsa o un massaggio, o anche un weekend da qualche parte. Certo, tutto questo ha cambiato la mia quotidianità—e soprattutto ha aggiunto un po' di pepe. Ma per essere chiari, non mi posso comunque permettere un appartamento più grande. E non mi interessa.

Dopo la prima esperienza positiva, ho deciso che non mi sarei fermata. Ho cercato di conoscere altre persone. Di ritorno a Montpellier, ho scritto a una decina di uomini dal profilo simile a quello del primo. E ho cominciato a uscire con un uomo diverso ogni settimana.

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Piano piano mi sono resa conto di come funzionava la cosa, e ho capito che le relazioni di media duravano tre mesi. È diventata la mia routine. Non ho mai tenuto il conto, ma penso di aver conosciuto tra gli 80 e i 100 uomini, su quel sito.

All'inizio lo facevo soprattutto per piacere. Pensavo, "Questo sabato vedo quest'uomo, figo!" e cercavo di scambiarci sempre due chiacchiere online prima di vederci. Cercavo di capire con chi sarei finita a letto. Poi, ho preso il ritmo: sono passata da "quando voglio" e "ogni volta che posso". Finché è diventata solo una questione di sesso, senza sapere niente dell'altro. Mi sono resa conto che cominciavo a spogliarmi prima ancora che il mio daddy aprisse la porta di casa. Ed è allora che ho cominciato a frequentare club di scambisti. A quel punto, ho dovuto ammetterlo. Avevo un problema.

Il fatto di poter incontrare così facilmente uomini nuovi mi ha reso più libertina. Ho alzato i miei standard, sono arrivata a tre uomini alla settimana. Mentre prima incontrare un nuovo partner mi sembrava emozionante, ora se stavo sola mi sentivo frustrata. Durante l'orgasmo sento come una botta di endorfina che si impossessa del mio corpo. Quando ho iniziato a interrogarmi sulla dipendenza dal sesso, ho pensato che le endorfine agiscono come una droga sul mio corpo. In effetti, non era tanto una dipendenza dal sesso quanto dall'orgasmo. Che è il motivo per cui non mi interessano gli uomini senza esperienza. Cerco la soddisfazione. Che è sempre temporanea.

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In questi mesi il mio "consumo" di uomini è stabile, ho cominciato a cercare online ma soprattutto sono ormai una cliente abituale dei club di scambisti. Non cerco necessariamente la bellezza, ma l'esperienza. Mi piacciono gli uomini sposati perché penso siano una garanzia.

A livello sessuale, senza fare quella che ha provato tutto, direi invece che mi piace spingermi sempre più in là. È una ricerca continua, e i club di scambisti mi hanno davvero aiutato. I primi mesi, tutte le cose un po' kinky mi disturbavano, ma poi hanno cominciato ad affascinarmi. Dopo la prima cosa a tre, ho sperimentato la prima gang bang—la stessa notte, a dire il vero. Di recente ho provato una gang bang doppia: e mi ha soddisfatto. Mentre aspettavo il mio turno, guardavo l'altra donna in mezzo a un gruppo di uomini. E per un certo periodo mi sono anche piaciuti molto i glory hole.

Per un anno, ho continuato così. Devo far notare che questa "cattiva abitudine" non mi è mai davvero passata. Anche oggi, è parte della mia vita. Per ammazzare il tempo, io vado a letto con un quarantenne che non conosco. È cominciando a lavorare come sugar baby che sono diventata dipendente dal sesso.

Mi piacerebbe innamorarmi, avere una famiglia etc. La domanda a cui non so rispondere è "quando". La vita di una studentessa in Francia è instabile, e la mia ancora di più. Comunque, una volta che avrò stabilizzato la mia vita e sarò scesa a patti con questa dipendenza, mi troverò un uomo e con lui, come tutti, mi comprerò una casa, un cane, faremo dei figli e infine divorzieremo.

Oggi, però, non vedo alcuna possibilità di cambiare la mia quotidianità. Non ne ho mai abbastanza. Mi conosco; sono sicura che altrimenti mi annoierei subito.

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