Abbiamo chiesto ai venditori di rose di Milano cosa pensano degli italiani e del loro lavoro

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Abbiamo chiesto ai venditori di rose di Milano cosa pensano degli italiani e del loro lavoro

I venditori di rose (e di accendini, selfie stick e caricabatterie) sono diventati una costante ovunque ci sia una forma di aggregazione umana che conti più di due persone. Abbiamo deciso di passare due sere di fila in giro per Milano in loro compagnia.

Un mazzo di selfie stick.

Se sei di fretta li eviti, se sei di cattivo umore li maledici, se rispondi male ti senti in colpa, ma se tentenni spesso te ne penti. Vengono quasi tutti dal Bangladesh o dallo Sri Lanka, e girovagano dalle sette di sera fino a tarda notte per le strade affollate di Milano: in piazza Duomo, in corso Como, sui Navigli, e in generale ovunque ci sia una forma di aggregazione umana che conti più di due persone.

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Tutti generalmente si riferiscono a loro come "venditori di rose", ma in realtà se ne vanno in giro con una serie di altri articoli: bastoni per selfie, cover per iPhone, accendini, cartine, e grossolane macchine fotografiche per scattare polaroid ai turisti.

Sono talmente tanti, ormai, da essere diventati quasi un elemento costante del panorama (milanese così come di molte altre città), ma nessuno sa granché di loro. Molti non parlano bene l'italiano, altri, spesso senza documenti, quando non lavorano passano il tempo negli appartamenti che condividono con altri connazionali. E ovviamente non mancano le ombre attorno alla loro struttura e al modo in cui si procurano la merce.

Abbiamo deciso di passare due sere di fila in giro per Milano, facendo avanti e indietro fra le zone dei Navigli, di Colonne e di Isola, per parlare con alcuni di loro e capire cosa pensano.

Tutti i venditori intervistati arrivavano dal Bangladesh; le conversazioni sono state editate e accorciate per maggiore chiarezza.

Romena.

VICE: Come sta andando la serata?
Romena: Oggi ne ho vendute cinque. Di solito ne vendo otto o dieci e faccio 20 o 30 euro. Per venderle le regalo, e poi mi danno qualche soldo—non molto. Più di tutti vendo il sabato e la domenica, ma negli altri giorni non vendo praticamente niente.

Che rapporto hai con le persone a cui vendi le rose?
Gli italiani sono furbi. Dicono sempre che non hanno soldi, e appena mi vedono dicono, "No grazie." A me non mi piace insistere. Cerco di essere gentile, dico, "Prego, prendi una rosa," e loro dicono "No, guarda, ti regalo un euro." Ma a me così non piace: io lavoro, non voglio regali.

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Dove ti procuri le rose?
La mattina… le compro a un mercato.

Perché hai deciso di vendere le rose e non altre cose?
Perché c'era questo da vendere…e comunque perché le rose sono belle, piacciono alle donne. [ Ride, ma si vede che le domande sulle rose lo mettono a disagio]

Dove abiti?
Vivo in un piccolo appartamento proprio dietro la stazione centrale, con altre sette persone. Ma nonostante il fatto che siamo così tanti abbiamo lo stesso problemi a pagare l'affitto: facciamo tutti questo lavoro e guadagniamo pochissimo.

Siete venuti qua tutti insieme?
No no, ci siamo ritrovati a vivere insieme dopo un po', per darci una mano fra di noi. Ma sai…ognuno qua è per conto proprio…e cerca di guadagnare quello che può mentre cerca lavoro.

In generale in Italia come ti trovi?
Bene! [ sorride, ma poi si fa serio] Gli italiani non sono cattivi. A loro non piace il casino, dicono solo "No grazie." Però a volte basta poca birra o whisky e si arrabbiano. Allora non è piacevole, no.

Joel, 25 anni. In Bangladesh studiava arte e faceva il cameriere.

VICE: Da quanto vivi in Italia?
Joel: Da tre anni. Mi trovo bene, anche se non c'è lavoro, non si vende niente.

