Ho visto la luce

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Musica

Ho visto la luce

Il racconto di una settimana al Creation, il più grande festival di musica cristiana degli Stati Uniti.

"Ti piacerà un casino Sheetz, Eric," mi dice Padre Steve una mattina di giugno. Siamo in macchina assieme e ci stiamo lasciando dietro il parcheggio di una chiesa in Pennsylvania. Dietro di noi, un pulmino sta trasportando dei ragazzi di un'associazione giovanile cristiana. "Non è solo una stazione di servizio con un bar, è un'esperienza gastronomica di lusso," mi dice. E aveva ragione. Due ore dopo, una donna sovrappeso al bancone mi sta servendo dei bocconcini di mac and cheese, che sono esattamente quello che sembrano: palline di maccheroni e formaggio, impanate e cotte nel grasso in una friggitrice. Non ne avevo mai sentito parlare prima di allora, ma devo dire che sono davvero deliziose. Mettine un po' in una ciotola di plastica, prendi un po' di salsa barbecue come contorno, mangiale, muori giovane, e forse andrai anche in paradiso. Me li sto mettendo in bocca quando un ragazzo dell'associazione giovanile, il cui nome avevo già dimenticato in quel momento, mi chiede che cosa ne penso. "Non male," gli rispondo. Poi Caleb, un ragazzo il cui nome invece mi ricordo, mi fa una domanda molto più difficile: "Perché non sei più un membro della chiesa?" Ci penso un momento, e gli dico la verità. "Non lo so," gli rispondo. "Ho solo iniziato a pensare un po' di più alle cose." Mi guarda, dal basso verso l'alto, annuisce e si dirige verso il bagno. Io rimango lì, a pensare quanto inappropriata sia stata la mia risposta. Ho appena piantato nella sua testa un seme che gli avrebbe mandato a puttane la vita? Lo avevo spinto lontano dalla retta via? Gliene fregava qualcosa? Ma non avevo mentito; avevo solo veramente iniziato a pensare di più alle cose. Ad esempio ai motivi per cui a Dio non piacciono i gay, o il sesso. O a quelli per cui per lui sia ok che qualcuno finisca all'inferno. Ero a quello Sheetz, a mangiare quella roba e pensare alla mia fede—o alla sua assenza—lungo la via che mi avrebbe portato a un festival di rock cristiano nella Pennsylvania rurale. C'erano diversi motivi per cui mi sono interessato al Creation Music Festival. Da un lato, mi ero reso conto che da qualche tempo a questa parte molti artisti hanno iniziato a parlare in modo più aperto della loro fede (rapper come Kanye West, Kendrick Lamar e Chance the Rapper, che quest'anno ha pubblicato un album che è praticamente una bomba gospel hip-hop​). Dall'altro, mi chiedevo se la tradizione per cui il rock cristiano ha sempre fatto cagare fosse ancora completamente valida. Volevo anche sapere come ci si sente in mezzo a decine di migliaia di cristiani congregati in nome del rock 'n' roll, un genere che ha sempre girato attorno a droga, sesso e ribellione. Tipo: chi va a questi concerti fuma erba? Ma la domanda più spaventosa che avevo dentro era: Perché avevo abbandonato la fede? Se devo essere onesto con me stesso, tutte le altre domande erano solo una scusa per rispondere a quest'ultima.

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'I Saw the Light,' un documentario sul Christian rock, sulla fede, su Gesù Cristo e sul Creation Music Festival. Presto su Noisey.

