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Fermi tutti: c’è una nuova proposta per legalizzare la cannabis in Italia

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Il senatore del MoVimento 5 Stelle Matteo Mantero ha appena depositato in Senato un nuovo disegno di legge per legalizzare la cannabis. La proposta tratta la coltivazione in forma personale e associata di cannabis, le quantità di cannabis consentite nella detenzione personale e le modifiche delle attività giudicate come illecite associate alla sostanza. I motivi della proposta sono stati spiegati dal senatore in un post della sua pagina Facebook, il problema è che non è chiarissimo se parli di cannabis light o di cannabis psicoattiva.

L’intento è consentire la coltivazione della cannabis fino a tre piante in forma individuale o in forma associata con un numero massimo previsto di trenta persone e permettere la detenzione di 15 grammi di cannabis in casa e 5 grammi fuori casa. Inoltre è prevista anche una correzione della legge sulle infiorescenze in modo da venderle per uso alimentare o erboristico nei negozi di cannabis light.

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Fino a qui tutto bene. Ma un punto della proposta — tralasciato dalla stampa generalista in queste ore — lascia qualche dubbio: il livello consentito di THC (tetraidrocannabinolo) — cioè la componente psicoattiva che sta alla base dell’uso ricreativo della cannabis (ovvero: perché tanti amano fumarsi le canne). Se al momento, in Italia, viene tollerata la cosiddetta cannabis light con quantità di THC dello 0,2 percento (cioè non psicoattiva), nell’articolo 5 del nuovo disegno di legge si fa invece riferimento a un livello di THC massimo consentito dell’1 percento.

In apparenza può sembrare un cambiamento significativo — che possa includere, in altre parole, la legalizzazione anche di tipologie di cannabis effettivamente psicoattive. Invece no: considerato che nelle varietà con effetti psicoattivi, la percentuale di THC va dal 7 percento al 27 percento, la proposta si riferisce comunque a cannabis senza veri effetti psicoattivi, pur sdoganando pratiche come la coltivazione privata e il consumo in spazi non pubblici — formalmente, infatti, come è indicato sopra le confezioni disponibili all’acquisto al momento, la cannabis light non andrebbe fumata.

Sì, la soglia dell’1 percento di THC viene citata solamente nell’articolo 5 della proposta — quello che stipula “Liceità della coltivazione e vendita” —, mentre resta vago ogni riferimento in altre parti del testo; ma una rettifica all’articolo 14 del Testo unico del decreto del presidente della Repubblica 9 ottobre, 1990, n. 309 — che riguarda i criteri per la formazione delle tabelle sulle sostanze stupefacenti — sembra limitarsi a sostituire in generale la voce “cannabis indica e derivati” con “la cannabis, compresi i prodotti da essa ottenuti, con una percentuale di tetraidrocannabinolo superiore all’1 percento.” Lasciando, di fatto, il grosso dell’erba al momento illegale dov’era: nel mercato nero.

Per una proposta di legge che mira — come si legge nel testo — a riflettere sull’inefficienza di un “modello di repressione indifferenziata che proibisce allo stesso modo tutte le sostanze, e punisce in modo analogo o identico tutti i consumatori,” e che cita tra le ragioni a favore della legalizzazione la lotta alla mafia come suggerito dalla Direzione Nazionale Antimafia nel 2017, limitarsi alla cannabis priva (o quasi) di THC suona come un clamoroso controsenso.

La proposta di legalizzazione precedente operata dal deputato Benedetto della Vedova doveva essere votata a luglio 2016, ma è stata rinviata a settembre, finendo per essere tralasciata nel caos sollevato dal referendum costituzionale quell’autunno stesso. Successivamente, dopo diversi mesi e diversi emendamenti, è stata bocciata a luglio del 2017 in favore di un testo alternativo della deputata Anna Margherita Miotto (PD), che non prevedeva però il consumo della cannabis a scopo ricreativo.

Resta da capire come anche questa proposta che promette anche solo qualche piccolo passo avanti rispetto alla situazione attuale verrà accolta dagli alleati di governo del M5S. Mentre molte associazioni combattono per facilitare l’accesso alla cannabis terapeutica e nel resto del mondo si registra una progressiva apertura verso la sostanza, in Italia la cannabis è stata strumentalizzata per fini politici proprio dalla Lega, la cui propaganda proibizionista è culminata in convegni locali in cui racconta che la cannabis uccide.

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