Le persone come ti trattano?
Male, dicono sempre che non hanno soldi. Non è un buon periodo. Prima vendevo le cover per i cellulari alle bancarelle e andava meglio, adesso invece non si vende più. Ci sono problemi con la polizia e di giorno non si può più lavorare, solo la sera. Prima guadagnavo 400-500 euro al mese e non c'erano problemi, adesso in un mese faccio 200, al massimo 300 euro, e ho molti più problemi con la polizia.

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Perché vendi queste cose invece delle rose?
Perché alla gente piacciono, queste cose. Le rose non le voglio vendere perché per fare quello bisogna insistere di più… e a me non piace insistere. È un casino perché con le rose se non insisti non fai soldi. Queste cose invece piacciono a tante persone e ogni tanto sono loro a venire da me.

La notte è più facile vendere?
Sì, perché la notte non c'è la polizia. I poliziotti mi dicono che non c'è lavoro neanche per gli italiani e mi trattano male. La polizia è un problema.

Chellin è in Italia da cinque anni.

VICE: Vanno bene le vendite stasera?
Chellin: Mah, ho venduto solo tre rose. Adesso si vende poco. In una serata in media faccio 20 euro, qualcosa di più il sabato. Ogni tanto non guadagno niente. Però in Italia non ci sono casini, mentre in Bangladesh ci sono troppi morti.

Di cosa ti occupavi nel tuo paese?
Facevo il bigliettaio, sai…nelle stazioni. Mi piaceva come lavoro, sicuramente più di questo, ma il mio è un paese molto instabile…e quindi sono dovuto venire via.

Come hai iniziato? Ti ha consigliato qualcuno su come procurarti le rose e come muoverti?
Mi sono fatto aiutare da amici all'inizio. Sono venuto ad abitare in una casa in cui stavano alcune persone che si erano trasferite qui prima di me, e la sera dopo ero già in strada a vendere.

Ci sono delle zone in cui non puoi andare? Vendi sempre nella stessa?
No no. Se voglio posso andare dove voglio. Io solitamente faccio avanti e indietro per questa strada [Corso Porta Ticinese] fino ai Navigli. Ci sono persone tutte le sere. Altri invece preferiscono cambiare zona ogni tanto.

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Chi sono le persone che comprano di più?
Io vado sempre dalle coppie. I vecchi comprano di più, perché hanno più soldi. I giovani sono studenti e non hanno soldi.

Non provi a insistere?
Dipende. Ogni tanto insisto, ogni tanto no. Bisogna capire chi hai di fronte. Ogni tanto le rose sono brutte e lì è più difficile. Non vendo tanto, conosco persone che fanno questo lavoro da dieci anni e vendono molto di più, ma non so qual è il segreto.

Joel è in Italia da due anni, e in Bangladesh studiava per entrare in polizia.

VICE: A che ora hai iniziato a lavorare stasera?
Joel: Sono le 11 e sono qui dalle nove. Due ore e ancora zero, non ho venduto niente.

È sempre così?
No, ogni tanto va meglio. In media guadagno 20, 30 euro a sera.

Perché hai scelto di vendere questi oggetti e non le rose?
Perché non siamo tutti uguali. All'inizio vendevo le rose, ma poi i miei amici mi hanno detto che non potevo più farlo. In tre giorni non ho venduto neanche una rosa, perché per vendere le rose bisogna insistere: chi insiste vende di più. Io però mi vergogno, quindi mi hanno detto che non potevo venderle più e mi hanno dato queste cose. Con queste cose è meglio perché non chiedo, vado vicino alle persone e se vogliono chiedono loro.

Hai sempre vissuto a Milano?
La prima città in cui sono arrivato è Bari, poi ho abitato a Ravenna per un po', mentre stavo chiedendo asilo politico. Poi, visto che non riuscivo a trovare niente, mi sono trasferito qua da alcuni amici. E ho cominciato questa vita.

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Ti trovi bene?
L'Italia mi piace. Però ho bisogno di trovare un lavoro. Io sono venuto qua per cambiare la mia vita, ma adesso mi dicono tutti che non c'è lavoro, che non ce l'hanno neanche gli italiani. Ho provato, sto cercando tantissimo ma non trovo niente.

