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Questi storie vi faranno passare la voglia di prendere l'aereo

Nonostante volare sia diventato sempre più sicuro e piacevole, ci sono episodi difficili da dimenticare: tra dirottamenti, vicini che ci danno dentro in modo plateale e tentativi di atterraggio in mezzo all'oceano Atlantico, ecco alcune storie da paura.
Illustrazione di Carla Uriarte.

Alcune delle storie pubblicate sono comparse originariamente su VICE US.

Secondo le ultime ricerche e analisi di mercato, volare di questi tempi non è così male. I clienti sono abbastanza soddisfatti, i dati comparsi negli Stati Uniti per esempio dicono che le opinioni generali sui servizi offerti in volo sono decisamente migliorate. Ma ovviamente ci sono delle eccezioni, perciò abbiamo chiesto ad alcuni amici che viaggiano molto spesso di raccontarci le peggiori esperienze che hanno vissuto in volo.

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FINO A QUI TUTTO BENE

Un paio di anni fa io e la mia ragazza stavamo tornando da Addis Abeba con un volo della Ethiopian Airlines. Avevamo i posti nelle ultime file e avevamo preso entrambi del Valium per stare tranquilli e dormire un po'. Questa combinazione di fattori ha fatto sì che non capissimo nulla fino all'ultimo del potenziale dramma che ci trovavamo davanti. Per fortuna.

A un certo punto, infatti, siamo stati svegliati da una serie di turbolenze e dall'apparizione delle mascherine per l'ossigeno. Dagli altoparlanti ci hanno detto di stare tranquilli e respirare—noi abbiamo pensato a un guasto momentaneo e non ci siamo preoccupati più di tanto. Invece le palle mi sono arrivate letteralmente in gola quando, mentre sorvolavamo la Sicilia a 2000 metri d'altezza, dal finestrino ho visto che eravamo scortati da due caccia. Ho quindi deciso di andare a vedere cosa stesse succedendo. Ma più avanzavo verso la cabina di pilotaggio più mi trovavo davanti una situazione folle: da gente inginocchiata a pregare a chi piangeva disperato. Arrivato alla cabina di pilotaggio, ho trovato il pilota fuori dalla porta—e quello mi ha gettato nel panico.

In sostanza la situazione era questa: quando il pilota si era alzato perché aveva finito le sue ore di volo lasciando i comandi al secondo, questi si era chiuso in cabina minacciando di farci schiantare tutti se qualcuno avesse provato a entrare. Alla fine ci ha dirottato su Ginevra—dove ad aspettarci c'era l'esercito, sembrava un film. Il secondo pilota ha provato a scappare dal finestrino (genio). Credo che alla fine non si sia mai capito perché avesse fatto quella cazzata.—Matteo, 30 anni

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AEREO MILITARIZZATO

Ero in volo da Lamezia a Genova, con scalo su Roma. Come ogni singola volta, a Roma ho perso la coincidenza per Genova—ma dato che era mattina presto non me ne sono preoccupata, avrei preso qualche volo successivo. Almeno finché non si scopre che, per vari problemi, non ci saranno altri aerei in partenza per Genova per tutto il giorno. Per questo, quando mi offrono un posto su un volo per Pisa accetto senza pensarci due volte.

Solo che, scopro poco dopo, l'aereo è un velivolo minuscolo pieno di allievi del campo di addestramento dell'Aeronautica militare di Pisa, tutti in uniforme. Complici tutte quelle divise e il fatto che non avevo mai preso un aereo così piccolo, inizio a iperventilare appena stacchiamo le ruote da terra. Chiedo e ottengo una Coca Cola, ma a quel punto mi coglie una nausea fortissima—tuttavia, né voglio vomitare davanti a dei cadetti dell'esercito né posso andare al bagno, dato che Roma-Pisa è uno sputo e al momento decisivo ci chiedono di prepararci all'atterraggio.

Quindi mi trattengo finché scendo dalla carretta traballante e, in mezzo alla pista—tra i militari che passano schifati—vomito arancio brillante: la spremuta che avevo bevuto alle quattro di mattina per colazione.—Alice, 27 anni

TERZO INCOMODO

Stavo cercando di dormire su un aereo diretto a Las Vegas quando le due persone di fianco a me hanno cominciato a bere. Prima del decollo non si conoscevano, ma quando siamo atterrati erano già successe un sacco di cose sotto la copertina del servizio di bordo. Io stavo intrappolata e mortificata al finestrino, cercavo di far capire cosa stava succedendo alle hostess con un'espressione offesa (ma sembrava che loro stessero cercando in ogni modo possibile di ignorare la situazione). Ho cercato di distrarmi guardando le nuvole, ma sembravano tutte a forma di pene. La nuova coppia ha cominciato a parlare di incontrarsi di nuovo a Las Vegas; la donna spiegava che le piace farsi legare durante il sesso, e l'uomo rispondeva che non ci aveva mai provato ma perché no. Infine, gli assistenti di volo non hanno più potuto ignorare i due ubriachi, rumorosi e arrapati—e hanno chiesto loro di fare meno casino. Ma stavamo per atterrare, il mio volo era comunque rovinato.—Tina, 26 anni

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MANOVRE PROVVIDENZIALI

L'aeroporto d'arrivo è in vista e l'atterraggio sembra procedere normalmente, senza intoppi. L'aereo continua a rallentare e, ormai, mancano davvero pochi secondi prima che le ruote tocchino terra. Guardo distratto il paesaggio quando, all'improvviso, sento una fortissima spinta dal dietro. Una sensazione fisica mai provata prima.

