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Intervista agli autori di 'The Walking Dead'

Johnny Ryan intervista gli autori di uno dei migliori fumetti dell'ultimo decennio.

Immagine realizzata da Charlie Adlard, disegnatore di The Walking Dead, per il Comic Book Legal Defense Fund.

Qualche anno fa ho provato a ricominciare a leggere fumetti, intendo di quelli commerciali. Ho chiesto a un amico che ne sa di suggeririmi qualche titolo: il primo che ha menzionato è stato The Walking Dead. L'avevo già visto in libreria, ma pensavo fosse semplicemente l'ennesima marciata che speculava sul ritorno del genere-zombi. Lui invece mi ha assicurato che era molto più di questo, e che avrei dovuto dargli una possibilità. Così ho comprato il primo volume: mi ha preso immediatamente e totalmente.

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Il protagonista della storia è Rick, un poliziotto che si sveglia dal coma nel bel mezzo di un gran casino zombi, e finisce per diventare il leader di un gruppo raccogliticcio di sopravvissuti che viaggiano attraverso questo scenario da incubo, cercando un posto sicuro dove rifugiarsi e aspettare che l'apocalisse passi. Il primo volume era tanto appassionante che ho comprato subito tutto il resto della serie, e l'ho divorata in una settimana: non mi viene in mente un altro fumetto che mi abbia coinvolto tanto da non riuscire a smettere di leggerlo. Per me è davvero un fatto eccezionale.

Il fumetto è diventato un successo internazionale, cioè, così tanto che un pezzo grosso di Hollywood, Frank Darabont, l'ha trasformato in una serie tv. I ragazzi di VICE sapevano quanto io adorassi quel capolavoro, e così mi hanno chiesto di intervistare gli autori, lo sceneggiatore Robert Kirkman e il disegnatore Tony Moore. Inutile dire che quando me l'hanno detto, ho sentito un tuffo al cuore.

VICE: Una delle cose più straordinarie del vostro fumetto è che c'è davvero un sacco di testo. Ora, di solito quando vedo un fumetto con tanto testo mi voglio ammazzare, ma nel vostro caso ho trovato una scrittura scorrevole e appassionante, tanto che non riuscivo a smettere di leggere. Mi è capitato pochissime volte… una è stata con From Hell di Alan Moore. Vi ispirate a scrittori anche fuori dal campo dei fumetti? Cioè, quelli che scrivono quei cosi… come si chiamano? Libri, ecco.

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Robert Kirkman: Certo. Leggo un sacco di letteratura tradizionale, e mi piace. Ma non so se si possa imparare da loro a scrivere grossi blocchi di testo per un fumetto. Penso che sia necessario guardare al pubblico, e imparare ad esempio questa lezione: chi legge romanzi non fugge via impaurito da quei grossi blocchi di testo. Un fattore molto importante è poi il lettering, e spesso il letterista—è un lavoro vero!—non riceve le attenzioni che meriterebbe. Un lettering brutto, che non sta bene insieme al disegno, rende la lettura molto difficile. Sono stato fortunato a trovare Rus Wooton per fumettare le nostre storie: lui ha imparato da un altro grande letterista, Chris Eliopoulos, e ha del vero talento. Rus è il principale motivo per cui The Walking Dead è così accessibile.

Tu e Tony Moore siete vecchi amici, lavorate insieme da molto tempo e avete creato insieme la serie. Perché Tony se n'è andato? … Spero ci sia qualche risvolto drammatico, ovviamente.

C'e sempre, quando lavorano insieme due amici come me e Tony. Comunque, vorrei che la mia risposta fosse che Tony è rimasto incinto e se n'è dovuto andare. Lascerebbe spazio a un sacco di ipotesi interessanti e misteriose…

La risposta vera è più noiosa: avevamo delle scadenze molto precise, e Tony—che rimane un grandissimo illustratore—è uno a cui piace di più lavorare su progetti diversi, piuttosto che avere un'unica deadline sempre uguale ogni mese. Così abbiamo deciso fosse meglio separare le nostre strade, e io ho contattato Charlie Adlard, che lavora con me oggi. Anche lui è un disegnatore fantastico.

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Spesso si vedono uomini piangere, nel tuo fumetto. Sei un tipo emotivo? Io sì… mi basta vedere una pubblicità in tv, e sto male per giorni. Verresti a piangere con me, qualche volta?

Non ho la minima idea di chi tu sia, ma mi piace il fatto che tu abbia deciso che sono un tipo emotivo senza neanche consultarmi. E invece, voglio sottolineare che non ho mai pianto in vita mia. Gli uomini che piangono sono ridicoli. Dovresti vergognarti di te stesso. Detto questo, io personalmente piango ai film della Pixar, quando vedo i trailer dei film d'azione e ogni volta che i miei bambini mostrano un qualsiasi segno di felicità.