Ti capita spesso di essere trattato male?
All'inizio, quando provavo a imitare gli altri che insistevano con i clienti. Fra noi ci sono alcuni veramente bravi a farlo. e che non si fanno problemi. Ma io proprio non riesco.

Happy, 25 anni, è in Italia da sette mesi.

VICE: Fai anche altri lavori?
Happy: Solo questo. Lavoro sei o sette ore al giorno, poi vado a casa, mangio e vado a dormire. Mangio, dormo e pago l'appartamento. Nient'altro. Il fine settimana lavoro dalle otto-nove di sera fino alle tre-quattro del mattino.

Qual è l'oggetto che vendi di più?
Le foto. Soprattutto alle ragazze, sia alle italiane che alle straniere. Ne ho appena fatta una a due ragazze, per quattro euro. Invece i selfie stick tutti mi dicono che vanno bene, ma io non ne ho mai venduto uno. Mai.

Sei stato tu a scegliere di vendere questi oggetti? O te lo ha detto qualcuno che faceva già questo lavoro?
No no, ho deciso io. Adesso scusate, ma non ho guadagnato quasi niente e devo andare, se non mi comprate qualcosa…

Assad, vive in Italia da sette anni.

VICE: Come sta andando la serata?
Assad: Male, ho guadagnato solo due euro.

Due euro non sono molti. È una brutta serata o è sempre così?
È sempre così, non si vende niente. Adesso c'è la crisi. Dicono tutti che non hanno soldi perché c'è la crisi.

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Oltre a vendere le rose canti, giusto?
Sì, canto [canti militari del Bangladesh]. Quando canto le persone sono contente e mi dicono, "Bravo!" e ogni tanto comprano le rose. Mi piace cantare, canto sempre.

È una tattica per vendere di più?
Certo. Ho capito che se cantavo le persone erano più carine con me e mi davano più soldi. E cantare mi piace.

Chi compra di più?
Le coppie e i gruppi di amici. Ogni tanto mi trattano male e me ne vado, ma di solito no. Cerco sempre di essere gentile.

Adjan.

VICE: Come sta andando la serata?
Adjan: Male, sabato lavoro poco poco. Gli altri giorni zero, un cazzo. Oggi ho fatto 20 euro.

E che orario fai?
Oggi [domenica] lavoro fino alle 5 di mattina. Tante ore. Lunedì e gli altri giorni lavoro meno. Lavoro tanto tanto e guadagno poco poco. Cazzo.

Come fai a vedere? Chi compra più cose?
Le ragazze. Anche i ragazzi, soprattutto quando sono con le fidanzate. Però soprattutto le ragazze. E gli stranieri, quando li vedo vado sempre da loro. Per vendere insisto, rido, ma se insisto tanto mi mandano via.

Perché vendi rose?
Perché non c'è lavoro. Con le rose vado in giro tutta la notte e qualche volta ne vendo. Poi vado a dormire.

Amud.

VICE: Amud, ti cerchiamo da due giorni, qui in Isola ti conoscono tutti. Come sta andando la serata?
Amud: Bene, ho fatto quasi 30 euro. Sono arrivato alle otto, lavoro fino alle due e poi vado a casa. Oggi è domenica e vado a casa presto, il venerdì e il sabato lavoro fino alle quattro o alle cinque.

Tutti ti conoscono per il modo in cui ti vesti. Perché sei sempre in giacca e cravatta?
Perché ho sempre lavorato nei ristoranti, e questi sono i vestiti che ho. Mi vesto sempre così, tutti i giorni. Ne ho dodici diversi e mi cambio ogni sera, sono abituato così, mi piace. Essere eleganti è meglio.

Lo fai anche per vendere di più?
Sì, ma io mi sono sempre vestito così. La gente mi riconosce e sono tutti gentili, soprattutto le ragazze. Entro nei bar, vado a salutare, e la gente viene da me e ogni tanto compra.

Guadagni di più rispetto agli altri venditori di rose?
Non lo so, lavoro tutte le sere e poi vado a casa. Guadagno poco, mangio e pago l'affitto.