Negli ultimi mesi il sistema di accoglienza in Italia è stato smantellato per come lo conoscevamo. Attualmente, per dire, le tensioni nel Governo Conte abbondano perché il ministro dell’Interno Salvini vorrebbe agire ancora verso questa direzione, mentre dal Colle arrivano delle resistenze in quanto ci sarebbero—per usare un eufemismo—diverse “criticità”.
Nel 2016 la situazione era un po’ diversa, ed è stato in quell’anno che il fotografo Andrea Ferro, classe 1987, ha deciso di realizzare un reportage fotografico sulle strutture di accoglienza dell’epoca e i suoi ospiti. Il reportage, realizzato nell’arco di un anno circa, adesso sta per diventare un libro, intitolato No Promised Land, edito da CrowdBooks.
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Nello specifico, No Promised Land è stato realizzato nelle strutture di accoglienza—soprattutto nei CAS, nelle housing sociali e di volontariato—in Veneto, una regione “di passaggio” per tutti i migranti che arrivano in Italia e vorrebbero raggiungere il nord Europa. Proprio perché queste casistiche rappresentano la maggioranza, secondo i dati più recenti, il Veneto è una delle cinque regioni italiane con la maggiore presenza di migranti e richiedenti asilo sul territorio.
Appurato quindi che i flussi migratori si descrivano ancora troppo spesso solo in termini numerici, Ferro si è introdotto i in Casa Don Gallo a Padova (oggi chiusa), al Centro culturale San Paolo di Vicenza, a Casa come cà tua a San Martino Buon Albergo e in molti altri luoghi, per “restituire una storia e un volto” a chi si trovava lì in quel periodo e in attesa di risposte.
“Le strutture osservate, a prescindere dalla tipologia gestionale, rappresentano luoghi densi di relazioni, di attese, ma soprattutto di speranze. Sono spazi di passaggio e convivenza in cui ognuno, aspettando il proprio futuro, si ritrova a confrontarsi con le caratteristiche architettoniche proprie della struttura in cui viene ospitato. Un centro di accoglienza diviene così un contenitore di storie sospese,” si legge nella prefazione al libro scritta da Enrico Dalla Pietà.
Qui di seguito, trovate alcune fotografie tratte dal libro, con delle didascalie annesse che raccontano di architetture, storie e persone in transito.
No promised land si appresta oggi a diventare un libro, grazie a una campagna di crowdfunding promossa dalla casa editrice Crowdbooks. Per ordinare una copia, clicca qui. Lo stesso lavoro sarà inoltre esposto all’IMP Festival – International Month of Photojournalism di Padova fino al 26 maggio.