Hai collaborato alla realizzazione del telefilm? O hai solo preso i soldi, gridato "Ci vediamo, stronzi!", saltato sulla tua Kawasaki Ninja e scritto "vaffanculo" con la polvere in faccia al regista Frank Darabont?

Sembra proprio che tu fossi lì insieme a noi quando è successo, quindi non capisco neanche perché tu me l'abbia chiesto.

Aiutaci a fare un po' di selezione, consigliandoci un po' di fumetti belli da leggere.

Oh, se vuoi andare sul sicuro scegli qualsiasi cosa con il mio nome in copertina. Almeno, questo è quello che mi dicono amici e parenti. Se no, potrei fornirti una piccola lista: Y: The Last Man (Brian K. Vaughan e Pia Guerra), Planetary (Warren Ellis e John Cassaday). E poi qualche serie nuova, tipo Chew, che diventerà un classico… e Criminal (Sean Phillips e Ed Brubaker), quella piacerà di sicuro alla gente. Personalmente, la mia preferita di tutti i tempi è Savage Dragon di Erik Larsen.

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Prima hai risposto alla mia domanda sugli scrittori parlando del lettering dei fumetti, un argomento eccitante come guardare la vernice che si asciuga. Quindi, adesso dimmi: chi ti piace? Harold Robbins? Tom Clancy? Jackie Collins? Voglio i nomi.

Ok: Chuck Palanhiuk, Stephen King, Alan Moore. Ti bastano?

C'è una sequenza nel fumetto (e nel telefilm) in cui i protagonisti si ricoprono di viscere di zombi per nascondere il loro odore agli zombi di Atlanta. Quindi, questo significa che se uno zombi mi sta inseguendo, basta che io molli una bronza mortale e quello mi lascerà in pace perché penserà che sia anch'io uno zombi?

Certo che sì. O no… Dio. Quella storia dell'olfatto degli zombi è ingannevole, perché ti porta a pensare che i morti viventi siano tipo dei segugi, con un odorato migliore di quello umano. In realtà, la mia idea era che fosse l'assenza di carne putrescente a indirizzare gli zombi, perché nonostante non siano molto intelligenti, non si mangiano a vicenda. Ci sono relativamente pochi indizi—tipo, non basta muoversi barcollando per fregarli—così ho pensato all'olfatto.

Quanto tempo prima te le prepari, le storie? Cioè, hai già tutto in mente, anche un finale? Pensi che nel futuro, quando sarai troppo vecchio per continuare a scrivere il tuo fumetto, lo lascerai nelle mani di qualcun altro? O metterai un punto fermo prima che succeda?

Sarà il momento di piantarla quando io non mi divertirò più, e i lettori neanche. Se però io continuerò a divertirmi e i lettori no, bè sarò ben felice di andare avanti fino alla tomba. Mi piacciono le storie che non finiscono, e sinceramente ho un sacco di idee da buttare dentro The Walking Dead, quindi, sì, vedo un futuro in cui sono vecchio, ingrigito, brutto, e la serie fa schifo. Ma io continuo a scriverla. Per me è come una maratona, con in più la necessità fondamentale di mantenere la storia interessante. Sono contento di essere arrivato al numero 80, ma voglio che la serie sia appassionante almeno fino al numero 400. Vediamo se ce la faccio.

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Negli ultimi anni, avrai incontrato molti dei tuoi disegnatori preferiti. Com'è stato? C'è qualcuno che si è rivelato particolarmente stronzo?

Di storie ne girano, tutti ne hanno una… Pare che John Byrne sia fra i primi nomi sulla lista di quelli che si rivelano stronzi e poi sconfortanti. Però non ho avuto il piacere di conoscerlo, quindi sono ancora suo fan; e poi non mi interessa se è un bastardo, continuerò a comprare i suoi fumetti. Comunque, conosco altri grandi disegnatori che sono molto simpatici: Erik Larsen e Todd McFarlane ad esempio, gente coi piedi per terra, che ti fa divertire. Joe Quesada è un po' stronzo, invece, ma non era uno dei miei idoli di bambino, per cui…

Tu consideri gli altri fumetti che scrivi allo stesso livello di The Walking Dead?

Penso che siano tutti allo stesso livello o migliori, naturalmente. Haunt ad esempio è una serie giovane—abbiamo appena passato il numero 16—ma con un grande potenziale: parla di fantasmi, quindi siamo sempre nel campo dell'horror, e i disegni di Greg Capullo sono fantastici. Se andiamo sui supereroi, invece, devo citare Invincible: una serie lunga, anche lì siamo intorno alle 80 uscite. C'è una storia con tanti livelli narrativi, costruita nel corso di otto anni. Invece tutto il resto che faccio fa schifo.