Da piccolo passavo le mie estati alle colonie estive organizzate dalla mia parrocchia. Nel mio viaggio verso il Creation Music Festival ho rivisto quegli stessi viaggi. Andavamo ogni anno nel campus di un college dell'Iowa diverso, solitamente a metà luglio—esattamente nel mezzo del periodo più caldo dell'anno e, la cosa potrebbe sorprendervi (oppure no), l'afa è quasi insopportabile in Iowa, d'estate. Un anno, in un dormitorio fatiscente ad Oskaloosa, non avevamo l'aria condizionata. Quell'anno fu più dura credere in Dio (ma ci credemmo lo stesso).  La mia fede era semplice, ma al contempo incredibilmente difficile da descrivere. Se ai tempi mi aveste chiesto di farlo avrei detto qualcosa tipo, "Non ho una religione; è una relazione." E Padre Steve ripete ancora oggi questo stesso concetto. Padre Steve crede anche, come credevo io, che Gesù Cristo sia morto per i nostri peccati. E che, quando venne crocifisso, si sia portato il peso dei peccati del mondo sulla schiena. Tutto quello che dobbiamo fare, se vogliamo andare in paradiso e cazzeggiare con Dio per l'eternità, è "accettarlo nei nostri cuori" e lui ci salverà dalla dannazione eterna. Se devo essere onesto, sembra proprio un affare. A differenza di molti bambini, mi piaceva un sacco andare in chiesa. Era un luogo dove trovavo una comunità—gli amici erano come una famiglia, e la mia famiglia era composta solo da amici. Andavo alla Grace Christian Fellowship, una piccola chiesa non-denominazionale frequentata al massimo da 150 persone. La mia famiglia iniziò ad andarci mentre ero alle elementari, appena dopo la mia prima comunione. Nel giro di poco ero dentro fino al collo nel catechismo, suonavo la chitarra in chiesa, conducevo la preghiera; il tutto, cercando di assumere una posizione di leadership e facendo il mio meglio per assomigliare il più possibile a Gesù. Presto arrivò l'ultimo anno di liceo, e dovetti scegliere un'università. Dio mi consigliò di andare alla Oral Roberts University e diventare un catechista. È una frase che mi fa strano scrivere. Che cosa significa "sentire il richiamo di Dio"? Onestamente, non lo so. Sembrava semplicemente la cosa giusta da fare. E allora la feci. Poi ebbi quella che i cristiani chiamano una "crisi di fede." Altri la chiamano "crescere". Mi sono iniziato a chiedere perché Gesù, quella persona incredibile, dovesse avere qualcosa in contrario a due uomini che facevano sesso. E perché una persona così potente e buona permettesse alle cose terribili che succedono nel mondo di succedere. Dopo il mio arrivo alla ORU—una scuola nel cui passato ci sono stati molti casi di corruzione—tutto iniziò a spiegarmisi di fronte. Ho visto i soldi che girano attorno alla fede cristiana. Ho visto gente scegliere volontariamente l'ignoranza per evitare di capire come il mondo funziona. Ho visto gentilezza usata per manipolare e reclutare una nuova generazione di ragazzi—proprio come ero stato manipolato e reclutato io. Alla fine del mio primo anno di università presi i miei libri, i miei vestiti, la mia chitarra e me ne andai a casa. Non sono mai più tornato.

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Ogni anno, i più grandi gruppi christian rock arrivano da tutto il mondo alla Agape Farm, nella Pennsylvania dell'est, per un festival che dura quasi una settimana. E lo stesso fanno i loro fan—il pubblico è tra le 40,000 e le 100,000 persone. È qualcosa di enorme. Il Creation Festival affitta tutti i 285 acri della fattoria, nel mezzo degli Appalachi, per il suo evento più grande dell'anno. L'area che circonda la Agape viene anche chiamata "God's Country," "Il paese di Dio"; è facile capire il perché. Eravamo circondati da verdi colline splendenti, minuscoli ruscelli che si spiegavano come serpenti lungo strade e sentieri, e le nuvole erano le più soffici che avessi mai visto. Il cielo era così azzurro che sembrava uno specchio. Se Dio esiste forse è Bob Ross​, dato che il Paese di Dio sembra proprio un dipinto venduto su una TV ad accesso pubblico—tutto pieno di alberelli. Padre Steve e io ci stavamo dirigendo verso la fattoria, gestita da un'associazione chiamata "Jesus Ministries", con dietro le macchine piene dei venti ragazzi dell'associazione giovanile, quando gli ho chiesto come faceva a sapere la strada giusta. Mi ha risposto con una risata, e poi: "Chiunque vada al Creation sa come arrivare al Creation." Devo dire che ho trovato ammirevole la sua capacità di rispondere alla mia domanda senza rispondere veramente.  Ho invece trovato risposte ad alcune delle mie domande. Posso dire con certezza che Chance non ha affatto migliorato la musica cristiana (e non vale neanche la pena parlarne, dato che nessuna delle persone con cui ho parlato al festival nemmeno sapeva chi Chance fosse). Il Creation è quello che succederebbe se la colonia della parrocchia, il cibo da fiera e la musica mediocre avessero un figlio. Come nella maggior parte dei festival, c'erano un palco principale e un palco secondario. I gruppi più famosi, come i Newsboys (gli U2 cristiani), suonavano sul principale, e le band indipendenti, più che altro roba punk e hardcore, sull'altro. È lì che, mi è stato detto, "avrei visto della roba seria." Al festival non ho ascoltato solo musica brutta. Solo un po' poco ispirata. O almeno, era musica la cui più grande aspirazione non era essere particolarmente innovativa. Gli headliner della prima sera, i For King & Country, dall'Australia, erano più che altro una versione cattolica dei Coldplay. Il loro concerto è stato spettacolare, pieno di esplosioni, coreografie ed effetti speciali. Nel pubblico c'era gente che usciva fuori di testa, ed era proprio come se stessimo guardando Chris Martin volare. Da un lato non era davvero niente di nuovo, e dall'altro non posso parlare di copia spudorata—è semplicemente così che funziona. Ogni band cristiana è, di base, una versione religiosa di un gruppo secolare. Sono sostituiti che i cristiani possono usare per divertirsi senza offendere nessuno e rispettare i dettami della fede, in modo "sicuro." John Jeremiah Sullivan, un giornalista di GQ che andò al festival più di dieci anni fa, scrisse: "Il christian rock è l'unico genere a cui riesco a pensare che è riuscito a sviluppare e mantenere una sua forma di eccellenza interna." Gli artisti si rendono costo di tutto questo, e all'interno della fede c'è una battaglia a tutti gli effetti. Andy Mineo, un rapper cristiano a cui non piace essere chiamato "rapper cristiano" (e tra i cui 230,000 follower c'è anche Gucci Mane, ho notato), mi ha parlato ampiamente degli ostacoli che il genere si mette di fronte.  "I cristiani vogliono ascoltare roba che li aiuti e gli dia coraggio per i loro viaggi spirituali. Quando usi quest'etichetta è più facile trovare un pubblico," mi ha spiegato. "Ma può anche essere un limite. Ma definire un genere usando la parola "cristiano" può far venire voglia a chi cristiano non è di evitarlo, non ascoltarlo nemmeno. Non dargli neanche un'opportunità."