È l'accelerazione dell'aereo che ci riporta in quota prima di virare bruscamente a destra. Nessuno capisce cosa sia successo. Dalla cabina di pilotaggio non arriva nessun annuncio. Io sono terrorizzato e penso a tutti gli scenari più tragici: dirottamento, guasto etc. Per venti lunghissimi minuti giriamo in cerchio sopra Londra prima di avvicinarci di nuovo alla pista e, questa volta, toccare terra. Il pilota annuncia che "l'atterraggio era stato abortito per assenza delle condizioni di sicurezza," senza aggiungere altro. Mentre mi avvio al controllo passaporti gira la voce che un altro aereo occupasse la pista e che quella manovra fosse quindi stata provvidenziale. La verità non la saprò mai ma, da allora, l'ansia mi assale ogni volta che ci avviciniamo alla pista di atterraggio.—Matteo, 23 anni

Su un volo United Airlenes. Foto via Wikimedia Commons.

EMERGENZA NELL'OCEANO

A tre ore dal decollo del mio volo, diretto dalla Spagna da New York, il pilota ha acceso le luci e ci ha parlato. L'ho capito dal suo tono di voce che c'era qualcosa che non andava. Era molto calmo e ha detto, "Ok, signori, abbiamo appena avuto un piccolo problema e ci fermeremo immediatamente per fare un check." Non avevo la minima idea di dove avremmo potuto fermarci "immediatamente" tra New York e la Spagna, perciò mi sono convinta che il pilota stesse solo cercando di tenerci calmi prima dello schianto nell'oceano.

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E invece, siamo atterrati in una base dell'aeronautica canadese—il posto più vicino dove atterrare che non fosse l'oceano Atlantico—e abbiamo passato la notte negli hangar. Ero felice perché finalmente ho avuto un timbro canadese sul passaporto, ma non mi è piaciuto tanto dormire in un posto a metà tra un dormitorio e una galera. L'aereo sostitutivo doveva arrivare alle sei del mattino, quindi ho deciso di non dormire proprio—ma è stato un errore perché non è arrivato fino alle quattro di pomeriggio. Una volta a bordo ci hanno spiegato che quell'aereo non aveva le certificazioni necessaria per un volo transoceanico, perciò siamo tornati a New York per ricominciare tutto il viaggio da capo. Una volta lì, era troppo tardi per quasi qualsiasi volo internazionale.—Lauren, 26 anni.

TANTO SANGUE

Ero seduta di fianco a un uomo con la maglia completamente insanguinata. Ho passato le 11 ore di volo nel panico, perché ero certa che avesse ucciso qualcuno e stesse scappando.—Catherine, 25 anni

ALLARME BOMBA

Mi reputo una persona molto fortunata, perché nella mia vita ho collezionato moltissimi aneddoti relativi ai voli—segno che la mia esistenza è stata ricca di viaggi e imprevisti. Una volta per esempio ho mollato un cubo di granito da 20 tonnellate noto come Il Signore degli Anelli sotto il sedile prima della partenza, e mi sono addormentato: durante il decollo, però, il libro è scivolato a circa 600 chilometri dietro di me, facendomi assumere un colorito giallo-imbarazzo. Per quanto questo episodio possa sembrare irresistibile, però, ritengo di avere un aneddoto ancora migliore: una volta in Scozia, di ritorno da una vacanza studio, siamo stati bloccati mentre eravamo già a bordo dalla voce seriosa e metallica del comandante. "A causa di un allarme bomba vi chiediamo di lasciare immediatamente l'aereo."

Come potrete immaginare, si creò il panico: alla fine ci fecero scendere tutti e ci riunirono in un posto, una specie di gabbiotto in cui ho fatto amicizia con ogni tipo di paranoia sconosciuta. Gli altri passeggeri del volo, infatti, ai miei occhi diventarono una specie esperimento sociologico vivente, un arcobaleno formato dalle tante diverse nuance della frustrazione: c'era quello che spiegava le ragioni storico-politiche dietro la bomba ("L'Irlanda! La questione irrisolta!"), l'autoproclamato portavoce dei passeggeri ("Adesso vado lì e controllo, gliene dico quattro"), la coppia in preda al panico ("Mamma mia mamma mia mam"), l'atarassico, quello che cercava di riorganizzare il non-organizzabile (un ritardo di un numero imprecisato di ore). E poi io, senza Signore degli Anelli da leggere.—Giammaria, 29 anni

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