Ho un'idea per un telefilm: c'è questo elicottero con degli enormi testicoli che pendono dalla carlinga, e servono a colpire in testa la gente. Una cosa tipo Supercopter più Boogie Nights. Si chiamerà Pallecottero. La prossima volta che vedi Frank Darabont, gli proponi l'idea? Così, giusto per capire se gli potrebbe piacere.

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Grazie!

TONY MOORE

VICE: The Walking Dead è una delle migliori serie a fumetti dell'ultimo decennio. Perché non spieghi anche ai lettori come hai fatto a disegnare un fumetto che non fa cagare?

Tony Moore: Se fai qualcosa, falla bene. Dai il meglio, cazzo! Se non sei un genio nato, cerca almeno di imparare da quelli che sono venuti prima di te, sfruttando la loro conoscenza. Questo ti insegnerà cosa fa schifo, così riuscirai a non fare schifo anche tu…

No, seriamente. Penso che il successo di The Walking Dead dipenda in larga parte dall'amore che ci abbiamo messo: ci siamo ispirati a storie a cui volevamo bene, e impegnati perché la nostra fosse all'altezza. Fortunatamente, la gente che ha comprato il fumetto ha percepito l'amore che c'era dentro.

Uno schizzo inedito di Cliff Rathburn.
Si ringrazia Sina M. Grace per l'aiuto con le immagini.

Tu e Robert Kirkman avete lavorato insieme per un bel pezzo. Ci dici qualche titolo di vostri fumetti che sicuramente NON diventeranno un telefilm di successo?

Bè, nonostante sia stato brevemente programmato da Spike TV, non credo che Battle Pope diventerà una hit. Neanche se ne facessero una versione più divertente, mi sa. Battle Pope non ha speranze, in un mondo in cui perfino The Tick è stato cancellato un paio di volte. Invece, tutto il resto che abbiamo prodotto è ORO anche per la tv!

Mi è capitato, qualche volta, di partecipare a progetti in collaborazione con altri artisti: di solito le cose iniziavano bene, ma presto mi stufavo… non pensavo ad altro che ad andarmene il più velocemente possibile, per poi insultare gli altri partecipanti su internet. Ti è mai capitato qualcosa del genere?

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Bè, io e Kirkman abbiamo preso strade diverse, ovviamente. Abbiamo avuto delle divergenze riguardo al modo di lavorare, poi da questi punti di vista differenti sono nati altri problemi, che hanno portato alla nostra separazione. Nel corso degli anni, Robert ha esposto pubblicamente alcune opinioni riguardo alla parte creativa tanto dissonanti dalle mie che penso che la distanza fra noi rimarrà incolmabile per molto tempo. Io non parlo mai male di nessuno, ma non nasconderò certo i miei sentimenti nei confronti di Robert.

L'altro lato della medaglia è la mia collaborazione con Rick Remender, che continua ad andare alla grande dopo sette anni. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda dal punto di vista creativo, e ci rispettiamo al punto di giocare sempre a carte scoperte, affrontando i problemi insieme. Penso sia questo il segreto di una collaborazione longeva, specie se lavori con un tuo amico.

Tu partecipavi all'ideazione della trama di The Walking Dead? O Kirkman arrivava con dei fogli e ti diceva: “Al lavoro, schiavo!”?

Non partecipavo granché. Ho avuto qualche idea che poi è rimasta, come far diventare Andrea una pistolera… altre volte ho interpretato la sceneggiatura prendendomi qualche libertà, ma in assoluto io mi fidavo del lavoro di Robert, e lui del mio.

The Walking Dead è strapieno di fantastica violenza zombi, ma… c'era qualcosa che odiavi disegnare? Tipo che ti svegliavi la mattina pensando: “Merda, mi toccherà disegnare altre quattro pagine con uomini che piangono e parlano dei loro sentimenti! Maledizione!”?

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No, non mi sono mai lamentato delle scene di dialogo, anzi spesso mi sono servite per sfuggire alla mannaia delle scadenze. L'unica sequenza che davvero non riuscivo a disegnare è stata quella in cui i protagonisti si sporcano con interiora di zombi per cammuffare il loro odore: sinceramente, quella storia non mi ha mai convinto. Cioè, metà degli zombi non hanno neanche più il naso, e nessuno di loro certamente respira… come fanno a sentire degli odori?! Vorrei raccontare un aneddoto al riguardo, che sicuramente interesserà a chi ha un cane. Stamattina sono uscito con i miei cani, e a un certo punto la femmina ha trovato per strada qualcosa che puzzava di morte e vomito: istantaneamente ci si è rotolata dentro. Non è che si sia sporcata molto—oltretutto pioveva forte—ma quando siamo rientrati quella dannata puzza ha riempito tutta la casa, e siamo stati costretti a farle un bello shampo, che comunque non l'ha pulita del tutto. Quindi non solo non mi convinceva il fatto che gli zombi potessero annusarti, ma neppure che pochi minuti di pioggia avessero la capacità, come succede nella storia, di lavarti completamente fino a farti profumare di Mastro Lindo a distanza. E ancora: se davvero ti spalmassi addosso quella roba, rischieresti di ammalarti pesantemente. Solo un idiota lo farebbe.