"Probabilmente ti hanno detto che è la Woodstock cristiana," mi aveva detto Lora Harrison, una ragazza sulla ventina dell'associazione giovanile, prima che partissimo. Poi si era messa a ridere: "È perché è la Woodstock cristiana."  La Harrison suona in un gruppo rock e ha una voce genuinamente affascinante. A un certo punto della settimana ha cantato a cappella una versione di "Amazing Grace" che per qualche istante ha sciolto i miei dubbi sull'esistenza di un'entità onnipotente. È irremovibile sull'importanza della musica nella fede. "Significa tornare al cuore delle cose. Passare una settimana senza fare nulla se non, letteralmente, venerare il nostro creatore attraverso i differenti generi musicali che ci dicono qualcosa." La Harrison mi ha poi raccontato di come, quando aveva cinque anni, si era resa conto di avere una dipendenza dal dolore che la portava a sbattere volontariamente la testa contro il muro. A tredici anni suo fratello venne ucciso. A sedici anni, fu vittima di uno stupro. "Mi chiedi come posso credere in Dio," mi ha detto. "Io mi chiedo come tu non possa crederci." C'è una sera, all'interno del Creation, in cui tutto il festival—letteralmente ogni singola persona—si raduna per un messa a lume di candela. In quel momento ho risentito le parole della Harrison in testa. David Crowder, un suonatore di banjo capace di suonare una cover di cristo di "I Saw the Light" e battere il piede a ritmo di musica fino a farti vedere la faccia di Dio, si era appena esibito. Poco dopo Padre Harry Thomas, che fondò il Creation quasi trent'anni fa, è salito lentamente sul palco. "Sia lodato il Signore," ha detto, in modo calmo ma sicuro di sé. "Sia lodato il Signore." Ha poi detto alla congregazione che l'obbiettivo principale del festival è quello di aiutare i giovani, fargli sapere che là fuori c'è qualcuno che gli vuole bene indipendentemente da chi siano e da quello che hanno vissuto. Infine, si è messo a distribuire a mano candele a ogni singolo partecipante al festival. Io ero vicino al palco, in prima fila, ai suoi piedi. Ha alzato una candela. "Gesù ha detto di essere la luce del mondo. Poi si è voltato verso i suoi discepoli e ha detto, 'Voi siete la luce del mondo.' Stava passando a voi la torcia." Mi sono arrampicato sull'enorme amplificatore che avevo sulla mia sinistra e ho guardato dall'alto le migliaia e migliaia di persone che avevo di fronte, tutte con le mani al cielo, minuscole fiamme che splendevano tra di loro. Un ragazzo di fronte a me, probabilmente nei suoi primi vent'anni, mi ha fatto un cenno e mi ha porto la sua candela accesa. L'ho usata per accendere lo stoppino della mia. Ho alzato lo sguardo, e ci siamo guardati negli occhi. I suoi occhi luccicavano alla luce della candela. "Gesù ti ama," mi ha detto. Non sapevo come rispondere, e allora ho risposto nell'unico modo che potevo. "Gesù ama anche te." Tutte le foto sono di Jaime Chew.
La versione di "I Saw the Light" di Hank Williams' contenuta nel trailer è di Greg Mendez. Altro su Noisey: La mano destra del Diavolo: Fanatici religiosi contro il metal russo La nuova frontiera del rap cristiano italiano Hey, Papa: le chitarre elettriche appartengono a Satana