Il numero di persone che si tolgono la vita è aumentato in maniera costante negli Stati Uniti nel corso dell’ultimo quindicennio, secondo un rapporto pubblicato venerdì dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC).
Il tasso è salito da 10.5 suicidi ogni 100.000 persone nel 1999, ai 14 nel 2014 – una crescita elevatissima, pari al 24 per cento. L’impennata segna un pesante cambiamento rispetto agli anni Novanta, quando i quali i suicidi erano in declino.
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I ricercatori hanno analizzato i tassi di suicidio negli Stati Uniti dividendoli per genere, età e razza, riscontrando differenze sorprendenti. Sebbene a togliersi la vita siano sempre più gli uomini che le donne (20,7 contro 5,8 ogni 100.000 abitanti nel 2014), tra queste ultime il tasso è aumentato ancora più velocemente, del 45 per cento, contro il 16 degli uomini.
Tra le femmine, il tasso di suicidi è triplicato nella fascia che va dai 10 ai 14 anni, segnando il più grande aumento tra tutti i gruppi analizzati. Tra i pari età maschi, il tasso è cresciuto invece del 37 per cento. Il suicidio rimane la seconda causa di morte tra adolescenti e giovani adulti di entrambi i sessi.
Tra le donne di tutte le fasce di età e origine etnica si è riscontrato un aumento di suicidi, ma un gruppo in particolare ha subito un aumento particolarmente significativo dal 1999 oggi: quello delle donne bianche tra i 45 e i 64 anni, cresciuto dell’80 per cento.
I tassi variano notevolmente tra i vari gruppi razziali. Il più grande aumento è stato registrato tra gli indiani d’america e le popolazioni indiigene dell’Alaska – gruppo in cui il tasso di suicidi è cresciuto del 38 per cento, quello femminile dell’89 per cento. L’unico gruppo che non ha visto crescere il numero di suicidi è quello degli uomini di colore, per i quali le percentuali sono diminuite dell’8 per cento tra il 1999 e il 2014.
Il rapporto del CDC non ha saputo spiegare il sorprendente aumento del tasso di suicidi tra gli americani. Il tasso è salito particolarmente a partire dal 2006, suggerendo una possibile relazione alla crisi economica della metà degli anni 2000, ha spiegato un ricercatore alla CNN.
Nel periodo compreso tra il 2006 al 2014, la crescita del tasso di suicidi è raddoppiata di anno in anno, durante il periodo in cui la crisi finanziaria aveva privato molti americani di un lavoro e di una casa.
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Le armi da fuoco rimangono il mezzo più utilizzato per togliersi la vita, per gli uomini, stando ai dati del rapporto, e si trovano al secondo posto per quanto riguarda le donne. Nel 2014, il 55 per cento dei suicidi maschili sono stati commessi con armi da fuoco, un dato che segna in realtà una riduzione rispetto al 1999, quando il tasso era al 61,7 per cento. Il metodo più comune per le donne è invece l’avvelenamento; nel 1999, trionfavano le armi da fuoco.
La stragrande maggioranza dei suicidi, spesso commessi in maniera impulsiva, fallisce. Ma la probabilità che una decisione impulsiva diventi fatale aumenta quando ci sono armi da fuoco a disposizione, e diverse ricerche mostrano che c’è una diretta correlazione tra possesso di armi e morti per suicidio.
Questo potrebbe spiegare anche perché ci sono molte più morti dovute a suicidi tra gli uomini, che hanno più probabilità di usare un’arma, rispetto alle donne.
Più di 42.000 americani si sono tolti la vita nel 2014, secondo il CDC, rendendo il suicidio la decima causa di morte per tutte le fasce d’età.
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