Insomma, quella scena mi ha veramente indispettito. Però, stranamente, è diventata una delle mie preferite: gli zombi spaventosi, la pioggia, la tensione… è stata molto divertente da disegnare, e penso sia una delle più riuscite in assoluto.

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Visto il successo avuto dal fumetto, ora rimpiangi di averlo lasciato? Oppure pensi: “Chi se ne frega, guadagno lo stesso abbastanza”?

Allora, verso la fine della mia collaborazione ero davvero depresso, era chiaro che le cose non si sarebbero aggiustate. Quindi, non posso avere rimpianti: se non me ne fossi andato, non avrei avuto il tempo di disegnare i miei ultimi libri, di cui sono co-ideatore e che mi hanno divertito immensamente. Non avrei fatto roba notevole per la Marvel… Per non menzionare il fatto che forse non mi sarei neanche sposato con una ragazza fantastica, Kara, che mi aiuta a controllare il lavoro, è precisa come un cazzo di orologio svizzero e ha pure una splendida vagina che ha sputato fuori la più splendida bambina mai sputata fuori da una vagina. Alla fine ho le mani pulite e i conti pagati, quindi perché dovrei preoccuparmi? La vita è bella. Non ho tempo né energie per portare rimpianti.

Ti piace Charlie Adlard, il disegnatore che ti ha sostituito su The Walking Dead?

Sì. Charlie è un ottimo narratore, con palle d'acciaio. In più, è simpatico e lavora come un mulo. Lo rispetto davvero molto.

Ci siete tu, Robert Kirkman e Charlie Adlard su una barca. Tu e Adlard cadete in mare, e state per annegare. Chi pensi che salverebbe, Kirkman?

Charlie chiaramente gli è molto più utile. Per quanto mi riguarda, scommetto che mi avrebbe direttamente spinto giù dalla barca.

Su quali nuovi fumetti stai lavorando? Quando diventeranno telefilm?

Adesso sto disegnando Fear Agent, un personaggio creato da me e Rick Remender. Presto la serie terminerà, e mi piange il cuore al pensiero. È una grande space opera che vede protagonista un cowboy alcolizzato, ed è ispirata alla fantascienza EC degli anni Cinquanta, a Buck Rogers e Flash Gordon. Non ho notizie di un adattamento televisivo, ma so che i bravi ragazzi della Dark Horse stanno lavorando per portarlo a Hollywood, e sembra che ci siano buone possibilità.

Poi sto facendo The Exterminators per la Vertigo, con Simon Oliver: parla di un gruppo di balordi e dropout che lavora per una ditta di disinfestazione a Los Angeles, e di tutte le assurde cazzate che i tipi devono affrontare sul lavoro. Ha dei bei risvolti soprannaturali alla X-Files. La produttrice di Dexter, Sara Colleton, aveva dato un'opzione a Showtime, ma lo sciopero degli sceneggiatori di un paio d'anni fa ha mandato all'aria tutto il progetto. Adesso è in cerca di una nuova casa, ma visto il successo sia di Dexter sia di The Walking Dead, penso abbia buone probabilità di trovarne una. La storia è eccezionale, con un umorismo nero davvero scorretto, qualche bel momento disgustoso e personaggi eccezionali. Glen Morgan ha scritto una sceneggiatura per un'eventuale puntata pilota che mi ha fatto letteralmente esplodere la testa.

Poi, dicevo, sto lavorando anche per la Marvel. Il mio prossimo progetto non è ancora stato annunciato, ma credo che piacerà molto alla gente. Si tratta di una rilettura piuttosto drastica di un personaggio molto amato nei Novanta, e che ultimamente si vede molto poco. Molti idioti si arrabbieranno, e le loro povere madri dovranno sorbirsi le loro lamentele per mesi. Ma la gente intelligente, quella che legge i fumetti per divertirsi, avrà delle belle soddisfazioni.

Fammi una lista dei 250 peggiori bastardi nell'industria del fumetto, e scrivi un paragrafo o due per ciascuno spiegando la motivazione.

Chiunque abbia mai partecipato alla serie di Kieron Dwyer, Lowest Comic Denominator, merita di stare in quella lista. E, dopo aver letto Klassix Komix Klub, penso che il tuo nome dovrebbe comparire 15 o 20 volte, Johnny. Il povero T.K. Ryan ha lavorato su Tumbleweeds per più di 40 anni, e adesso viene fuori che il suo unico figlio è uno schifoso pervertito. Spero tu sia fiero di te stesso.