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I ricercatori del CNR stanno celebrando "il funerale della ricerca italiana"

Assegnisti e dipendenti hanno manifestato il loro dolore "vegliando la moribonda ricerca vestiti di bianco e con una maschera nera".

Immagine via Twitter, @PrencipeDino

"La ricerca pubblica italiana sta per mancare all'affetto dei suoi cari," questo il monito inequivocabile con cui i ricercatori del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche – hanno deciso di sfruttare per una manifestazione contro le modifiche legate all'approvazione del Decreto Madia.

La protesta è stata convocata per le giornate del 16 e 17 maggio, dalle 14 alle 15, nelle varie sedi del CNR, dove assegnisti e dipendenti hanno manifestato il loro dolore "vegliando la moribonda ricerca vestiti di bianco e con una maschera nera".

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Al centro delle critiche sarebbero le decisioni governative e il decreto del ministro Madia, che sarà portato all'approvazione del Consiglio dei Ministri venerdì 19 maggio.

"Considerata l'imminente approvazione della cosiddetta 'Riforma Madia' da parte del governo", si legge nei vari siti, "noi tutti precari CNR, di tutto il territorio nazionale, lavoratori a tempo determinato e atipici (assegnisti e co.co. co.) sotto il nome di 'PRECARI UNITI CNR' (#PrecariUnitiCNR) indipendenti da colori, ruoli o inquadramenti siamo preoccupati per il futuro che ci si prospetta e pertanto ci siamo uniti per un OBIETTIVO UNICO: fare emergere la problematica di tutto il precariato nel mondo della Ricerca Pubblica e spingere verso una coscienziosa ed inclusiva soluzione."

Il decreto, in base quanto riportato nei comunicati, prometterebbe un percorso di stabilizzazione all'interno della pubblica amministrazione, ma "punti oscuri rendono impraticabile la sua reale applicazione". Oltre a non essere un obbligo per l'amministrazione ma solo una possibilità, le assunzioni in questione, sarebbero nella pratica impedite dalle limitazioni economiche degli enti. Inoltre, come nel caso del CNR, la riforma non terrebbe conto della molteplicità dei contratti oggi in corso, escludendo a priori la maggior parte dei lavoratori che per tanti anni hanno lavorato all'ente di ricerca.

Per avere una voce dal campo ho contattato Paolo Cintia, ricercatore del CNR di Pisa, dove lui stesso ha preso parte alla manifestazione, per fargli due domande.

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Daniele Gambit, Motherboard Italia: Ciao Paolo, oggi pomeriggio sei stato insieme ad altri ricercatori nel cortile del CNR di Pisa per protestare contro il decreto Madia. Che partecipazione ha lì a Pisa l'iniziativa?

Paolo Cintia: Oggi alle 14 eravamo in 200 persone, tra precari e non, a manifestare di fronte all'ingresso del CNR. Pisa è una tra le più grandi sedi CNR in Italia, l'argomento è molto sentito anche dagli strutturati e dai dirigenti che lavorano insieme ai precari ogni giorno, infatti il direttore di area Domenico Laforenza ha rilasciato interviste alle tv locali in merito alla protesta.

Daniele Gambit, Motherboard Italia: Quali richieste portate alle istituzioni riguardo le politiche di gestione della ricerca e dell'accademia?

Paolo Cintia: L'istanza principale riguarda la situazione lavorativa. Al CNR il numero di precari, contando anche gli atipici (assegnisti, borsisti, cococo etc) arriva a percentuali importanti. Non c'è una statistica ufficiale, ma dovremmo viaggiare su un'alta percentuale della forza lavoro. La questione odierna riguarda più che altro la presa in giro del decreto Madia: di fatto dà il via libera alle stabilizzazioni, ma pone una clausola sulle risorse economiche, quindi se l'ente ha soldi può assumere, altrimenti no. Purtroppo il fondo di ricerca non viene rifinanziato, e subisce ogni anno tagli regolari dai tempi del primo governo Prodi…

Oltre a Pisa manifestazioni si sono tenute a Palermo, Napoli, Bologna, Ancona e ovviamente Roma, dove inoltre per domani – 18 maggio – è stato convocato un presidio sotto la sede centrale del CNR in Piazzale Aldo Moro "per gridare a gran voce 'BASTA PRECARIATO'", mentre il 19 maggio i ricercatori si daranno appuntamento direttamente a Montecitorio, per chiedere di essere coinvolti attivamente alle discussioni in merito le riforme della ricerca e dell'Università.

"Non dimentichiamo di postare tutte le manifestazioni di dolore sui social con i nostri hashtag", precisa il comunicato. Basta infatti fare una ricerca su twitter con gli hashtag #BastaPrecariato, #precariuniticnr o #stabilizzazione, per trovare foto dalle varie manifestazioni, manifesti o video che spiegano le ragioni della protesta.